sabato 31 luglio 2010

LA RIVOLUZIONE D' OTTOBRE

La frattura consumata tra Fini e Berlusconi ridisegna lo scenario politico facendo riemergere inquietanti fantasmi.
Molti lettori sono troppo giovani per ricordare i moti neofascisti di Reggio Calabria degli anni '70, nati col pretesto dello spostamento da Reggio a Cosenza della sede regionale, ma figli dell'esasperante situazione economica, politica e sociale del meridione.
Se i finiani hanno una posizione storicamente meridionalista, e raccolgono consistenti preferenze in Lazio, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, gli stessi finiani rappresentano corpi dello Stato essenziali quali i lavoratori del Pubblico Impiego, l'esercito, la polizia, buona parte della magistratura.
Il ministro Brunetta chiama gli elettori finiani con appellativi quali "fannulloni, imbroglioni, pasticcioni"; il principale  alleato di Berlusconi, la Lega, considera il meridione una sanguisuga, un pozzo senza fondo, una fabbrica di delinquenza, una malattia da cui staccarsi anche a schioppettate.
Mentre Tremonti sforbicia i finanziamenti e commissaria la sanità calabrese (e prossimamente quella pugliese) il Governo, col ministero delle attività produttive ancora ad interim al presidente del consiglio, non preme a sufficienza su FIAT mettendo a serio rischio il futuro industriale di Pomigliano d'Arco e di Termini Imerese, insieme con il futuro dei suoi lavoratori.
La frattura consumata tra Fini e Berlusconi assume allora un significato durissimo, di scontro frontale, tra una politica nazionale, finiana, e una politica nordista, leghista e berlusconiana.
In questo quadro la lega cercherà di accelerare il più possibile la riforma federalista, che sarà interpretata dal meridione come una manovra egoistica, secessionista e razzista. Il meridione non potrà stare a guardare: trattato come pezza da piedi, privato di finanziamenti, immiserito, depauperato, deindustrializzato, disoccupato, non starà immobile. Il meridione è anche armato e molti "gruppi di pressione" hanno interesse a soffiare sul fuoco della rivolta, a mettere in seria difficoltà lo stato romano.
L'ex MSI non ha perso la memoria della piazza di Reggio Calabria, ma stavolta, quarant'anni dopo, i riottosi avranno di fronte i loro "fratelli del sud" in divisa che potrebbero assumere atteggiamenti non di repressione, ma di sostegno e appoggio, come accadde nella rivoluzione d'ottobre quando la marina prima e l'esercito poi si schierarono a fianco dei rivoluzionari comunisti.
Area test degli equilibri sarà il Piemonte, regione dall'alta immigrazione e dalla scarsa capacità di integrazione, dove se si rivoterà per le regionali le scelte elettorali operate dalla massa immigrata di origine meridionale avranno un peso rilevante, ricollocando la Lega in spazi più angusti tra il Ticino e il Piave.
La situazione è incandescente, al limite dell'esplosivo, inchiavardata su una crisi economica molto più dura di quanto la stampa di regime voglia far apparire.
L'autunno in arrivo rischia di essere memorabile.

venerdì 30 luglio 2010

SANT ' ELENA

Sant'Elena è un placido isolotto in mezzo all'Atlantico.
Non è una meta turistica, né un luogo di villeggiatura, ma un ottimo posto per meditare.
Da la è difficile conversare in diretta con gli apostoli della libertà, è difficile governare il popolo della libertà, e persino superfluo pensare alla libertà, soprattutto da parte di chi non conosce affatto il concetto di libertà, disconosce la democrazia, rifiuta la carta costituzionale quando non si attaglia alle proprie esigenze, considera superflui i poteri che non siano il proprio.
Da lì è anche complicato coordinare i coordinatori, i protettori civili, gli appaltatori, gli amici degli amici, i furbetti del quartierino, i mazzettari, gli infiltrati nelle cosche, gli aventi udienza, i mestatori..
Fin là difficilmente si spingono giovani donne disposte a tutto per una concessione edilizia, una carrierina, una seggiola assessorile, una poltrona ministeriale.
Insomma, è un buon posto in cui meditare.
Un grazioso luogo, riservato, dove far trascorrere al presidente del consiglio gli ultimi anni, liberandoci di un fardello ormai troppo ingombrante, di una personalità che ha creato, e sta distruggendo, il cosiddetto centro destra della seconda repubblica.
Cosiddetto perchè nulla, ma proprio nulla, nella politica del PDL ha a che fare col pensiero liberale.
Addio signor B., non ci mancherà. 

mercoledì 28 luglio 2010

I NODI E IL PETTINE (viva Marchionne)

