mercoledì 30 marzo 2011

FUORI PISTA

Si sa che a volte gli scienziati guardano la luna e non il dito che la indica. Magari senza vedere che la risposta è nel dito. Alcuni semplici esempi:

a)      Punti di vista. Per colpa di Platone (non smetterò mai di dire che Platone è alla base di una serie di clamorosi errori del pensiero occidentale) la ricerca scientifica ha sempre tenuto distinti e separati la chimica dalla fisica. Chimica e fisica sono la medesima azione vista da due punti di osservazione diversi. Diciamola meglio: il pensiero occidentale è rimasto per secoli ancorato a Euclide (geometria piana), Pitagora (meccanica, erroneamente definita fisica), Aristotele (ripartizione dei sistemi in cassetti chiusi, in vasi non comunicanti), fino a quel mattacchione di Cartesio (separazione netta tra res cogitans e res extensa). L'osservazione successiva, coerentemente con l'olistica delle filosofie orientali, indice invece a considerare i processi chimici e le azioni fisiche come il medesimo atto. L'atto non cambia, cambia la posizione dell'osservatore.

b)      Espansione e big bang. Se la teoria del big bang fosse giusta l'universo dovrebbe avere la forma di una ciambella, con il buco al centro. Invece l'universo che conosciamo ha la forma di un panettone, con l'uvetta a rappresentare le galassie. Il che indica che la "materia" – oscura o espressa che dir si voglia – è in perenne generazione.

c)       Espansione e  big bang 2. Se Einstein avesse ragione la teoria inflattiva dell'universo non starebbe in piedi. Invece osserviamo che l'universo si espande con velocità tale per cui la luce non riesce a "stargli dietro".  Ne deriva che la velocità della luce non è la velocità assoluta, ma solo quella che noi riusciamo a percepire come tale.

d)      Dimensioni e regole. In ognuna delle nove dimensioni note alla fisica esistono regole diverse. La ricerca di regole assolute in fisica, matematicamente definibili, è un tentativo di antropizzazione dell'universo, un po' come l'antropomorfismo che fa parlare Clarabella nei fumetti di Disney.

e)      Libero arbitrio. Se le attuali ricerche sui processi neuronali saranno confermate si evidenzierà che mente e cervello sono il medesimo processo (mente chimica – cervello fisica). I processi chimici dell'adattamento reattivo alle situazioni esterne determinano le reazioni a cui  diamo il nome di pensiero e azione, ma non derivano da "scelte e decisioni" a meno che non vogliamo definire "io" un insieme complesso di processi chimici. L'io è quindi una rappresentazione –effetto specchio- presente nell'uomo e meno presente negli altri animali. Non esiste un pensiero cosciente individuale ma la registrazione dei processi che, immagazzinati, vengono denominati pensiero. Le diversità reattive sono determinate dall'individualità delle rappresentazioni originarie (imprinting o imaging) dell'esperienza interiorizzata, secondo un criterio di selettività delle forme reattive alle mutazioni ambientali. Nel futuro sarà arduo affermare i concetti di responsabilità individuale cosciente.

martedì 29 marzo 2011

ROUSSEAU, GABER E LE CATEGORIE PROFESSIONALI

 

http://www.youtube.com/watch?v=3vK_ESm1VrE

 

