martedì 22 febbraio 2011

APOCALYPSE ?

Non credo si tratti dall'arrivo dell'apocalisse, anche se manca poco al 21 dicembre 2012 e se siamo nella zona cesarini del "mille e non più mille" iniziando a contare dalla data di crocefissione di Gesù.
L'apocalisse di Giovanni se la prendeva in particolar modo con Roma, la grande prostituta, obiettivo principe dell'ira divina. La città non ha cambiato molto le proprie abitudini e il Vaticano non sembra prestare troppa attenzione alla dannazione giovannea.
Però siamo sicuramente alle soglie di un mutamento epocale.
Molti, io compreso, si domandano "chi ci sia dietro" ai grandi sommovimenti medio orientali e nord africani che segnano queste giornate convulse.
Certo non sembra per nulla casuale che i moti popolari coinvolgano Nazioni che controllano geograficamente il Mediterraneo (per il quale transitano oggi il 18% di tutti gli scambi commerciali mondiali, oltre a gasdotti e oleodotti essenziali per la sopravvivenza europea), il canale di Suez (Egitto a nord, Yemen e  Djibuti a sud), lo stretto di Ormuz (El Baharain): in sostanza chi controllerà questi Paesi  avrà il Potere di scegliere quali merci far passare, quali petroliere far transitare, quanta energia commerciare. Un Potere assoluto.
I Greci mossero guerra a Troia con la scusa di Elena. Ma Troia controllava lo stretto dei Dardanelli e praticava la pirateria a svantaggio del commercio greco. Elena fu il pretesto.
Le crociate avvennero per conquistare i porti e le vie del commercio con le Indie. Venezia e Genova, repubbliche marinare, disponevano di interi propri quartieri a Costantinopoli e svariate isole nel mediterraneo orientale, per tutelare i propri commerci. Venezia, grazie a quella forza, mantenne l'indipendenza dal 1200 al 1815. Mille bergamaschi traghettarono da Genova a Marsala con l'appoggio della marina inglese
Note a margine ? No, per nulla: chi controlla i punti di transito del commercio controlla il Potere economico, e come recitano i manuali di strategia militare, i Continenti si controllano dal mare.
Ovvio quindi che i "movimenti popolari" attualmente in atto hanno una regia, così come la ebbero i moti di Solidarnosc che provocarono l'effetto domino negli stati del Patto di Varsavia nel 1989.
La novità di queste ore è che per Suez transitano vascelli militari iraniani e, mi sia consentito, questa non è affatto una buona notizia.
L'Iran, recentemente approdato al grado di potenza nucleare, è diventato in quanto tale "inattaccabile", con il supporto tecnologico dela Russia.
La Russia è leader mondiale di materie prime e negli ultimi dieci anni ha accumulato fantastiliardi esportando gas e petrolio.
Potrebbe essere la Russia il grande burattinaio ? Potrebbe.
La Cina ha immensi interessi in Africa ed è il maggiore esportatore di prodotti industriali del mondo.
Potrebbe essere la CIna il grande burattinaio ? Potrebbe.
Gli USA si sono visti ridurre il dominio incontrastato delle 7 sorelle del greggio da quando Russia, Algeria, Libia e Kazakhistan hanno deciso di fare da sole.
Potrebbe essere Washington il grande burattinaio ? Potrebbe.
I tre Super Potenti hanno ottimi motivi per puntare ad un nuovo assetto geo-politico degli snodi strategici del commercio.
Potrebbe essere un informale G3 il grande burattinaio ? Potrebbe.
Il fatto che nè l'MI 5, il servizio segreto inglese, né il Mossad, potentissima organizzazione israeliana, nè i francesi (che pure qualche interesse nel maghreb ce l'hanno) abbiamo fin qui detto "bah" suggerirebbe questa possibilità.
Nel putiferio attuale, nella ridda di voci e nei clamori forse, in effetti, dovremmo prestare più attenzione ai silenzi che alle grida.
Nessuno dei più celebrati servizi di intelligence occidentali, e mettiamoci anche gli eredi del KGB, aveva avuto sentore di quanto stava per accadere in Nord Africa ? Possibile ?
Davvero si vuol far credere che tribù carovaniere berbere e modestissimi sottoproletari arabi si collegassero su "twitter" per ordire un movimento popolare capace di detronizzare Ben Ali, Mubarak e (forse) Gheddafi trovando il consenso dei rispettivi eserciti, il tutto nel giro di un mese ?
Ma dai... Ma per favore...!
Sorprende anche la cautela con cui Washington, Londra, Tel Aviv, Parigi, Mosca e Pechino hanno reagito agli avvenimenti.
Troppa diplomazia, troppa cautela, troppa condiscendenza, troppa non-chalance per essere vera sorpresa.
Chi rimane col cerino in mano è, al solito, Cenerentola Europa.
La "riorganizzazione" del mondo avviene alle porte di casa nostra lasciandoci probabilmente due scomode eredità.
La prima riguarda l'aumento della bolletta energetica, con previsioni di assestamento del greggio a 120 dollari al barile.
La seconda è la gestione delle ondate migratorie che potremmo dovere affrontare, rendendo più opportuno e conveniente investire pesantemente nella industrializzazione del nord Africa, per quanto ne derivi una ulteriore riduzione del lavoro in casa nostra e un immenso punto di domanda nella gestione del welfare nostrano.
Ma questo è l'immediato futuro, ed è molto incerto, proprio perchè incerto è il burattinaio del presente.
Se poi il grande burattinaio fosse l'estremismo Sciita con El Qaeda, allora dovremmo dare ragione a Giovanni dell'Apocalisse e ai Maya.
Ma si sa che le profezie non sono molto affidabili. O almeno lo spero !
 