Quarant'anni di contratti collettivi di lavoro hanno promosso la mediocrità e annichilito la motivazione individuale.
Chi era bravo si stancava di impegnarsi, avendo scarse prospettive di miglioramento, chi era sfaticato si sentiva  garantito da un sistema socialista di tutela a senso unico. Chi categorizzato sindacalmente accedeva alla CIG, grande paracadute che non stimola l'aggiornamento e la formazione professionale.
Ora i nodi vengono al pettine, grazie alle leggi economiche dell'efficacia e dell'efficienza dettate dalla globalizzazione dei mercati.
L'azione di Marchionne, se pur contenuta dai lacci e lacciuoli della normativa esistente, è in grado di scardinare il sistema: tornare alla regola per cui "chi lavora guadagna;  più e meglio si lavora più si guadagna" è talmente cosa di buon senso che solo gli interessi di bottega dei sindacati, e la tutela dell'ozio dei fannulloni, possono contestare.
La FIAT fa i conti, e se li fa bene non ha alternative alla convenienza produttiva.
E' una FIAT diversa da quella di Agnelli: quella era un ammortizzatore sociale, questa è un'azienda che vuole competere e vincere.
Il Paese, al contrario, non fa i conti, aggrappato al sogno socialista della tutela ad ogni costo, delle garanzie preconcette, salvo poi risvegliarsi in autunno e scoprire che non ci sono più denari per pagare i servizi sociali, che la festa è finita, che bisogna battagliare per conquistare ciò che fino a ieri si dava per scontato.
Che bisogna saper fare e saper fare meglio per potersi candidare a un impiego.
Che non basta un "pezzo di carta" ottenuto in un laureificio per pretendere retribuzioni.
Che far muovere i treni costa, che Trenitalia non fa beneficienza ai pendolari e il biglietto va pagato.
Che gli asili costano, la salute è cara, la sicurezza ha un prezzo, l'acqua è oro blu, il riscaldamento è un lusso, il telefonino è peggio del mutuo.
L'azione di Marchionne porta il primo nodo al pettine dell'economia.
Altri, in rapida successione, stanno per presentarsi modificando la struttura dei consumi, dello stile di vita, di pensiero.
Forse arriverà una ventata di consapevolezza, forse continueremo a danzare sul Titanic.
Ma i nodi, inevitabilmente, incontrano il pettine.
 

lunedì 26 luglio 2010

L' IMBROGLIO AFGHANO: siamo alleati o complici ?

Wikileaks ha pubblicato oltre 90 mila files riservati che raccontano l'ennesimo fallimento americano: un fallimento prima di tutto strategico, poi tattico.
L'ultimo fallimento in ordine di tempo dopo Vietnam, Iran, Grenada, Nicaragua, Somalia, Yemen, Kuwait, Iraq.
Dopo la guerra in Corea gli USa hanno conosciuto una sola amministrazione capace di risultati: fu quella di Reagan, favorita dal contesto storico e dall'azione vaticana, che vide sbriciolarsi il nemico storico, l'Unione Sovietica, senza dover neppure lanciare una granata.
Forse fu un caso, forse una botta di fortuna, fatto sta che in nessun'altra operazione geo-strategica gli USA hanno saputo sviluppare una qualsivoglia credibilità.
La nemesi degli USA è quella di coltivare e finanziare quelli che domani saranno i propri nemici.
E' accaduto in Yugoslavia, in Somalia, in Iraq, in Afghanistan, con una tale monotonia ciclica da risultare quasi un tormentone storico dell'ultimo mezzo secolo.
Da tempo il sub continente latino americano si è staccato dall'abbraccio della dottrina Monroe, fino a risultare praticamente fuori da ogni controllo, con tensioni pericolose e piccole guerre nascoste in corso tra Venezuela, Colombia, Ecuador e Perù.
Il Messico sempre più assediato, se non controllato, dai narco trafficanti, unici a rendere ricca e cosmopolita Miami-Florida.
Gli USA hanno voluto la fine dei due blocchi, nella convinzione di ottenere il monopolio. Si sono ritrovati con un mondo plurimo e incontrollabile.
Discutere oggi la politica strategica degli USA è importante per chi come noi, in un occidente figlio di un dio minore, deve definire la propria identità storica.
Partecipare la via americana al non-consenso non è, a mio avviso, un buon progetto.
Alleati sì, complici no.
Su questo dobbiamo fare alcune considerazioni.
Per maggiori dettagli :

 

domenica 25 luglio 2010

thank you Bombay !

Il Ministro per le Risorse Umane e lo Sviluppo indiano Kapil Sibal ha presentato nei giorni scorsi a Bombay il prototipo di un LapTop molto simile all'Ipad.
Caratteristiche del nuovo Tablet Touchscreen:
peso 1,5 kg
sistema operativo Linux
funzionamento a Energia Solare
Connessione wi-fi
Costo 35 dollari che potrà scendere a 25 grazie agli incentivi statali.
Il Tablet è stato studiato per favorire l'alfabetizzazione informatica nelle aree povere del sub continente indiano.
Ma le caratteristiche del prototipo sono tali da rivoluzionare completamente il sistema informatico e telematico mondiale mndando in pensione gli attuali oligopoli del settore.
Mentre da noi si tagliano i fondi per la ricerca altri usano la testa.
Mentre da noi si resiste al cambiamento altri innovano e progrediscono.
Una lectio magitralis per l'Italia e l'Europa.
Thank you, Bombay !

