domenica 30 gennaio 2011

raccontino di domenica

Ero da tempo immemore su quella giostra che girava ossessivamente su se stessa, attorno al suo perno.
Il giostraio regolava la velocità, e attorno la folla urlava e l'urlo si confondeva con le musiche assordanti che il giostraio imponeva.
Una giostra che andava col tempo aumentando di velocità, rendendo l'equilibrio precario e la concentrazione ai massimi livelli, fissi sul culo del cavallo davanti.
Non ricordavo affatto di essere salito sulla giostra, forse ci ero addirittura nato.
Poi qualcosa. Una disattenzione, la meccanica, un momento di stanchezza. Non so.
Volai fuori, ruzzolando malamente oltre il muro degli astanti, sbattendo più e più volte al suolo.
E alla fine mi fermai, provando a rialzarmi.
Ma la mia testa, abituata al vorticare della giostra, non sosteneva l'equilibrio.
Inciampavo, sbandavo paurosamente, urtando contro tutto, maledicendo quel tutto che mi arrivava addosso senza che potessi difendermi.
Tendevo la mano, imprecando, verso qualcuno, ma tutti gli occhi guardavano la giostra.
Poco alla volta ripresi l'equilibrio.
Poco alla volta, come un ubriaco che smaltisce la sbornia, rimisi a fuoco gli oggetti.
Poco alla volta trovai le distanze giuste, il passo tranquillo, il fiato misurato.
Imparando a considerare il silenzio come una vittoria e non una sconfitta.
Potendo scegliere i miei percorsi e le svolte da fare.
Sorridendo a chi era caduto e si era ritrovato
che godeva come me dell'impareggiabile fortuna
di essere caduto fuori dalla giostra.
Mi sedetti ascoltando il silenzio
e il tranquillo battere del cuore.
 

sabato 29 gennaio 2011

AD UN RISTRETTO NUMERO DI AMICI

Cari tutti che leggete queste note,
poche settimane fa scrivevo delle possibili crisi che avrebbero potuto coinvolgere Libia, Egitto e Italia a causa della veneranda età dei rispettivi leader.
Osservo preoccupato  che i media nazionali non tengono troppo conto di quanto sta accadendo in nord africa e in altri Paesi a maggioranza islamica:
il "filotto" di sollevazioni popolari parito dall'Algeria e estesosi in Tunisia ha poi coinvolto Albania, Yemen e ora l'Egitto, ricordando la destabiizzzione che iniziò nel 1989 con un gruppo di turisti ceki che rifiutò di rientrare in patria, dando inizio alla disgregazione sovietica.
Quello che si sa è che se si andassse a libere elezioni in quei paesi, l'affermazione degli integralisti islamici, previsti al 75% in Egitto e in Algeria, darebbe il via ad un cambiamento radicale della geopolitica di prossimità, con una destabilizzazione senza precedenti di tutti i rapporti economici e politici.
Per default potremmo trovarci con sommosse di natura simile anche all'interno dell'Europa, in particolar modo in Francia, Inghilterra, Germania e Svezia, dove le banlieu e i ghetti di povertà legati all'immigrazione sono diffusi e infiammabili.
A questo quadro si aggiunge l'ormai insostenibile conflitto istituzionale italiano, in cui ogni potere è troppo preso dalla lotta con gli altri poteri per poter far fronte ad una qualsiasi emergenza, tanto meno di tipo insurrezionale o terroristica.
Il caso italiano, più facilmente, potrebbe portare alla disgregazione dello Stato (secessione sia del nord che del sud) nel momento in cui Berlusconi fosse dimesso per via giudiziaria e non  politica.
La situazione è estremamente delicata e non individuo soluzioni "ideologiche", almeno sul piano nazionale, e tanto meno politiche a livello comunitario.
Ci vogliono soluzioni diplomatiche, a cui l'Europa e l'Italia mi appaiono, al momento, poco adeguate.
 
 

giovedì 27 gennaio 2011

STORIA E MEMORIA

Col senno di poi sono bravi tutti a battersi il petto e a cospargersi il capo di cenere.
Se leggiamo la Bibbia, l'Antico Testamento, leggiamo la storia di un popolo che si considera prescelto dal suo dio e va a conquistare militarmente un territorio abitato da altre popolazioni. Il racconto biblico  è un susseguirsi di battaglie e stragi, in cui non si risparmiano donne e bambini con il preciso scopo di disporre di una Nazione per un solo Popolo.
Il concetto di "una nazione, un popolo" è rimasto invariato nei secoli, sotto tutti i paralleli e meridiani e molto raramente incontriamo nell'analisi storica sistemi che ammettono multietnicità e multiculturalità, per non dire delle differenze in materia di fede.
Obiettivo del vincitore è rendere omogenei i popoli e i territori conquistati alla propria lingua, la fede, l'ordinamento, la cultura e le sottoculture in genere.
Chi non si allinea, o minaccia di diventare un problema, viene eliminato. Le etnie di nicchia, considerate destabilizzanti, vengono eliminate.
Dalla Bibbia alla Prima guerra mondiale non cambia, in questo modello, nulla.
Nella prima metà dello scorso secolo il tema non era diverso, una nazione - un popolo, e non fu sviluppato esclusivamente dalla Germania nazista ma con modalità diverse da quasi tutti gli Stati ad ordinamento non democratico, ma va ricordato che anche i sedicenti democratici respinsero profughi e attivarono campi di concentramento per le etnie considerate potenzialmente ostili presenti sul proprio territorio.
La regola statunitense, creata con la costituzione americana, secondo la quale chi nasce negli USA è automaticamente cittadino americano rappresenta da un lato il bisogno di incrementare la quantità di popolazione e dall'altro l'obiettivo di determinare una uniformità iniziale coerente con il motto "un popolo, una nazione".
Oggi è la giornata della memoria. RIcordiamo che dalla Rupe Tarpea venivano gettati i corpi dei bambini nati storpi, inadatti ad uno Stato dove si lavorava e si combatteva. Ricordiamo che Sparta aveva forme di allevamento dei suoi figli piuttosto selettive.
Vogliamo piangere i morti determinati dalla crudeltà dell'agire politico, di un discutibile senso della nazione e dello stato ?
Allora ricordiamoli tutti ma mettiamo contestualmente in discussione i termini di Nazione, di Stato e di Politica.
Una cosa è la Morale, un'altra l'Etica, una terza ancora la Politica.
Stati "etici" non sono ancora comparsi su questo pianeta e laddove si è provato a imprimere una svolta etica alla politica i risultati non sono stati, nel lungo periodo, particolarmente positivi e lusinghieri.
Battiamoci pure il petto ricordando quanta ferocia sa esprimere l'umanità, ma smettiamo di pensare che esistano i buoni e i cattivi perché fuori dalle ipocrisie e dalle mistificazioni di circostanza, siamo tutti simili.
 