giovedì 17 febbraio 2011

MEDIORIENTE e CALIFFATO

Mentre noi italioti osserviamo l'ombelico del presidente del consiglio e i suoi sussulti il mondo vicino dell'Africa e del Medio Oriente sta vivendo un cataclisma politico capace di modificare strutturalmente la geo-politica.
Algeria, Tunisia, Egitto, poi Libia, Sudan, Yemen, Siria, ora Bahrein e Iran : le rivolte e gli scontri con il potere costituito ormai non si contano.
Molti individuano un parallelismo con quanto accadde nel 1989 nei Paesi satelliti dell'URSS : tutto iniziò in Polonia dove il Sindacato Solidarnosc, sostenuto da USA e Vaticano, promosse una catena di sollevamenti e di scioperi tali da incrinare il potere, estendendo successivamente la domanda di "democrazia" a tutto l'oriente europeo.
Solidarnosc costò centinaia di milioni di dollari e non è pensabile che il meccanismo oneroso del sollevamento popolare in medio oriente non abbia esso stesso alle spalle un grande finanziatore.
Non basta la rete (quanti di coloro che scendono in piazza hanno accesso o disponibilità al web ?) a spiegare la diffusione del malcontento; non basta il "desiderio di democrazia" perchè tutti manifestino contro polizia ed esercito come non hanno mai fatto in precedenza; la tempistica e l'uniformità degli eventi nelle diverse nazioni non sono, non possono essere, casuali.
Come per Solidarnosc la regia era condivisa tra gli Stati Uniti di Reagan e il Vaticano di Woytila, altrettanto è opportuno individuare chi manovra le piazze del medio oriente.
Forse si tratta della stessa mano che muove i fili di Wikileaks, i cui dossier mettono alla berlina le diplomazie occidentali, distraendo le attività dei governi implicati che spendono più tempo a litigare tra loro che ad organizzare un'azione, o una reazione, a ciò che accade in medio oriente.
Wikileaks come manovra diversiva, in pratica.
Certamente chi è il motore del sommovimento ha ben chiari gli obiettivi che non sono di pura destabilizzazione ma di riorganizzazione.
Una riorganizzazione che controlla tutti i punti strategici del commercio (Mar Ross, Suez, Aden, Golfo Persico, Mediterraneo) e "sbarra il passaggio" all'Europa, la accerchia come in un Risiko concreto.
Una riorganizzazione che controlla, o intende controllare, immense risorse energetiche e di materie prime.
Una riorganizzazione che dispone, o intende disporre, di manodopera giovane e a bassissimo costo.
Così come gli USA di Reagan cercarono e trovarono sponda nell'elemento culturale aggregante in Polonia (il cattolicesimo) per diffondere Solidarnosc, allo stesso modo chi soffia sul fuoco in medio oriente trova sponda nell'elemento aggregante religioso del mondo arabo.
I criteri, il sistema, sono identici, pur cambiando gli attori.
A "rivoluzioni" finite l'Europa avrà di fronte a sé un nord africa produttivo e aggressivo, le "tigri del mediterraneo" sostituiranno quelle asiatiche, i porti e gli scambi saranno gestiti da emissari di Pechino e il vecchio continente subirà un'aggressione "a tenaglia" composta da minacce jihadiste e ipercompetizione commerciale.
Intanto continuiamo a occuparci delle notti di Arcore.
 

