lunedì 30 agosto 2010

STATO LAICO

Che religione e economia siano legate da un sacro vincolo è cosa nota a chiunque abbia studiato storia e a chi si occupi di geopolitica.
Dai Faraoni egizi in poi il "collante" del sistema economico, il suo sostrato connettivo sociale, è sempre stata la religione, comunque intesa.
I vari tentativi di conquista territoriale di canali e di roccaforti commerciali hanno sempre innalzato lo stendardo della conversione religiosa al credo del nuovo potere.
Fu così per i Babilonesi, gli Ebrei,i Persiani, e a maggior titolo fu così per l'Impero romano dopo Costantino,
Unico modello differente fu l'Impero romano antecedente Costantino, che lasciava libertà di confessione ai popoli conquistati, ma definiva il controllo attraverso uno straordinario presidio militare e fiscale.
Motivazioni fortemente economiche sono alla base della fondazione dell'Islam (acquisire il controllo dei commerci con l'oriente sottraendolo a cristiani ed ebrei, a favore delle carovaniere arabe), delle Crociate cristiane, delle ripetute guerre tra mondi cristiani e islamici.
La religione come collante culturale è stata usata nei colonialismi e imperialismi più recenti dagli americani, con i Peace Corps che anticipano regolarmente l'arrivo delle multinazionali USA nei luoghi di conquista.
Insomma, la religione è un modello applicativo culturale conforme allo schema economico del potere.
Anche per questo nei paesi islamici è forte il divieto di proselitismo per le altre religioni, cosa che nei paesi cristiani è, da pochi decenni, meno imperativa.
Gheddafi lo sa benissimo, ed è ovvio che predichi le meraviglie dell'Islam mentre annette preziose componenti economiche italiane al suo vasto impero economico.
Le grandi religioni, nessuna esclusa, sono state potentissime fino a quando hanno saputo impedire l'analisi diretta dei testi da parte dei credenti.
Il "moloch" cristiano fu assoluto quando i cristiani erano analfabeti e il verbo del signore era interpretato, in esclusiva, dai preti (il "latinorum" manzoniano è una buona conferma)..
Per l'Islam vale la stessa regola: i fedeli pendono dalle labbra dei "maestri", ma ben pochi credenti conoscono l'arabo antico o hanno la sufficiente preparazione culturale per individuare le straordiarie contraddizioni del libro sacro.
In pratica le grandi religioni campano sull'ignoranza e la paura dei fedeli.
Quando l'ignoranza diminuisce le religioni perdono consensi: è un fatto strutturale, statisticamente evidente.
Il grande scontro attualmente in corso, la guerra vera a cui stiamo assistendo, vede da un lato il mondo islamico, con poteri finanziari fortissimi concentrati in oligopoli di natura prevalentemente statalistica (laddove lo stato è determinato dal dominio di un clan prevalente, come in Arabia Suadita o negli emirati), e il mondo occidentale, dove l'economia liberista poggia su basi cristiano-protestanti di impronta anglicana-luterana e calvinista.
In questo gioco il cattolicesimo è, per sua natura e forma, più simile all'impostazione islamica che non all'anglicana-luterana.
Va da sé che ogni "setta" cristiana corrisponde a modalità economico-finanziarie, sviluppatesi nei secoli in Europa e spesso tradotte in sanguinari confronti bellici.
Ora dobbiamo decidere se vogliamo che i nostri valori sociali e il nostro modello economico liberista rimangano tali o no.
Se la risposta è sì abbiamo il dovere morale di respingere il modello islamico.
Se la risposta è no, lasciamoci invadere, lasciamoci convertire e affidiamoci all'inshallah di turno.
In Europa, per ora, solo la Francia, Stato laico per eccellenza, sta agendo coerentemente per conservare le proprie peculiarità e caratteristiche finanziarie, ma la Francia ha un ex impero coloniale da difendere e da sempre è abituata a trattare e a confrontarsi con il mondo islamico.
Gli USA applicano maldestramente le tecniche alla John Wayne: mostrano i muscoli e combinano grossi, irrimediabili pasticci.
L'Europa unita non sa che pesci prendere, stritolata dalla sua pochezza politica interna da un lato e la necessità di capitali freschi e energia dall'altro.
L'UE è come una bella donna caduta in miseria disposta a offrirsi per un matrimonio di convenienza pur di sfamare i suoi figli.
Se crediamo che il nostro modello economico e sociale debba essere mantenuto abbiamo un dovere politico che si attua in pochi passi, che altro non sono che l'applicazione delle regole che l'islam pone ai cristiani nei suoi territori :
1) controllo ferreo degli ingressi nell'ambito UE, con permessi di soggiorno collegati esclusivamente alla disponibilità provata di un lavoro;
2) negazione dei  ricongiungimenti  famigliari;
3) impedimento alla costruzione di luoghi di culto;
4) divieto di matrimoni misti, con perdita della cittadinanza e di tutti i diritti relativi per le donne che si convertono all'Islam;
5) divieto assoluto di azioni di proselitismo;
6) divieto assoluto di mostrare in pubblico elementi e accessori personali riconducibili a contesti religiosi (incluse le catenine con la croce cristiana)
Un'Economia laica e liberista necessita di uno Stato Laico e di una diffusa mentalità laica.
Laicità e religione sono in contrasto netto, così come i mondi culturali, e i relativi modelli, espressi dalle diverse confessioni.
La sopravvivenza del nostro impianto culturale ed economico dipende dalla capacità degli Stati di convertirsi rapidamente al laicismo.
Diversamente dovremo dare ragione entro breve a Gheddafi : l'Europa diverrà ben presto islamica.
E perderemo quel poco di libertà, figlia dell'Illuminismo e del laicismo, che abbiamo saputo conquistare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

