mercoledì 30 giugno 2010

ESTETICA, RAPPRESENTAZIONE E SOCIETA'

Come noto il Simposio di Platone rappresenta al lettore una società in cui i dotti filosofi sono in larga misura maschi omosessuali.
Nella patria della cultura occidentale di duemilacinquecento anni fa solo gli adepti di quelle confraternita potevano ambire a importanti cariche istituzionali.
Nei testi omerici l'amore tra gli eroi combattenti è alla luce del sole.
In compenso due divinità essenziali erano femmine: Atena, dea della Sapienza e Diana, dea della caccia.
Venere era in disputa con Eros, quest'ultimo rappresentante dell'amore ideale, mentre a Venere era lasciato il ruolo della passione carnale..
I miti greci erano maschi, forti e muscolosi, e molto raramente si riscontra nell'arte rappresentativa dell'epoca un paradigma di "bellezza" femminile.
Fidia, il grandissimo scultore, raffigura giovinetti.
La questione del paradigma della bellezza è interessante, intrigante e, se vogliamo, inquietante.
Nella società ellenica le ragazze, per trovare marito, portavano una dote; il che fa pensare che il loro ruolo nella società fosse piuttosto ininfluente.
Delle due l'una : o c'era un eccesso di offerta di ragazze da marito, e in quel caso la dote rappresentava il valore aggiunto, oppure un maschio voleva essere pagato per portarsi in casa una rottura di scatole.  Santippe, bisbetica e polemicissima moglie di Socrate, insegna.
La questione della domanda e dell'offerta, mutatis mutandis, si ripropone nelle distese desertiche delle carovaniere che seguiranno la fede di Maometto.
Considerando il fatto che i cammelli sono un po' "naive" come amanti, in quelle contrade le femmine si scambiano con capi di bestiame (generalmente capre, i cammelli erano troppo costosi e preziosi: vengono proposti oggi alle turiste solo perché ci sono le jeep e i cammelli sono in saldo).
Ma quando cambia il paradigma dell'estetica, della bellezza ?
Quando passa dalla rappresentazione maschile a quella femminile ? E soprattutto perché ?
E' noto che fino a Caravaggio e Michelangelo i modelli sono maschili, un po' perché riprendono obbligatoriamente i temi della mitologia o delle sacre scritture, ma anche perché - evidentemente - la società persiste nel considerare la donna come un grazioso complemento, un utile passatempo, adatto per lo più, in società, a cantare, suonare e riprodurre eredi.
Nel frattempo la società è di molto cambiata. Al di fuori dell'omosessualità di geni come Leonardo o della bisessualità di maestri come Caravaggio la società civile è generalmente eterossessuale osservante (anche perché la Chiesa punisce severamente la sodomia dei borghesi).
Il genere femminile più raffigurato è la Madonna, vergine per definizione, seguita da alcune madonne, gentildonne raffigurate per ossequio ai famigli potenti.
Il primo forse a intravedere la possibilità di un cambiamento di genere è Botticelli con la Primavera.
Da allora è un fiorire di matrone panzute e grassocce, spesso inseguite da satiri priapisti nei boschi, ma non si può certo affermare che sia cambiato il paradigma della bellezza; piuttosto è mutato il concetto estetico e si è radicalmente trasformato il linguaggio rappresentativo passato da temi sacri a tematiche assolutamente profane che poggiano sulla mitologia arcadica pur di disporre di un pretesto per rappresentare le passioni umane.
In questa "terra di mezzo" della rappresentazione estetica il ruolo femminile nell'aristocrazia assume forte rilevanza.
Madri, mogli, concubine e soprattutto amanti divengono sia "status symbol" sia, soprattutto, consigliere e confidenti, ma anche spie di respiro internazionale.
La donna, quindi, fa carriera ma più come escort di gran lusso per gli aristocratici che nella società civile.
Forse è Goya il primo a magnificare la rappresentazione estetica attraverso il corpo femminile, in una società che tenta di liberarsi dall'oppressione dell'Inquisizione.
Quindi si potrebbe dire che l'estetica al femminile nasce per reazione alle infinite proibizioni morali del cattolicesimo più bigotto.
Ma non ci siamo ancora.
Solo nel '900, con l'invenzione della fotografia la donna assurge pienamente al ruolo di  paradigma della bellezza e dell'estetica, soprattutto la donna taglia 42.
Se quindi nel Simposio di Platone si magnificava la pratica dei giovinetti all'interno di un'elite culturale molto ristretta e il paradigma dell'estetica era orgogliosamente maschile, solo con la diffusione di massa della raffigurazione femminile questa diventa paradigma estetico.
E qui dovremmo riprendere la distinzione che Platone fa dell'eros (aulico e sublime, ideale e idealizzato, quindi platonico) con le "passioni", che riguardano la plebe, che vengono a volte liberamente e pubblicamente consumate nelle vie attorno all'Agorà da schiavi e naviganti, passioni che rimndano a Venere..
La fotografia, popolarizzando vieppiù  l'arte raffigurativa, sposta l'asse, il paradigma dell'estetica dal maschile al femminile.
Gli sviluppi della fotografia, cinema e televisione, rotocalchi e ora internet, rinforzano il nuovo paradigma socialmente convenuto.
Contestualmente all'affermarsi del nuovo paradigma, e parallelamente all'imporsi di modelli pornografici - che sono devianze o sviluppi del paradigma stesso - emerge in occidente una nuova, prepotente crescita dell'omosessualità maschile.
C'è sicuramente un collegamento strutturale tra modelli sociali, culturali, estetici e comportamenti sessuali.
L'arte, come sempre, ne è sia portavoce che anticipatrice.
 
 
 
 
 

martedì 29 giugno 2010

DEI OMERICI E SCARAMANZIE MONDIALI

Onestamente non se ne può più di vedere giocatori e allenatori che invocano il buon dio con il segno della croce prima di giocare, mentre giocano, quando per caso segnano e quando finiscono la partita.
Onestamente non se ne può più di pensare a un dio praticamente omerico che segue le sorti individuali, magari con un aiutino a questo o a quell'eroe.
Onestamente fa ridere che entrambi gli schieramenti, dal coach al magazziniere, invochino lo stesso dio omerico perchè guidi alla vittoria la propria squadra.
Onestamente è fastidioso che dopo un eventuale gol si osservino tributi al dio omerico con indici e sguardi rivolti a un cielo (che forse è sopra, ma forse è sotto ancorchè certamente in alto).
Sorprende che i laici o gli altri appartenenti a diverse confessioni non abbiano già manifestato contro quegli atteggiamenti, figli non di una fede ma di una scaramanzia, la stessa scaramanzia (scambiata per fede) che faceva bagnare con l'acqua santa il terreno di gioco da un nostro coach.
Visto che si tratta di scaramanzia, e non di fede, allora tanto vale darsi una pacca sul sedere, toccare il gobbo, grattarsi gli ammenicoli, titillare un corno rosso, fare le corna all'avversario, battere le pentole davanti alla porta, esaminare i visceri dei volatili, bere pozioni magiche fornite dallo sciamano, suonare le vuvuzuelas per intontire l'avversario: hanno lo stesso significato e, se non altro, non corrono il rischio della mistificazione con qualcosa, la fede, che dovrebbe essere una cosa seria.
Da laico, onestamente, non ne posso più dei riti scaramantici.
 