venerdì 23 luglio 2010

Spettabile Alta Corte dell'Aia

Spettabile Corte,
mi rivolgo a Voi in cerca di giustizia.
Da troppo tempo assisto alle criminose imprese di un'organizzazione articolata e complessa che infiniti lutti ha addotto al mondo.
Sì, lo so: Voi vi occupate del presente, di piccole stragi, di guerre locali, di massacri limitati.
Io Vi parlo di un massacro storico, sia di corpi che di spiriti.
L'organizzazione di cui chiedo la messa in accusa presenta caratteristiche articolate, che Vi elenco di seguito:
1) presidia territorialmente mezzo mondo, spesso sostituendo il potere statale nel controllo del territorio
2) è fondata su riti iniziatici misterici e mistici, senza alcun fondamento di realtà
3) opera violenza psicologica sui minori, seminando paure e fobie, impedendo una sana crescita emotiva
4) minaccia con atroci sofferenze eterne l'agire quotidiano delle persone
5) coercisce la buona fede degli umili con promesse non mantenibili
6) viola la libertà di pensiero, di ricerca, di espressione
7) è storicamente responsabile di massacri di oppositori e di resistenti al suo potere, con decine di migliaia di vittime
8) è storicamente responsabile di invasioni e di guerre
9) opera costantemente azioni di evasione fiscale e riciclaggio
10) acquisisce capitali attraverso la minaccia di pene eterne
11) interviene con il suo potere economico e coercitivo nelle scelte politiche dei governi nazionali
 
Spettabile Corte,
se l'organizzazione di cui scrivo non si ammantasse di sacralità sarebbe a tutti gli effetti considerata un'organizzazione mafiosa, un'associazione per delinquere, con decine di capi di imputazione.
Ma la sacralità, spettabile Corte, non è attribuita, bensì auto conferita dall'organizzazione medesima, cosa che getta ulteriori ombre sull'organizzazione stessa.
Chiedo pertanto il Vostro intervento, il ripristino della Giustizia, il ritorno alle leggi dell'Uomo.
 
Distinti ossequi

giovedì 22 luglio 2010

PSICHE, FOTO & LIBERTA'

