mercoledì 20 luglio 2011

Rebecca & Tronchetti

Lo scandalo delle intercettazioni operate dal pianeta editoriale di Rupert Murdoch è giunto, pare, alla svolta finale: il tycoon australiano ha recitato un sentito (?) "mea culpa",  qualche testa è saltata tra Scotland Yard e Downing Street, il premier Cameroon ha fatto la sua comparsata alla camera bassa.  Se non altro la questione è stata pubblicamente dibattuta prima di finire, come d'uso, sotto il tappeto buono della sala dei ricevimenti insieme con gli altri peccati del potere.

Da noi, in italietta, c'è stato uno scandalo dalle medesime proporzioni: la Telecom di Tronchetti Provera intercettava circa 5mila utenze. Misteriosa la morte di Tavaroli, responsabile della sicurezza Telecom ai tempi delle intercettazioni. Un processo avviato nel 2008 di cui si sono perse le tracce, di cui non si sa più nulla.

Se in Inghilterra il "cui prodest" delle intercettazioni appare piuttosto evidente, in Italia la domanda delle domande – cui prodest, appunto – è rimasta inevasa. Strano che il gruppo Telecom abbia strutturato Telecom Media che ha il suo pezzo forte ne La 7, con una fisionomia politica certamente anti governativa. Strano che, come la maggior parte dei misteri italiani, anche di quel processo si sia persa la memoria.
 

martedì 19 luglio 2011

Soluzione Finale

Che i mercati finanziari non reagissero positivamente alla manovra disperata di Tremonti era prevedibile.
D'altra parte salvare capra, cavoli, agnello, lupo e barcaiolo è una manovra impossibile.
La scelta del Governo si rivela per quella che è : mantenere salde le posizioni del grande capitale e affondare i deboli tagliando i sostegni alle famiglie, i sussidi alle categorie protette, senza immaginare un futuro per gli studenti capaci ma non abbienti, per la ricerca, per le famiglie numerose.
Mentre gli scandali si susseguono e le richieste di incriminazione e cattura diventano ogni giorno più ingombranti per i rappresentanti del PDL, a tutti i livelli di governo, nazionale e locale, sul ponte di comando si fa finta di litigare e di avere delle idee.
Calderoli (Lega Nord), già responsabile di una legge elettorale ignobile, propone un'improbabile riforma costituzionale, ben sapendo che i tempi sono tali da rendere la cosa un puro bluff, ideale per tirare a campare.
Casini e Fini rimangono semi addormentati sulla sponda del fiume ad aspettare di veder passare il cadavere politico di Berlusconi, evitando accuratamente di andarlo a stanare e cecchinarlo - politicamente si intende - su questioni come famiglia e norme sul fine vita dignitoso.
Il PD passa in testa nei sondaggi elettorali, fermo restando che il partito di maggioranza è rappresentato da chi non va a votare e dagli indecisi.
Nichi Vendola supera il 7% e SEL diventa il secondo partito della sinistra con cui il PD non può non fare i conti, insieme con l'IDV di DI Petro che sembra essere l'unico ad avere le idee chiare con una piattaforma di proposte di legge popolare a prima vista interessanti e ragionevoli.
Il quadro, quindi, è di confusione totale, di ingovernabilità certa anche nel caso di un cambio di Governo e di assetto istituzionale.
La FIAT di Marchionne usa il ricatto come sistema d'impresa, manifestando ormai chiaramente l'interesse a dismettere l'operatività in Italia.
La Confindustria della Marcegaglia rincorre Marchionne, col benestare di due sindacati su tre (CISL e UIL), che del benessere e del futuro dei lavoratori se ne impippano allegramente.
I negozi chiudono, le piccole imprese liquidano, i lavoratori perdono garanzie e lavoro, lo stato sociale si dissolve.
Non esistono più i poli di interesse strategico nazionale: chimica, cantieristica, siderurgia, bianco, tessile, sono gli ectoplasmi della potenza industriale di neppure un decennio fa.
Un quadro complessivo che fa rimpiangere l' IRI e le politiche industriali democristiane degli anni 50-80.
E i mercati giocano al ribasso con un'altalena di crolli e recuperi minimi da sempre gioco preferito per le vendite allo scoperto.
L'Europa non c'è, imbrigliata dalla burocrazia che è l'unico motivo di esistenza dell'Unione Europea.
Der Spiegel titola "Ciao Bella", con l'Italia illustrata come una gondola alla deriva, che si stacca dalle Alpi e naviga verso l'Africa.
Manca poco all'autunno, quando anche i nodi energetici verranno al pettine e le bollette impazziranno grazie alla stupidità di questo Governo che è riuscito in pochi mesi a giocarsi male l'alleanza strategica dell'ENI in Libia, in Algeria e in Russia.
Col petrolio a 100 dollari (e siamo in estate), l'oro a 1600 dollari, gli interessi sui BOT al 6%, la situazione complessiva non ha che una soluzione: resettare il tutto.
E' palese il fatto che questo "sistema" non regge, non sta in piedi, è una bufala che fa solo gli interessi del capitale speculativo e finanziario in Italia come in Grecia, Spagna, Irlanda, Portogallo, Thailandia, Islanda, Malesia e molti altri Paesi di cui non si parla. La Malesia ha risposto picche al FMI e si è tirata su, l'Islanda ha mandato a quel paese FMI e banche internazionali e sta, lentamente, rinascendo. La Thailandia proverà a rinunciare alle pretese del FMI, governato dalle banche centrali asservite agli interessi della merchant bank Goldman Sachs.
I Paesi europei in difficoltà devono scegliere se restare nell'orbita del FMI (e della BCE sua badante) o ridefinire i modelli di un'economia strutturale, slegata dalla finanza speculativa.
Scelta non facile e certamente non indolore ma unica scelta percorribile per ripartire, rilanciare, sognare un nuovo sviluppo.
 
 
 
gil borz