Abolire i genitori. Questo predicava Rousseau, e almeno una volta nella vita tutti gli abbiamo dato ragione. Giorgio Gaber ha scritto una splendida canzone (Il Guarito, da "Far finta di essere sani", per riascoltarla seguire il link a inizio pagina) che termina con l'affermazione "ho ammazzato la mia mamma, ho ammazzato il mio papà, ho ammazzato anche la zia per la mia felicità". La psicologia contemporanea afferma che le madri trasmettono ai figli solo le proprie ansie.  Facile sparare ad alzo zero contro la categoria dei genitori, facile perché la maggioranza dei genitori non impara ad esserlo nemmeno col tempo. Ci sono due categorie di genitori: gli opprimenti  e gli assenti. In entrambi i casi, però, si sentono "proprietari" della prole, individuando anche in minimi criteri di somiglianza somatica un titolo di appartenenza, di proprietà. Così, fin dall'inizio, il rapporto è corrotto.  Ora va detto che i figli sceglieranno il mestiere che faranno nella loro vita adulta in base alle dinamiche psicologiche avviate nell'infanzia  e strutturate nell'adolescenza. Non ci credete ? Prendete i medici. Flemmatici, spesso un po' curvi, sono indifferenti alla vita (alla vostra soprattutto) e guardano il mondo dall'alto in basso, forti del loro potere guaritivo. Partiti spesso con buone intenzioni (io ti salverò, formula sacrificale) sono psicologicamente  degli sbandati che devono giustificare la propria esistenza attraverso il "servizio" agli altri. E i fotografi ? Tutti, irrimediabilmente immersi in un complesso edipico irrisolto, usano la fotografia (fermare l'azione e il tempo per poterla rivedere) come mezzo per dare stabilità ad un'esistenza troppo fluida, inafferrabile, sfuggente. Gli agenti immobiliari ? Sono quelli che a scuola ti chiedevano la soluzione del compito in classe e poi ridevano se gli chiedevi  qualcosa in cambio, probabilmente cresciuti in un orfanotrofio ai tempi di Charles Dickens insieme con banchieri e finanzieri. Gli infermieri nascondono un'indole originaria violenta e sadica sotto un mantello professionale dall'etica ineccepibile. I filosofi danno credito a tutti, col beneficio del dubbio perenne; i sociologi giustificano tutto tralasciando la responsabilità soggettiva; i magistrati sanno solo loro cosa è giusto e cosa no, sindrome coercitiva del bene e del male. E così via.

E' chiaro quindi che dietro ad ogni categoria professionale esiste un "profilo psicologico" caratteristico, attribuibile ad un rapporto squilibrato con i rispettivi genitori. Ne consegue che per avere un'umanità libera, ma libera veramente, mentalmente intendo, la categoria da abolire è quella dei genitori.

Non necessariamente uccidendoli. Basta metterci mentalmente una pietra sopra. Basta chiedersi: ma perché do tanta importanza alle stupidaggini che hanno detto e fatto ?

 

domenica 27 marzo 2011

tu chiamale se vuoi...elezioni


Amministrative in Germania: i  risultati parlano da soli. Nel Baden-Wuerttemberg i Verdi raggiungono il 25%, nel Palatinato-Renania il 15%. Regioni ricche, regioni dove si fa impresa e cultura d'impresa, marcano il crollo del sistema tradizionale, con la CDU che perde oltre il 10% dei consensi e i socialisti che non se la passano molto meglio. Alle amministrative in Francia la sinistra sfiora il 50%, il partito di Sarkozy crolla, buona affermazione  per il Fronte Nazionale al 11,5%.

L'Europa dei cittadini si è stufata. Si è stufata di una classe dirigente senza strategie, di un'Europa che non c'è, di un'Europa finanziaria e contabile, distratta rispetto ai problemi reali, concreti e urgenti della società.  E ha votato, massicciamente, "contro". Non "per", ma "contro".

Tra un mese e mezzo vedremo se anche gli italiani usano la testa o se sono video-cerebro-lesi.


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Gilberto Borzini
 

sabato 26 marzo 2011

20456 GIORNI

Ho superato le mie personali aspettative. Giorno più giorno meno bazzico da queste parti da 20546 giorni. E in questo tempo il mondo è totalmente cambiato.

C'era il lavoro inteso come dignità, fatica e – possibilmente – giusta retribuzione. C'erano famiglie, rispetto, etica della ricostruzione post bellica, il grande sogno dell'economia socialmente diffusa e redistribuita, la concentrazione sul necessario e il fondamentale. C'erano bar e parrucchieri, mercati e negozietti: c'era il rapporto tra le persone. C'era la Società.

20456 giorni dopo il lavoro è affanno, inseguimento di un precario rapporto tra i debiti contratti e la voracità di banche e finanza. Scomparso il rispetto, sparita la solidarietà, evanescente il concetto di Società, malamente sostituito dalle "amicizie" on line. Da una precarietà che andava consolidandosi in crescita a un crollo sistemico che presenta un conto di precarietà costante. Dalla "mezza porzione" in trattoria al "all you can eat" nei fast food.