Wilhelm Reich, psichiatra austriaco di scuola freudiana, negli anni '40 scrisse un libro rivoluzionario del titolo "la funzione dell'orgasmo".
Rappresentava la sua teoria parlando di "orgone", energia del movimento, definendo l'orgasmo come un momento di liberazione dell'energia in eccesso.
Diceva molto altro, il libro è di circa 500 pagine, e fu uno dei testi che portai a psicologia 2, esame che sostenni con Fornari, allora presidente della società psicologi italiani.
Con Reich condivido la data di nascita (24 marzo), le posizioni in materia di religione e il non riconoscimento dell'autorità giudiziaria, in quanto a-morale e portatrice di interessi di parte, non del bene collettivo.
Ora mi pare che nel campo della fotografia si debba  parlare non di "funzione" ma  di "finzione dell'orgasmo".
Migliaia di scatti, più o meno riusciti, "rappresentano" o vorrebbero rappresentare l'estasi, e di solito lo fanno con espressioni gelide, con imitazioni degli stereotipi, brutte copie di atteggiamenti, quasi che
a) o nessuno sa interpretare bene
b) o nessuno sa che faccia ha durante l'orgasmo
c) o nessuno ha mai consapevolmente avuto un orgasmo
La cosa mi sconcerta.
Viviamo in un mondo che dell'immagine fa la propria ragion d'essere, ma quasi sempre siamo circondati da icone  truccate, da comunicati stampa spacciati per notizia, da una pornografia che recita l'amplesso senza viverlo, come atto meccanico, che banalizza l'anima ben più del corpo.
Ora bisogna intendersi su ciò che vogliamo definire per Arte.
L'arte può essere pura rappresentazione del reale o reinterpretazione del reale.
L'arte può essere materia o immagine.
L'arte è descrittiva e oggettiva o l'arte è visione soggettiva più o meno condivisibile ?
L'arte è per l'artista o l'arte trova conferma solo se esiste un osservatore ?
L'arte è tecnica applicata o emozione  partecipativa ?
Domande, domande, domande.
Proviamo a cercare qualche risposta.
L'arte non può separarsi dall'esperienza. Può reinventarla, interpretarla, stravolgerla, sublimarla.
In ogni caso deve creare emozione nell'osservatore.
Se non crea una qualsiasi emozione non è arte.
Ho passato ore attonito davanti al bambino sul cavallo di Fidia; non faccio caso al cavallino rampante di Ferrari.
E torniamo al nostro mondo fotografico.
Scorro decine di portfolii, e non provo nessuna emozione.
E da cosa dipende l'assenza dell'emozione, di pathos; la noia che coglie sfogliando portfolii. Dall'abitudine ? eh no...
L'arte non provoca noia da consuetudine: l'arte emoziona sempre, anche quando guardi la stessa opera per la millesima volta.
Magari di meno, ma emoziona.
Certo, dirai, il ventaglio delle emozioni possibili è praticamente infinito, il rapporto che l'osservatore ha con l'arte passa inevitabilmente dall'esperienza dell'osservatore, che filtra, decodifica, ricompone, secondo il proprio linguaggio mentale e culturale. Bene.
Allora perché mai davanti alle fotografie che guardo non provo alcuna emozione ?
Forse perché il mio personale bagaglio esperienziale è superiore a quello medio ? Può darsi, ma non basta.
Forse perché ciò che osservo è banale ? Più probabile.
Allora per produrre arte bisogna uscire dalla banalità ? Possibile.
La realtà è banale ? Quasi mai.
Pensa alle foto di Cartier Bresson, di Barengo Gardin: attimi di realtà immersi nell'emozione, catturati al volo, senza applicativi tecnici superflui.
Pensa ai ritratti di Snowdon, capaci di far emergere lo spirito o il carattere del soggetto.
I Premi Pulitzer si vincono intercettando l'attimo in cui la realtà è cruda e nel contempo rappresentativa delle emozioni, sapendo che l'emozione delle emozioni, la molla di tutta l'evoluzione, è la paura,  seguita a breve distanza dalla pulsione di tutte le pulsioni, la riproduzione sessuale.
Hai mai notato, nella tua esperienza, l'espressione del partner al culmine del piacere ? Spesso assomiglia alla sofferenza.
Esiste un legame prepotente tra il piacere e la sofferenza, un legame di parentela, i due estremi che insieme definiscono l'intero, l'incontro tra Yin e Yang.
Domanda di controllo: hai mai avuto un partner che sia scoppiato a ridere mentre raggiungeva l'orgasmo ? Se sì presentamelo, è una vera rarità.
E hai mai notato come dopo l'orgasmo, o durante il piacere,  i lineamenti si distendono, il viso sembra perdere anni?
Ecco quello che manca nelle fotografie che osservo oggi: manca l'osservazione della realtà.
Manca ciò che nel reale appare come più evidente.
Paura, sofferenza, piacere, estasi non sono parole, ma espressioni intere del soggetto: il corpo intero ne è partecipe; la falsa mimica, l'imitazione è immondizia concettuale.
Metodo Stanislavsky ! Essere il proprio ruolo. Non recitare, ma diventare. Non interpretare, ma essere.
Marlon Brando, Paul Newman, Robert De Niro, Al Pacino hanno seguito quella scuola (durissima, tempi lunghi, iper selettiva).
Gli altri recitano: stanno di fronte a questi mostri come una filodrammatica di provincia comparata alla Compagnia Stabile di Shakespeare.
Nei prossimi mesi lavorerò sui due binomi: sofferenza/paura vs. piacere/estasi, alla ricerca della pura emozione.
Sarà dura, difficile, complicata.
Bisogna superare tutte le soglie limitative e limitanti della personalità, a partire da quella del pudore, quel cemento secco che trattiene l'emozione generando demoni.
Bisogna lavorare su di sé, definire la propria libertà, svincolarsi dall'appreso per far emergere il proprio vero io.
Bisogna abolire l'ipocrisia, il coformismo, il compromesso, la mediazione.
Bisogna fare e rifare le stesse cose, fino a che lo stucco che copre il vero si sia completamente sgretolato.
Bisogna risalire agli archetipi emozionali, alla radice, al nucleo originario.
E osservare i cambiamenti, i miglioramenti che si registrano ad ogni passo.
Una domanda Zen chiede "sai descrivere il tuo viso prima di nascere?".
E' una domanda che mette i brividi, perché inevitabilmente la risposta immediata è no.
Un no che si estende al proprio io originale, accartocciato sotto montagne di macerie sedimentate dall'educazione, dai ruoli, sostitutivi dell'essere.
Trovare il proprio io, lo spirito originario, l'essenza di sé è' un percorso affascinante, raggiungere una vetta avendo vinto le vertigini, scoprire un tesoro sommerso, un nuovo continente che c'era da sempre, ma non si osava scoprirlo.
Con il che avrò definito il mio percorso.
 

POLITICALLY SCORRECT

Nel non lontano 1975 frequentavo l'indirizzo psicologico della facoltà di filosofia a Milano.
Tra le varie teorie la psicologia di allora definiva l'omosessualità come una devianza, come una malattia.
Pochi giorni fa un Sindaco di una cittadina veneta, sconvolta da un esagerato fenomeno di prostituzione omosessuale "open air" lungo il Piave, ha candidamente affermato che "sono malati e bisogna aiutarli a curarsi".
Apriti cielo ! le cataratte del politically correct si sono spalancate, con un diluvio di giulebbe sul povero sindaco, colpevole di avere detto la verità.
Perché la verità non va più di moda. La verità è politicamente scorretta. La verità non garantisce voti.
Quindi tutta la mia solidarietà al sindaco, e la dovuta compassione ai malati.
Tra i miei amici c'è chi sostiene che l'attuale, consistente sviluppo dell'omosessualità sia una forma che la natura ha intrapreso per ridurre lapopolzione umana sul pianeta, come succede anche tra i ranocchi e in altre specie, in cui la sessualità è strettamente legata alle condizioni ambientali.
E' una teoria, che fa pensare ad un pianeta vivente che "pesa" gli equilibri e interviene a riportare ordine tra le specie.
Potremmo allora dire che la natura è la madre suggeritrice della pornografia online, che riduce la ricerca dell'accoppiamento e favorisce la dispersione onanistica del seme maschile. In entrambi i casi si ottiene una riduzione delle copule eterosessuali a fini, o con esiti, riproduttivi.
Nessuno, ovviamente, potrebbe mai sostenere questa seconda tesi, mentre la prima ha un nucleo di possibilità.
Perchè l'omosessualità, ci piaccia o no, è devianza rispetto alla pulsione naturale che prima che sessuale è necessità riproduttiva.
 