ELOGIO DI LUCA RICOLFI

Apprezzo moltissimo le analisi di Luca Ricolfi, un uomo che prima di parlare, o di scrivere, studia i numeri e i fatti.
Un uomo che dalle analisi trae opinioni di buon senso, a volte aspramente critiche anche nei confronti del proprio orientamento politico.
Il che ne fa una mosca bianca in un Paese di Guelfi e Ghibellini a priori.
In un periodo in cui nel PD si discute aspramente sul come rifarsi il look al logo, argomento che agita le notti degli elettori di sinistra, dei assintegrati e dei senza lavoro effettivi e potenziali, Ricolfi traccia un eccellente quadro di sprechi e di resposabilità.
Mi rimane però una domanda da porre allo studioso:
se nel nord del Paese i servizi pubblici essenziali (trasporti, scuole, ospedali, anagrafe, raccolta rifiuti) funzionano e le Regioni possono essere considerate virtuose, e nel sud della penisola gli stessi servizi essenziali (trasporti, scuole, ospedali, anagrafe, raccolta rifiuti) non funzionano si tratta di un problema economico, di un elemento finanziario, di un argomento politico o di un fattore culturale ?
Se si trattasse di un irregolare funzionamento di uno dei settori potremmo appellarci all'economia, alla redistribuzione finanziaria, alla gestione politica, ma quando tutto il sistema mostra voragini e non lacune, allora il criterio è culturale.
Il sud della penisola, con alcune eccellentissime eccezioni, non ha la cultura della cosa pubblica, non ha la cultura del diritto (a cui sovrappone quella della magnanima concessione, del favore), non ha la cultura del rispetto della persona (a cui sovrappone l'adorazione del ruolo).
Non modificandosi l'aspetto culturale tutti i buoni propositi politici, economici e finanziari finiscono inevitabilmente nel nulla.

lunedì 28 giugno 2010

PROCESSO ALLA CHIESA

Leggere le lamentele cardinalizie sulla negazione della libertà che sarebbe stata perpetrata ai danni dell'arcivescovado a Bruxelles fa morire dal ridere.
Per oltre millecinquecento anni la chiesa cattolica ha negato la libertà agli individui, ai pensatori, ai filosofi, spedendone una bella fetta al creatore non senza averli prima torturati, e adesso si appella al diritto delle democrazie occidentali, figlie dell'illuminismo che ha sempre combattuto.
Ma non basta :pretende anche di godere di un diverso status, sia come istituzione che per i suoi appartenenti, rispetto ai comuni mortali, ovvero cerca di evitare ogni e qualsiasi processo, vuoi per le frodi finanziarie, vuoi per gli scandali sessuali.
Bell'esempio di etica e di moralità, non c'è che dire.
La Corte Suprema statunitense ha definito la responsabilità oggettiva dell'istituzione per gli atti compiuto dai suoi dipendenti, il che darà luogo a miriadi di processi e di richieste di indennità e risarcimento milionarie.
Il Governo belga ha reiterato l'indipendenza della Magistratura, evitando quindi di condannare l'operato degli investigatori nell'arcivescovato.
Chiesa accerchiata ?
Non scherziamo.
Chiesa alla resa dei conti, dopo secoli di potere incontrastato, nepotismo, familismo, corruzione, accaparramento di immense risorse (con buona pace dei "poveri di spirito"), pressioni psicologiche, minacce, estorsioni e quant'altro un codice di procedura penale possa descrivere è tempo, in un occidente liberale e laico, che renda conto dei propri misfatti.
"Rimetti a noi i nostri debiti", recita il padrenostro: quindi dov'è il problema ?

FERMARE LA GLOBALIZZAZIONE

Fermiamo la globalizzazione.
Fermiamo l'Unione Europea.
Fermiamo il mercatismo e la speculazione finanziaria.
Già che si siamo fermiamo il mondo e mettiamoci a pensare.
Dal 2001 al 2009 secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, il debito pubblico mondiale è cresciuto dal 58% del PIL mondiale al 120%.
La situazione, palesemente insostenibile, è di fatto collegata ai processi indotti dalla cosiddetta "globalizzazione".
L'Unione Europea attuale, non quella immaginata dai padri fondatori bensì quella sviluppata dai vari Kohl, Prodi e Ciampi, ovvero non da Statisti ma da ben pasciuti funzionari di Stato, è figlia da una parte della globalizzazione, e dall'altra della più tetra burocrazia.
Ricordo, era il 1978, che tornavo da un lungo viaggio in centro America, una zona del mondo dove il colore più tenue è il fucsia, e atterrai a Bruxelles, città del mondo dove il colore più acceso è il grigio.
Appresi che il Belgio era coltivato a mucche (sopra) e a patate (sotto) e che al di là della birra trappista non aveva molto da offrire a un viaggiatore.
Il fatto che la sede dell'UE sia stata posta a Bruxelles è emblematico.
La sua burocrazia ha il solo scopo di giustificare la propria esistenza e, di conseguenza, "norma" su una miriade di pochezze che hanno come ultima ricaduta la semplice complicazione delle procedure per secoli seguite non senza soddisfazione.
Globalizzazione e mercatismo, a loro volta, sono figlie della speculazione finanziaria, ovvero dei grandi manovratori di ingenti quantità di denaro più o meno esistente che necessitano di non avere confini per far muovere i loro adorati quattrini.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: ulteriore concentrazione delle ricchezze in un'oligarchia plutocratica e drastico impoverimento delle masse popolari.
E' vero: le vie dell'inferno sono lastricate da  buone intenzioni.
Ma quando si intuisce, o si scopre, l'effetto negativo prodotto dalle buone intenzioni è necessario fermarsi e, saggiamente, fare retromarcia.
Ricordo infine che la Grande Guerra fu il risultato di un tentativo di "globalizzazione" finanziaria e che la Seconda Guerra Mondiale celebrò l'ennesimo tentativo di Germanizzazione dell'Europa.
Non mi sembra che il panorama odierno sia tanto diverso da un pericoloso mix delle concause di allora.

