Parola di Borz
Il Blog di Gilberto Borzini
venerdì 1 gennaio 2016
L'Anno che verrà
martedì 3 gennaio 2012
QUARTO REICH
sabato 31 dicembre 2011
BUDAPEST 2012
domenica 27 novembre 2011
CAPOLINEA EUROPA
giovedì 17 novembre 2011
DEMOCRAZIA ADDIO
venerdì 28 ottobre 2011
L'INTERPRETAZIONE
Sui muri delle città campeggia da poco tempo una nuova pubblicità in cui un uomo regge un libro che riporta la scritta "I fatti sono nemici della verità". Una scritta a prima vista paradossale, certamente provocatoria, ma in ultima analisi stimolante per una riflessione. Sappiamo bene come non esistano due testimonianze concordanti in un incidente, a volte addirittura sembra, ascoltando i resoconti degli osservatori, che stiano raccontando episodi completamente diversi. L'interpretazione, l'interpretazione soggettiva dei fatti, è la realtà soggettiva. Lo sforzo è individuare una situazione mediana, accettabile da tutti gli osservatori, che potremmo definire come "fatto" e che accettiamo definire come "fatto" malgrado si tratti di una ricostruzione, di una rielaborazione. Una specie di "variazione sul tema" come si usa fare in musica. L'interpretazione dei colori è totalmente soggettiva: potremo concordare con altri sul fatto che il tal muro è grigio, ma difficilmente potremo concordare completamente, senza il minimo dubbio, su quale tonalità di grigio stiamo osservando. Nell'arte, in tutta l'arte, l'interpretazione è la parte fondamentale dello scambio che intercorre tra artista, opera e osservatore: lo stato d'animo e le emozioni dell'artista si incrociano con quelli dell'osservatore in un gioco combinatorio degno della legge dei grandi numeri, il cui risultato non è mai uguale a zero, ma sempre diverso, anche quando riguarda il medesimo osservatore. Le lingue del mondo ci informano del fatto che con uno strumento uguale (apparato vocale) gli uomini hanno costruito sistemi di codificazione, interpretazione e trasmissione straordinariamente differenti. Con sette note e dodici semitoni scriviamo musiche diverse da millenni, o forse suoniamo sempre interpretazioni diverse della stessa musica. Con pennelli e macchine fotografiche raffiguriamo da sempre gli stessi soggetti, ognuno sviluppando i propri modelli interpretativi, ognuno immaginando di ricreare una propria oggettività attraverso la rappresentazione soggettiva. In questo incessante brusìo interpretativo la "verità" è l'ultima necessità, confusa molte volte con l'oggettività, che è cosa diversa. Si potrebbe obiettare che in questo panorama la scienza goda di un diverso primato, ma anche la scienza arranca per progressi successivi, per passaggi successivi in cui comunque l'interpretazione soggettiva iniziale del ricercatore-scopritore è l'elemento di svolta, di evoluzione, di sviluppo. Senza l'interpretazione soggettiva, insomma, non esisterebbe nulla, tanto meno, paradossalmente, i fatti. La verità, come sempre, è un'istanza inconoscibile.
lunedì 24 ottobre 2011
LA FESTA E' FINITA
mercoledì 19 ottobre 2011
COSTITUZIONE OFFESA
COSTITUZIONE OFFESA
Troppi gli articoli della nostra Costituzione che non vengono applicati. Se lo fossero non saremmo così indignati, l'economia sarebbe al servizio delle persone, la libertà di informazione sarebbe reale.
Art. 41 L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza , alla libertà e alla dignità umana. La Legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e condotta a fini sociali.
Art. 47 La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, controlla e coordina l'esercizio del credito. Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice, e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.
Viene quasi da piangere nel leggere questi due articoli della nostra Costituzione. Quali controlli esercita la Legge nei confronti di un' iniziativa economica che di utilità sociale non ne ha ? Quali controlli opera sull'esercizio del Credito, sempre più iniquo, vessatorio, speculativo, oltraggioso nei confronti del cittadino ? Quali controlli, quando l'amministratore delegato di Unicredit è indagato per frode fiscale per oltre 250 milioni di euro ? Quali istanze opera la Legge a supporto di un risparmio eroso dalla finanza, dai licenziamenti, dal precariato? Quali favori opera per il risparmiatore nei confronti delle grandi imprese produttive, alcune impastoiate fino alla nausea in vicende giudiziarie (Finmeccanica), altre in chiusura (Fincantieri) altre in fuga (FIAT) ?
martedì 18 ottobre 2011
IL TUTTO E IL NULLA
IL TUTTO E IL NULLA
Esiste un parallelo sconcertante tra filosofia, politica e arte: un "continuum" che ha caratterizzato gli ultimi due secoli ed è ora destinato ad una profonda trasformazione.