lunedì 19 luglio 2010

CASTITA' NON VUOL DIRE ASTINENZA

L'Amore, si sa, è indefinibile.
Dell'Amore conosciamo gli attributi possibili: il bene dell'altro, il desiderio, il rispetto, il crescere insieme, la conoscenza reciproca, la passione, la voluttà, il sentimento. C'è l'Amore per l'altro da sé, c'è l'amore per sé, c'è quello patrio e quello filiale, quello materno e quello di dio.
L'Amore, insomma, è una coperta che ognuno può trarre a sé.
Il desiderio si presenta congiuntamente al bisogno di appartenenza, alla necessità di essere riconosciuto come individuo da parte degli altri.
L'Amore è, filosoficamente, un processo ontologico, che riguarda più se stessi che l'altro da sé, e questo Amore introspettivo assume spesso tonalità egoistiche, egotiche, che traducono l'amore - con la a minuscola - in possesso dell'oggetto amato
Ma l'Amore è scambio, conoscenza reciproca, crescita personale attraverso lo scambio, la relazione, la consapevolezza dell'unione di due metà che formano un Unico.
Nel tempo storico molte parole si sono spese, e molta confusione si è creata, spesso volutamente, sul concetto di Castità.
Castità non significa Astinenza, sono concetti diversi, espressi da parole diverse, lontane persino nel significato profondo.
Castità è ordine mentale, è consapevolezza, valutazione dell'atto come conoscenza di sé e dell'altro, di sè mediante l'altro.
Nell'amore odierno, confuso con la pura sessualità egotica, banalizzato nella funzione liberatoria dell'orgasmo, non c'è castità.
Ma possiamo trovare Castità nell'amplesso consapevole, nello scambio delle emozioni, nel congiugimento fisico e mentale, nella fusione di corpi-menti in un unico corpo-mente.
E questo non significa affatto l'astinenza, né esclude dall'esperienza, paradossalmente, la molteplicità dei rapporti.
Come nella perenne ciclicità di Yin e Yian  gli opposti si ricongiungono per comporre l'intero, come nel comportamento delle particelle subatomiche che continuamente si incontrano, si congiungono, si rilasciano per ricomporsi con altre particelle, così l'Amore non pone un pregiudizio quantitativo.
Pone però un valore morale, determinato dalla consapevolezza, dal piacere del donare e del ricevere, dallo scambio consenziente e maturo, dall'esperienza tesa al miglioramento delle conoscenza di sè, dell'altro, di sé attraverso l'altro.
L'Astinenza è la negazione di sé, è la divisione platonica e cartesiana della mente dal corpo, dove la mente annichilisce se stessa frustrando la pulsione del corpo.
E' perversione, è dolore, è sofferenza, che nulla dona alla conoscenza, nulla alla consapevolezza, nulla alla reciprocità.
Ciò che non è scambio, ciò che non è reciproco, ciò che è banalizzato e non consapevole, ciò che è egoismo, come l'astinenza, non rientra nell'Amore.
 
 

sabato 17 luglio 2010

BRONCIOSAURUS PARK

Mia moglie è tornata a vivere negli USA dove la crisi morde ma le opportunità non mancano.
I figli dei miei migliori amici lavorano da tempo all'estero, chi a Londra, chi a Singapore, chi negli Emirati.
I miei allievi confidano in Erasmus, ma sanno che in confronto ai loro colleghi scontano notevoli deficit di competenza.
Mi ostino a restare, per amore, non per opportunità.
Un vecchio amore per un paese che non c'è più, come quando si ama il ricordo di un amore, indipendente dall'amore stesso.
Questo è un paese vecchio, di vecchi, per vecchi.
Un paese che teme il nuovo, il cambiamento, anche solo l'innovazione.
Un paese che si guarda l'ombelico, che spaccia il passato per gloria futura, sapesse almeno copiare il passato.
Un paese mediocre, banale, di sottoculture e battutacce grevi, di interessi privati, di scambi e intrallazzi.
Un paese di ignoranza estesa, sgrammaticato, refrattario alla geografia, alle lingue, alle scienze.
Un paese che non accoglie, non sorride, non invita
Che ha smarrito l'ironia, la commedia, l'indirizzo dell'allegria.
Che ha paura della fantasia.
Un paese col muso lungo, un paese che mugugna ma non urla.
Bronciosaurus Park.
 