domenica 23 gennaio 2011

La Leggenda di Re Silvio

Sul castello d'Arcoraro
batte il sole a mezzogiorno
la galera per Cuffaro
di quest'oggi è sommo storno
borbottando ed imprecando
verso Roma se ne va
con Re Silvio discutendo
il Ghedini se ne sta.
 
Pensa il dì che Ciancimino
gli promise gran bottino
per trovare soluzione
nell'impiego del mattone,
Pensa ai tempi che a Palermo
sì che c'era un buon governo.
Gente amica che t'aiuta
che non fiata, che sta muta.
 
Pensa il dì che a Monza ei venne
della Ruby nel conspetto
che per poco quasi svenne
nella sala del banchetto
quando il membro dell'eletto
su la donna si calò
e dal gioco assai sospetto
egli sfatto ritornò.
 
Guarda il sole folgorante
ed il chiaro Adda che corre
guarda un Phantom roteante
sulle antenne della torre
guarda Mediaset e rivede la trascorsa gioventù
ed il bel verde paese che da lui conquiso fu.
 
Il gridar d'Emilio Fede
risuonò sul cellulare
"Sire, bimbe mai sì riede
tanto dolci per giocare,
hanno bocche e cul rifatti
e le tette tutte d'or"
Fuor del Seggio diede un salto
il vegliardo cacciator.
 
I miei soldi, il mio apicello
il mio spiedo, egli chiedea
e il lenzuol quasi un mantello
egli al membro s'avvolgea
I sodali ivano, intanto
la Minetti gli apparì
e d'un tratto al Re d'acanto
in Regione lei salì.
 
Ruby Maior, Premier Cessat
l'ammoniva l'avvocato
mentre indomito Re Silvio
istruiva l'apparato
proponendo sull'istante dell'età la riduzion
per l'implicito consenso di carnal condivision.
 
Qual d'ufficio procedura ?
quali azioni obbligatorie ?
Qui complotto è di Procura !
Per due pompe quante storie !
Il mio scranno non lo mollo, il potere ce l'ho me !
Grida Silvio a scapicollo, pennellandosi il tupè.
 
Chiama via dell' Orgettina !
fai cambiare le etichette !
solo caste ed illibate,
caccia fuor quelle troiette !
Metti suore e pensionate,metti dentro due orfanelli
poscia a reti unificate dì che siamo buoni e belli !
 
Se la rossa Boccassini
mi contesta sui bocchini
manda in onda Signorini
che le troie fa santini !
Se Santoro si diletta ricordando ogni marchetta
Santanchè lo colga in fallo e vieppù non gli dia retta.
 
Se il questore di Milano
si ritiene un po' concusso
sol perché non certo invano
dichiarai lo zio di lusso
manda un video ciarlatano, fai sapere agli italioti
che di loro son sovrano e lor sono scilipoti !
 
Sul castello d'Arcoraro
scema il sole della sera
e Re Sivio vien condotto
sul sedil d'una "pantera".
Mala bestia è questa mia
mala sorte mi toccò
sol la Vergine Maria
sa quand'io ritornerò.
 
Altre cure su nel cielo
ha la Vergine Maria
sotto il grande azzurro velo
Ella i martiri covrìa
Ella i martiri accoglieva
della patria e della fè.
e terribile scendeva
Dio sul capo a Silvio Re.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

giovedì 20 gennaio 2011

CON B. O SENZA B. NON CAMBIA UN C.