lunedì 23 agosto 2010

L ' INESISTENZA DEL TEMPO

Il tempo non esiste. Ognuno crea il suo tempo. Il tempo si misura in chilometri percorsi dalla luce, perchè tempo e luce, tempo e spazio, sono la stessa cosa.
La faccenda si semplifica con le convenzioni: che ora è si domanda in un punto preciso del tempo-spazio, anche perché nello stesso momento, solo qui da noi sulla terra, ci sono 24 ore diverse e quattro stagioni in corso. Ma siamo abituati alle convenzioni, non indaghiamo più a fondo.
Diverso ancora è il tempo-mentale.
I bambini hanno una prospettiva infinita, il loro tempo-mentale è parametrato al tempo-vissuto: per loro cinque anni sono un'eternità, un ragazzo di venti un vecchio.
Il tempo-mentale, quindi, risponde alla formula T = Ti/tv  dove il tempo è uguale al risultato frazionario di tempo ipotizzato diviso tempo vissuto.
Dalla formula deriva il fatto che maggiore è il tempo vissuto  (Tv) minore sarà il risultato, laddove 1 (uno) è quasi sempre un risultato irraggiungibile in vita.
La grafica del tempo-mentale è quindi una curva che tende all'asindoto (da 80 in origine a tendente allo zero ).
La velocità percepita del tempo è coerente con l'accelerazione di un grave posto sulla curva della grafica del tempo-mentale, roba da chilometro lanciato, facilmente calcolabile grazie alle teorie di Newton
Quindi per i bambini il tempo non passa mai, per gli adulti il tempo vola.
Probabilmente la media ponderata dei tempi-mentali di tutti gli esistenti determina il concetto di tempo convenzionale, che è un'illusione banalmente legata alla rotazione sul proprio asse di un consolidato materico orbitante attorno a una stella.
Per resistere all'accelerazione del tempo-mentale bisogna entrare nell'orbita del "durante permanente", evitando con cura concetti fuorvianti come passato e futuro. Dimenticare il passato può anche essere terapeutico, più complesso è non tentare di pianificare il futuro, almeno nella nostra organizzazione sociale.
Per fluire correttamente nel "durante permanente" sarebbe meglio trovare una foresta, una savana, una colonna, un iceberg, ma la globalizzazione ha intaccato i tempi di tutti i continenti, non se ne esce, non ci si salva. Lo stile di vita occidentale non prevede il pensiero del "durante permanente", in nessuna forma.
Ti ricaccia costantemente sul vertiginoso scivolo della grafica del tempo-mentale. Brutta cosa.
Per l'occidente sembra che il tempo sia una quantità costante e determinata, dove chi corre di più trasmuta il tempo in denaro, e dove bisogna correre come pazzi, perchè anche gli altri corrono e rosicchiano il tempo che invece potremmo rosicchiare noi. Un tempo forma-di-formaggio dove vince chi si rimpinza più degli altri.
E poi non sappiamo come "ammazzare" il tempo: nel momento in cui ci troviamo privi di impegni, costrizioni, corse, improvvisamente il tempo appare come una nebbia gelida, un pericoloso vuoto, un nulla, un toast senza farcitura, un panino senza ripieno. Quindi bisogna farcirlo, condirlo, rimpinzarlo, o alla peggio ucciderlo, come si fa con un nemico.
Perchè il tempo è un nemico, un nemico subdolo che non si mostra, ma lascia il segno.
Il tempo, per puro paradosso, non è mai puntuale.
Il tempo è convenzione. Il tempo non esiste. Il tempo siamo noi.
 