In mezzo noi. Noi persone. Noi dimentichi della vulnerabilità individuale, oniricamente proiettati in un pianeta illusorio di oggetti e prestigio e riportati di schianto col sedere per terra a barattare la nostra dignità per un tozzo di pane. Dai diritti dei lavoratori al ricatto dei lavoratori. Con l'universo  femminile tornato al mercimonio che rende più del precariato.

20456 giorni che hanno disegnato una grande iperbole: quella della dignità della persona.



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Gilberto Borzini
 

venerdì 25 marzo 2011

CAOS MEDTERRANEO: CHI LI ARMA ?

Adesso tocca alla Siria. 20 morti ieri, e un governo terrorizzato che promette riforme. Anche la Giordania è in rivolta, come lo Yemen, come Djibuti, come negli Emirati. Come prima la Tunisia, l'Egitto e in queste ore la Libia. Troppo comodo far finta che si tratti di movimenti spontanei. La domanda "chi da armi e soldi ai rivoltosi?" continua a non trovare risposta, ma una risposta c'è e indica al di fuori di ogni ragionevole dubbio uno Stato molto ricco che utilizza un'organizzazione capillare e autorevole nell'ambiente e nei territori in rivolta. Lo Stato ha interesse ad assumere il controllo dell'energia e dei canali di traffico delle merci , mentre l'organizzazione capillare e autorevole ha per obiettivo il controllo politico dei territori in rivolta. L'esperienza algerina dello scorso decennio insegna che quando si introduce la democrazia in un ambiente islamico le elezioni vengono vinte dai rappresentanti più agguerriti dell'islam. Questa è la prospettiva. Con un mediterraneo meridionale orientato al fondamentalismo, con un medio oriente dove la tregua con Israele, garantita nel tempo dai vari tiranni spodestati, verrà a cessare. La cautela americana, i silenzi prolungati di Russia e Cina, il disaccordo tedesco, il silenzio totale iraniano, sono tutti elementi che indicano una situazione di attesa e di tensione. A poche centinaia di chilometri dalle nostre coste si sta giocando la partita delle partite, la spartizione del mondo. E in assenza di valide analisi geopolitiche e di risposte adeguate il prossimo obiettivo, gioco forza, sarà la conquista dell'Europa: una conquista commerciale, facilitata da un rapido e progressivo strangolamento energetico, poi culturale, infine religiosa.



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Gilberto Borzini
 

lunedì 21 marzo 2011

STRATEGIA ZERO


"Ma che disgrazia io mi maledico

Ho scelto te Gheddafi per amico…"

Siamo alle solite. Come nel 1939. Gli interessi di Francia, Inghilterra e Usa sono contrari a quelli di Germania e Italia. Si parla di petrolio, ovviamente, e di energia. La guerra del petrolio avviata da Bush Senior negli anni '90 e rinforzata da quel mattacchione di Bush Junior è in pieno svolgimento. Fa piacere osservare come il Premio Nobel per la Pace Barack Obama non abbia esitazioni a promuovere guerre un po' ovunque a tutela unica degli interessi petroliferi americani. L'Italietta berulscoide non dispone di alcuna strategia energetica. Ha per amico Putin, aveva per amici Gheddafi, Mubarak e Ben Ali. Sosteneva, fino a poche settimane fa, i progetti South Stream di oleodotti che davano molto fastidio alle 7 sorelle tra cui spiccano le francesi ELF e ERG, la britannica BP, le statunitensi Exxon e Chevron. Il "grande sommovimento" avviato da altri (continuo a essere convinto della mano cinese) in tutte le aree strategiche del commercio e della produzione energetica aveva per obiettivo il controllo dello stretto di Ormuz, del canale di Suez e delle sponde meridionali del mediterraneo. Ma il grande progetto si è inceppato in Libia. I"falchi" del petrolio occidentale (Francia, Inghilterra e USA) hanno annusato al volo l'opportunità e armato i bombardieri per assumere il controllo dello scatolone di sabbia magrebino. L'Italietta berluscoide ha dovuto scegliere al volo, tatticamente e non strategicamente, l'opzione meno onerosa, ovvero se schierarsi con i probabili vincitori o se restare a guardare (come fa la Germania) rischiando di perdere i notevoli interessi dell'ENI in Libia. L'Italietta tutta tattica e senza strategia ha scelto di saltare sul carro dei vincitori, opzione che storicamente ci appartiene, visto che non abbiamo mai terminato una guerra nella stessa coalizione in cui eravamo schierati all'inizio. Ovvio che in questa situazione Cina e Russia non staranno a guardare ma assumeranno contromisure tese a tutelare i propri rispettivi interessi. Lo stesso farà la Lega Araba, che storce il naso davanti ai bombardamenti alleati. Comunque vada la guerra dei grandi l'Italietta berluscoide, priva di strategia energetica e cieca alle opportunità immense che l'energia verde rappresenta, prenderà legnate straordinarie. Auguri !