Come noto con la scomparsa dei sovietici cattivi gli occidentali buoni pensarono di avere definito la Storia con la maiuscola.
Grande, grandissimo, immenso errore.
Il risultato pratico fu l'emergere di altri nuovi blocchi, adatti a competere in un mondo diverso, tra i quali Cina, India, Brasile e altri soggetti interessanti quali le tigri asiatiche o il fronte post castrista di Venezuela e Bolivia, una rinnovata Russia armata di gas e materie prime e il Califfato, fonte primaria di energia combustibile.
L'Europa scoprì che non essendo "argine" al blocco sovietico entrava in crisi di personalità.
L'Italia scoprì che il Mediterraneo in cui era immersa non era più il mare dei conflitti possibili ma un placido stagno inquinato.
Mentre l'Europa cercava di darsi un contegno con l'Euro, l'Italia veniva stravolta dallo tsunami di Mani Pulite che sarà ricorato come la tragedia delle tragedie avendo fatto scomparire la politica, sostituita da gruppi contrapposti di interesse privato.
Fu come se alla caduta dell'mpero romano fossero arrivati tutti insieme Vandali, Goti, Unni e Visigoti.
Poi vennero le Torri Gemelle, la bolla edilizia, le bolle speculative finanziarie, l'espolsione delle bolle,la recessione.
La crisi colpì soprattutto l'occidente, ma sfiorò appena gli altri soggetti che, anzi, sulla crisi dell'occidente fiorirono a tassi iperbolici.
L'Italia scopr', abbastanza rapidamente, di non avere  la possibilità di sviluppare una politica autonoma, né tanto meno una politica del credito autonoma.
In Europa restavano a galla l'Inghilterra (in forza del Commonwealth), la Francia (in virtù dei rapporti ex coloniali), e la Germania (autrice reale dell'allargamento ad est dell'Europa comunitaria, governatrice delle grandi commesse pubbliche dell'est europeo e titolare di nuove fabbriche nelle rispettive aree).
Gli italiani scoprirono che bisognava camminare a schiena dritta e a testa alta, perchè erano nella cacca fino al collo.
In una situazione geo-politica del genere qualsiasi governo, in assenza - e nel rimpianto - dei vari Andreotti, Craxi e Berlinguer, non avrebbe saputo che pesci prendere, a che santo votarsi o come fare, semplicemente, a governare l'ingovernabile.
Berlusconi non fu la causa, ma l'effetto di Mani Pulite.
Riempì il vuoto lasciato dall'assenza di politica, uno spazio che solamente una nuova, vera politica potrebbe riprendersi.
Ma di politica, all'orizzonte, non c'è traccia.
In un mondo nuovo governato dalle materie prime i paesi privi di materie prime sono perdenti.
In un mondo in cui la manufattura vince in base al costo, i paesi ad alti costi di produzione sono perdenti.
In un mondo ad altissima tecnologia applicata i paesi con una maggioranza di anziani sono perdenti.
In un mondo multlingue i paesi a bassa competenza culturale sono perdenti.
Questi 4 elementi non hanno nulla a che fare con Berlusconi, sono irrimediabilmente caratteristici del Paese.
E qualsiasi altro governo potesse insediarsi si troverebbe con gli stessi problemi e l'assenza di risposte.
Debito pubblico, precariato, burocrazia, corruzione, disoccupazione, iper tassazione, rassegnazione giovanile sono elementi a cui hanno contribuito tutti i governi succedutisi dal 1992 ad oggi.
Mentre il prezzo del petrolio oscilla attorno a 100 dollari al barile, l'euro viene valutato contro dollaro tra 1,25 e 1,45 per il 2011, con conseguente ripresa inflazionistica e aumento dei tassi di interesse.
Lo sfarinamento dello stato sociale (diritti sindacali, welfare, assistenza e servizi pubblici) fa i conti con le esigenze di casse statali esangui.
Paradossalmente con la caduta dell'Unione Sovietica l'Europa ha perso la centralità mondiale e l'Italia il suo peso privilegiato di paese di confine, venendo catapultata dal centro del mondo ai confini del mondo.
E' questo il problema vero.
 
 

mercoledì 19 gennaio 2011

CHI CI RICORDA ?

Di seguito 4 brevi ritratti di grandi personaggi della storia italiana.
L'unione dei loro difetti determina il ritratto del personaggio misterioso di questa settimana.
Troppo facile ?
 
 
Caligola regnò dal 37 al 41 e morì assassinato dalle sue guardie del corpo.
Molto amato dal popolo disponeva di un Impero dalle casse svuotate e teneva in piedi il tutto tassando i Senatori.
I Senatori lo disprezzavano e lui ricambiò il disprezzo nominando senatore il proprio cavallo.
Passato alla storia per le passioni erotiche stravaganti e per la faccenda del cavallo, costrinse la dodicenne Messalina a sposare Claudio, vecchio, balbuziente e zoppo.
Alla morte di Caligola Claudio diventa imperatore e Messalina fa uccidere gli assassini di Caligola e esiliare Seneca.
Messalina non ama molto la vita di corte; conduce un'esistenza trasgressiva e sregolata. Di lei si raccontano le storie più squallide: che avesse imposto al marito di ordinare a tutti i giovani e bei sudditi di cederle, che avesse avuto relazioni incestuose con i fratelli, che si prostituisse nottetempo nei bordelli (postriboli) sotto il falso nome di Licisca dove, completamente depilata, i capezzoli dorati, gli occhi segnati da una mistura di antimonio e nerofumo si offriva a marinai e gladiatori  per qualche ora al giorno. Secondo il racconto di Plinio il Vecchio una volta sfidò in gara la più celebre prostituta dell'epoca e la vinse nell'avere 25 concubitus (rapporti) in 24 ore.
Fu proclamata invicta e, a detta di Giovenale  "lassata viris, nondum satiata, recessit" (stanca, ma non sazia, smise).
L'impertore Claudio ne decretò l'uccisione. Messalina si rifugiò negli "Horti Lucullani"  (giardini di Lucullo) e fu uccisa da un tribuno che, mentre la afferrò per i capelli e la trafisse, avrebbe esclamato: "Se la tua morte sarà pianta da tutti i tuoi amanti, piangerà mezza Roma!"
Alla morte di Messalina Claudio sposò Agrippina, sorella di Caligola, e nominò suo successore il figliastro Nerone (figlio di Agrippina).
 
Nerone, succede a  Claudio nel 54 e si suicida 14 anni dopo, a trentanni.
Il primo matrimonio è incestuoso, con Claudia Ottavia, figlia dell'imperatore Claudio, suo patrigno, poi si innamora di Poppea e fa uccidere Ottavia.
Fa uccidere anche il fratello Britannio, Burro e Seneca e nomina Prefetto del Pretorio Tigellino, già esiliato da Caligola per adulterio con Agrippina.
Sua moglie Poppea, peraltro, fa uccidere Agrippina e gli regala una figlia, Claudia Augusta, che muore in tenera età.
Nuovamente incinta Poppea viene uccisa dai calci ricevuti da Nerone.
Nerone adora scrivere canzoni, abitare case faraoniche come la Domus Aurea, intrattenere gli ospiti a cena, bruciare città attribuendo la responsabilità al complotto cristiano.
 
Papa Innocenzo VIII, regna dal 1484 al 1492.
Innocenzo VIII e suo figlio  (suo figlio, sic !) sviluppano una "banca di grazie temporali", nella quale, dietro il pagamento di tasse alquanto elevate, si poteva ottenere l'impunità per qualsiasi assassinio o delitto.
Passa alla storia per la assidua pratica di nepotismo e di simonia, amministrando molto male il patrimonio vaticano.
 