IL PRECARIO E IL DELINQUENTE

Mentre Felice Maniero si rifà una vita, con nuovo nome, lavoro e collocazione gentilmente offerti dallo Stato, un suo coetaneo cinquantenne di Palermo fa lo sciopero della fame per uscire dal precariato, viene colto da malore e ricoverato in ospedale.
Due storie, purtroppo non rare, anzi piuttosto comuni.
A Felice Maniero lo Stato riconosce  il merito di essersi pentito e di aver contribuito a sgominare i componenti della sua stessa banda criminale.
Al Precario, che da venticinque (25 !) anni si arrangia con le supplenze, lo stesso Stato non riconosce nulla, se non il diritto alla speranza.
In un Paese di diritto le due storie dovrebbero essere invertite, ma l'Italia non è un Paese di diritto.
In Italia spadroneggiano delinquenze di varia natura, si uccide in strada e in spiaggia, bande di diverso livello di pericolosità si spartiscono il controllo dei quartieri, cosche e cricche intrallazzano per milioni di euro.
E i precari ?
E i piccoli imprenditori suicidi perché massacrati dalla crisi e dalle banche ?
E quelli che devono far ricorso agli usurai ?
E quelli che hanno versato decine di migliaia di euro in contributi senza avere in cambio nulla ?
O quelli che dovranno lavorare fino alla quarta età in cambio di pochi spiccioli di pensione ?
E quelli che stentano ad arrivare a fine mese ?
E quelle giovani coppie che hanno avuto l'ardire di fare figli, e non riescono a far fronte alle spese ?
In un Paese che ricorda sempre più drammaticamente la Colombia occorre farsi una domanda: vale la pena essere onesti ?
Le storie di Felice Maniero e del Precario palermitano ci danno la risposta: no.
Purtroppo no. Non ne vale più la pena.
 

martedì 17 agosto 2010

SUPERBA IDIOZIA

Quelli lì ci avevano detto che volevano liberalizzare. Allora noi li abbiamo votati perchè volevamo un paese più moderno ed efficiente.
Adesso quelli lì fanno chiudere prima i negozi a Milano, tanto i negozi vanno bene, mica c'è da preoccuparsi.
Quelli lì una ne fanno e cento ne pensano. Stanno a farsi gli affaracci loro ma di chi li ha votati se ne fregano.
Non importa se nel resto del mondo gli esercenti possono stare aperti 24 ore al giorno, 7 giorni su 7.
Macchè: quelli lì dicono che devi stare aperto secondo quello che dicono loro, che di commercio capiscono tanto quanto di politica cioè un pisello.
Quelli lì.
Quelli che hanno circondato Milano di centri commerciali e poi ai commercianti li fanno chiudere presto.
Che idiozia !!
Ma andate a lavorare !!!!

domenica 15 agosto 2010

CRACK !