Con la Rivoluzione francese (1789) inizia l'ascesa della borghesia, industriale e commerciale. E' un processo economico che abbraccia l'emersione dell'Illuminismo e dell'Idealismo, filosofie che traggono spunto dalle medesime premesse ma che giungono a conclusioni profondamente dissimili. In una si afferma la Ragione dell'Intelletto, al netto delle gerarchie sociali, mentre nella seconda il finalismo ideale è prevalente rispetto al puro intelletto. Una forma borghese, la prima, che tende a liberarsi dall'oppressione dello Stato, una forma diversa, la seconda, che tende a formare lo Stato borghese. Concetti a cui anche la musica si affianca. Con Beethoven, inizialmente incompreso dall'aristocrazia, la borghesia trova il suo momento musicale, trasformando l'autore, fino ad allora appartenente alla congrega degli artigiani, in artista, in figura ideale. Beethoven, Schumann, Wagner, Brahms, Chopin e via fino a Mahler e Richard Strauss offrono alla borghesia un modello artistico di riferimento, unitamente ad un linguaggio tecnico-teorico-ideale musicale di riferimento. Un linguaggio che si basa sull'attesa (creata dalla melodia e dall'armonia) e dalla risposta all'attesa, definita dall'evolversi della struttura sinfonica o concertistica. Un linguaggio che il pubblico comprende e apprezza.
In quel mondo complesso, in cui società, economia, filosofia e arti seguono percorsi paralleli, si inserisce nel 1848 il pensiero marxiano, che tende a interpretare fino alle estreme conseguenze la curva delle possibilità di sviluppo e di trasformazione che lo scenario economico-politico-sociale dell'epoca individua. Marx affermerà che il comunismo è la conseguenza logica dello sviluppo del capitalismo borghese. Marx non cambia il linguaggio della filosofia, non trasforma le regole della tecnica o della teoria socio-politico-economica. Volendo individuare un parallelo con la musica Marx sta alla filosofia come Stravinsky sta alla musica. Ma ecco che su entrambi i lati del campo, quello filosofico e quello musicale, entrano nuovi attori. In filosofia politica giunge Lenin, in musica Schonberg. Entrambi sviluppano i temi originali attribuendo però alle rispettive aree di competenza la necessità di abbattere la tecnica, la teoria, la struttura.
A Lenin seguono una moltitudine di autori, a Schonberg segue Werner che spiega benissimo la teoria della dodecafonia, ma non riesce a vendere un brano. Nella musica dodecafonica mancano le regole dell'attesa e della risposta, regole auree del successo della musica classica. In assenza delle quali il pubblico reagisce negativamente.
Le due teorie, il comunismo leninista e la dodecafonia, conquistano un pubblico estremamente limitato, in quanto tale estremista e intimamente convinto della propria superiorità intellettuale. Quelli che non capiscono la dodecafonia si rifugiano atterriti nelle braccia solide di Beethoven, Bach, Mozart, mentre gli amanti della contemporaneità li tacciano di revisionismo, di imbecillità, di non saper riconoscere la genialità. Come fanno i leninisti con chi non professa le medesime opinioni politiche.
Il novecento si spende nel dualismo (rossi e neri, guelfi e ghibellini, classici e contemporanei). La musica dodecafonica non decolla, rimane incomprensibile ai più; le strutture statali comuniste crollano sotto il proprio stesso peso. Nella società di inizio millennio che vede scomparire rapidamente sia la borghesia che il proletariato intesi in termini "marxiani" ecco apparire nuove forme musicali pop, basate su strutture semplice, comunicabili, quasi della parole d'ordine in forma di riff. Nella rete si definisce una nuova classe sociale, un quarto stato dotato di potere d'acquisto e di competenze variegate, un quarto stato figlio di mamma borghesia e papà proletariato di cui disconosce drasticamente la parentela. Sul fronte politico-filosofico ecco apparire la democrazia diffusa attraverso la rete: parole semplici, slogan essenziali, concetti facilmente comunicabili in tutte le lingue mediante il web.
Società, filosofia, arte, politica, economia seguono sempre - sempre sia chiaro - percorsi paralleli.
Forse possiamo capire il mondo che si sta strutturando attraverso l'attenta analisi dello scenario musicale e della rete. Forse, e il dubbio è pertinente, stiamo osservando uno dei più grandi cambiamenti che la Storia dell'Uomo ricordi.
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lunedì 19 settembre 2011
Il Sospetto
Se rileggo la storia del novecento, della prima metà del novecento e in particolare del periodo 1920-1940, individuo alcune attinenze un tantino preoccupanti con la realtà odierna.
1) Gli USA entrarono in depressione nel '29
2) La Germania sfociò nella crisi di Weimar in conseguenza della bancarotta di Wall Street
3) In Germania prese il potere Hitler
4) Gli USA rilanciarono l'economia attraverso una forte collaborazione industriale e finanziaria con la Germania nazista
5) Il progetto nazista era di trasformare l'Europa in una Pan-Germania (oggi chiamata Unione Europea)
6) Il progetto andava benissimo, inizialmente, agli USA, tanto che ad inizio guerra e per tutto il successivo biennio di guerra non intervennero (l'attacco giapponese a Pearl Harbour è datato 7.12.1941, la Germania invase la Cecoslovacchia nel settembre del 1939)
7) Durante la guerra il fronte principale per gli americani è quello sul Pacifico, l'Europa è sempre considerata marginale
8) La situazione tedesca non preoccupa gli USA, che respingono al mittente le navi di profughi, ebrei e non
9) Il fronte europeo diventa essenziale quando Hitler comincia a perdere (dopo Stalingrado) e gli USA paventano un'invasione europea da parte della Russia di Stalin
10) Gli USA entrano in campo in Europa rammaricandosi di conquistare Berlino un attimo dopo i Russi
11) La priorità USA è anti-Mosca : dopo la guerra impongono con Yalta la propria Governance sull'Europa occidentale, il controllo sulle risorse energetiche a mezzo insediamento del nuovo Stato di Israele, supportato da una delle più grandi mistificazioni della storia contemporanea (la Shoah) visto che prima della Guerra in Europa vivevano 4 milioni di ebrei e dopo la guerra ce n'erano ancora 3 milioni e 600 mila circa erano emigrati tra Palestina e USA: quindi i 6 milioni di ebrei morti nei campi di concentramento sono una favola)
12) Con il crollo del sistema sovietico (1989) riparte la corsa al pangermanesimo (economico, monetario, finanziario) supportato dagli USA
13) Gli USA entrano in fibrillazione finanziaria (da Lehman bros in poi)
14) Il sogno pan germanico sembra sfaldarsi a causa delle ripercussioni finanziarie innestate dai crack di Wall Street
15) L'Europa dipende per la sua energia da Mosca e da altri "stati canaglia" regolarmente invasi dagli USA per esportare la democrazia (next stop Damasco, Siria)
16) Pechino ha preso il posto di Tokyo nelle relazioni con gli USA sul Pacifico, e guarda con preoccupazione alla situazione finanziaria americana
17) Pechino non può tollerare un crack americano che vanificherebbe tre quarti del proprio credito finanziario
18) Pechino estende la propria influenza nel mondo (Africa per risorse minerarie e energetiche)
Insomma, ho la sensazione che, mutatis mutandis, ci sia una perfetta sovrapposizione di scenari.