 

giovedì 15 luglio 2010

I Giorni della Civetta

 
Sciascia non era certamente un ingenuo.
Raccontava una Sicilia in cui nelle piazze, agli occhi del mondo, si riunivano piccoli o grandi comitati di affari, spietati e avidi.
La collusione raccontata da Sciascia non era quella dei film d'azione, ma una collusione ambigua, sottile, strisciante, più penetrante e pericolosa.
Certo non basta essere siciliani come Dell'Utri o Cuffaro per essere mafiosi .
Non basta che i partiti di Dell'Utri e Cuffaro ottengano la maggioranza dei voti in Sicilia per ipotizzare un sistema di voto di scambio.
Non basta essere originari di Casal di Principe, come Cosentino, per essere collusi con il clan dei casalesi.
Non basta essere costruttori che incassano appalti milionari dalla Protezione Civile per parlare di "Cricca".
Non basta essere mediatori che propongono, suggeriscono o impongono giudici fino al CSM per parlare di Loggia.
Non basta essere presidenti della regione più ricca d'Italia per sostenere che il proprio movimento di riferimento ha una posizione eccessivamente dominante nella sanità, nella scuola privata e nell'edilizia nella stessa regione.
Non basta, da presidente della stessa regione, volere acquistare i terreni dove si progetta l' Expo per ipotizzare un interesse privato in atto d'ufficio.
Non basta che troppi subappalti dell'Expo siano finiti ad aziende di dubbia onestà e trasparenza, a volte di origine calabrese, per parlare di 'ndrangheta.
Non basta che a fronte dei troppi subappalti a Milano il partito del presidente acquisisca la maggioranza in calabria per sostenere un rapporto di compiacenza.
Non basta che in pochi giorni si risolva il gigantesco problema dei rifiuti a Napoli per sostenere un rapporto preferenziale con chi "gestisce" il business della monnezza.
Non basta che a fronte della soluzione del problema monnezza un partito acquisisca la maggioranza nella stessa regione.
Non basta che il coordinatore regionale faccia spiare il presidente regionale del suo stesso partito per parlare di gestione quanto meno sospetta.
Non basta che venga nominato ministro di non-so-che uno che ha cercato di taroccare la vendita di una banca per dire che gli si vuole parare le spalle.
Non basta che venga nominato vice-ministro dell'economia uno con quattro richieste di arresto sul gobbo per dire che lo si vuole coprire.
Non basta che un coordinatore del partito di maggioranza faccia soldi con l'eolico in Sardegna per dire che esiste una combriccola di affaristi.
Non basta che un ministro non sappia quanto costa il suo appartamento romano per dire che "do ut des" è sempre cosa buona e giusta.
Non basta avere un fratello che commercia in decoder per pensare che la digitalizzazione televisiva sia una manovra all'incasso.
Non basta avere una banca e farci transitare le operazioni postali per pensare a una bieca operazione speculativa.
Non basta... però aiuta !

martedì 13 luglio 2010

MIGRAZIONI

Sono nato in un Paese europeo
dal promettente avvenire;
cresciuto in una Nazione di cultura mediterranea
tra affaristi e amici degli amici;
temo che morirò in uno Stato Africano
governato da un tracotante imperatore.
Eppure non mi sono mai mosso.

lunedì 12 luglio 2010

old scratch

ciao a tutte,
ho pubblicato su FB un po' di miei vecchi scatti... niente di che, scattati con una yashika f2 che oggi farebbe ridere i polli.
se vi va date un'occhiata...
buon giretto !
gil
 
 
 
 
Gilberto Borzini
tel. cell 3315257672
http://paroladiborz.blogspot.com

sabato 10 luglio 2010

SILVIO, VAI A CASA !!!

Questa è la classica goccia che fa traboccare il vaso.
Un primo ministro di un qualsiasi paese democratico non può permettersi di dire che "la libertà di stampa non è un valore assoluto".
La libertà di stampa, di espressione, di pensiero e di opinione sono valori assoluti.
Punto.
A casa, e di corsa, chi afferma il contrario.

MALEDETTO CARTESIO !

"Quando la mente è turbata, si produce il molteplice, ma il molteplice scompare quando la mente si acquieta"
(Asvaghosa - il risveglio della fede)
 
Cartesio, si sa, ha separato la mente (res cogitans) dalla materia (res extensa). L'occidente ha fatto suo questo principio traducendo la propria interpretazione del mondo come meccanicista e la visione dell'uomo come una coscienza ospite -  più o meno gradita - di un corpo-macchina.
Da qui si è ulteriormente prodotta una vasta serie di suddivisioni degli individui, così come dei propri organi, per competenza, attività, capacità, sviluppando una serie di conflitti difficilmente governabili conseguenti alle "categorie" gerarchicamente impostate.
Ancora, la frammentazione dell'uomo e la distanza meccanica dal mondo esperienziale fa sì che l'individuo si viva come avulso dall'ambiente, sentimento alla base dell'incuria, del non rispetto, dello sfruttamento delle risorse.
Nella filosofia buddhista la nostra tendenza a dividere il mondo percepito è chiamata vidya, ovvero ignoranza, ed è considerato uno stato di turbamento mentale.
La concezione del mondo, nelle filosofie orientali, è dinamica e fluida: il tempo e il mutamento ne sono parte essenziale e le forze che causano la dinamica sono proprietà intrinseche della materia, non agenti esterni o volontà metafisiche.
Corrispondentemente l'immagine orientale della divinità non è quella, tipicamente occidentale,di un sovrano che dirige il mondo, ma quella di un principio che muove ogni cosa.
 