Goldman Sachs, IBM Retirement Plan Trust, Pension Benefit JP Morgan, Grindavik Fund, Cattolica Partecipazioni spa, Societè Generale, Arion Bank, Corporacion Andina de Foment, Abrams capital partner, Banco Popolare s.c. London Branch, Caisse d'Epargne de l'Etat, Raiffeisen Zentralbank, Minnesota State Board of investments, Indonezische overzeese Bank, Caixa Catalunya, Slovak Telekom, Morgan Stanley, Lybian Arab Foreign Investments, Dexia Bank Belgium, First Commercial Bank, Lucent Tecnologies Pension Trust, ING, Banque Havilland, Commercial Bank of China, The Prudential Insurance Company of America, Pioneer funds,  Credit Suisse, State of Oregon, Deutsche Bank, Bayerische Landesbank, The Royal Bank of Scotland, UBS, Sumitomo banking Corporation, Bipiemme vita spa, sono solo alcuni dei 28,167 creditori riconosciuti della banca islandese Kaupthing Bank hf.
Il totale dei crediti riscontrati dall'apposita commissione tenutasi a Reykjavik il 22 gennaio 2010 e presieduta da Feldis Lildja Oskarsdottir è di 7.316.225.878.293 (settemilatrecentosedicimiliardiduecentoventicinquemilioniottocentosettantottomiladuecentonovantatre corone islandesi) pari a  46.898.883.835  euro (quarantaseimiliardiottocentonovantottomilioniottocentottantatremilaottocentotrentacinque) al cambio odierno di 1 euro = 156 ISK.
Poca cosa, se volete, rispetto al fallimento di Lehman Brothers dicharato il 15 settembre 2008 con  debiti bancari per 613 miliardi di dollari, debiti obbligazionari per  155 miliardi e attività per un valore di 639 miliardi (totale 1.407 miliardi di dollari).
Fatto sta che nei due fallimenti i grandi creditori sono in buona parte gli stessi.
Quello che spaventa maggiormente è il "silenzio" mediatico sceso sui due casi.
Un silenzio teso soprattutto a mascherare o a coprire l'effettivo stato di salute dei creditori tra i quali si annovera un consistente stuolo di Fondi Pensione, privati e pubblici.
In pratica i Fondi Pensione hanno perso i fondi, e non potranno assicurare ai loro clienti né le pensioni né i servizi ad esse correlate.
Non sorprende allora che i Governi si siano subito mossi per elevare, anche sensibilmente, l'età pensionabile dei lavoratori appellandosi a statistiche - elaborate da agenzie governative - tese a dimostrare l'aumento delle aspettative di vita.
Nel frattempo la crisi economica continua: l'Italia "cresce" dell'1,4% che, al netto dell'inflazione all'1,7% determina una decrescita dello 0,3%, ovvero stagnazione.
La Cina perde colpi col dimezzamento della crescta del PIL, a causa del diminuito potere d'acquisto dei paesi clienti.
L'aumento della disoccupazione determina la diminuzione delle entrate erariali e dei relativi contributi pensionistici, rinforzando il teorema del non riconoscimento delle pensioni.
Di questo passo potremmo assistere alla rinascita delle "tessere annonarie", ovvero la sostituzione dei contanti con buoni acquisto per i pensionati.
E non è fantapolitica.
 
 
 

BRANCHER, VERDINI E IL SOTTOBOSCO BERLUSCONIANO

Poche settimane fa Aldo Brancher, noto al pubblico per il ruolo avuto nelle scorribande transattive che avevano per oggetto Banca Antonveneta, quisquilia che portò all'arresto di Fiorani (Banca popolare di Lodi) e alle dimissioni di Fazio (Governatore di Bankitalia), diventava ministro di un ministero fantasma.
Indagato e invitato a presentarsi in tribunale, opponeva un ridicolo impedimento istituzionale, dopodichè si presentava in aula dimettendosi, contestualmente, da ministro.
Poche settimane fa Denis Verdini dava i numeri in piazza a Roma (siamo più di un milione ...!) indicando una non indifferente capacità nella manipolazione dei numeri; capacità che oggi Bankitalia gli contesta nella conduzione della Banca di cui è presidente, con una sfilza di malaffari tali da costringere il Ministro Tremonti a commissariare il Credito Cooperativo fiorentino.
Verdini, lo ricordiamo, è il coordinatore del PDL, ovvero colui che sceglie, materialmente, i candidati alle diverse liste elettorali del PDL, il selezionatore dei peones della Camera e del Senato.
Non è passato troppo tempo dallo scandalo che ha coinvolto il Capo della Protezione Civile, relativo agli appalti sospetti per i lavori della Maddalena, e alle sconce affermazioni degli appaltatori per la ricostruzione in Abruzzo, con il solito condimento di  volubili escort.
La memoria è ancora fresca relativamente al caso Giacomo Caliendo, sottosegretario alla Giustizia, incriminato con richiesta di arresto per collusione con la camorra e indagato per le attività di spionaggio operate nei confronti del Presidente della Regione Campania.
L'insipienza dell'opposizione consente a questo governo di sviluppare fenomenali interessi privati ai danni dell'interesse pubblico.
L'apatia dell'opinione pubblica, e una consistente azione di disinformazione costantemente operata dalle TV controllate dal presidente del consiglio, favoriscono il malcostume dilagante.
Il Presidente del Consiglio non può, a meno che non si chiami Bokassa o Pol Pot o Mengistu, affermare che dietro l'azione di Bankitalia ci sono le procure rosse, reiterando un ritornello che suona come un disco rotto.
Bankitalia è un'istituzione essenziale, un pilastro che non può essere ridicolizzato, tanto meno dal presidente del consiglio.
Tanto meno da "questo" presidente del consiglio che, pluri-indagato, pluri-imputato e non sempre scagionato, si permette di affermare che gli altri, non lui, sono colpevoli di interessi privati e corruttele
Emerge con sempre maggior chiarezza un inquietante sottobosco che circonda il governo, fatto da affaristi, speculatori, piccoli manovratori di interessi ai limiti della legalità, da ex piduisti "in pensione", in un quadro che definire allarmante è poca cosa.
I reiterati attacchi al Presidente della Repubblica, i dossier contro il Presidente della Camera, il tentativo di ridicolizzare la Corte Costituzionale, la costante opera di sputtanamento mediatico degli avversari, non possono più essere interpretati come "episodi", ma rappresentano un obiettivo: delegittimare il sistema costituzionale per imporre qualcosa di diverso.
Ma se il "qualcosa di diverso" è la sublimazione della Banda Bassotti, allora è meglio tenerci il sistema così com'è.
 