domenica 27 giugno 2010

SALARIO ED EFFICIENZA PRODUTTIVA

Da più parti si sente dire che i salari italiani sono troppo bassi se paragonati con quelli dei colleghi di altre regioni d'Europa.
Questa affermazione risuta vera se il termine di confronto riguarda esclusivamente la retribuzione.
La questione comincia a cambiare se si osserva non la retribuzione ma il potere d'acquisto localmente determinato.
Nella sola Italia la variazione ha un'ampiezza del 25% tra nord industriale e sud agricolo.
Ma non basta. Quello che normalmente è taciuto è che all'impresa italiana manca l'efficienza produttiva, in particolare rispetto alla concorrenza tedesca.
Ovvero che a parità di ore lavorate la manodopera tedesca produce più prodotti rispetto alla manodopera italiana.
Ma non finisce qui.
Il prezzo medio per unità-prodotto in Germania ha un valore marginale simile a quello italiano, il che ne determina l'altissimo grado di competitività, accompagnato da una reputazione di grande qualità e durata, cosa che non sempre è sinonimo di "made in Italy".
Questo elemento fa sì che gli italiani lavorino di più, ma producano (e guadagnino -  meno) rispetto ai tedeschi, così che la Germania rimane il leader esportativo nell'U.E.e nostro primo importatore.
Di chi è la responsabilità della scarsa efficienza lavorativa nazionale ?
Essenzialmente del sistema basato su nano-imprese che, in virtù delle proprie ridotte dimensioni, non dispongono di risorse da destinare all'efficientamento delle unità produttive, possono investire ben poco in ricerca, puntando su un prodotto di medio-alto livello a prezzo medio-basso, ovvero operando una strategia di "penetrazione" rispetto alla strategia "premium" operata dai colleghi tedeschi (alto prezzo per alta qualità).
Quindi se vogliamo avviare un processo capace di futuro e di sostenibilità sociale è opportuno mettere mano alla riorganizzazione del sistema produttivo, magari partendo da forme consortili ampliate, non solo alla tutela del prodotto ma soprattutto alle modalità promozionali, alla ricerca, all'area contabile finanziaria amministrativa, alla progettazione.
Questo modello è operabile in tutti i settori merceologici, compresi quelli ad alta tradizione artigiana.
Certo, c'è un problema di compatibilità culturale, ma di fronte alla scelta "o si cambia o si chiude" anche le più consolidate tradizioni di individualismo esasperato dei produttori italiani dovrebbe scendere ad un ragionevole compromesso.
 

EURO, EUROPA E PADANIA

Tra il dire e il fare c'è di mezzo la finanza.
Ha un bel dire la Lega su federalismo e secessione.
Ma l'Europa cosa ne pensa ? E soprattutto, con l'aria che tira, l' Euro sarà ancora la moneta europea, e se sì, di quale Europa ?
Nelle condizioni attuali, con i possibili default statali dei Paesi mediterranei, anche l' Italia potrebbe essere risucchiata nel declassamento-paese, finendo esclusa dalla titolarità dell'euro per tornare o a una lira deprezzata o a un Euro di seconda fascia, come più probabile.
In caso di "federalismo" avverrebbe lo stesso meccanismo.
In caso di "secessione" la Padania potrebbe rimanere legata al carro trainante l'economia continentale, con Germania, Francia, Austria, Benelux e pochi altri.
Sempre che l'U.E. riconosca la Padania come entità statuale indipendente, cosa assai improbabile dal punto di vista burocratico ma plausibile sotto il profilo economico, visto che la Germania non vorrebbe una Padania resa più competitiva dalla svalutazione monetaria.
La situazione è piuttosto complessa, e i fatti di casa nostra non possono essere letti al di fuori dello scenario continentale.
Scenario che prefigura una sempre più stretta alleanza, economica e strategica, tra l'area forte dell' U.E. e la Russia (grande mercato per la delocalizzazione, grande mercato potenziale di vendite e - soprattutto - fornitore privilegiato di energia).
La Germania, dopo la caduta dell'impero sovietico e la rinascita putiniana della Russia, ha stretto basi talmente solide di relazioni economiche con Mosca da far parlare sempre più sovente di "Gerussia".
Berlusconi fa l'amicone con Putin e Medvedev. Sarkozy frequenta il Cremlino con assiduità.
In questo gioco delle alleanze remano contro Polonia, Svezia e Gran Bretagna, per evidenti motivi storici e di alleanze.
Ma si tratta di un processo destinato a confermarsi, reso più credibile e sostanziale se legato ad una moneta gestita da economie reali forti.
La Padania, stato indipendente, potrebbe far parte di quel carro.
L'Italia, zavorrata dalle dinamiche meridionali, ne sarebbe esclusa.
 
 
 

venerdì 25 giugno 2010

LA METAFISICA DELL'ANIMA

Esistono due concetti che da tempo immemore l'Uomo cerca di definire.
Due concetti invero assai diversi tra loro che pervadono le esistenze della stragrande maggioranza degli individui senza che però si riesca a definirne la sostanza.
Si tratta di Dio e dell' Amore.
Entrambi possono essere descritti per "attributi" così come per "negazioni", ma dell'Amore, ad esempio, si sa cosa procura, non cosa sia.
Entro nello specifico.
Dell'Amore si canta, si scrive, si sogna. Tutti, almeno una volta, sperimentiamo l'Amore e tutti, più volte nel corso della vita, cerchiamo di definire attraverso il linguaggio cosa sia quello "stato d'animo" capace di sconvolgerci, di farci fare le cose più bizzarre, di farci attraversare tutte le emozioni in pochi istanti, di modificare in un battere di ciglia la nostra biochimica.
Parliamo degli effetti dell'Amore, non dell'Amore.
Patetico chi cerca di razionalizzare l'Amore sommando stima, fiducia, affetto, rispetto, attrazione, passione, ma qui siamo nel campo dell'amore "sensale", altri amori, per esempio quelli parentali, escludono - o almeno dovrebbero escludere -  la  parte passionale, l'incidenza ormonale.
Che dire poi di Dio ? Millenni di teologie non sono state in grado di "dimostrare" l'esistenza di Dio. Vi si accede per "fede", si dice. Eppure c'è chi afferma di parlare con Dio, di percepirlo, di essere chiamato da Dio, e spesso queste sono persone degne della massima fiducia e rispettabilità. Se ne parla, se ne scrive, ci si affida,lo si invoca, lo si prega, ma - come per l'Amore - non si definisce.
Curiosamente due degli elementi più importanti della di tutti noi, Dio e Amore, sono indefinibili ma non per questo inconoscibili.
La differenza tra conoscibilità e definibilità non è banale, vista la potente presenza di una corrente filosofico scientista che vorrebbe esistenti solo gli elementi empiricamente osservabili, e quindi misurabili e replicabili.
Un po' come l'intuito dell'imprenditore rispetto alla predisposizione di un business-plan : vivono indipendentemente l'uno dall'altro, l'intuito è, stressando il termine, "metafisico" e va messo alla prova con un atto di fede; il business-plan è empirico e scientista, ma non necessariamente esatto.
Anche dell'intuito possiamo definire gli "attributi" ma non necessariamente il "che cosa è".
L'intuito sappiamo tutti che esiste, e l'abbiamo sperimentato.
L'Amore ? tutti coinvolti, nessuno escluso.
Dio ? Una questione di fede, con un'aggravante culturale: Quasi sempre ci si dichiara atei partendo dalla ricerca di Dio,  quindi il percorso degli atei potrebbe svelare qualcosa di percepito, di diffuso ma di indimostrato.
 