Papa Borgia, Alessandro VI, 1492 - 1503
Rodrigo Borgia era un uomo dissoluto e un libertino impenitente e come tale si comportò per tutta la vita: da laico, da cardinale e da papa ancora di più, senza minimamente preoccuparsi di celare agli altri questa sua scandalosa condotta di vita.
Il suo percorso terreno fu disseminato di numerosi figli, ovviamente tutti illegittimi. Da una relazione con Giovanna Cattanei  detta Vannozza, nacquero quattro figli ed altri tre nacquero da una donna sconosciuta. Nel corso del suo pontificato gli nacquero altri due figli; la sua amante ufficiale fu Giulia Farnese, moglie di Orsino Orsini.
La storiografia oggi è ormai unanime nel ritenere che la scandalosa condotta di vita di Rodrigo Borgia, caratterizzata da un esasperato erotismo e da una continua ricerca del piacere fisico, debba essere attribuita ad una forma patologica della sua psiche.
Se l'elezione del suo predecessore fu certamente macchiata da trattative simoniache gestite dal cardinal Giuliano Della Rovere e dallo stesso cardinal Borgia, altrettanto lo fu l'elezione del Borgia, tant'è che, non appena eletto, questi si affrettò a provvedere immediatamente ad onorare gli impegni contratti nel corso del Conclave.
Il suo principale sostenitore, cardinal Ascanio Sforza, fu gratificato con la nomina di Vicecancelliere e con la cessione del palazzo padronale della famiglia Borgia.
Ai Colonna furono ceduti la città di Subiaco e i vicini castelli. Il cardinale Orsini ottenne i possedimenti di Soriano nel Cimino e Ponticelli  mentre al cardinal Savelli fu ceduta Civita Castellana.
Tra i suoi diversi figli vengono ricordati, per dissolutezza e ferocia, Lucrezia e Cesare.

domenica 16 gennaio 2011

RETAGGI & FANTASMI

Il matrimonio è un'istituzione contrattuale dove la parte cedente un bene ottiene un controvalore.
Nelle società patriarcali l'esigenza di disporre di figli per poter lavorare la terra o conservare militarmente il potere definì con il contratto matrimoniale il rapporto per cui una famiglia cedeva una femmina (necessaria per la riproduzione e l'allevamento) in cambio di beni e/o di accordi di aggregazione patrimoniale tra i clan coinvolti nel contratto.
A quel contratto si lega l'obbligo di fedeltà, dovendo necessariamente la femmina riprodurre la genìa del contraente e non quella d'altri.
Il valore della femmina era quindi connesso al patrimonio, tanto che nei casi di cessione della femmina da una famiglia meno abbiente ad una più abbiente si definì nella prassi lo strumento della dote, per cui il contraente acquisiva un valore patrimoniale che aggiunto allo scarso valore implicito della femmina poteva convincerlo a portarsi quell'estranea, inutile - fatto salva la procreazione - creatura in casa.
Su queste basi è facile affermare che nell'antropologia matrimoniale la "donna" non esiste; esiste la "femmina" come merce di scambio a valore variabile, dove il valore effettivo è quello del patrimonio famigliare del suo clan di provenienza.
Nella forma tradizionale è il padre della sposa che cede, previa contratto, la femmina allo sposo contraente, conducendola personalmente all'altare.
Che senso ha, dunque, il mantenimento della modalità contrattuale del matrimonio in una società dei servizi, del terziario avanzato, e comunque in una società come quella occidentale che attribuisce alla donna identiche caratteristiche e doveri e diritti rispetto al maschio ?
Che senso ha il mantenimento dell'istituto famigliare in una società che pone al centro del diritto l'individuo e non il clan ?
Per estensione che senso ha il concetto di "fedeltà" coniugale laddove il contratto matrimoniale è puro retaggio di una convenzione economica ampiamente superata?
Nella contemporaneità il problema non è più quello dell'equiparazione dei matrimoni, etero o omosessuali, alle unioni di fatto, bensì l'abolizione del contratto matrimoniale, un po' come quella del valore legale del titolo di studio.
Se al centro del contratto sociale l'occidente pone l'individuo e i suoi diritti naturali, il concetto stesso di contratto matrimoniale è desueto e incongruo.
 

IL NUOVO RINASCIMENTO

La Storia è splendida perché ci spiega come agiscono gli uomini i cui comportamenti sono sempre gli stessi pur cambiando i mezzi attuativi.
Sarà per questo che a scuola la Storia si insegna poco e male.
Le repubbliche Marinare di Genova e Venezia nascono attorno al 1200 e controllano fino alla loro caduta (Genova 1805, Venezia 1848) i flussi commerciali del Mediterraneo, i rapporti con le Indie e le Russie, anche mediante la colonizzazione di Creta, Rodi, della Crimea.
Genova, dal 1400 al 1700, è la finanziatrice della monarchia spagnola; Firenze, dal Rinascimento a tutto il 1700, è la Banca che soprassiede a tutti gli interventi del potere temporale Vaticano e nelle relazioni tra questo e i vari poteri temporali continentali che seguono lo smantellamento dell'Impero romano d'Occidente;
I "Lombardi" portano l'istituto del credito su pegno in tutta Europa, e le varie "Lombard street" che si trovano da Londra a Rotterdam fino a Pietroburgo testimoniano la presenza dei loro istituti.
Seguendo i percorsi degli Istituti di Credito italiani, tra loro concorrenti, si svelano le alleanze politiche di un intero continente.
Le Signorie producono ricchezza e con quella arte e ricerca.
Fabriano inventa la carta senza la quale Gutenberg non avrebbe potuto stampare.
Con la carta di Fabriano nasce anche la filigrana e da quella il concetto di titolarità della valuta cartacea.
La Commedia di Dante è lettura essenziale per l'aristocrazia europea, come lo sono il Tasso e, soprattutto, Machiavelli che insegna la gestione politica al mondo.
Con gli Este la musica passa dal coro a cappella , riservato al rito religioso, al nobile intrattenimento, sviluppando l'arte liutaia fino alle eccellenze cremonesi, facendo nascere, di fatto, la musica moderna e gli strumenti ad essa connessi.
Col tempo l'arte e l'architettura italiana sono l'essenza dello stile in un continente che va dalle coste atlantiche agli Urali passando dal Mare del Nord.
Nel 1675 l'italiano è considerata nelle corti europee "La Lingua", tanto che Leopoldo I° d'Asburgo fonda a Vienna l'Accademia Italiana.
Bartolomeo Cristofori, a Firenze, inventa il pianoforte.
Con Pergolesi (La Serva Padrona, 1752) l'italiano diviene la lingua ufficiale del canto.
Sono le Signorie che hanno determinato il canone degli italiani creativi, esportatori di idee, di estetica, di ricchezza, di cultura e di sistemi di economia politica.
Con l'unità nazionale quasi tutte queste eccellenze scompaiono, pur rimanendo tracce inerziali di estetica nella moda, nell'architettura, e isole felici di manualità e tecnica che traducono in motori e meccanica la genialità balistica degli Archibugi.
Con l'unità nazionale, affidata per delega a una dinastia di montanari, la genialità viene compressa e la capacità di anticipazione, detta creatività, risucchiata in un vuoto culturale, in una palude attendista che annulla l'estro.
Il "localismo" è stato nei secoli la forza vitale degli italiani, capaci proprio grazie al "particulare" di esportare sistemi e modelli, credito e arte.
Nel mondo globale il localismo può essere ancora e nuovamente la risorsa, il motore, il cardine della rinascita.
Un nuovo Rinascimento Italiano è possibile, ma solamente se ogni territorio potrà sviluppare autonomamente le proprie caratteristiche e particolarità.
 