mercoledì 16 febbraio 2011

BANCHE, PUBBLICITA' e MUTUO SOCORSO

Da qualche mese il pubblico televisivo viene martellato da campagne pubblicitarie bancarie.
Ci sono banche che ballano e cantano, banche con le mucche che vanno a tavola, banche strozzine che sorridono alle associazioni,  banche che implorano di togliere i soldi dal materasso e portarli ai loro sportelli.
Offrono più o meno le stesse cose, cercano di sedurre attraverso la sorpresa, ma esprimono un dato preoccupante.
Le banche sono senza soldi.
Quando una banca del gruppo Mediobanca (la banca dei banchieri, per intenderci) propone al mercato di togliere i soldi dai nascondigli domestici per portarli ai loro sportelli significa che il circuito internazionale delle banche non fa più credito.
Quando ogni banca propone un tasso attivo superiore di 25 punti base rispetto al ribor trimestrale c'è da domandarsi perchè. Perchè fare qualcosa che non è conveniente ? Semplice: il denaro al tasso di riferimento non viene più concesso, quindi si cercano altre fonti.
Obiettivo delle banche è pagare poco i fornitori di denaro (materia prima) e vendere a carissimo prezzo la meteria prima.
Il valore aggiunto non c'è, non c'è un processo produttivo che cambia il denaro in qualcosa d'altro.
Non entra ferro vecchio e esce automobile, per dire.
Entra denaro, esce denaro. Manca il processo di trasformazione che di per sé giustificherebbe un prezzo diverso, una diversa condizione di vendita.
Cambia la "titolarità" e questo trasferimento produce un sovrapprezzo inaccettabile.
L'occasione sarebbe quindi ghiotta per rimettere in circolo il Mutuo Soccorso, ovvero un circuito disintermediato di micro credito, basato sull'onore del debitore, sulla partecipazione del Mutuo Soccorso alla nuova impresa anziché sull'interesse creditizio, sulla fiducia e non sulle ipoteche.
Segnali così, però, non se ne vedono, anzi al contrario riesplodono futures, warrants, speculazioni e derivati.
E le banche cercano di intortare il pubblico danzando, saltando, cantando e invitando bovini al desco familiare.
Robb de matt !
 

lunedì 14 febbraio 2011

CHI SEMINA VENTO ....