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Gilberto Borzini
 

domenica 20 marzo 2011

ENERGIA ALTERNATIVA ? Magari...

 

Il Governo taglia i contributi per l'installazione di impianti di energia alternativa. Manda a puttane anni di investimenti, centinaia di piccole imprese, circa 150mila addetti del settore. Perché punta all'energia nucleare. Bravi.
Personalmente non ho  nulla contro il nucleare ma credo che la prospettiva di sviluppo debba essere basata su una rete diffusa di creazione di energia in modo da evitare monopoli sempre pericolosi e, soprattutto, assicurare bassissimi costi alla collettività.
La tempistica della scelta governativa è sconcertante: da un lato il rischio nucleare in Giappone, dall'altro la guerra libica che potrebbe ridurre fino al 23% le risorse energetiche disponibili. Quindi il momento ideale per definire nuove risposte energetiche, di basso costo e di larghissima e rapida impiantabilità.
Invece no.
Miliardi di euro per costruire centrali nucleari e favorire, di fatto, le imprese energetiche francesi e italiane, Enel in testa, quando gli stessi miliardi potrebbero essere il contributo opportuno e necessario per impiantare sistemi fotovoltaici in tutte le scuole, in tutte le pubbliche amministrazioni, sui tetti condominiali, abbattendo i costi delle bollette e diminuendo verticalmente l'inquinamento ambientale prodotto dalle caldaie.
Evidentemente qualcuno se ne stracatafotte delle tasche dei cittadini e dell'ambiente, mentre è molto attento ai business degli amici.
Evidentemente si preferisce seppellire le scorie radioattive a bordo Po invece di sfruttare il solare che di scorie non ne ha.

Bisognerà tenerlo presente quando ci verrà chiesto il consenso.


 

giovedì 17 marzo 2011

LUPUS IN FABULA

Da quando sono scomparse le favole il mondo si è andato incrinando. Una slavina morale, che si è trasformata in valanga dell'etica individuale, dell'economia, della finanza, dell'ambiente. Le favole avevano un fondo di essenzialità, una capacità metaforica che evidentemente altri modelli educativi non hanno. Insegnavano a ragionare, ad acquisire principi etici, ad evitare i pericoli soprattutto nella fase adolescenziale. Prendiamo Biancaneve. Bellissima bambina, gioia del reame (la famiglia) sta per diventare adolescente. L'adolescenza è quell'età in cui un meraviglioso cucciolo diventa improvvisamente  uno stupido, ostile e aggressivo alieno. Detta, e non a torto, "età della stupidera" , è un tremendo mix di ormoni  e ricerca disperata dell'identità fuori dal contesto familiare. Ci siamo passati tutti, si sa com'è. Ora Biancaneve assaggia il frutto offerto dalla cattiva Strega (la mela, come Eva, guarda un po') e precipita in un deliquio, tanto da andare a vivere con 7 nani, che rappresentano i 7 peccati capitali. La scoperta della sessualità, in sostanza, è la breccia in cui entrano tutti i peccati del mondo. Solo l'arrivo dell'Amore, quello vero, quello unico, riporta alla vera Vita la fanciulla. Favola splendida, poi è arrivato Walt Disney e tutto è andato a ramengo. Il Lupo di Cappuccetto Rosso, gli Orchi, le Streghe, i Draghi e persino i ricchi approfittatori della Piccola Fiammiferaia sono tutti rappresentanti delle tentazioni e dei pericoli da evitare. Così come lo sono Licantropi e Vampiri, gente che si nutre della linfa delle vergini, mica di hamburger e tic-tac.