domenica 18 settembre 2011
il Grande Cambiamento
Basta guardare un albero per capire che l'ultima foglia dell'ultimo ramo è "connessa" alle radici Un albero è un sistema complesso. La società è un sistema complesso.
In questo il macro e il micro si incrociano e si assomigliano, come spesso accade.
L'Europa e l'Italia hanno perso di vista in questi ultimi anni la propria Storia, le radici, i valori, la cultura, avvolte in una Storia più grande, globale, nel tentativo di adeguarsi al cambiamento, di rinnovarsi, di partecipare al grande gioco che altrimenti annichilirebbe il continente.
Sono periodi che includono tutti, di cui si ha coscienza o meno, che raccontano solo a posteriori quanto è accaduto.
Se nei secoli precedenti Stati e individui dovevano organizzare il proprio percorso partendo dalla radice di provenienza, l'attuale scenario globale ci informa che le radici sono ininfluenti, che i ponti col passato e la tradizione, vanno tagliati di netto. Se nei secoli precedenti la tradizione era l'ancoraggio vitale, oggi è solo un retaggio, una certezza di sconfitta, la negazione dell'integrazione necessaria.
Viaggiamo tutti su un volo low-cost, dobbiamo lasciare a terra la valigia pesante e viaggiare col bagaglio a mano.
Nei miei corsi aziendali insegnavo che la riorganizzazione implica l'annullamento dei processi precedenti e la ricostruzione dei processi in un percorso bottom-up, cosa diversa quindi dall'adattamento che è una modifica parziale dei processi di modello top-down. Il nostro modello originario di tipo gerarchico lascia spazio al modello insiemistico (lo descrissi nel 1998 come "gerarchia degli insiemi") in cui la "rete" è il canale essenziale, lo strumento base.
In questi giorni ho visto in edicola un libretto dove si presenta al mondo italiano il modello "kaizen", adattamento sistemico e permanente di origine giapponese. Cose che insegnavo dieci anni fa e oggi, a mio avviso, totalmente superate. Il modello attuale rinnega il "cambiamento adattativo" ma esige la "riorganizzazione sistemica e dei processi", nelle imprese, nella Governance e negli individui.
Forse i Maya avevano l'occhio lungo, certamente quanto sta accadendo è una vera "rivoluzione", una radicale modifica delle relazioni e del modello di pensiero. La data del 20.12.2012 è coerente con la mutazione in corso.
Passeremo dal pensiero solipsista al ragionamento reticolare e condiviso, dal governo centrale alla wiki-democracy: le convulsioni in corso nello scenario globale rappresentano il crollo del precedente modello, l'agonia del passato. Le categorie economiche e politiche del passato, anche recente, vengono spazzate, annullate, ridisegnate, resettate.
Il processo include tutti, volenti e nolenti. Dobbiamo ripensare i modelli sociali, economici, politici, relazionali. Dobbiamo scrollarci il passato dalle spalle, guardare esclusivamente al futuro senza immaginarlo clone del passato.
La società si trasformerà da "ramo che pensa se stesso come autonomo", ad "albero come sistema complessivo".
E' questo il grande cambiamento che abbiamo davanti ai nostri occhi.
Per conquistare questo obiettivo dobbiamo avere il coraggio di interiorizzarlo, di tagliare i ponti con la tradizione, il passato, i modelli di riferimento. Non sarà un cambiamento indolore, ma è un percorso avviato, irrinunciabile in cui chi si ferma per guardare indietro resta inevitabilmente escluso.