MEDVEDEV, OBAMA E L'AFGHANISTAN

Partiamo dal fatto che le coincidenze in politica sono sospette.
In Afghanistan la cosiddetta Guerra contro il terrorismo va malino: i buoni fanno pochi passi avanti, i cattivi resistono bene sulle loro posizioni, anzi estendono il teatro bellico e la loro influenza in altri Stati, a partire dal Pakistan.
George W. Bush prima e Barack Obama poi si sono sempre ben guardati dal rivelare all'opinione pubblica il vero motivo della guerra, come pure la maggior parte dei governi che vi prendono parte. Diciamo solo che la guerra al  terrorismo è un pretesto.
Fatto sta che prima Obama licenzia il comandante chiacchierone delle truppe americane sostituendolo con l'affidabile e silenzioso Paetreus, forse affidabile in quanto silenzioso. Poi Obama riceve Medvedev e i due, stufi della cucina banale della Casa Bianca, si fanno fotografare e filmare mentre mangiano cheeseburger in un fast-food di Washington D.C..
La mossa mediatica, che vorrebbe far avvicinare l'immagine del presidente a quella dell'uomo medio americano, è agghiacciante.
Una di quelle forme di "captatio benevolentiae" che si usano quando non si sa più che pesci pigliare.
Obama dispone negli USA di una popolarità uguale a quella dei Tango Bond nel mercato popolare della finanza, e annaspa in cerca di consenso.
Ma Medvedev perchè gli da corda e, salutista com'è, si intrippa di colesterolo da Mc Donald ?
Un'ipotesi è che i due stiano concordando un supporto russo nella faccenda, vischiosissima e vietnamita, dell'Afghanistan da cui l'Armata Rossa uscì con le ossa rotte.
Un ritorno in Afghanistan per Medvedev significherebbe la "Vendetta e l'Orgoglio" per l'esercito moscovita, con un ampio consenso popolare per Medvedev.
Ma sarebbe una mossa rischiosa in termini di costi (militari ed economici) e di durata (tempo indeterminato).
A Medvedev conviene fornire supporto logistico e di intelligence senza sporcarsi le mani direttamente.
E in cambio, Medvedev, cosa potrebbe volere ?
Il libero commercio di uranio arricchito con l'Iran ?
Mezzo Afghanistan con libertà di gasdotto russo verso l' Oceano Indiano?
La messa in mora dei gasdotti non partecipati da Gazprom verso l' U.E. ?
L'esclusiva delle trivellazioni petrolifere e della pesca al merluzzo nell'Artico , con relativo controllo dei flussi dei cargo ?
Il non intervento occidentale in Georgia, Ossezia, Kirghizistan, Ukraina e Bielorussia e ovunque nell'ex impero sovietico ci siano difficoltà ?
La debolezza di Obama è così vasta da consentire a Medvedev di barattare il potere con un hamburger divorato davanti alle telecamere ?
Da Reagan a Bush l'intera strategia americana ha avuto per obiettivo la riduzione ai minimi termini dell'influenza di Mosca nel mondo.
Ora Obama chiede aiuto a Mosca e sicuramente Mosca, che ha aspettato troppo a lungo, venderà l'aiuto a caro prezzo.
Sul piatto di Mosca, insieme al cheesburger, potrebbe essere stato servito anche un ampio pezzo d'Europa (Ukraina e Bielorussia, certo, ma anche Bulgaria e Romania, Serbia e Albania utili, questi ultimi quattro, a tenere sotto controllo l'irrequieta Turchia sempre più pericolosamente vicina a Teheran e lontana da Bruxelles).
Se in politica le coincidenze sono sospette, nella comunicazione politica le coincidenze sospette sono una prova.
Mentre addentavano un hamburger i presidenti definivano il nuovo Risiko delle rispettive influenze.
O almeno ci provavano.
 
 
Gilberto Borzini

PIL & BAGGIANATE

PIL & BAGGIANATE
 
Capisco che scrivere di una materia futile come il PIL dopo l'eliminazione dal Campionato del Mondo possa apparire fatuo, ma qualche commento va pur fatto.
I dati :
- nell'U.E. l'Italia è il Paese meno appetibile per gli investitori internazionali;
- nell'ultimo anno sono andati persi oltre 500mila posti di lavoro;
- nei prossimi 18 mesi se ne perderanno altri 250mila circa;
- in virtù di elementi diversi (calo dell'Euro in primis) il PIL crescerà di qualche decimale.
Tradotto: se trovassimo una macchina capace di produrre tutto il producibile a un costo infimo gli italiani sarebbero quasi tutti disoccupati ma il PIL andrebbe alla grande.
Il che significa che il PIL, inteso come "termometro" della salute economica nazionale, è una baggianata.
Perché la salute di un Paese non si misura sul tonnellaggio prodotto o sul valore fatturato, ma sul benessere dei suoi cittadini.
Benessere che è dato sia dal potere d'acquisto delle retribuzioni, sia dal valore e dall'efficienza dei servizi pubblici.
In assenza di questo modello di benessere tutto il resto sono frottole.
Quindi, per cortesia, piantiamola di prendere per il sedere i cittadini e rivalutiamo il lavoro, le retribuzioni e la qualità dei servizi pubblici.
Solo così si diventa un Paese normale.
 
 
Gilberto Borzini

TEMA DI MATURITA'

Traccia : Come si propone oggi la poitica a favore dei giovani e della loro ricerca della felicità ?
 