 

sabato 15 gennaio 2011

Sabato 15 gennaio

La cosa che deve far riflettere è l'urgenza con cui la procura della repubblica di Milano ha richiesto l'interrogatorio di Berlusconi scavalcando la fase di indagine preliminare che da per conclusa.
Se la procura da per chiusa l'istruttoria significa che dispone, o immagina di disporre, di prove schiaccianti.
Se le ha Berlusconi è finito.
Se non le ha la procura di Milano salta per aria.
Quindi si presume che le abbia, fermo restando che nè la Boccasini nè Brutti-Liberati siano degli idioti.
In entrambi i casi il governo ha le ore contate e il ricorso alle urne è inderogabile.
La cosiddetta opposizione è allo sbando: il PD non sa cos'è né quale anima del partito sia prioritaria.
Il terzo polo è ancora allo stato embrionale (anche se con un crollo del PDL potrebbe disporre di consistenti consensi).
L'unico partito che crescerebbe molto sensibilmente in caso di elezioni è la Lega, Lega che da un punto di forza inatteso salterebbe a piè pari il fossato sottile tra federalismo e secessione.
 
 

martedì 11 gennaio 2011

IN NOMEN OMEN

Finalmente, pare, la parola Libertà esce dalla denominazione del partito di maggioranza relativa.
Ci stava stretta, la Libertà, in quello schieramento. Un po' perché Libertà è un concetto vago, etereo, discettabile.
Si può essere, sentirsi, percepirsi Liberi, generalmente da qualcosa o di fare qualcosa, ma Libertà è un concetto complesso.
Si può festeggiare la Liberazione dal totalitarismo, cosa diversa dal denomirla Festa della Libertà, che forse era più adatto al concerto di Woodstock.
Una volta in politica c'erano sostantivi e aggettivi.
Partito (sostantivo), seguito da un aggettivo come liberale, socialista, socialdemocratico, comunista.
Il vulnus era la Democrazia (sostantivo vago come Libertà) seguita da Cristiana (aggettivo ondivago per definizione) e infatti nessuno diceva di votarla ma catturava la maggioranza relativa ad ogni elezione.
Il nuovo partito assumerà, pare, connotazione geografica: Italia è una penisola, bellissima e variegata.
Il che, politicamente, non basta a dire cosa si pensa, che strategia si persegue, che obiettivi ci si da.
In assenza di linee politiche e in presenza di un'assoluta mancanza di ideologie le denominazioni partitiche seguono il flusso delle assenze di idee.
Sinistra & Libertà, oltre ad essere un ossimoro storico, include due vaghezze estreme.
Partito (sostantivo) Democratico (aggettivo) non definisce alcuna idea, fermo restando che in una Repubblica tutti i partiti dovrebbero essere democratici.
Ma forse qui c'è il trucco. Una Democrazia è quell'ordinamento in cui i cittadini scelgono partecipando attivamente le decisioni. L'Italia, a ben guardare, non è una democrazia. Può essere una video-crazia, una pluto-crazia, una oligo-crazia, un premierato, una monarchia aperta, ma è indubbio che il popolo non partecipa attivamente alle decisioni, ergo non di democrazia si può parlare. Infatti in quel partito regna un certo tasso di confusione.
Futuro & Libertà, aspirazione ad ossimoro permanente, visto che il futuro è sempre dopo il presente.
Unione di Centro, si sa dove sta, meno chiaro cosa implichi.
Quindi, in assenza di ideologie, anche le denominazioni politiche sono ambigue.
Per tagliare la testa al toro propongo un bipolarismo perfetto composto da Partito del Profitto, da una parte, e Partito della Solidarietà, dall'altra.
Nel primo confluiranno coloro che interpretano la politica come strumento per fare affari e arricchirsi, nel secondo quelli che pensano che si debbano distribuire le risorse in maniera solidale a favore di chi meno ha.
Col vago sospetto che il Partito del Profitto raggiunga stabilmente una maggioranza bulgara e inalienabile. 