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sabato 10 settembre 2011
scimmie, shibari e sushi
Basta. Per favore basta. Basta fare le scimmie che imitano le stupidaggini. Basta con i Manga, dove personaggi dalla sessualità incerta esprimono violenza certa, dove penose e sempre identiche storie fanno rimpiangere Re Artù,Lancillotto, Ivanhoe, Orlando e D'Artagnan. Basta con le Geishe, prigioniere di prima classe di un mondo maschilista e sciovinista dedito esclusivamente al proprio piacere. Basta col Sushi, il modo più monotono e insapore di nutrirsi, a dispetto di oltre 1500 ottime ricette mediterranee. Basta con lo Shibari, atto estremo di violenza, sopraffazione, dominio del maschio sulla donna, aberrazione mentale camuffata da cultura. Basta con tutto quello che rappresenta la negazione della parità tra ai sessi. Basta con tutto quello che mortifica l'amore ed esalta la distorsione e l'aberrazione sessuale. Riappropriamoci della nostra identità, della nostra cultura. Migliorandola, se si può. Ma basta fare le scimmie delle perversioni mentali giapponesi.
mercoledì 7 settembre 2011
LA GATTA FRETTOLOSA E I GATTINI CIECHI
Se mezzo continente è in sofferenza il problema va ricercato nella struttura dell'UE, senza accusare i singoli Stati membri.
Il proverbio è antico, il senso è comune: le cose fatte di corsa vengono male. Il governicchio italico propone l'aumento dell'IVA per diversi generi, tra i quali abbigliamento e automobili, due categorie di prodotti che non si vendono, che da anni sono in iper-sofferenza, con crolli di vendita più simili alle rapide del Colorado che a trend periodici. Facile immaginare che il provvedimento normativo porterà ad un'ulteriore contrazione dei consumi invece dell'auspicato incremento erariale. Ma il governicchio italico ha mani e piedi legati, non disponendo ormai più della necessaria autonomia decisionale statuale, sottratta ormai da anni col trasferimento delle scelte di politica economica da Roma a Bruxelles.
Le borse europee crollano di lunedì, perdono il martedì, rimbalzano leggermente il mercoledì e la stampa ufficiale esalta i rimbalzi tecnici, quasi fossero ascese verticali. Tutti cercano un colpevole e gli indici accusatori puntano verso l'Italia, ma a ben guardare il possibile default non riguarda l'Italia, riguarda e interessa l'intera Europa. Se la falla fosse italiana sarebbe la Borsa di Milano ad andare male, invece Francoforte va pure peggio.
L'elemento critico non è la stabilità di questo o quel paese, ma la struttura dell'Unione Europea intesa come meccanismo economico e finanziario. E' l'Europa che non funziona, non la Grecia, la Spagna, l'Irlanda o l'Italia. Se metà continente è in sofferenza la natura del problema va cercata a monte (se tutta la classe non va bene in matematica, forse il docente dovrebbe cambiare modalità di insegnamento).
Se l'intero sistema del credito vacilla non è colpa del solito governicchio italico, ma il vero malato è il sistema finanziario, quello che ha sostituito la normale e sana economia produttiva concorrenziale e che, per interessi incrociati, tiene in scacco i governicchi di tutta Europa, palesemente impotenti davanti ai rispettivi creditori (merchant bank, fondi sovrani, istituti finanziari, agenzie di rating).
Non potendo e non volendo affrontare il toro per le corna, non potendo o non volendo liberarsi di BCE e FMI, i governicchi ricorrono ad espedienti da quattro soldi, buoni per essere sbandierati come soluzioni salvifiche e in realtà utili solo per moderare l'accanimento speculativo sugli interessi finanziari del debito pubblico. Ai benefici effetti dei provvedimenti adottati non crede nessuno, però va bene che la stampa diffonda l'idea che "stiamo lavorando per voi".
mercoledì 31 agosto 2011
PREMIATA BOCCIOFILA "DA SILVIO"
Se la Comunità Europea avesse interpellato una bocciofila di paese, in luogo del Governo Italiano, allo scopo di individuare manovre correttive per la finanza pubblica avrebbe probabilmente ricevuto proposte più concrete di quelle che quotidianamente, da circa un mese, si accavallano nei bollettini governativi regolarmente rimessi in discussione dai dispacci delle sedi di partito. Peggio, dalle segreterie personali dei diversi ministri che a diverso titolo partecipano questa cosa curiosa che ci ostiniamo a chiamare Governo.
Non un'idea. Tante proposte, eguali e contrarie, in cui appare netta solamente una cosa: non esiste una strategia, non un piano, non un indirizzo. L'abbronzatissimo Calderoli nega quel che afferma Maroni che a sua volta rigetta le ipotesi di Bossi regolarmente impegnato a smentire Berlusconi che tenta in ogni modo di contenere Tremonti che ce l'ha con Brunetta che non sopporta Sacconi. Tutti parlano a nuora (Alfano, già democristiano siciliano di scuola limiana, sic !) perché suocera (Berlusconi, tessera P2, sob !) intenda. Draghi tace, Napolitano auspica, l'Europa attende, il Vaticano esorta, ma nella bocciofila di strapaese - colpita dal sole d'agosto e inondata da fiumi di barbera - ognuno parla, urla e grida con l'unico intento di far sentire la propria voce, con un tono più alto degli altri.