Svolgimento
 
Noi ggiovani abbiamo capito tutto del mondo pure quello che i vecchi sui quaranta non riescono proprio a farsi entrare nel melone. Il ruolo di noi ggiovani nella società attuale odierna e contemporanea è importante - molto - nel senso che può fare come gli pare tanto poi può sempre dire che lui è ggiovane e a quel punto che gli fai ?
A noi ggiovani c'è la libbertà di fare tutto ma proprio tutto quello che ci viene in testa basta che non pensiamo perchè nelle soccietà dove i ggiovani pensano come magari i cina poi vanno in piazza e ci passano sopra col carrarmato mentre a noi ggiovani che stiamo tutta la notte a pasticcarci no. Si vabbè ci sono pure i ggiovani che protesteno e vanno al mare per il giotto e capita che ci legnano e sparano, ma è un caso perchè de solito noi ggiovani nun rompiamo li cojoni così forte.
La politica fa ttanto per noi ggiovani e ci dice "yes we can" e "yes we care" che sta a ddì che se pò ffà e che ce piace però a me propiro non è chiaro cosè che se po' ffà ma che ce piace. Perchè metti che ti vuoi fare un bagno a Miami ? dove Muccino ggira i suoi film e scopri che invece dell'acqua ce sta er petrolio e che siccome per stare meglio ti sei messo in aqua con uno spino e il mare prende fuoco allora io chiedo al nero della casabianca ma che stai a ffà ? e lui che ffà, licenzia un generale ma mica lo toglie il petrolio. Perchè il nero della casabianca dice che "we can" ma se ferma al verbo e il complimento nun lo dice mica.
Però noi ggiovani siamo libberi  come diceva papà Wuoiyjtyjiglia e nun ce fa paura un cazzo soprattutto quanno sballiamo e ppoi tutti a casa a ducento allora tanto ppoi se si fa un casino è colpa della machina mica nostra perchè noi ggiovani si sa come siamo fatti.
Perchè metti che ti vuoi fare una cultura e vai all'uni allora lì sì che cciai da farti un mazzo tanto a fotocopià mapperò quando esci ti dicono che nun sai fare un cazzo e allora sti vecchi sui quaranta sò fascisti perchè non sono più ggiovani e glie rode e a noi ggiovani ce tocca de stà a casa coi vecchi a rosicchiare la pensione di nonna tra una birra e millesms che poi è come su fessbuk dove ce stai per ammazare il tempo.
Che nun basta a essere felici perchè per essere felice devo farmi fotografà su chi e su ccioè dopo che ho vinto alla pupa e il secchione.
Eppoi noi ggiovani siamo vicini alle istanze dei lavoratori che sò compagnincazzati perchè ce li capiamo propprio bene i loro problemi e anche noi sui tetti a protestare contro al padrone porco e fascista che chiude la fabrica con la scusa che sè vennuto anche le mutande per restà aperto e nun celafa ppiù.
Pperciò noi ggiovani siamo equisolidali e a votà nun ciannamo perché a noi nun ci rappresenta nessuno perchè so tutti vecchi sui quaranta e passa.
Io però sto tema mica lo capisco e facevo meglio a scrive quarcosa sui 150 anni dall'ultima vittoria della nazzionale che quello sì chè stato un botto che c'era tutta Roma a portapia a gridà "forza lippi forza luppi sò finiti i tempi cuppi!". Gajardo no ?
 
 
 
Gilberto Borzini

BARUFFE CHIGIOTTE

Come noto in politica si vive di alleanze. Ma le alleanze tese dal Cav per tenere insieme la sua maggioranza sono una questione degna di un thriller o, all'italiana, di una commedia degli equivoci.
Nel nord, che forse non è "padano" ma che vede nella tassazione centrale e nel parassitismo meridionale il male assoluto, l'alleato è la Lega, fattore centrifugo della coesione nazionale.
Al centro, che sicuramente non è "padano" ma vive uno strano connubio tra garantismo ministeriale e sviluppo di impresa, gli alleati sono due: la Curia e l'area ex AN  a cui molti pubblici dipendenti guardano con simpatia, a partire dalle forze armate.
Al sud, che è tutt'altra cosa rispetto ai primi due, gli alleati sono quelli che controllano il territorio e che, nel passato, si sono dimostrati eccellenti alleati della DC andreottiana fino a quando non si sono stufati massacrando Dalla Chiesa, Salvo Lima, Falcone e Borsellino e altri personaggi eccellenti.
Tenere insieme alleati siffatti, con lo scotch inaffidabile del potere a tempo determinato, dev'essere una faticaccia.
E' chiaro che gli alleati ci stanno fino a quando ne hanno convenienza e utilità, fermo restando che ognuno degli alleati dispone, tranne l'ex corrente di AN, di una tale forza propria nei rispettivi ambienti di influenza da poter cambiare alleanze in ogni momento senza perdere potere locale, anzi forse incrementandolo.
La Curia non ha bisogno del governo, anzi è il contrario e le recenti parole del cardinal Sepe e della segreteria vaticana a suo supporto, lo confermano.
La Mafia non ha bisogno del governo, anzi è il contrario. Inoltre i "successi" del leghista Maroni e del suo ministero possono infastidire i burattinai.
La Lega, con tre regioni pesanti in tasca, non ha bisogno del governo, anzi è il contrario.
L'anello debole delle alleanze risulta essere la quota AN  che, malgrado il ministero della difesa affidato a La Russa, non può dire di "gestire" un portafoglio consistente di voti. Forse per questo Fini tenta di proporsi come mediatore istituzionale, ponendosi come garante degli interessi dei suoi ex elettori, ora intrisi di PDL.
Ci sono poi gli elementi di contorno: quelli che puntano al sostegno elettorale degli evasori fiscali, quelli che puntano alla depenalizzazione dei reati sessuali, quelli che dovrebbero far muovere l'economia - le cosiddette "parti sociali"  -  che sembrano disporre però di ben poco potere. E questo è un elemento cruciale.
Fino a che Confindustria, Confcommercio e Confartigianato non disporranno di un proprio "consenso politico", ovvero di un pacchetto di voti con cui porre condizioni (leggi ricattare) il governo, il loro ruolo sarà marginale, adatto al dialogo ma non alle scelte politiche.
CISl e UIL lo hanno capito da tempo, e hanno barattato elasticità contrattuale in cambio di un effettivo riconoscimento para istituzionale.
UGL, con Renata Polverini, lo ha capito ancor prima e ancor meglio, raggiungendo la Presidenza della Regione Lazio.
Ma le "3 C", che dovrebbero rappresentare il sistema produttivo, sono al palo, e con loro rimane al palo il sistema produttivo.
Nelle continue baruffe che circondano Palazzo Chigi le "3 C" hanno un ruolo marginale, non sono in grado di condizionare l'esecutivo.
Perché ? Perché non gestiscono portafogli elettorali, pacchetti di voti, consensi orientabili verso questo o quello schieramento in caso di elezioni.
Se il mondo produttivo vuole contare in questo Paese deve scendere in campo, lordarsi nella politica, perdere la verginità dei "super partes".
Non basta una "lobby" con qualche rappresentante in Parlamento
 