Chi semina vento raccoglie tempesta, cita un antico adagio.
La parabola della Lega Nord ne è una valida rappresentazione.
Movimento politico contrassegnato dalle incontestabili cifre di "Arroganza & Incompetenza" la Lega gioca ad un gioco pericolosissimo, mantenendo in vita con accanimento terapeutico Nonno Berlusconi, nella speranza di un'eredità chiamata Federalismo che tarda ad essere apposta sul testamento.
Al Nonno la Lega deve molto.
Partita lancia in resta per abbattere Roma Ladrona la Lega ha conquistato Banche, Fondazioni,giornali e posti di potere in RAI.
Confinata in un orizzonte che non vede al di là di stretti confini (a Ovest il Monviso, a Est l'Austria, a Nord le Alpi, a Sud il Po), incapace di comprendere un mondo che cambia rapidamente, la Lega ha prima sbraitato contro le Province ma quando ne ha avute in regalo un paio (nuove, come Monza e Lecco, le province con la maggiore densità di infiltrazione della 'ndrangheta in Lombardia) ha immediatamente taciuto l'inutilità di quelle amministrazioni.
Incapace di capire che solo un'economia aperta genera ricchezza è riuscita a far dimettere Profumo da Unicredit, riportando l'unica Banca italiana di livello europeo nel giardinetto domestico degli interventi locali.
Inadeguata, per ignoranza congenita, a comprendere il valore di Formazione, Innovazione & Ricerca ha sostenuto i tagli draconiani di Tremonti ai pochi strumenti finanziari utili alla ripresa economica.
Accecata da interessi territoriali ha imposto la prevalenza di Malpensa e partecipato alla cessione pilotata di Alitalia, contribuendo al crollo del trasporto aereo del sistema aeroportuale milanese e aggravandoi conti dell'INPS con la concessione di 7 anni di cassa integrazione piena agli ex dipendenti di Alitalia.
Dotata dell'aggressività degli ignoranti si scaglia contro la costruzione delle Moschee senza capire che solo una buona Accoglienza non trasforma gli ospiti in nemici, e che è più facile controllare qualcuno se sai dove si incontra e cosa dice quando si incontra.
Incapace di leggere i dati di previsione della spesa sociale vuole frenare un'immigrazione di cui l'Italia ha assoluto bisogno per sostenere, col lavoro di nuovi giovani, le pensioni di troppi anziani (nel 2015 il 70% della popolazione italiana sarà di over 65: con quali contributi si pagheranno le loro pensioni ?)
Coerente come uno schizofrenico il partito di Bossi definiva Nonno Berlusconi un "mafioso" e oggi lo sostiene, voleva la diminuzione delle tasse e oggi, con un federalismo fiscale rabberciato e folle, pone le basi per la riduzione dei servizi locali e l'aumento delle imposte municipali e regionali, predicava a favore del "merito" e piazza in Regione Lombardia il "trota" a fianco della signora Minetti.
Arroganza e Incompetenza, Aggressività e Ignoranza.
Ci si può fidare di un partito così ?
 
 

sabato 12 febbraio 2011

BREVE STORIA D'ITALIA

Erano i primi anni del millennio e regnava una grande confusione.
Quando la Videocrazia sostituì la Democrazia, comunisti e fascisti divennero democratici, e i liberali oligarchi.
Nel frattempo chi godeva di libero pensiero si allontanò dall'idea di partecipare al gioco elettorale, antico palinsesto democratico sostituito da un superquiz televisivo assai partecipato da teledipendenti anziani, e i convertiti alla democrazia si appellarono alla Nuova Potenza chiamata "La Rete", promuovendo movimenti e sommovimenti nazional popolari.
Era un periodo di grande confusione e di cosiddetta "paralisi istituzionale".
Intelligentissimi storici si domandavano qulae miglior similitudine corresse, se fosse acconcio il peragone con la destituzione del Duce o con la presa del potere da parte del Conducador dopo l'Aventino: pochi notarono che alla data del 10 giugno 1940 il duce godeva del favore della maggioranza popolare e che solo il disastro della guerra aprì gli occhi alle masse giubilanti sotto il balcone di piazza Venezia.Solo la guerra civile aveva definitivamente allontanato la dittatura.
In Italia, si sa, i super poteri durano vent'anni, poi anche la kriptonite si esaurisce e i superuomini affogano nell'oblio e nel disonore.
Nel magma rovente del brodo primordiale della politica politicata grande era il mutamento di stato di particelle e molecole, ma più a gran voce si richiamavano particelle a consolidarsi in pianeti di periferia, più ignote particelle confluivano nel vorace sole che non voleva diventare buco nero e a tutti era chiaro che se il sole si fosse trasmutato in buco nero nessuno avrebbe più potuto brillare.
Sconvolte le leggi di gravitazione e gli equilibri universali pianeti, asteroidi, meteore e comete perdevano la posizione, fibrillavano e iniziavano la corsa cieca verso il nulla.
E quando un sistema collassa, si sa, solo un nuovo big-bang propone nuovi equilibri rimescolando le carte, le molecole, le particelle.
La seconda repubblica, la videocrazia, collassò come un buco nero.
L'assenza di potere si alleò con l'assenza di risorse, la rete promosse sommosse e l'Italia si accapigliò in una nuova batracomiomachia.
Erano i primi anni del millennio e regnava una grande confusione.
 