"Colui che risiedendo in tutti gli esseri
da tutti gli esseri è diverso
lui che tutti gi esseri non conoscono
per il quale tutti gli esseri sono corpo
lui che governa all'interno di tutti gli esseri
questi è il tuo atman
l'ultimo reggente
l'immortale"
(Brhad-aranyaka-upanisad)
 
Solo cambiando prospettiva culturale l'occidente può evitare di auto distruggersi.

mercoledì 7 luglio 2010

beh, dciamo che mi sento così ....

 

GHE PENSI MI' !

 
Era il 1974. Renato Pozzetto  incideva un 45 giri che parlava di "quel pirla di un Silvio", una risposta meneghina all'imperante provocatorietà degli Squallor, celeberrimo gruppo musicale dall'eterosessualità partenopea dirompente.
Quel pirla di un Silvio era un "bauscia" a tutto tondo, un cacciaballe impenitente, un arruffatore di amici che alla fine non combinava niente ma che sapeva intortare le gente.
Non so se vi sia più traccia di  quel disco, che era un recitato e nemmeno un gran che dal punto di vista artistico, ma varrebbe la pena riesumarlo.
Quello che normalmente dei milanesi infastidisce le altre italiche etnie era tutto riassunto in quei tre minuti di ascolto.
Noi sì che lavoriamo, gli altri parlano solo; noi sì che sappiamo fare le cose bene; faremo questo e quello, e anche di più; milanesi col cuore in mano e generosi, mica gretti e chiusi come gli altri; romani e meridionali lavativi e fannulloni; il milanese intrattenitore a tavola, il milanese che canta e fa baldoria, il milanese che apprezza le belle donne, il cumenda con le amanti da esibire, il milanese che "ghe pensi mi", sono solo alcuni degli stereotipi più noti.
E quel pirla di un Silvio le rappresentava senza lasciarsene sfuggire una.
Ma aveva un paio di difetti:  non rispettava le promesse e raggirava gli amici, come l'altro milanese, l'Armando, cantato da Jannacci.
Tra i due 45 giri il finale era diverso: quel pirla di un Silvio era coperto da una raffica di insulti, mentre l'Armando veniva scaraventato giù dalla macchina in corsa.
A volte alcune canzoni nascondono tracce di  verità. Altre hanno un che di profetico. Meglio non sottovalutarle.
 

martedì 6 luglio 2010

DA RIN-TIN-TIN AD AL QAEDA

L' Europa che non sa farsi Unione Europea si trova al centro di una potentissima tenaglia dii interessi contrapposti: una tenaglia in grado di stritolare l'Europa qualora questa non decida a conformarsi politicamente, operando precise scelte strategiche.
Al di là dei giochi di prestigio di alcuni capi di Governo europei che ad ogni passo sottolineano la propria amicizia con altri grandi capi tra di loro agguerriti nemici, in un tormentone di opportunismo a volte ributtante, bene, al di là di ciò esistono fronti e schieramenti per nulla in vena di diplomazia.
Il recentissimo distacco tra Israele e Turchia, con soppressione dei diritti di volo agli aerei di Tel Aviv decisa da Ankara, rappresenta solo un ennesimo giro di boa di un'escalation nata con Reagan (scudo stellare), proseguita con Bush padre (scudo stellare con base in Polonia e Repubblica Ceka, più Guerra del Golfo), sviluppata da Bush figlio (scudo stellare ampliato ad Ukraina, accordo con Cecenia e Georgia contro Mosca, pressioni sulla Bielorussia, guerra in Iraq e in Afghanistan) a cui Mosca e Teheran non potevano guardare senza sentirsi tirate per la giacca.
Teheran, cosciente del fatto che un arsenale militare nucleare rappresenta un ottimo deterrente verso le aggressioni esterne, si è precipitata a costruire la sua "stranamore", con il sollecito aiuto di Mosca e la benedizione di Pechino.
Secondo gli standard della comunicazione mediatica occidentale sembra che gli americani siano sempre il " 7° cavalleggeri" che soccorre gli indifesi passeggeri della carrozza assalita dagli indiani. Salvo poi scoprire, vent'anni dopo Rin-Tin-Tin, che gli indiani avevano delle ottime ragioni per difendere i propri territori e che ai vari generali Custer ha dato ragione l'economia, non la storia.
Ma torniamo in tema.
In altri secoli, nel mediterraneo, cristiani, musulmani ed ebrei hanno convissuto pacificamente quando non fraternamente.
I pasticci sono iniziati quando uno dei tre, generalmente i cristiani, ha cercato di assumere il comando delle situazioni, il potere, l'economia.
Siviglia, Grenada, Malaga e Palermo testimoniano con abbondanza di particolari suggestivi quei periodi di tolleranza reciproca.
Insomma: quando i cristiani si mettono a giocare ai cow-boy scoppia sempre un pasticciaccio brutto.
E i cristiani giocano ai cow-boy esclusivamente per conquistare terre e ricchezze, costruire ferrovie utili alla loro espansione spacciandole per "progresso", con una particolare riottosità nei confronti delle culture locali e, naturalmente, delle etnie che ne sono portatrici.
Al Qaeda nasce supportata dagli USA per contrastare l'invasione sovietica dell'Afghanistan, ma, una volta cacciati i sovietici, reagisce alla presenza (o al tentativo di predominio) degli stessi USA. In questa chiave di lettura Al Qaeda è una forma di resistenza? Può darsi, salvo che gli altri, gli invasori, da che mondo è mondo chiamano i resistenti con lo spregiativo termine di "terroristi".
Per raffreddare la situazione medio-orientale bisogna, probabilmente, cambiare prospettiva, e con quella il punto di vista.
Mentre a Tel Aviv si continua a gestire la politica come si faceva a Fort Alamo, il distacco tra Ankara e Tel Aviv consente di immaginare Ankara come ponte del dialogo tra un' Unione Europea laica e tollerante ed un mondo islamico orgoglioso delle proprie peculiarità, e per nulla interessato a cedere le proprie risorse ai cow-boys.
Per farlo è necessario disporre di una politica comunitaria non legata mani&piedi a Washington, ma capace di autonomia, dialogo e rispetto reciproco con tutte le Potenze (USA, Russia, Cina e Califfato in primis).
Diversamente le Potenze punteranno sull' Europa come territorio di conquista, pronte a dilaniare l'Unione pur di favorire i propri specifici interessi.
 