 
Gilberto Borzini

ELOGIO DEL FUTURISMO (e critica della lentezza)

In diverse città italiane vengono allestite mostre relative al periodo futurista, cosa he mal si concilia con il crescente "elogio della lentezza" che un po' ovunque si manifesta. Insomma, delle due l'una : o si assume che il futurismo sia stato un movimento importante, da rivalutare nei suoi elementi morali e filosofici, o se ne intona il "de profundis" e allora lasciamo perdere mostre, rassegne e bei discorsi impomatati.
Tanto per dire il futurismo mise al centro della sua impostazione l'elogio del "progresso", inteso come macchine rombanti, accelerazione delle azioni, incremento dell'adrenalina. La "dinamica" era il centro del progresso, con evidenti aberrazioni relative all'esaltazione della guerra e dei suoi fragori come emblemi di riferimento.
Che senso ha parlare di futurismo in un mondo, quello occidentale, in cui gli elettroni si muovono sempre più rapidamente e gli atomi sempre più lentamente ?
Ovvero: nel periodo della conoscenza diffusa dalla rete internet (dove viaggiano elettroni), gli atomi (i corpi e i gravi) si muovono sempre più lentamente.
Passi l'idea di "slow" che accompagna il cibo, ma che senso hanno le città a 30 all'ora ? le statali a 90 ? le autostrade a 130 ?
Confondere la "velocità" con l'uso sbagliato della velocità è una mistificazione.
Il problema, ad esempio sulle nostre strade, non è la velocità ma la NON CONSAPEVOLEZZA dello strumento, l'ignoranza delle regole fisiche e meccaniche che governano una massa metallica, il non rispetto degli altri: insomma il problema è morale e culturale, non fisico.
Al contrario di quanto spesso si pensa, e da quanto comunicato dai media, la causa principale degli incidenti non è la velocità, ma la lentezza. Qualche "tappo" che si crea tra la velocità media e l'abbattimento della velocità media. Un problema di disomotachicità (differenza tra velocità) e non di velocità in sè.
In un mondo in cui la diffusione della conoscenza viaggia alla velocità della luce, la velocità non può essere colpevolizzata, anzi al contrario.
Il problema vero, il dito dietro il quale si nascondono troppi intellettuali-profeti-assessori, è l'educazione e la consapevolezza.
Elementi, educazione e consapevolezza, che mal si conciliano con il principio di potere secondo il quale è più agevole governare una massa di pecore che un branco di cavalli.
Il futurismo ci vuole cavalli , l'elogio della lentezza ci vuole pecore.
E' ora di darci un taglio. Rapidamente, se possibile.
 
 
Gilberto Borzini

lunedì 21 giugno 2010

SE QUESTO E' UN UOMO

Leggo un'agenzia di stampa e riassumo. Emendamento1707: "Niente obbligo di arresto per chi verrà sorpreso a compiere violenze sessuali di LIEVE ENTITA' verso minori". I firmatari: Gasparri (PdL), Bricolo (Lega), Quagliariello (PdL), Centaro (PdL), Berselli (PdL), Mazzatorta (Lega), Divina (Lega). Rimango interdetto. Un amico mi informa che l'emendamento è stato ritirato. Personalmente ritengo che non avrebbe dovuto nemmeno essere non solo presentato ma neppure immaginato. Poi mi domando: cosa vuol dire una violenza di "piccola entità" ? Forse che una "piccola violenza" produce solo "piccoli danni" sulla psiche del soggetto che la subisce ? Forse che una violenza di "piccola entità" non produce squarci difficilmente immaginabili nell'equilibrio di un soggetto ? Da bambino subii le pesanti attenzioni di un uomo adulto. Presumo che la mia attuale omofobia dipenda da quella situazione. Presumo che anche altri miei comportamenti nella sfera relazionale, comportamentale e sessuale, abbiano risentito di quegli episodi. A volte non serve neanche la "violenza" per creare disagio e instabilità. Più tardi un indovino predisse che sarei morto pazzo e suicida, il che forse significa che la violenza subita ha influito poco su una mente già predisposta ad alcune intemperanze o stranezze; ma se nell'indovino posso non credere la memoria di quegli episodi subiti attorno ai 12 anni ancora mi turba profondamente. Auguro ai firmatari dell'emendamento 1707 di provare cosa vuol dire subire una violenza senza potersi difendere. Gilberto Borzini

SINDACATO DI RETROGUARDIA

Per la CGIL e per la sua anima fondamentalista, la FIOM, il mondo è ancora fisso agli schemi indicati da Marx ne "Il Capitale". Capitale e Lavoro sono forze antitetiche che devono scontrarsi per contrapposizione di interesse e, conseguentemente, produrre un mondo irreale in cui ognuno riceve per i propri bisogni e da secondo le proprie capacità. Certo che se invece di dare secondo capacità il lavoratore si assenta per guardare la partita, il discorso del socialismo va a farsi benedire. Certo che se invece di scontrarsi ci si accorda, le meraviglie del paradiso dei lavoratori possono attendere. Certo che se si rinsavisce dal delirio garantista e anti-meritocratico della recente politica del lavoro, la forza del sindacato rischia di attenuarsi. La lotta della FIOM non riguarda i lavoratori, che hanno compreso in massima parte che "è la globalizzazione, bellezza!" , bensì l'interpretazione culturale del periodo economico. Oggi la CGIL sembra la Chiesa che si affanna a combattere Copernico, Keplero e Galileo in materia di geocentrismo e cosmogonia. L'economia, e la politica, sono come la scienza: nulla è immutabile e tutto è discutibile. Sarebbe un peccato che un grande sindacato del passato venise spazzato via dall'evoluzione dell'economia. Ma se l'atteggiamento della FIOM dovesse restare immutabile il sindacato non potrà che trovarsi solo ad agonizzare come un dinosauro sconvolto dai cambiamenti climatici. Gilberto Borzini