Un effetto, però, è stato raggiunto : mettere tutti, ma proprio tutti (persino la UIL !) d'accordo contro questo club di arruffapopoli, smargiassi , incompetenti e inconcludenti personaggi che compongono una cosa che ancora ci ostiniamo a chiamare Governo
lunedì 15 agosto 2011
la Globalizzazione impossibile
Attorno agli anni 50 del XIX secolo Karl Marx vive in miseria assoluta nel quartiere londinese di Soho. Non conosce abbastanza bene l'inglese per scrivere correntemente in quella lingua, la Prussia lo giudica indesiderabile, il movimento socialista è frantumato in un dedalo di invidie e pettegolezzi, l'Inghilterra promuove la propria versione della globalizzazione economica basata sul colonialismo tessile dell'India, la Francia di Napoleone III è in piena ristrutturazione aristocratica, la Russia vuole abbattere l'Impero Ottomano, gli Stati Uniti stanno formandosi, le alleanze politiche europee sono a geometria molto variabile, basate sull'opportunismo del momento. Sono anni in cui Marx intuisce la teoria del Plus Valore e la distinzione tra Capitale economico (produttivo) e finanziario (speculativo). Malgrado la drammatica situazione personale Marx intuisce che la globalizzazione inglese, determinata dalla riduzione dei tempi di relazione tra Inghilterra e India, è il motore principale per l'evoluzione del capitalismo dalla quale potrà svilupparsi il mondo socialista in cui si produrrà secondo talento e si guadagnerà secondo necessità. Il processo di globalizzazione di 160 anni fa è legato a immensi scandali finanziari, a crack bancari e borsistici , a tematiche geopolitiche che, curiosamente, sono le stesse che vengono affrontate oggi, inclusa la questione dell'Afghanistan, allora definito da Plumbert come "una teoria tribale, non una nazione". Insomma, 160 anni fa i problemi che attanagliavano il mondo in materia di economia, finanza, produzione e geopolitica, erano gli stessi che osserviamo oggi. E la politica di allora proponeva rimedi che non portavano ad alcuna soluzione. Come oggi. Napoleone III veniva descritto dalla stampa economica internazionale con i medesimi tratti con cui l'Economist odierno vaglia l'operato di Berlusconi in Italia. Quel mondo conflagrò prima nella Guerra di Crimea, poi nel conflitto mondiale del 1914. Dai tempi dell'impero romano e di Gengis Khan ogni processo, ogni tentativo di "globalizzazione" ha condotto a immensi drammi, a crolli di sistemi "imperiali" ritenuti intramontabili, a sovvertimenti, migrazioni di massa, povertà e dolore.
La questione forse non è squisitamente "politico-economica", ma di relazione tra la pulsione dell'Uomo (tribale, di clan) e quella dell'economia (espansiva, globale). L'Uomo tende a proteggere e favorire il proprio Clan, l'economia necessita di un'idea di clan "totale": in sostanza non si può produrre un'economia globalizzata funzionale fino a che rimangono attive le idee di Stato o di "federazione" come elemento di contrapposizione rispetto ad altri Stati o federazioni. Non si può godere di una globalizzazione positiva fino a che resistono esigenze speculative di monete e valute concorrenti. Il mantenimento, residuale o meno, delle resistenze statuali, valutarie, territoriali, determina un inasprimento graduale della conflittualità globale, da un lato, e l'emergenza di personaggi capaci di vivere benissimo in una palude tempestosa dove sovrapporre i propri interessi personali a quelli statuali o di clan. L'analisi anche superficiale dei contesti storici degli ultimi 2500 anni porta inevitabilmente sempre alla medesima conclusione.
In assenza di una politica "mondiale" nessuna globalizzazione può essere possibile senza conflitti sempre più gravi e aggressivi. In assenza di una valuta "globale" nessuna globalizzazione è praticabile senza che produca lacerazioni, speculazioni, catastrofi sociali di proporzioni immense, che coinvolgono interi sistemi statuali o federativi.
E altrettanto ovviamente nessuna globalizzazione è ipotizzabile quando manca una visione collettiva della relazione tra Persone: se la visione dell'occidente è di un "uomo illuminista" e la visione orientale è di "uomo suddito dello Stato" le due modalità sono intimamente inconciliabili e portano con sé modelli etici, morali, politici ed economici né assimilabili né integrabili, con i conseguenti conflitti potenziali e reali.
La globalizzazione finanziaria è impossibile in assenza di tutti gli altri requisiti e non può che conflagrare. E' solo questione di tempo.
mercoledì 20 luglio 2011
Rebecca & Tronchetti
Lo scandalo delle intercettazioni operate dal pianeta editoriale di Rupert Murdoch è giunto, pare, alla svolta finale: il tycoon australiano ha recitato un sentito (?) "mea culpa", qualche testa è saltata tra Scotland Yard e Downing Street, il premier Cameroon ha fatto la sua comparsata alla camera bassa. Se non altro la questione è stata pubblicamente dibattuta prima di finire, come d'uso, sotto il tappeto buono della sala dei ricevimenti insieme con gli altri peccati del potere.
Da noi, in italietta, c'è stato uno scandalo dalle medesime proporzioni: la Telecom di Tronchetti Provera intercettava circa 5mila utenze. Misteriosa la morte di Tavaroli, responsabile della sicurezza Telecom ai tempi delle intercettazioni. Un processo avviato nel 2008 di cui si sono perse le tracce, di cui non si sa più nulla.
martedì 19 luglio 2011
Soluzione Finale
domenica 22 maggio 2011
INDIGNADOS !
giovedì 19 maggio 2011
NEL PAESE DEL GRANDE BIGOTTO
L'ipotesi del complotto ordito ai danni di Strauss-Kahn è verosimile e affascinante in un periodo di consistenti turbolenze finanziarie e di feroci lotte sotterranee per la conquista o il mantenimento del Potere. Da un lato un dollaro scambiato a 1,42 contro l'Euro a rappresentare la debolezza statunitense, dall'altro la ricerca del nuovo ruolo di potenza imperialista degli USA che si esprime chiaramente nel mediterraneo meridionale e in medio oriente (apertamente contrastata dalla Francia di Sarkozy), e per carico finale la lotta per l'Eliseo che vedeva impegnato l'imputato eccellente. Ce ne sarebbe abbastanza per rendere credibile l'ipotesi complottista.