Perché la vita è piena di tentazioni e di pericoli e non c'è Fabula senza Lupus. Ma oggi ? Scomparse le favole, o incapaci di adeguamento, sono arrivati i videogiochi per aspiranti killer e terroristi; scomparsa l'etica di riferimento è rimasto l'accanimento del conflitto. Oggi Freud e Jung sarebbero in difficoltà, soprattutto Jung con la sua teoria degli Archetipi mitologici. Oggi la Montessori cambierebbe idea: un mondo governato dalle velleità dei bambini ha bisogno di una sterzata, altro che SOS Tata. Tornare alle favole e alle metafore educative, imparare a rappresentare l'etica per farne fondamento di civiltà è un buon punto di partenza per riformare la morale comune. Non è un compito per soli Nonni. E' un compito dell'Arte.



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Gilberto Borzini
 

martedì 15 marzo 2011

DATI INQUIETANTI

DATI INQUIETANTI

I dati sono ufficiali, presi dalla fonte ISTAT.

Il 10% delle famiglie italiane è al di sotto della soglia di povertà. Nel sud questa percentuale raggiunge il 30%. Il 29% dei giovani è disoccupato. Sono circa 19 milioni le persone che non potrebbero affrontare un imprevisto  di importo superiore ai 750 euro.  Le insolvenze bancarie sono aumentate del 30%. I depositi bancari diminuiti dell' 1,5%. I tassi di credito al consumo viaggiano attorno all'8,5%, quelli operati dalle Revolving Cards superano il 25%.

Con la "globalizzazione" tutto il potere si è concentrato nelle mani dei Fondi Sovrani, delle Merchant Bank, insomma di quella finanza più o meno creativa che ha portato ai crack di Cirio e Parmalat, di Lehman Brothers e di quel Murdoff condannato negli USA a 150 anni di carcere per aver ridotto sul lastrico decine di migliaia di investitori con una seducente "catena di sant'Antonio" finanziaria.

Chi comanda oggi nel mondo e in particolare in Italia ? Lotte tremende si registrano ai vertici di Generali, Unicredit, SAI, Mediobanca, Gemina, ovvero nei cosiddetti "salotti buoni" dell'economia e della finanza.

Non fu un caso se con la crisi della politica deflagrata con Mani Pulite (1992) venne eletto Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, già Governatore della Banca d'Italia, un finanziere filosofo prestato alla politica  che, in qualità di Governatore, aveva svalutato d'un botto la lira di oltre il 30%. Non è un caso che oggi si faccia insistentemente il nome dell'attuale Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, per assumere la guida del Paese. Quel Mario Draghi che come Vice Presidente della Merchant -Bank Goldman Sachs è tra i fautori e promotori della globalizzazione economica.

Non è un caso se Marchionne è alla testa di un gruppo che va americanizzandosi e globalizzandosi, a danno dell'economia produttiva nazionale, in forza non tanto del suo ruolo di Amministratore Delegato di FIAT ma della sua Vice Presidenza di UBS (primaria banca elvetica) e della presidenza del Fondo Caronte, operativo nell'ambito degli investimenti finanziari in campo industriale.

Il trasferimento di potere dalla politica alla finanza ha prodotto nuove sacche di povertà e di disagio e non si vede all'orizzonte un mutamento di indirizzo, un cambio di registro, un progetto di solidarietà.