 

sabato 14 agosto 2010

MANIPOLAZIONE DEL CONSENSO: IL CASO AFGHANISTAN

Un documento della CIA datato 11 marzo 2010 numero 20350303, redatto dalla "red cell" dell'intelligence statunitense, affronta il tema della manipolazione del consenso per fare in modo che l'opinione pubblica europea continui a sostenere le missioni militari in Afghanistan.
Fin qui, si legge, ci si è basati sull'apatia: l'opinione pubblica, distratta o da fattori di politica e di economia interni o da elementi di comunicazione di massa (mondiali di calcio, grandi fratelli, gossip ecc.) potrebbe cambiare atteggiamento se venisse dato troppo peso ai danni che i civili afghani subiscono dalle operazioni militari NATO.
Francia e Germania, in particolare, sono paesi essenziali alla "tenuta" delle operazioni militari in Afghanistan e dove l'opinione pubblica può essere particolarmente ascoltata, ovvero dove una presa di coscienza da parte dell'opinione pubblica potrebbe forzare i governi, di qualsiasi colore politico, ad abbandonare la partita afghana pur di non perdere consensi elettorali, come avvenne per la Spagna di Zapatero.
Il documento evidenzia inoltre come oggi Sarkozy sia in caduta libera in materia di consensi (-30% rispetto allo scorso anno), mentre la cancelliera Merkel in Germania non possa permettersi di rischiare l'esiguo margine di consenso politico sulla questione afghana.
Quindi, prosegue il documento della RedCell CIA, bisogna orientare l'opinione pubblica stimolandone le rispettive ansie, in modo da mantenere se non il supporto, almeno l'apatia in relazione alla guerra afghana.
In Francia si deve paventare un'invasione di rifugiati politici e di profughi, con forte incremento della popolazione islamica sul territorio francese. Perallelamente diffondere l'indignazione determinata da un ritorno del talebani al potere, con le catastrofiche conseguenze sull'educazione e sulla condizione femminile.
In Germania, dove già esiste un dissenso determinato dai costi e dalle motivazioni della missione afghana, il focus della comunicazione dovrà concentrarsi sulla possibile esposizione della Germania, in caso di sconfitta della NATO, al terrorismo e all'incremento del narcotraffico, unito alle dinamiche di immigrazione massiva di rifugiati islamici. Grande enfasi deve essere data agli "scopi umanitari" della missione militare.
Sia in Francia che in Germania va sostenuta l'immagine del presidente americano Obama, capace - secondo l'opinione pubblica europea - di condurre positivamente le relazioni diplomatiche con il mondo islamico nonché di gestire con saggezza la guerra afghana.
L'opinione pubblica europea ha stima e fiducia in Obama, quindi vanno enfatizzate sia la sua figura che le sue affermazioni.
Tutti i media europei, infine, dovranno enfatizzare il ruolo della donna in Afghanistan e l'oppressione che i talebani hanno esercitato sul mondo femminile quando erano al potere, e la paura delle donne di un ritorno al potere dei talebani, in modo da orientare positivamente l'opinione pubblica a sostegno delle azioni militari NATO che "proteggono" le donne e ne assicurano la prossima libertà.
Preferibilmente vanno mandate in onda interviste a donne afghane registrate localmente, per dare maggior credibilità all'informazione.
 