Immaginiamo però una giovane donna di colore, con figli adolescenti, che vive a New York con uno stipendio da cameriera ai piani: quale può essere la sua soglia di resistenza davanti al denaro ? Denaro che potrebbe esserle stato offerto da Strauss-Kahn o da qualcun altro per poter incastrare il francese.
Oppure, ipotesi umanista, lo scenario vede lui che propone, lei che accetta, poi nega qualche prestazione particolare, infine, forte di una legge assolutamente folle e bigotta, immagina di rivalersi in milioni di dollari sul ricchissimo partner occasionale.
Il vero problema, alla luce degli scenari possibili, è il Mostro Normativo Statunitense che fa delle "molestie sessuali" un argomento di gravità impensabile per chi non è ottusamente idiota e immensamente bigotto.
Il "puritanesimo" americano è talmente oppressivo da essere il vero motore dell'esplosivo mercato del sesso hard-core di cui gli Usa sono il primo consumatore seguito a ruota, non a caso, dai Paesi Arabi. Ogni forma repressiva scatena il suo opposto e contrario. Il sistema legale statunitense ha punti di eccellenza che definire "talebani" è sensato.
Nel Paese del Grande Bigotto è meglio che i turisti europei viaggino sempre con le mani in tasca, la bocca chiusa e gli occhi bendati.
lunedì 16 maggio 2011
fil rouge
C'è un filo rosso che unisce le parabole di Dominique Strauss-Kahn e Silvio Berlusconi, un filo rosso che viene tagliato di netto da una nuova consapevolezza etica e morale che le generazioni precedenti non hanno saputo, o voluto, comprendere e fare propria: il Rispetto della Donna.
Cresciuti nella sottocultura maschilista di un rapporto diretto tra Denaro,Potere & Possesso, convinti che i primi autorizzino il poter acquisire qualsiasi oggetto del desiderio, i due anziani , potentissimi uomini, non hanno colto il cambiamento in atto che esige sempre, in ogni occasione, il Rispetto della Persona.
L'erotismo e la sessualità sono due splendidi doni che la natura ci concede, resi ancora più belli dalla condivisione e dal reciproco scambio condiviso e partecipato.
Il resto, semplicemente, non è: il possesso unilaterale è comportamento eticamente criticabile e legalmente punibile.
Nell'epoca in cui si vanno confermando i valori dell'empatia, della condivisione, della partecipazione, delle reti relazionali, l'unilateralità del desiderio e l'imposizione del proprio desiderio egoista, non hanno ragion d'essere.
Ai due anziani e potentissimi signori dev'essere sfuggito il senso del cambiamento.
venerdì 29 aprile 2011
IPOCRISIA ASSOLUTA
mercoledì 27 aprile 2011
UNA DOMANDA SEMPLICE
martedì 26 aprile 2011
LA RICETTA DEL MESE: BOLLETTA MOSTRUOSA
Prendete un'azienda pubblica. Riempitela di addetti usando le vostre conoscenze o gli interessi di partito. Lasciate a lievitare per tre anni.
A parte predisponete una serie di accordi con fornitori nazionali di gas e luce. Aggiungete inflazione e, prevedibile quanto inaspettata, una buona manciata di crescita dei prezzi.
Mescolate con energia fino a che non diventi una palla ingovernabile.
Estraete dal freezer il consiglio d'amministrazione, fatelo scongelare con il forno a microonde. Mettetegli davanti il bilancio in rosso.
Aggiungete al consiglio d'amministrazione tre o quattro dirigenti bancari, mescolate bene insieme al bilancio.
Quando il tutto sta per impazzire come la maionese prendete un grosso mazzo di clienti e mandategli delle bollette triplicate rispetto ai consumi effettivi.
Fate attenzione: i clienti saltati in padella tendono a esplodere come i pop-corn.
Coprite la padella con un coperchio fornito dalla stampa locale poi congelate rapidamente il tutto.
Osservate che il bilancio cambia colore, variando verso il grigio-verde, e il consiglio d'amministrazione sembra sorridere (banchieri inclusi).
Ripetete l'operazione ogni sei mesi, in fase di bilancio preventivo e conclusivo.
Servite caldo, accompagnando il tutto con un fiasco di clienti congelati.
Bon Appetit !
