domenica 27 novembre 2011

CAPOLINEA EUROPA

Sembra un destino scolpito col fuoco nella pietra: il ruolo della Germania è quello di cercare di conquistare l'Europa e poi far esplodere il continente in guerre di varia forma e modalità.
L'insistenza con cui la cancelliera Merkel nega la necessità di una Europa solidale, politica e finanziaria, di cui gli "Euro bond" potrebbero essere la prima manifestazione indica con estrema chiarezza che alla Germania interessava non un continente coeso ma un continente sotteso alle proprie necessità economiche, industriali e produttive.
L'attacco all'Euro, iniziato diversi mesi fa, coincide con la destabilizzazione dell'area mediterranea, e non è certamente un caso. In un mondo multipolare vincono le grandi piattaforme (Cina, USA, India, Brasile, Australia) e perdono le aree piccole o frammentate (Europa, Giappone, Medio Oriente).
La crisi dell'Euro e dell'Europa ricorda da vicino il crack della Russia del 1998, un crack determinato dallo strapotere dell'economia in assenza di un sufficiente peso politico.
La Russia si riprese con l'avvento di Putin che riportò, bene o male, l'economia sotto il controllo politico. Nella fase di default, comunque, l'impero russo perse pezzi importanti, prevalentemente nel sud, nelle aree islamiche e petrolifere.
Allo stesso modo l'Europa potrà risollevarsi solamente mediante una concentrazione del potere politico, lasciando al proprio destino aree geo-politiche oggi secondarie.
Nel merito delle crisi locali (Grecia, Italia, Portogallo, Spagna) alcuni analisti sostengono che il nodo da sciogliere non è quello della finanza speculativa ma quello del debito pubblico, come dire che le politiche di stampo keynesiano del passato sarebbero la causa prima degli immensi indebitamenti statali. Può darsi, ma se quella è la malattia non si capisce perché la cura debba essere l'abolizione degli interventi sociali e asistenziali, il taglio dell'occupazione pubblica, la riduzione degli stipendi, una nuova iper-tassazione che colpisce i ceti medio bassi per rimpinguare le casse dell'alta finanza speculativa. Insomma, le cure proposte da FMI e BCE non sono nè convincenti nè utili, al contrario rischiano di procurare una recessione continentale di proporzioni bibliche, con ricadute sociali inimmaginabili.
In questa impasse politica, che trasuda incompetenza e sussidiarietà ai poteri finanziari, 300 milioni di cittadini europei non possono immaginare quale futuro li attenda.
Negli USA il sistema corrente, ovvero la dipendenza dai poteri finanziri, ha prodotto 46 milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà (il 15% della popolazione) : quali ricadute potrà avere l'applicazione del medesimo sistema in un continente molto meno forte degli USA come la nostra Europa ?
 

giovedì 17 novembre 2011

DEMOCRAZIA ADDIO

Il governo tecnocratico recentemente approvato segna il confine tra un'orrenda seconda repubblica e l'avvio di una terza stagione in cui il ruolo del parlamento viene definitivamente ridimensionato.
Col governo tecnocratico valgono più le rappresentanze delle "categorie sociali", un tempo erano chiamate corporazioni, che non le attuali cosiddette rappresentanze politiche formali.
Il tempo della democrazia rappresentativa, almeno in Italia, sembra terminato.
Due possibilità si aprono: da un lato la democrazia diretta a mezzo internet, dall'altro una democrazia "ristretta" dove in luogo di un ampio schieramento parlamentare siano interpellate le rappresentanze ristrette delle categorie rappresentative (associazioni, sindacati eccetera).
Personalmente preferirei la prima soluzione, ma credo che l'attualità imponga la seconda.