 
 
 

L'ACCORDO

 
I recenti arresti di personaggi di spicco delle varie cosche mafiose hanno tutta l'aria di essere sono il frutto di un accordo politico: le cosche vincenti cedono i "perdenti" allo Stato, mentre i vincenti si riorganizzano in limpidissime SPA, o entrano in capitali di società prevalentemente finanziarie e assicurative.
Continueranno a chiedere il pizzo ma cederanno uno scontrino assicurativo e potranno nominare i loro consiglieri, alla luce del sole, nelle stanze dei bottoni.
Identica cosa fu fatta negli USA degli anni '60 con il processo di cleaning della mafia e il suo ingresso trionfale nel mondo del potere ufficiale (congresso, wall street, magistratura).
Mario Puzo non scriveva sciocchezze ma fatti. Sindona, Calvi &Co. erano il legame tra Mafia e Vaticano, in Italia e negli USA.
L'America di allora era debitrice alla mafia per l'ingresso in Sicilia (e un mare di finanziamenti occulti).
L'Italia di oggi riconosce ai clan vincenti l'esclusiva sul controllo e la gestione del territorio, oltre a ghiotti appalti nazionali, riducendo i costi statali (militari, forze dell'ordine) e aumentando la sicurezza (chi vuoi che sbarchi se al posto della GDF o dei CC trova Cosa Nostra ad aspettarli?).
La normativa recentemente varata relativa alle vendite all'incanto dei beni sequestrati ai mafiosi, normativa che non prevede il divieto ad altri mafiosi di aggiudicarsi le aste, dovrebbe far aprire gli occhi.
Non è casuale che proprio oggi sia stato deciso il sequestro di beni per 800 milioni di euro all'ex re della sanità siciliana, condannato a 15 anni di reclusione.
Il sequestro poteva, anzi avrebbe dovuto, essere definito molti anni fa. Va bene eseguirlo oggi quando si sa chi potrà incassare il premio.

PICCOLE VERITA' MOLTO FASTIDIOSE

Il Jet Itavia IH 871 fu abbattuto nei cieli di Ustica da un missile francese, durante un conflitto aereo contro una pattuglia libica.
Lo diciamo dal giorno dopo il disastro. Lo scriviamo da sempre. Grazie a Cossiga che recentemente ha aperto uno spiraglio di verità.
 
La strage di Bologna fu opera di Al Fatah, che vendicò in tal modo la rottura del patto Andreotti (che prevedeva la libertà di movimento dei terroristi palestinesi in Italia in cambio della rinuncia dei palestinesi ad utilizzare l'Italia come teatro delle proprie operazioni terroristiche) dopo che l'Italia aveva operato arresti "eccellenti" di importanti figure del gruppo palestinese.
 
Il "Negus rosso" Mengistu salì al potere promettendo importanti rinnovamenti istituzionali e modernizzazione del Paese. Commercianti,professionisti, imprenditori e studenti gli diedero fiducia. Mengistu mantenne il potere collezionando  100.000 morti ufficiali. Quando iniziò la rivolta, dopo quindici anni di terrore, Mengistu venne aiutato dagli USA a trasferirsi nello Zimbabwe dove oggi vive come un Pascià, inseguito da una condanna a morte del tribunale etiope che non sarà mai applicata.
 
Il movimento dei Talebani fu finanziato dagli USA per combattere i russi in Afghanistan negli anni '80.
Osama Bin Laden era uno degli alleati principali degli USA.
Hussein in Irak era alleato degli USA contro l'Iran di Khomeini.
Milosevic in Serbia era uomo di spicco del Fondo Monetario Internazionale, legato mani e piedi agli interessi USA.
Siad Barre in Somalia era il referente USA del mercato locale.
Hussein, Milosevic, Bin Laden, Siad Barre sono diventati nemici degli USA: erano matti o forse gli USA non rispettano i patti ?
 