giovedì 10 febbraio 2011

GIOCHI PROIBITI

Quello che osserviamo è un gioco di potere. Nè più né meno.
Da un lato uno schieramento composto da un partito personale - partito azienda con a capo un tycoon che difende i propri interessi, alleato con un partito che ha per obiettivo il controllo politico delle regioni più ricche del Paese.
Dall'altro lato una pluralità di partiti che rappresentano interessi diversi, dal pubblico impiego alle cooperative sociali.
Il partito azienda è gestito dal tycoon imponendo obiettivi normativi coerenti con le sue molteplici imprese, sovrapponendo gli organigrammi aziendali a quelli politici, e ha come obiettivo la paralisi istituzionale, ampiamente osservabile nell'inoperosità parlamentare, favorita dalla contrapposizione istituzionale.
Gli altri partiti, i cui rappresentati vivono di contributi pubblici, assunzioni mirate, assistenzialismo, contratti super-tutelati, stentano a trovare un indirizzo politico sia perché le ideologie sono tramontate, sia perché incapaci di proporre un "sogno collettivo" in carenza di denaro pubblico spendibile, con un welfare in crisi asfittica.
L'appello alla morale e all'etica fanno poca presa su un elettorato che, pur di non mettere in discussione le proprie poche certezze e risorse, accetterebbe Caligola e Nerone come diumviri nazionali.
Diversamente etica e morale trovano terreno di coltura su quell'elettorato che non ha nulla da perdere se non le proprie insicurezze, le varie precarietà incalzanti.
L'opposizione vorrebbe un ritorno allo "status de quo" - ovvero come funzionava la macchina pubblica fino al 1994,  la maggioranza si appiglia allo "status quo" ovvero come funziona oggi.
Nessuno dei due schieramenti ha progetti per superare l'attualità.
Coerentemente con le logiche di potere la maggioranza mente, imbroglia, fa pieno uso della propaganda, offre "circenses" televisivi, tende ad addormentare le coscienze.
Coerentemente con la tradizione l'opposizione abbaia ma non riesce ad essere credibile, non rappresenta un progetto alternativo, tanto meno alle coscienze addormentate.
I programmi televisivi di approfondimento politico hanno percentuali di ascoltatori quasi sempre minimi e quando arrivano a toccare "share" a due cifre quelle due cifre sono sempre poca cosa rispetto all'universo elettorale, ovvero non sono in grado di modificare le abitudini, gli schieramenti, le prese di posizione.
Il passaggio dalla politica al gossip rappresenta la punta dell'iceberg della contrapposizione in atto, e ben poco importa se, quando, quanto, con chi e come il presidente del consiglio si intrattenga per soddisfare il proprio eros, prassi consolidata in ogni ambito di potere in ogni periodo storico.
Il "superamento del berlusconismo" dovrebbe coincidere con il "superamento del contribuzionismo" sul versante delle relazioni tra politica e società civile.
Caduto Berlusconi quale progetto di innovazione, di cambiamento, di riorganizzazione sociale ed economica ha in mente l'opposizione ?
Se il progetto è quel poco che abbiamo visto durante i due governi Prodi forse è meglio non fare nulla, commissariare le istituzioni, chiudere per ferie, farsi annettere dalla Germania.
Il vero problema non è la signora Minetti al Consiglio Regionale della Lombardia.
Il vero problema è l'assenza di progettualità della politica intera.
 