domenica 4 luglio 2010

PRESENZE

a volte vengono
a cercarmi luoghi, persone
episodi, sorrisi o parole
che il tempo ha evaporato
come fantasmi che altri
temono
o chiamano nostalgia;
io li amo tutti
e sono grato alle presenze
che tornano vive dietro
occhi stanchi
 

ieri, oggi, domani

ieri
miliardi di pixel senza
memoria
oggi
miliardi di parole spese
per riempire
il vuoto
domani
una nuova resurrezione

020710

Adesso
che la curva del passato si confonde
all'orizzonte
e il futuro incontra il cielo
poco dopo queste colline
adesso
che ho vagato ed esplorato rincorrendo
l'ignoto
o un sogno non mio
adesso
so di avere amato solo
le cose
che non cercavo

venerdì 2 luglio 2010

POLIS TEKNE' : QUALE DESTRA ?

Politica deriva dal greco Polis tekne, e significa "metodo di gestione degli interessi generali della collettività".
Partitica deriva dal latino Pars-partis e significa "schieramento, gruppo di interesse".
Il guaio dell'Italia odierna è che esiste troppa partitica e troppa poca politica.
Ma anche all'interno degli schieramenti "geograficamente individuati" - destra e sinistra - esistono visioni della politica diametralmente opposte.
Una rimanda all'idealismo socialista, l'altra al liberismo.
Per la prima il ruolo centrale della vita collettiva è rappresentato dallo Stato e, di conseguenza, dalle sue Istituzioni che includono immensi centri di potere non-elettivo (magistratura, forze dell'ordine, esercito, burocrazia).
Lo Stato è, per la destra sociale, prevalente rispetto al cittadino, così come lo è per gli altri schieramenti che a quell'idealismo socialista fanno riferimento.
Per la destra liberale, figlia dell'Illuminismo francese, il Cittadino è al centro del sistema, e l'organizzazione statuale deve semplicemente rappresentare il sistema, l'organizzazione, l'ordinamento, derivante da un diritto civile consensualmente determinato tra i cittadini.
La differenza è strutturale, immensa e per nulla secondaria.
Ovvio pertanto che tra Gianfranco Fini, rappresentante della destra sociale italiana per antonomasia, e i catto-socialisti del PD, Presidente Napolitano incluso, possa esistere maggiore affinità che tra lo stesso Fini e Berlusconi, leader di un liberismo a volte eccessivamente darwiniano.
E' però fondamentale sottolineare che in democrazia vince la maggioranza e che la maggioranza degli italiani da quindici anni sostiene il concetto liberale di Berlusconi, forse dando più fiducia al modello che alla persona.
Gli italiani, esclusi quelli che fanno parte della "burocrazia statalista" che gestisce, non eletta da alcuno, il potere, desiderano uno Stato snello, non interventista, insomma un "coordinatore intelligente" più che un "amministratore con pieni poteri".
Su questa già di per sé virulenta competizione, che è competizione politica, si sovrappone l'elemento partitico, che collega a tutti gli schieramenti, nessuno escluso, evidenti gruppi di interesse economico.
E siccome noi italiani siamo "mafiosi" nel DNA, ovvero siamo sempre pronti  a favorire (nell'ordine) i famigliari, le amanti, gli amici, i soci, gli alleati e, di conseguenza, l'idea di un appalto o di un concorso trasparente non ci sfiora quasi mai,-  tranne quando perdiamo -  ecco che la partitica prevale rispetto alla politica.
Unico elemento certo è che così, con un equilibrio da guerra fredda tra i due concetti politici, non si va da nessuna parte.
E per chi si ritiene "di destra" scegliere a quale destra fare riferimento può addirittura rivelarsi imbarazzante, tanto più che l'elettore ha recentemente perso la possibilità di scelta del candidato. Con grande gioia di tutte, ma proprio tutte, le segreterie partitiche.