sabato 23 aprile 2011
VISTO DA MARTE
Pochi giorni fa in Sardegna un giudice ha condannato un cinquantenne a 1 anno di reclusione e 25mila euro di risarcimento per avere toccato il sedere di un'amica. Non conosco i fatti, non conosco gli antefatti, non so quale dose di aggressività sia stata eventualmente posta nell'atto. Non so nulla, ma sono sbalordito. Il rispetto, ovviamente, è dovuto. Sappiamo però anche bene che tra amici il contato fisico è, spesso, dimostrazione stessa dell'amicizia. I ragazzini si prendono a botte, gli amici si abbracciano e si baciano, il contatto fisico è, evidentemente, interiorizzato come apertura e assenza di difese. Tra amici, si intende. Da coetaneo del reo appartengo ad una generazione che ha vissuto la liberazione sessuale degli anni '70, e ammetto che l'appartenenza a questa categoria possa essere un'aggravante generica. Ma ritengo anche che oltre al rispetto dovuto sia necessario un po' di "granu salis" nell'affrontare le tematiche. Tutto iniziò una ventina d'anni fa quando i marmocchi iniziarono a minacciare i genitori che, in caso di sberla, avrebbero chiamato Telefono Azzurro per denunciarli. Minacce spesso poste in atto, con relativi percorsi giudiziari dei genitori. Poi fu proibita la reprimenda ai maestri di scuola e persino i sergenti dell'esercito vennero obbligati a dare del Lei alle reclute. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: l'eccesso di "correttezza politica" ha portato ad uno sbandamento consistente della società sotto il profilo educativo e comportamentale. Il rispetto del corpo delle donne è una cretinata: il rispetto va dato alla Persona, cosa che include il suo corpo, ma non può essere distinto e separato. Credo di avere accarezzato decine di amiche senza mancar loro di rispetto. Certo: c'è modo e modo e, ripeto, non conosco come si siano svolti i fatti che hanno portato ad una sentenza come quella di cui ho scritto all'inizio. Ma 1 anno di carcere per una mano sul sedere, a colpo d'occhio, mi sembra un'assoluta esagerazione.
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giovedì 21 aprile 2011
QUEL TRENO PER YUMA
mercoledì 20 aprile 2011
LA FORZA DELLA COERENZA
Straordinario, come un acrobata del circo nazionale cinese ! Il Ministro Romani passa dall'improrogabile necessità dell'energia nucleare al pieno sostengo di quella "verde".
E Tremonti, felice come un agnello pasquale in mano ad un vegetariano, afferma di rimando "sosteniamo la Green Economy con gli Euro Bond", che tradotto significa "risparmiamo 10 miliardi di euro e addebitiamo il conto all'Europa."
In questo funambolico esercizio del potere emerge chiara e sconcertante una sola cosa: il PDL, e in generale il governicchio italico, non ha, non ha mai avuto e non sa cosa sia, una Politica energetica nazionale.
Per fortuna, in quest'assenza, è coerente. Non ha una politica economica di sviluppo, non ha una politica culturale, non ha una politica di sistema sanitario o educativo
insomma non ha una politica che dir si voglia.
lunedì 18 aprile 2011
La Passione e Hare Krishna
Chiunque abbia incrociato un gruppo di Hare Krishna sa che i fedeli cantano, sorridono e danzano per lodare il creatore delle cose e della vita. E' un bel modo per dire grazie alla propria divinità.
Diversamente le religioni monoteiste sono cupe, sature di sensi di colpa, traboccanti di fiamme, torture e penitenze eterne anche per il solo aver pensato di peccare.
Da un lato la gioia di vivere, e di esserci, dall'altro l'oppressione della sottomissione a un dio bizzarro e crudele.
Forse è una questione di clima: i monoteismi nascono in regioni desertiche e aride.
Forse una questione di alimentazione: i padri delle diverse chiese avevano diete dannose, Lutero soffriva di stipsi ostinata e di emorroidi e generalmente parlando i dispeptici e i colitici non sono tipi allegri.
Clima e alimentazione, certo, incidono: i polinesiani che si nutrivano di pesce e cocco erano allegri, i messicani che avevano una dieta a base di mais e fagioli erano tristi e cattivi. Adesso entrambi mangiano surgelati e guardano la tv con sguardi inebetiti .
Il dramma, però, è che lo scimmione umano ha cercato per millenni risposte a ciò che non conosceva e non capiva dando a tutto il nome di "dio", attribuendogli caratteristiche talmente antropomorfiche da renderlo persino grottesco, tanto che Stendhal scrisse che "dio ha la sola giustificazione di non esistere".
Stasera la7 presenta la "Passione" di Mel Gibson: bel film (bel mattone in aramaico e latino) che mi pone una semplice domanda. Perché un dio di bontà non si è limitato a portare saggezza e sorriso, pietas e compassione alle proprie creature? Mah Hare Krishna a tutti !
sabato 16 aprile 2011
minima moralia
venerdì 15 aprile 2011
Arte, Filosofia & Scienza
"E' da idee considerate devianti e marginali che nasce il nuovo".
Così scrive Edgar Morin, 90enne "guru" della filosofia olistica francese. Nessun cambiamento, ovviamente, può derivare dalla riedizione di cose note, dalla ripetizione dell'usuale, dal seguire il certo trascurando l'incerto. Tanto meno nulla di nuovo può derivare dall'imitazione fine a sé stessa. Né in arte né in scienza né in filosofia l'ovvio ha mai portato ad un cambiamento. Si respira un po' d'aria nuova, quasi olistica, quando osserviamo che nella scienza Fisica e Chimica sono sempre più considerate discipline integrate, due "fenomeni" dello stesso "noumeno" per dirla kantianamente e che entrambe, chimica e fisica, l'una mediante le interazioni dei processi e l'altra mediante le interazioni dinamiche, tentano di dare risposta a quesiti finora considerati specifici territori di indagine filosofica.
Scienza e filosofia giungono a conclusioni prossime, che potremmo riassumere nell'assunto che "non esiste alcun concetto di realtà indipendente dalle descrizioni e dalle teorie", ovvero "differenti teorie possono descrivere in modo soddisfacente lo stesso fenomeno mediante strutture concettuali divergenti".