LE TROMBE DEL GIUDIZIO

Si chiamano vuvuzelas e tutti abbiamo imparato a conoscerle: fanno un rumore come e si fosse, invece che in uno stadio, dentro un nido di calabroni. Gli sciamani sangoma le fanno suonare prima dei riti zulu e pare che il loro frastornante suono favorisca la divinazione. A me, che zulu non sono, pare che le vuvuzelas abbiano comunque un potere magico: quello di incementare le ginocchia dei calciatori delle squadre più quotate. Il Brasile sembrava uscito da un film sugli Zombie; la Spagna - favoritissima - le ha prese dalla cantonica Svizzera; la Germania - anch'essa tra le favorite - è finita sotto, sbagliando pure un rigore, contro la Serbia; la Francia ha perso ogni virtù da vice-campione-del-mondo ed è stata fatta nera, ben oltre la media melaninica della squadra in campo (ma i Galli erano così scuri ? leggendo il "de bello" non avevo realizzato... ndr) , da un Messico verdeggiante, per età e divisa; l'Inghilterra con l'Algeria sembrava una squadra di marionette contro un branco di cavallette. Insomma secondo me in SudAfrica si sta perpetrando un rito magico di proporzioni mondiali. La rivolta degli zulu contro le potenze coloniali, boeri e inglesi, riprende fiato e passa dalle vuvuzelas. La rivolta dei neri contro l'apartheid bianco si estende contro le squadre del capitalismo pallonaro a favore dei campesinos della sfera. Le trombe del giudizio contro il bluff miliardario del pallone, che maschera e nasconde solenni porcherie e intrallazzi, suonano con la voce delle vuvuzelas. O forse no, forse è solo un segno dei tempi. Gilberto Borzini

LA GUERRA DELLA NUTELLA

Per una volta sono d'accordo con l'operato dell'Unione Europea. Impegnato come sono - professionalmente - a difendere e a diffondere il valore dei cibi artigianali e biologici, stupefatto come sono dall'osservare la mutazione delle papille gustative nella maggior parte della popolazione, che di fronte ad un sapore "artigianale" storce la bocca, inorridito, come sono, dal prezzo al chilo degli alimenti "da cassa", quali chewingum, caramelle, liquirizie, cioccolatini, paatine, che quasi sempre superano il valore del Titanio, non posso che plaudire al provvedimento comunitario. ll provvedimento, approvato in prima battuta, riguarda - come leggo in un'agenzia di stampa - l'introduzione del "miglior profilo nutrizionale" sulle etichette degli alimenti. Che cosa significa in parole povere? Che sulle merendine potrebbe dover essere apposto l'avviso "Attenzione, favorisce l'obesità", Personalmente apprezzerei che sulle etichette venisse anche esposto a chiare lettere: - l'intera ed esaustiva definizione degli ingredienti; - il prezzo al chilo dei prodotti; Gilberto Borzini

CULTURE - CLASH

E' fuori da ogni ragionevole dubbio, almeno stando alle opinoni degli storici, dei letterati e dei filosofi, che l'incontro/scontro delle civiltà, a volte detto "culture-clash", sia il più proficuo motore di cultura. Senza la Guerra contro i Persiani, l'Atene del V° secolo a.C. non sarebbe divenuta la Scuola del Mondo. Pitagora, Senofane, Anassagora erano profughi, rifugiati ad Atene. Anassagora da Clazomenei in Ionia, scrisse in Atene "Della Natura", che fu pubblicato - letteralmente - da Pisistrato, dittatore Ateniese ma anche editore di successo in una città dove in molti leggevano Omero. Era il 466 a.C. e, non scherzo, il libro di Anassagora si trovava ancora in vendita nell'Atene del 529 d.C.: un best seller millenario, forse l'unico best seller di durata secolare, insieme con i testi sacri. Altro che Ken Follett.. La cosa interessante, però, è che : - caduto Pisistrato e salito al potere Pericle, già allievo di Anassagora, Anassagora venne accusato di ateismo (il conflitto tra scienza e deismo è perenne) - lo stesso Pericle evitò la condanna a morte di Anassagora, che venne esiliato - l'opera di Anassagora non venne proibita, e si continuò a vendere nei banchi dei libri di Atene che Platone, nella sua Apologia di Socrate, indica trovarsi nei pressi dell'orchestra cittadina (ek tes orkestras), il che fa supporre una vera attività di editoria qualche tempo prima di Gutenberg; - Anassagora raggiunge Temistocle, suo ex allievo anch'egli esiliato da Atene, a Lampsaco dove morirà pochi anni dopo. - Atene si imbarca nella guerra con Sparta, che dura 27 anni - Segue la dittatura dei Trenta Tiranni, che fanno fuori l'8% degli ateniesi (i rivoluzionari francesi erano dei dilettanti, al confronto) - Ma i 30 tiranni vengono sconfitti nella battaglia del Pireo dagli esiliati-fuggiti-espatriati riuniti, armati e rientrati, che restaurano la democrazia - Platone, a quel punto, invoca la censura delle opere di Omero che reputa contrarie allo spirito democratico. Cosa si evince da questo mini-bignami di storia ateniese ? Che la "Cultura" non nasce nelle paludi dell'omogeneità o dal ventre molle del pensiero unico. Che il "conflitto" è alla base del progresso culturale. (anche gli anni '60 e '70 furono fucina di cultura pur all'interno di un periodo turbolento della politica) Che un potere dittatoriale ma accorto può condannare l'autore ma non i suoi scritti (Pericle esilia Anassagora ma lascia in vendita il "della natura"). Che un potere democratico ma eccessivamente idealizzato impone la censura a opere eterne (Platone vuol censurare Omero). Insomma, che ci piaccia o no l'Uomo si comporta da millenni allo stesso modo: cambiano i mezzi e gli strumenti, ma non la sostanza delle cose. Gilberto Borzini

UN CURIOSO CONCETTO DI PRIVACY

L'FBI sta indagando sulla falla di AT&T (AT&T bucata, a nudo 114mila mail di utenti iPad) che ha portato il gruppo Goatse Security – che si presenta come un'azienda di consulenza e non un gruppo di cracker - a ottenere 114 mila indirizzi email di possessori di iPad. L'indagine della FBI è del tutto legittima, anzitutto per la portata dell'attacco, ma anche perché tra le email trafugate – e implicitamente gli identificativi delle SIM - ci sono anche indirizzi governativi, di persone influenti e delle forze armate. Fin qui la prima notizia. Seconda notizia: Obama rassicura Cameron. Il Presidente USA non ha intenzione di affossare British Petroleum, tanto meno dopo che il governo inglese si è schierato a sostegno del colosso petrolifero nazionale. Insomma: l'alleanza atlantica prevale sulle chiacchiere ambientali. Le due notizie, in apparenza distanti, hanno molto in comune, in primo luogo l'origine dell'hi-tech e dell'estrazione petrolifera, entrambe legate a filo doppio con le Intelligence statali e il settore militare. Le applicazioni Internet sono notoriamente nate nel settore militare, mentre pochi sanno che il settore estrattivo è da sempre profondamente connesso ai Servizi: l'estrazione, infatti, consente di posizionare mezzi, strumenti, occhi e orecchie in Paesi fornitori potenzialmente non amici, e permette di condizionare le politiche economiche dei Paesi clienti: da qui i Petro-dollari (da cui origina buona parte della finanza creativa) base di scambio delle attrezzature miliari e fonte di sostegno per i T-bond trentennali USA; da qui la forza delle 7 sorelle e la grande difficoltà (Mattei docet) di inserirsi nel sistema energetico per i nuovi entranti. Da un lato quindi l'egemonia politica dell'energia (che spiega le fenomenali resistenze a nuove fonti energetche rinnovabili), dall'altro l'Echelon planetario, ovvero il grande orecchio dei Servizi che attraverso la tecnologia diffusa e portatile permette di sapere sempre, in tempo reale, cosa si raccontano le persone. Il problema dell'FBI non è la privacy dei cittadini, ma il controllo dei dati che deve restare in mano ai Propri Servizi e non essere catturabile da Altri Servizi. La "Privacy", in sostanza, è un pretesto. Un pretesto "politically correct" che consente ai Servizi di controllare le persone così come a Berlusconi di zittire la stampa. La "Privacy" è la favoletta per il popolo bue dietro la quale si celano interessi di potere non sempre confessabili. "Nulla è separabile dal tutto", recita una massima Zen. Web e Energia, ad esempio, vanno a braccetto negli interessi delle Intelligences di tutto il mondo. Gilberto Borzini