Il "federalismo" italiano è solamente uno strumento politico di allocazione permanente dei poteri: il nord a Lega e PDL, il sud alle rispettive mafie territoriali.
 
Cavour era liberale e scomunicato. Nelle scuole sabaude il crocefisso era escluso (le classi non sono sacrestie, affermava il Conte).
Il crocefisso fu reintrodotto da Mussolini con il concordato del '29.
I primi governi nazionali, fino al fascismo, furono tutti, nessuno escluso, fortemente anti clericali e profondamente laici.
Frequenti i ministri scomunicati dalla chiesa cattolica.
 
Mozart non morì a Vienna a 36 anni. Sommerso dai debiti si rifugiò in Italia, casa Rossini, dove il padre di Giacomo era molto amico del padre di Wolfgang.
In cambio dell'asilo scrisse opere in stile "italiano", che furono intestate al figlio di Rossini. 
Esaurite le opere lasciate da Mozart, Giacomo Rossini si ritirò, ancor giovane e ricchissimo, dalla produzione operistica. 

giovedì 12 agosto 2010

IL MONDO NON SI FERMA AD AGOSTO

Gli italiani, si sa, sono estremamente tradizionalisti.
Resistenti alle innovazioni, diffidenti di tutto e di tutti, intimamente ostili ad ogni cultura diversa da quella del borgo natìo - anzi, di ogni cultura tout court - , gli italiani si tuffano nelle mode con l'entusiasmo di un bambino, ma delle mode seguono l'apparenza, non la sostanza innovativa.
Primi al mondo per percentuale di  telefonini pro-capite, gli italofonici non hanno compreso che la tecnologia, telefonia e mondo web,  ha abolito alcuni concetti quali il tempo-lavoro, la settimana corta, la notte e le vacanze..
La raggiungibilità perenne e la connettività garantita praticamente ovunque fanno sì che il resto del mondo mantenga livelli produttivi elevati quando da noi si recita la commedia delle vacanze d'agosto.
Un Paese europeo, inserito a pieno titolo nella comunità produttiva globalizzata, non dovrebbe neppure permettersi di chiudere la produzione per un mese e, a dirla tutta, non dovrebbe permettersi di ridurre la produzione neppure di notte o di domenica.
Certo, qualcuno dirà che la qualità della vita va salvaguardata.
Ma la qualtà della vita non è determinata dal potere d'acquisto, ma dal come si utilizza la vita.
In un mondo basato sulla competitività produttiva le ferie di massa agostane rappresentano una resa, una bandiera bianca alzata davanti alla concorrenza.
Mentre il mondo globalizza servizi, prodotti e processi di produzione l'Italia si balnea, si incoda in autostrada, si suda nelle feste notturne di piazza al suono di un'allegria forata e fittizia, si seppellisce nei villaggi tutto compreso per farsi animare, incapace com'è di trovare in sé il divertimento e la gioia.
Mentre il mondo globalizza i mercati del lavoro e attira aziende con agevolazioni economiche, salariali e produttive, in Italia i pretori applicano pedissequamente normative superate, reintegrando personaggi licenziati per sabotaggio favorendo così l'emarginazione produttiva italiana e la fuga delle imprese dal territorio nazionale.
Mentre il mondo gira, l'Italia va al mare.
 
 
 
 