In sostanza l'antico problema gnoseologico ed epistemologico si fonde nel principio per cui tutto quello che possiamo percepire, conoscere e dire della realtà dipende dalla interazione tra i nostri modelli e ciò che sta fuori di noi, e che conosciamo grazie alla forma dei nostri organi percettivi e del nostro cervello.
La "mediazione culturale", ovvero la struttura concettuale individuale o sociale, è principio orientante l'interazione con l'esterno.
E qui il compito dell'Arte. L'Arte come modello interpretativo, l'arte come modalità rappresentativa, come schema percettivo, capace di promuovere una diversa interazione, individuale e sociale, con la realtà.
Arte, Chimica, Filosofia e Fisica intese non come elementi distinti ma come parti del prisma attraverso cui cerchiamo di osservare, addirittura comprendere, la realtà
giovedì 7 aprile 2011
Cervello lepre, mente tartaruga
"Il cervello lepre e la mente tartaruga" era il titolo di un interessante libro di Guy Clasxton. La tesi, oggi base di accurate ricerche scientifiche, è che il cervello sappia e agisca immediatamente, lasciando all'elaborazione mentale un criterio di consapevolezza che è successivo alla azione, non determinante l'azione.
Il tema non è per nulla banale, anzi è centrale nella definizione della "personalità", del libero arbitrio, della coscienza e della responsabilità individuale.
Ma, come ben scritto da Capra ne "Il tao della fisica", la scoperta occidentale è in ritardo di un paio di millenni rispetto all'intuizione orientale.
La meditazione orientale parte dall'assunto per cui solo l'eliminazione dei pensieri migliora la comprensione; nelle parole attribuite al Cristo "il paradiso è dei poveri di spirito" è implicita l'affermazione per cui per immergersi nel trascendente, per sentirsene partecipi, il pensiero e le sue articolazioni sono una zavorra, non un aiuto.
Un celebre motto buddhista recita "non cercare una soluzione, ricordala", come a dire che nella mente sono già presenti le risposte, mentre il pensiero volontario o cosciente stenta a trovarle.
In parole povere ciò che noi occidentali chiamiamo individuo, con tutto il carico di responsabilità soggettiva che gli attribuiamo, sarebbe una manifestazione dell'evoluzione in cui la biochimica neuronale disporrebbe già in origine di processi reattivo-adattativi alle circostanze esterne, processi che solo successivamente, soprattutto grazie alla capacità rappresentativa del linguaggio, tendiamo ad assumere come "pensieri soggettivi". Il cervello agisce, la mente registra e rappresenta. Il cervello opera comunque, inconsciamente, e la mente si attribuisce la "responsabilità" dell'azione grazie all'elaborazione del linguaggio che è , nella sua essenza, rappresentazione .
D'altra parte qualcuno scrisse "in principio era il Verbo".
domenica 3 aprile 2011
LA METAMOFROSI DEI BARBARI
Una volta riconoscere i barbari era facile. Indossavano pelli animali, copricapo con le corna, avevano movenze goffe, erano inutilmente aggressivi e cattivi. Facile. Distinguevi un "cives romanus" da un barbaro a miglia e miglia di distanza. Poi è accaduto qualcosa, come una metamorfosi kafkiana.
I barbari hanno tra i loro capi un mezzo paralitico che si esprime per perifrasi: "Foera di ball" è una delle sue preferite. Tra gli accoliti barbari un altro il 31 marzo scorso, in netto anticipo sul primo d'aprile e in ritardo sul carnevale, ha rivolto un gentil pensiero ad una collega diversamente abile affermando "non fate parlare quella handicappata del cazzo!". Strano che non si riferisse al suo capo, che un po' handicappato lo è anche lui.
I nuovi barbari praticano sport estremi e innovativi, uno dei più rischiosi si chiama "figurine" e si pratica tirando le tessere parlamentar contro l'opposizione o verso il presidente della Camera.
I nuovi barbari praticano il "calcio arretrato", dando pestoni ai giornalisti scomodi a cui volgono le spalle, imitano le foche in calore urlando "bravo! bravo", esprimono con chiarezza il dissenso, con l'efficace e onnicomprensiva locuzione "vaffankulo" .
I nuovi barbari, come gli antichissimi e nobili Cretesi, praticano l'arte della menzogna per mettere alla prova l'intelligenza degli interlocutori: tra i più noti paradossi citiamo a memoria: "ridurremo le tasse", "taglieremo le tasse", "faremo un'area no-tax", "costruiremo un campo da golf", "compro una villa", "costruiremo un Casinò" e "mai pagato una donna in vita mia".
I nuovi barbari amano l'idraulica sopra ogni cosa, tanto da eleggere le proprie rappresentanti tra le più valide esperte in pompe e affini.
Vestono bene, i nuovi barbari. Sono quasi sempre tirati a lucido. E anche i loro sostenitori, quando li vedi, non li immagineresti così vicini ai loro gusti: gente sobria, di età, appartenenti alla classe media, sembrano ben pensanti, poi li vedi, con i giornali di barbari che fanno capolino dalle tasche delle giacche, o disinvoltamente aperti sul tavolino del bar, e ti confondi.
Perché i nuovi barbari sembrano persone per bene, mentre i civili "cives romanus" hanno barboni incolti, sguardi feroci, si aggregano saltellando nelle piazze, sono sempre a protestare.
Il mondo sottosopra, i barbari al potere, i colti e civili romani in un angolo a protestare.