lunedì 10 gennaio 2011

MIO FRATELLO ABELE

Abele era cattivo. Sì lo so signor giudice, era anche mio fratello. Ma era cattivo, altro che.
Lui faceva la bella vita, quella del pastore. Se ne andava in giro a pascolare le sue pecore sui terreni degli altri.
Su quei terreni dove ci si spezza la schiena a coltivarli. Dove si suda e si impreca e si trovano sempre sassi.
E lui se ne arrivava bello bello con le sue pecore, che si mangiavano i germogli quelle disgraziate, e se ne andava senza neanche un grazie.
'Sto fetente.
Io con un raccolto all'anno ci tiravo la cinghia signor giudice, e andavo al mercato, ma al mercato c'erano tutti perchè tutti facevamo l'agricoltore, e vendevamo poco, giusto quello che gli altri non coltivavano, poca roba, qualche frutto, un po' d'orzo.
E tornavo a casa dal mercato ancora più stanco e mia moglie tutte le sere con le bollette della legna da pagare, con i soldi per lo sciamano che cura i bambini.
E mia madre, buona quella..., , che veniva a trovarci alla domenica e diceva "guarda tuo fratello, guarda Abele, lui si che fa i soldi, lui si che ci sa fare"
E io ci morivo, signor giudice.
Perchè Abele non solo non faceva niente altro che guardare le sue pecore accoppiarsi e partorire, ma faceva proprio la bella vita: in giro per il mondo a zufolare, senza una moglie che gli rompeva le scatole, una donna in ogni mercato dove andava a vendere il latte, il formaggio e la lana..
Io a sudare e a fare economia, lui a speculare su quanti nuovi agnelli avrebbe potuto avere l'anno prossimo e a piazzare da un anno per l'altro i litri di latte, i chili di formaggio, le balle di lana.
E poi gli venne quell'idea. E io non ci vidi più.
Si mise a raccontare che un angelo gli aveva detto che bisognava festeggiare la primavera sacrificando un agnello, e tanto disse e tanto fece, tanto rumore e tante voci mise in giro che da un giorno all'altro la domanda di agnelli fu immensa, e lui diventava ricco non solo vendendo i suoi di agnelli, ma comprando i diritti sugli agnelli dei suoi colleghi da una primavera all'altra, che glieli pagava una miseria e lui si faceva le fortune.
E in più, quel disgraziato, veniva a pascolare i suoi animali sulle mie terre, mi mangiavano i germogli e mi lasciavano le cacche.
Le sue pecore si mangiavano le mie economia e lui speculava sui diritti futuri di vendita degli agnelli che ancora non c'erano.
Capisce signor giudice ?
E un giorno, un lunedì, dopo una domenica che mia madre, buona quella...,, mi aveva rotto le scatole con "guarda Abele, lui sì che è furbo" e mia moglie con le fatture della legna e lo sciamano del bambino, e poi aveva pure preparato l'agnello per pranzo pagandolo una fortuna, insomma signor giudice io quel lunedì mattina stavo togliendo i sassi dal mio campo quando arriva Abele col suo gregge e si mette a zufolare dicendo che il suo dio gli vuole bene e lo dimostra facendolo arricchire, ecco signor giudice non ci ho visto più. Ho preso un sasso e invece di buttarlo via l'ho tirato in testa a mi fratello.
Mi da torto, signor giudice ?
 

domenica 9 gennaio 2011

LA FOLLIA DEGLI INVISIBILI

Un calciatore di serie A firma il nuovo contratto, che prevede 350mila euro al mese per tre anni.
A Mirafiori si voterà per stabilire la sopravvivenza di migliaia di lavoratori da 1200 euro al mese.
Mentre i mass-media impongono come modelli di riferimento la Fama, il Denaro, la Bellezza e il Potere, milioni di invisibili arrancano nel quotidiano, e alcuni non resistono, mettendo in atto gesta distruttive e autodistruttive.
Nel giro di due giorni una madre si è svegliata di notte e ha ucciso le figlie per poi suicidarsi, un anziano ha freddato moglie e vicini per poi colpirsi : i casi di esplosiva follia, non ultima la strage di Tucson, si vanno moltiplicando.
E per i vicini erano tutte ottime persone, famiglie normali.
Esiste un nesso tra i modelli imposti dai media e la disistima individuale degli invisibili che conduce alla follia (o all'iper razionalità, che spesso è contigua) ?
Esiste un nesso tra i favolosi guadagni di pochissimi e la soglia di povertà di moltissimi, con relativo crollo dell'autostima, la perdita del senso di sè ?
Esiste un nesso tra gli inarrivabili modelli e l'autodistruzione da sballo di migliaia di giovani ?
Esiste un nesso tra la speculazione finanziaria e la precarizzazione del lavoro, con relativa perdita del sogno del futuro ?
Esiste un nesso tra la moria di merli negli USA, la scomparsa delle api, lo spiaggiamento di pesci e cetacei nel Pacifico, e l'inquinamento speculativo del pianeta ?
Il malessere degli invisibili, diffuso oltre l'immaginabile, è per caso figlio di un modello culturale "globale" che ha sostituito la morale con il denaro, la politica con il potere, l'essere con lo sfoggiare ?
E' ancora possibile parlare di società quando non esistono più la socialità e la socializzazione ?
Domande retoriche a cui probabilmente non bastano risposte "riformiste" ma per le quali vanno trovate ricette culturalmente "rivoluzionarie", anche a costo di perdere qualche punto di PIL.
 
 