 

domenica 6 marzo 2011

SUGGESTIONI D'ARTE

Domenica 6 marzo. La prima tappa è al Micam, fiera della calzatura milanese. Mi domando a che punto si trova la fotografia pubblicitaria, e un settore modaiolo come la calzatura è un punto di riferimento. Giro i 5 padiglioni e mi annoio. La fotografia pubblicitaria è ferma alle suggestioni di Newton, roba di trent'anni fa. Raggiungo Milano all'ora di pranzo e visito la mostra delle scenografie e dei bozzetti di Alberto Savinio, grondante di surrealismo e metafisica. Mi sposto e entro nelle suggestioni di Shirin Neshat che presenta un film ,donne senza uomini, il cui titolo è allettante. L'artista iraniana – che vive a New York – racconta cinque storie di donne. La sala presenta venti schermi di media dimensione, su uno si proietta il film, su gli altri le immagini fotografiche del film. Bella idea. Ad ogni cambio di storia il pubblico si alza, prende la sedia e si sposta davanti a un altro schermo. Una trovata che ricorda i teatri off di Broadway ed è la cosa più dinamica del film, che ha il passo della "Medea" di Pasolini e le tinte de "la nave va" di Fellini. Però una genialata c'è: i maschi cattivi sono senza volto e quando Zarin, una delle protagoniste, vuole lavarsi la colpa di dosso in un Hammam si sfrega con tale disperazione da scorticarsi e sanguinare. Due elementi interessanti. Ma la domenica non è finita: entro nel Museo del 900. Sono le 14.30 ed è pieno di gente, soprattutto di ragazzi. Boccioni, Balla, Sironi, De Chirico, Picasso, Fontana: quattro piani di intensità che culminano con una vetrata che abbraccia il Palazzo reale, il Duomo, la Galleria e Piazza Diaz. Disegnato nel suo percorso di visita da un architetto ubriaco il Museo del 900 è spettacolare. Primo, perché raccoglie il meglio del meglio del'arte pittorica del secolo scorso; secondo perché è in centro, raggiungibile da tutti in metrò, mica come certi musei piantati in cima a un dirupo con la scusa di mettere qualcosa in un castello da ristrutturare.

 Altri elementi colpiscono: fuori il carnevale, una splendida giornata di primavera, ma il Museo è pieno, le audio guide sono terminate. Sento parlare soprattutto inglese, francese, tedesco, spagnolo e russo. Il Museo del 900 è già diventato attrazione internazionale, alla faccia di chi dice che con la cultura non si mangia. Milano pullula di turisti e macchine fotografiche. La mostra è zeppa di suggestioni, dal futurismo al cubismo - che cercarono di rendere dinamica la statica bidimensionale della pittura – all'astrattismo e il surrealismo – che uscirono dalla logica della pittura come  "riproduzione", fino al "materismo" – che rende anche la tela parte integrante dell'espressione artistica.

Con queste suggestioni ripenso alla fotografia pubblicitaria e capisco che la fotografia è ferma ai tempi di Giotto (esageriamo, di Mantegna) rispetto alle altre arti. Ha aumentato i pixel ma non ha innovato in creatività. Chi mi conosce sa che oltre ad organizzare la Mostra della Fotografia d'Autore, in cui si trovano proposte importanti di foto-pittura e foto-materica, sto cercando di impostare un progetto in cui il concetto stesso di "ripresa" viene alterato rispetto all'usuale, perché la fotografia è "vecchia"  e anche il cinema, effetti speciali a parte, dimostra la propria incapacità a definire un nuovo linguaggio, una nuova espressività.
Nel nuovo millennio vanno ricercati nuovi linguaggi espressivi. Impariamo dalla pittura dello scorso secolo. Certamente è di stimolo e aiuta.
Uscendo vorrei entrare alla Mostra degli Impressionisti, ma la coda in attesa è chilometrica. Percorro la Galleria e in una antica libreria espone Andrea Simoncini Gibson, un amico capace di creatività fotografica vera. Mi fa piacere. Milano risponde alla cultura, il pubblico risponde a Milano. Ed è successo.
Perchè con la cultura, caro Tremonti, si mangia. E ce n'è per tutti.


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Gilberto Borzini

paroladiborz.blogspot.com