domenica 6 febbraio 2011

IL DECALOGO

A seguito degli intervenuti accordi tra il Governo Italiano e la Santa Sede, con esplicito riferimento alla non imponibilità ai fini IVA e ICI dei beni immobiliari ecclesiastici, dell'attribuzione dell'8 per mille sull'IRPEF, dei contributi e delle convenzioni in materia di Sanità pubblica, dei lavori straordinari senza appalti in caso di Sacri Eventi, di Roma Capitale e relativilavori pubblici, nonché del generoso incremento dei contributi statali alle Scuole Private Cattoliche a scapito della Pubblica Istruzione, la Conferenza Episcopale della Fede avrebbe accettato di apportare alcune modifiche all'ordinamento archetipo della dottrina.
Si trasmette per conoscenza il testo in fase di approvazione
 
1)   Non avrai altro Premier all'infuori di me
2)   Non nominare il nome del Premier invano
3)   Ricordati di santificare i Festini
4)   Onora il Papi
5)   Non uccidere, infanga
6)   Non commettere adulterio senza pagare l'adultera
7)   Non rubare se sai che ti scoprono
8)   Non dire falsa testimonianza: paga i testimoni per dirla
9)   Desidera la donna d'altri
10) Desidera la roba d'altri
 
 
 

sabato 5 febbraio 2011

DONNE CHE ODIANO GLI UOMINI

Da qualche tempo a questa parte incontro sempre più spesso donne che odiano gli uomini.
Donne inviperite, che usano espressioni violente, al limite del codice penale.
Esiste un problema, il più classico dei problemi: il conflitto tra natura e cultura.
Dalla natura i maschi ereditano il compito del maschio dominante, che è quello di ingravidare il maggior numero di femmine possibile per  far proseguire il suo genoma, anche eliminando i discendenti di altri maschi precedenti e persino sbarazandosi dei concorrenti.
Dalla natura le femmine ereditano il compito di dare nuove generazioni alla specie, e di seguire, avendone in cambio protezione e cibo, il maschio dominante soggiacendo al suo estro ormonale.
Fin qui la natura.
Con la cultura, recentissima se paragonata ai tempi dell'evoluzione della nostra specie, le femmine esigono parità e uguaglianza, ovvero elementi sacrosanti in termini di diritto individuale.
Le femmine quindi pongono un problema culturale.
Ma, e qui sta il fattore dell'imprevedibilità, la maggior parte delle femmine che odiano i maschi sono quelle che hanno selezionato e scelto, volontariamente, e senza alcuna costrizione per le loro precedenti relazioni, maschi strettamente imparentati con i maschi dominanti del pleistocene, maschi forti, arroganti, a volte loschi ma protettivi e generosi con le proprie femmine.
Quelle femmine reagiscono poi all'abbandono da parte del maschio dominante, imputando all'intero genere maschile dell'homo sapiens i difetti dell'homo erectus con il quale avevano stabilito rapporti di sussidiarietà affettiva e/o economica.
Corollario di questa situazione è che gli uomini che condividono i termini della nuova cultura (parità e uguaglianza) sentendosi aggrediti dalle femmine di cui sopra reagiscono a volte con la preferenza di una tranquilla relazione di genere omo-relazionale, altre volte, per disperazione, riesumando i canoni caratteritici dell'homo erectus.
La questione si risolverebbe facilmente se le femmine scegliessero "preventivamente" di accoppiarsi con maschi favorevoli alla cultura anzichè con orchi di cui successivamente lamentarsi.
Ma questa condizione è illusoria, recando quelle femmine nel proprio genoma la ricerca del maschio dominante.
Quindi non c'è soluzione.
Tranne quella di guardarsi allo specchio e ammettere che si è fatto uno sbaglio personale, senza dare la colpa ai maschi in genere.
 