venerdì 7 gennaio 2011

SFORZO DI IMMAGINAZIONE

Immaginiamo di essere il grande capo di una federazione implosa nel 1989 e sulle cui ceneri si sono costituite alcune delle più forti oligarchie di stampo mafioso che la storia ricordi. La federazione si dissolve, rimane un immenso Stato che per tutti è tra i più ricchi di risorse energetiche e di materie prime.
Ma i capataz delle oligarchie hanno un problemino da risolvere: ripulire gli straordinari proventi derivanti dalla vendita di armi, prostituzione, immensi resorts sorti dal nulla lungo le coste mediterranee, caraibiche e del Mar Nero (resort a 5 stelle che non ospitano un cane ma fatturano sulla carta ottimi esercizi contabili), oppure con quel giochino che consiste nell'acquistare carcasse animali nei balcani, timbrarle con il marchio di prima qualità dell'UE e importarle nel grande stato lucrando non poco, anche se chi poi mangia quella carne può schiattare, o far produrre in India false medicine in apparenza uguali uguali a quelle ufficiali, e immetterle sui mercati amici che tanto di qualche cosa bisogna pur morire.
Immaginiamo di essere il piccolo capo di uno staterello estremamente bisognoso di energia e di materie prime, uno staterello che sa trasformare le materie ma che non ne dispone. Immaginiamo ancora, mi scuso per lo sforzo di immaginazione a cui vi sottopongo, che il capo del piccolo stato disponga tra l'altro di numerose società fittizie sparse tra le isole della Manica, Lussemburgo e altri ospitali e incantevoli paradisi caraibici.
Il grande capo del grande stato e il piccolo capo del piccolo stato si incontrano e nasce una meravigliosa amicizia. Fin qui niente di male.
Ma immaginiamo ancora che immediatamente a sud del grande stato ci siano due grandi sacche di petrolio, entrambe soggette a embargo perché i rispettivi governi sono stati un po' discoli, e che il grande capo del grande stato dia una mano a uno dei due grandi pozzi per mettere insieme qualcosa di atomico che potrebbe essere una centrale o una bomba, tanto si assomigliano e che nell'altro grande pozzo dia un aiutino dall'esterno per far rimanere la situazione molto ingarbugliata, tanto che nessuno ci capisce più una mazza sul chi comanda in quello scatolone sabbioso tra due fiumiciattoli, percorso da militari di ogni sorta.
Immaginiamo allora che i capataz delle oligarchie investano un po' dei loro soldini nell'acquistare sotto banco svariate cisterne di petrolio, che il petrolio navighi attraverso il Mar Caspio, oppure scavalchi le tortuose vie del Caucaso dove in realtà le difficoltà sono non poche, o si imbarchi al confine tra Iran e Turchia, dove notoriamente si perde la Trebisonda, bordeggiando lungo il Mar Nero per raggiungere Odessa o altri porti amici.
Da qui, targato con i vessilli di società particolarmente sodali al grande e al piccolo capo, il petrolio viagga verso lo staterello del piccolo capo, pagato per il valore di mercato, ripulito da ogni cattivo pensiero, così come ripulito è l'investimento operato in origine dai capataz che a quel punto possono tranquillamente depositare i proventi nei depositi più acconci, anche se le zone limitrofe a Piccadily Square sembrano le più gettonate.
Tutti contenti, tutti sorridenti.
Ma, sia chiaro, è stato solamente un esercizio di immaginazione.
Sono quei birbanti dell'Economist o del Financial Times che prendono sul serio certe fanfaronate, forse perchè seccati dal fatto che il giochino non sia in mano loro.
 

giovedì 6 gennaio 2011

ANARCHICI SOSPETTI

Chi ha l'abitudine al cinismo ha osservato come tra gli atti di terrorismo più eclatanti e le speculazioni finanziarie corra un nesso evidente.
Alcune fondazioni internazionali, infatti, hanno tempestivamente disinvestito prima dell'attacco alle torri gemelle così come prima del massacro di Bombay, successivamente reinvestendo e capitalizzando fortune miliardarie, contando inoltre sulle disfatte finanziarie dei competitors.
Lungi dal pensare che i terroristi "operativi" non siano animati da principi per loro etici o morali esiste però la consapevolezza che i loro manovratori abbiano mire diverse, estendendo la guerra dal campo guerreggiato agli schermi borsistici.
Quindi bisogna chiedersi che lavoro fanno i cosiddetti anarchici che mandano per posta plichi esplosivi alle ambasciate.
I casi sono due: o sono puri idealisti, ma allora gli obiettivi non si spiegano, o sono fessi, nel senso che non hanno capito come si gioca.
Se fossero idealisti avrebbero bersagli etici straordinari da colpire:
gli avvocati, rei di speculare sulle disgrazie altrui e di non avere alcun codice etico; i preti, rei di manipolare le coscienze e di vivere alle spalle della società senza produrre alcunché; i banchieri e gli industriali, rei di affamare il popolo; i bancari, rei di servilismo nei confronti dei banchieri; i giornalisti, rei di scrivere il verosimile e non il vero, e comunque servi del potere e non cani da guardia; le forze dell'ordine, rei di repressione nei confronti degli emarginati dal potere; i politici, rei di qualsiasi cosa uno possa pensare.
Colpendo anche a caso una di queste categorie base gli anarchici adempirebbero al loro compito etico-istituzionale.
In alternativa dovrebbero operare su grandi dimensioni di attacco: parlamenti, consigli regionali, banche, multinazionali, generando svalutazioni d'immagine e di credibilità, come fa il terrorismo internazionale, capace di abbattere i listini azionari e di lucrare sulle oscillazioni ante e post attacco.
Non agendo né in un verso né nell'altro, ma limitandosi a spedire video cassette farcite di polvere pirica, cosa diavolo cercano di ottenere ?
Possibile che gli anarchici non si siano accorti dei grandi cambiamenti e del fatto che azioni considerate dimostrative negli anni '70 oggi non mettono neppure a disagio l'opinione pubblica ?
A meno che.
A meno che gli anarchici non siano affatto tali e servano esclusivamente per far dire a qualcuno che esiste un pericolo.
A meno che quel qualcuno abbia buon gioco nell'evocare i fantasmi.
Allora, in questo caso, si potrebbe capire cosa sta accadendo in un periodo in cui chi detiene il potere reputa conveniente suggerire al popolo uno scambio di "sicurezza contro libertà".
L'accanimento mediatico nel seminare paura è coerente con questo teorema: complotti, ipotesi di attentati, ammazzamenti e sparizioni sono il leit-motiv di questo decennio.
Le libertà si vanno effettivamente restringendo, con controlli da grande fratello operati con video camere, tracce di telefonini, pagamenti con carte di credito, telepass.
La sicurezza, al contrario, latita. Basta pensare all'efficienza delle forze dell'ordine che trovano dopo diciassette anni un cadavere nel sottotetto di una chiesa, che non avrebbero trovato Sarah se lo zio non avesse reso il telefonino, che non trovano Yara e non sanno più a che santo votarsi.
Anarchici sospetti.
Anche nel 1969 la pista anarchica fu la prima ad essere sbandierata dopo la strage di piazza fontana a Milano.
Sappiamo come è andata sviluppandosi la faccenda.
Come diceva il Divo Giulio: "a pensar male si fa peccato...."
 
