venerdì 1 gennaio 2016

L'Anno che verrà

Non credo che cambieranno molte cose, a parte il mondo e le funzionalità essenziali. Per esempio il mondo del lavoro, dove le competenze tecnologiche, scientifiche, e linguistiche sono una necessità assoluta ( e una carenza nazionale). Oppure nel mondo della Produzione, in cui necessariamente, per competere con le iperproduttività orientali, si dovranno cancellare totem sindacali su cui ci si era comodamente addormentati. O ancora nel welfare, anche qui mettendo in un cassetto (profondo come un pozzo) le comode illusioni di prepensionamento, pensionamento, sicurezza, sanità e sostegno. Poco cambierà in politica, a parte la minuzia democratica: inutile, o almeno superfluo, votare creando confusione. Siamo in un nuovo modello di regime, in cui "ci pensa Lui" e i suoi accoliti ministri. Gli americani della Silicon Valley usano un vocabolo: "disruptive". Vuol dire, più o meno, dirompente, capace di rompere gli schemi e le abitudini. Applicano il vocabolo a tutto ciò che fa economia, processo, produzione. E hanno ragione, almeno nei fatti. Da noi di dirompente è rimasto solamente il rimpianto del passato, ma sui cocci che ci rimangono in mano non si costruisce nulla. Holland, il Pinguino presidente francese, ha annunciato un piano di riqualificazione formativa per oltre 500 mila lavoratori francesi, un piano per rimettere la Francia in linea con i nuovi "skill" e le nuove "competenze" necessarie nel mondo post industriale. Noi giriamo vorticosamente i pollici. Ecco: l'anno che verrà, speriamo, porterà ulteriori giramenti di pollici. E auguri a tutti !