DOMANDE

Qualcuno dovrebbe spiegarci perchè gli operai della VolksWagen lavorano 35 ore alla settimana e
- guadagnano di più, al mese e all'anno, rispetto ai colleghi della FIAT
- la VW continua a crescere nelle quote di mercato, mentre la FIAT perde quote
- la VW conquista anche i mercati di Cina e India, mentre la FIAT no
Se il problema della FIAT non è la manodopera allora può essere legato a
- innovazione nei processi
- innovazione dei prodotti
Ma di questo né Marchionne né Elkann parlano mai.
 
Qualcuno dovrebbe spiegarci dove sono finiti trenta miliardi di lire del signor Attilio Dutto, saltato in aria con la sua BMW il 21 marzo 1979, socio nella ditta Paramatti di tale Briatore Flavio, successivamente condannato per truffa ad un anno e due mesi, fuggito a Saint Thomas per evitare il gabbio e rientrato in Italia dopo l'amnistia del 1989.
 
Qualcuno dovrebbe spiegarci il mistero delle 6milioni di carte SIM fasulle della TIM, ovvero di un numero di clienti capace di modificare bilanci e orientamenti azionari nei confronti della Telecom all'epoca di Tronchetti Provera, ovvero ai tempi della truffa Sparkle e dei dossieraggi di Tavaroli.
 
Qualcuno dovrebbe spiegarci perché il Ministro Brunetta intende rinforzare il teorema Marchionne trasferendo i concetti nel pubblico impiego, bloccando i contratti per tre anni e sottoponendo i dipendenti all'insindacabile giudizio di merito dei rispettivi dirigenti, al di fuori di qualsiasi controllo incrociato e di verifiche sindacali.
 
Qualcuno dovrebbe spiegarci perché i politici potenti in Italia finiscono in inchieste per mafia, prima Andreotti poi Berlusconi, quasi che in Italia i veri potentati sino riconducibili al denaro mafioso e al potere Vaticano, casualmente incrociati con SIndona, Marcinkus, Calvi e P2, e quasi che senza il supporto di mafie, 'ndranghete, camorre e curia non possa sussistere un potere politico laico e liberale.
 
Qualcuno dovrebbe spiegarci in che Paese viviamo.