 

domenica 2 gennaio 2011

VIA D'USCITA

Il modello di crescita abbarbicato alle rigidità di calcolo del PIL risulta adatto esclusivamente per comprendere che l'occidente ha passato la mano ad altre potenze emergenti, contro le quali la resistenza sembra vana se combattuta con le stesse armi della produzione industriale.
Peggio, ovviamente, sarebbe resistere con le armi vere.
Quindi l'occidente in declino deve cercare una exit-strategy dall'impasse in cui si trova, una nuova modalità di relazione sociale, culturale ed economica diversa e innovativa rispetto alle dinamiche fordiste a cui è ancora culturalmente legato.
Nei suoi molto libri Jeremy Rifkin tratteggia diverse possibilità, in grado di unificare un modello energetico basato sull'idrogeno a modelli produttivi basati non sullo sfruttamento intensivo bensì sulle produzioni integrate a scarto zero.
Secondo questo modello si otterrebbe una riduzione del PIL (che peraltro stiamo osservando) con una contestuale e maggiore riduzione dei costi di produzione e, contemporaneamente, una migliore condizione ambientale, quella che talvolta chiamiamo "qualità della vita".
Ovviamente è opportuno ridurre alcuni tipi di consumo, ovvero intraprendere un percorso di sobrietà che non sembra essere nelle corde della maggioranza della popolazione.
Produzione energetica diffusa e privata, produzione agricola di prossimità, processi di produzione integrati a smaltimento zero, sono cardini di un modello di sostenibilità percorribile per fare in modo che il paventato medioevo prossimo venturo si trasformi in un nuovo rinascimento.
Nel processo trasformativo ci sarebbero alcune vittime eccellenti, come le imprese della grande distribuzione organizzata o le banche internazionali, scollegate dal tessuto locale.
Ma la scelta che dobbiamo compiere è una scelta di civiltà, ovvero la capacità di individuare e percorrere il futuro che vogliamo lasciare alle nuove generazioni piuttosto che attendere che i cattivi frutti della globalizzazione sottraggano il futuro a chi ne ha, o pretende di avere, diritto.
Non mi risulta che dopo la proposta di Obama di virare verso la "green economy" l'occidente si sia dato un programma coerente.
Non mi risulta che le università si siano attrezzate per attivare processi di ricerca di innovazione sistemica.
L'occidente sembra impaludato, in preda a una crisi di panico.
Un vecchio sportivo ingrassato e imbolsito che passa il tempo guardando la tv, imprecando contro tutto e tutti senza muovere un dito, senza alzarsi dalla poltrona.
L'obeso occidente può imporsi una dieta salutista, dimagrire rinunciando agli eccessi, energizzarsi e trovare nuovi stimoli, costruire il futuro.
Le intelligenze non mancano.
E la volontà ?
Piombare in un oscuro medioevo o risvegliarsi in un nuovo rinascimento dipende solo da noi. Adesso.

sabato 1 gennaio 2011

CHE ANNO CI ATTENDE ?

Un altro anno in più sulle spalle, non solo le nostre ma anche quelle di Fidel Castro, di Mubaraq, di Gheddafi, del Re d'Arabia, di quello tailandese e del Presidente della Corea.
Cuba, Egitto, Libia, Arabia Saudita, Tailandia e Corea del Nord non rappresentano solamente poteri assoluti, ma equilibri che in caso di decesso dei loro capi, salterebbero come birilli in un filotto geopolitico capace di mandare all'aria i rapporti già instabili tra le potenze del mondo globale.
Nello scacchiere mondiale quei sei tasselli rivestono un ruolo essenziale, condito da lotte in corso per la successione e dalla presenza, mai lieve, delle forze armate pronte ad assumere il governo quando lo spazio viene lasciato libero.
A Cuba fanno riferimento Venezuela, Bolivia e mezzo centro america, tra infinite tensioni di petrolio, canale di panama e narco trafficanti.
Sull'Egitto di Mubaraq fa capo il delicatissimo equilibrio tra Israele e Palestina, e il controllo del Canale di Suez.
A Gheddafi fanno riferimento forme complesse di post colonialismo e visioni pan-islamiche.
Un vuoto di potere nell'Arabia Saudita ribalterebbe i rapporti correnti tra Iran, Irak, Afghanistan e Pakistan.
Una Tailandia destabilizzata manderebbe a gambe levate l'Indocina.
In Corea la successione è in atto, e la Cina gioca come il gatto col topo mandando in avanscoperta i missili nord coreani sulle frontiere del 38mo parallelo.
In questo scenario gli USA appaiono come l'asse debole del conflitto prossimo venturo.
Un Presidente debole, con un Congresso ostile, un'economia zoppa, una credibilità corrosa dai documenti pubblicati da Wikileaks, un esercito in notevole difficoltà sia in Afghanistan che in Irak, una popolazione sempre più protezionista e disinteressata agli affari del mondo, non sono il miglior viatico per una politica che persegua la dottrina Monroe.
In una situazione prevedibile, anche se non in contemporanea, di forti instabilità e tensioni derivanti dalla scomparsa degli ottuagenari capi di cui sopra, solamente le potenze capaci di ragionare in termini globali, e con governi estremamente solidi, potranno condizionare le opzioni sostenendo i loro beniamini e aumentando la loro influenza nello scacchiere globale.
Parlo ovviamente di Russia e Cina in cul la prima estenderà il controllo sull'Europa, nel centro sud america e in parte del medio oriente, mentre la seconda assumerà il controllo dei Paesi che si affacciano su oceano pacifico e indiano, Giappone e Australia esclusi.
L'anno appena iniziato, miracoli della medicina a parte, potrebbe essere l'anno dell'instabilità globale oppure, e questo è il mio augurio, quello di una nuova definizione degli equilibri internazionali.
Quello che appare chiaro, indipendentemente dalle modalità in cui avverranno i cambiamenti, è che la debolezza statunitense, che è insieme politica, economica e militare, sarà l'elemento centrale del cambiamento.
L'Europa, che non esiste, starà a guardare, troppo bisognosa delle materie prime russe, della tecnologia indiana e dei prodotti cinesi per permettersi anche di discutere un qualsiasi argomento.
Il 2011, che ci piaccia o no, segnerà la fine della prevalenza dell'occidente.