domenica 8 agosto 2010

COMMEDIA ALL'ITALIANA

L'estate, in Italia, è periodo di libertà, una specie di carnevale ufficioso, favorito dalla vampa estiva.
Nel passato fiorivano i"governi balneari", che traghettavano maggioranze riottose da una composizione a una ricomposizione o verso nuove elezioni.
Questa estate fornisce qualche brivido in più, aiutata dalle freddure che se non fossero barzellette dovrebbero far pensare.
La barzelletta maggiore è la nascita di un polo centrista che si ispira alla "questione morale".
Un polo cioè formato dal MPA, il cui presidente è indagato per appoggio esterno ad associazione mafiosa, UDC, che annovera tra gli altri anche un certo Cuffaro, condannato in secondo grado per lo stesso reato, e FLI, il cui gran capo dovrebbe spiegare la vendita immobiliare di un bene di partito a Montecarlo e favore di una società offshore che fa capo a suo cognato.
Bel trio: adattissimo a questionare sulle moralità altrui.
E chiudiamo un occhio sul fatto che la sorella del cognato prima che con il capo avesse una relazione con tale Gaucci, formidabile Adone, bello come un dio greco, candidato al Nobel per la finanza creativa, di cui certo ella ammirava più le doti di prestanza che il portafoglio.
Altra barzelletta riguarda il PD, che vuole cacciare il terribile Berlusconi ma non vuole andare a elezioni, anche perché totalmente privo di idee e programmi.
Talmente privo di programmi e di idee che accetterebbe un Tremonti al governo, dopo avere sparato per anni con l'artiglieria pesante contro le scelte da lui operate.
Potrebbe poi dire che le cose cattive le ha volute Tremonti, quelle buone le ha fatte il PD.
Comico.
"Alle urne alle urne" grida Mister Simpatia Tonino, che dal voto vedrebbe l'IDV crescere di importanza nel desolato schieramento di centro sinistra, ai danni del PD.
Rosicchia oggi, rosicchia domani, vuoi vedere che diventa il riferiento del centro sinistra ?
Povero Gramsci, povero Berlinguer...
Alle elezioni vuole invece andare chi potrebbe starsene tranquillo a governare, forte di una maggioranza certa e di un nugolo di peones senza arte né parte, che siedono in parlamento con l'unico scopo di eseguire le volontà del capo schiacciando un bottone.
La barzelletta consiste nella smania di potere e di controllo assoluto delle truppe cammellate e degli ascari , smania che conduce l'attuale presidente del consiglio verso il modello del "tiranno" ateniese.
In linea col "tiranno" le camicie verdi lombardo-venete puntano al controllo totale del nord-est e, se butta bene, a una tornata elettorale che unisca le politiche alle regionali in Piemonte, così da non perdere l'esiguo vantaggio maturato nel nord ovest nell'impari lotta che si intravede tra il sorridente Cota e l'inappuntabile Chiamparino.
In questo clima le baruffe si susseguono a velocità incalzante: battutacce, offese, insulti, in una commedia delle parti che nulla ha a che fare con la brutta situazione sociale nazionale, ma rimanda interamente ad una lotta di potere fine a se stessa.
Una commedia all'italiana che non merita la classe dei Sordi e dei Banfi.
Una commedia con spunti da Pierino, con tanto di "cocottes", di mercimonio e di prurigini mai sopite.
Mentre l'estate trascorre osserviamo, impavidi ed eroici, lo scorrere della storia minore.
Con un dilemma: finirà questo brutto film ?
 

venerdì 6 agosto 2010

LA BRAMBILLA E LA BESTIA

Quando il "politically correct" tracima conduce a disastri inenarrabili.
Confondere il Palio di Siena con la Corrida iberica è un errore colossale.
La Corrida ha per obiettivo l'uccisione del toro, il Palio è una corsa, una corsa storica, che richiama mgiliaia di turisti ogni anno e in cui gli incidenti gravi sono davvero poca cosa rispetto alle corse svolte.
Se dovessimo seguire il ragionamento (?) della Ministra dovremmo vietare il motociclismo, il ciclismo, i pattini a rotelle, le slitte, l'automobilismo, lo sci, il rugby, insomma tutti gli sport che possono "nuocere", che hanno un potenziale di pericolosità.
Ma naturalmente la Ministra si preoccupa per i quadrupedi, i bipedi possono farsi male e anche morire.
La Ministra, nel frattempo, ha fatto un po' di pubblicità, affidando alla suadente voce del suo capo, Silvio B:, la regitrazione degli spot.
Si avvicina quindi la predizione di Enzo Biagi  che scrisse, a proposito di Silvio B. , che "se avesse le tette farebbe anche l'annunciatrice".
Che un Ministro del Turismo confonda una delle principali rievocazioni storiche con una mattanza è preoccupante.
Che un Ministro del Turismo non comprenda l'importanza del Palio nel contesto non solo senese ma toscano e italiano, è triste.
Ma anche questo Ministro ha avuto in dotazione il Turismo come i suoi predecessori: deve fare qualcosa, non sappiamo cosa fargli fare, allora diamogli il Turismo, tanto va bene per conto suo.
Il che non è proprio così, comunque...
Ministra Brambilla, faccia come i suoi predecessori: non faccia nulla.
Almeno, nulla facendo, eviterà di fare danni.
Grazie.