martedì 1 febbraio 2011

IL DILEMMA FORMATIVO

Con il 29% di disoccupazione giovanile l'Italia ha raggiunto un non invidiabile primato. A poco valgono gli inviti della Ministra Meloni a ridimensionare le aspettative, ad accontentarsi, ad accettare gavetta e apprendistato, ovvero le parole della Meloni sarebbero corrette se non esistesse un pauroso "gap" tra percorsi formativi e necessità d'impresa. Provo a spiegarmi.
Quelli della mia generazione (e delle generazioni limitrofe) sono cresciuti in un mondo che o non c'è più o va rapidamente scomparendo.
C'era il telefono di bachelite, oggi ci sono gli applicativi del'Ipod che, tra le altre cose, funziona anche come telefono.
C'era la pellicola, oggi il digitale, e c'è photoshop 5 che trasforma integralmente la fotografia di base trasformando la fotografia in fotopittura.
C'erano i giornali, oggi internet che rielabora il format e le modalità esperienziali della lettura.
C'era la firma del cassiere, oggi il PIN che consente un'infinità di applicazioni esenti da manualità terze.
C'era il maglione della nonna, oggi il pile traspirante.
C'erano le mappe, oggi il navigatore elettronico.
C'era lo statuto dei lavoratori (1974), oggi ....?
In pratica quasi nulla di ciò che ci apparteneva è rimasto e i mezzi di comunicazione sono cambiati più di tutto il resto.
Quando parliamo di "mercato della conoscenza" dovremmo avere chiaro il fatto che l'innovazione ha sì bisogno di conoscere la storia, gli archetipi dei suoi processi, ma ha soprattutto bisogno di sperimentarsi nel nuovo, nell'oltre.
La nostra modalità formativa, scolastica, universitaria ed extra scolastica, soffre, e non poco, di buona conoscenza storica e di carenza di innovazione.
Quando parlo di change-management agli allievi aziendali scorgo stupore e sorpresa, quando non fastidio.
Predisporre l'azienda al cambiamento vuol dire innanzitutto prevedere e immaginare il cambiamento, le forme che assumerà, i modelli che prenderà a riferimento, le conseguene organizzative, le derive commerciali e ii modelli di informazione e comunicazione ad essi collegati.
L'amministratore delegato di Sony afferma "non creiamo prodotti, creiamo mercati". E ha ragione.
Dal walkman alle play-station Sony ha creato mercati di consumo planetario, e già che c'era si è inglobata Time Warner e Metro Goldwin Mayer.
Micro-Soft assume quel nome per combattere il gigante IBM, specializzato nei Macro-Hardware. E vince.
Apple a sua volta supera Microsoft inventando l'Ipad, con annessi applicativi gratuiti.
Tisco assume specialisti in Lituania. A Bangalore (India) si gestisce l'amministrazione informatizzata del mondo, compresa quella delle banche svizzere.
In un regime di cambiamento costante l'attenzione procede di pari passo con la fantasia e la creatività, con la capacità di affrontare un "problema" da punti di vista inconsueti  che potrebbero rivelarsi corretti nell'immediato futuro.
I cambiamenti, anche radicali, avvengono e in qualche modo bisogna che i soggetti vi si adattino, pena l'esclusione sociale.
Rispetto ad altri Paesi in cui la presenza giovanile è determinante, l'Italia ha una massiccia prevalenza di anziani, di per sé poco inclini al cambiamento, tanto meno all'innovazione. E spesso sono quegli anziani che "trasmettono" la conoscenza ai giovani. Ma quale conoscenza ?
Rivedere allora i programmi e i processi formativi diventa un obbligo se vogliamo dare davvero opportunità di impiego ai nuovi entranti, così come se desideriamo rimodulare le competenze dei colletti bianchi che a cinquant'anni rischiano seriamente di vedere compromesse le proprie certezze lavorative.
Ricordo un corso per dipendenti di una grande società pubblica dell'informatica lombarda dove invitai a parlare un web-manager appena rientrato in Italia da un conferenza tenutasi a San Francisco sui sistemi di sicurezza della rete. Se avessi invitato un marziano il risultato sarebbe stato identico. La platea non conosceva l'abc della problematica e non ne individuava la potenzialità esplosiva che ad esempio Wikileaks ha evidenziato.
Se appare chiaro alla "politica" che l'impresa produttiva da tempo si è spostata in centri di costo minimo, meno chiaro appare il fatto che i modelli formativi debbano essere adeguati (up-graded, direi) al mutamento intervenuto e, soprattutto, ai mutamenti in arrivo.
E' evidentemente un approccio culturale e sistemico in cui c'è bisogno di dismettere le abitudini e immaginare il nuovo.
Esistono montagne di "corsi" che si editano da anni, spesso più utili a retribuire formatori e organizzazioni certificate che non a dare davvero strumenti formativi ai discenti, magari anche utili alle imprese per parcheggiare dipendenti, ma una cosa è la gestione "politico-sindacale" della formazione e altra è un'organizzazione capace di dare strumenti di conoscenza.
Se vogliamo davvero partecipare il "mercato della conoscenza" c'è molto, molto da fare.