DANZANDO SUL TITANIC

Mentre il nuovo Premier giapponese annuncia che anche Tokyo potrebbe seguire Atene sulla china del "default" finanziario, mentre il Governo inglese si schiera a difesa della British Petroleum e delle sue casse in vista delle enormi sanzioni che investiranno il colosso petrolifero per l'inquinamento del Golfo del Messico, preferendo addebitare ai contribuenti inglesi il disastro ecopetrolifero piuttosto che perdere uno dei maggiori assett di Sua Maestà, altre notizie - tenute abbastanza coperte - rimbalzano sulle agenzie di stampa. 1) Sono ben 28.167, per un totale di oltre 40 miliardi di euro, le azioni legali contro la Kaupthing Bank, fallita banca islandese il cui fallimento ha coinvolto un vasto numero di investitori tra cui Goldman Sachs, Deutsche Bank, Credit Suisse, Morgan Stanley, Exista, Barclays, Commerzbank AG, etc. 2) Il fondo di investimento australiano in fallimento, Basis Yield Alpha Fund (Byaf), ha intentato un'azione legale contro Goldman Sachs presso un tribunale di New York. Così Byaf, che ha detto di aver avviato un'azione legale contro la banca d'affari americana e le sue controllate "per dichiarazioni e omissioni fraudolente in Borsa" nell'ambito della commercializzazione di un prodotto finanziario legato a derivati dei crediti immobiliari (Cdo), chiamato Timberwolf. Goldman Sachs ha definito le accuse "prive di fondamento". Byaf sostiene di aver perso più di 56 milioni di dollari a causa dell'acquisto di Timberwolf, il che l'avrebbe resa insolvente costringendola al fallimento 3) MONTREAL 10 giugno (Reuters) - Il presidente di Goldman Sachs group ha detto che non ci sono "indicazioni" che la banca d'investimento sia vicina a trovare un accordo sulle accuse di frode mosse dalla Sec. Lo scorso aprile la Sec Usa ha accusato Goldman Sachs di frode in connessione alla costruzione e distribuzione di Cdo per un miliardo di dollari. 4) La SEC (Securities and Exchange Commission) starebbe indagando su un altro CDO (Collateralized Debt Obligation) diGoldman Sachs (US38131G1040). Lo riporta il "Financial Times". Secondo il quotidiano finanziario la SEC starebbe raccogliendo delle informazioni sull'Hudson Mezzanine Funding, un CDO da $2 miliardi. Le fonti citate dal "Financial Times" osservano però che le indagini si trovano ancora in uno stadio preliminare e che non è sicuro che condurranno a delle nuove accuse contro Goldman. Ad aprile la SEC aveva accusato di frode Goldman Sachs. Secondo l'organo che vigila sui mercati finanziari statunitensi Goldman avrebbe infatti ingannato gli investitori presentando in modo non corretto e omettendo dei fattori chiave relativi al CDO Abacus 2007. Il tutto mentre oltre la metà dei pensionati italiani vive sotto la soglia di povertà, percependo meno di 500 euro al mese. Danzando sul Titanic in una notte serena fingiamo di non vedere l'iceberg che si avvicina. Gilberto Borzini

CHIAMPARINO E I NANO-COMUNI

In Piemonte ben 1.086 comuni non raggiungono i 5.000 residenti. Solamente 129 comuni piemontesi superano questa soglia invero assai esigua. Sergio Chiamparino, uno dei pochi "gentlemen" della politica italiana, fa bene a lamentarsi della situazione finanziaria che, prima per le scorribande nel campo della finanza creativa, poi per l'abolizione dell'ICI infine per la correzione finanziaria in corso, mette i Comuni italiani in una situazione di oggettiva difficoltà. Ma c'è un "ma" grande come una casa, che sicuramente Chiamparino conosce benissimo e che, per opportuntà politica, non cita. Si chiama "nanismo". Il vero problema dei comuni italiani, e nello specifico di qelli piemontesi, è il nanismo. E' facile per Chiamparino affermare che i Comuni, con la stretta tremontiana, avranno meno risorse. Meno facile ammettere che se si ponesse mano ad una riorganizzazione concreta delle risorse umane, e dei relativi costi, applicate dai singoli comuni alle diverse attività correnti forse, e ripeto forse, le risorse erogabili in servizi alla popolazione non subirebbero riduzioni draconiane. In sostanza le amministrazioni si trovano davanti al classico dilemma d'impresa: se le entrate si riducono vanno ridotte le spese, e le spese, quasi sempre, sono rappresentate in primo luogo dalle risorse umane. Sindaci, assessori, consiglieri, segretari e dipendenti formano un piccolo esercito di costi in buona misura riducibili con un accorpamento delle territorialità. In molti comuni, poi, è facile osservare una certa resistenza alle innovazioni tecnologiche, con riflessi importanti sui criteri di efficienza e di efficacia dell'organizzazione. Che dire poi della "selva oscura" rappresentata da Comunità Montane e collinari, spesso palesemente superflue e comunque non elettive, fonte di costi e non sempre di opportunità ? Quindi, caro Chiampa, certamente l'accetta di Tremonti - un'accetta non è una scure - può essere finalmente lo stimolo per mettere mano ad una riorganizzazione complessiva del sistema delle municipalità. Compito non facile in un Paese campanilista fino all'individualismo, ma compito necessario. Compito che Chiamparino, con la sua credibilità e competenza, può permettersi di affrontare e risolvere, con benefici collettivi ben superiori alla risibile limata governativa alle province di piccola taglia. Gilberto Borzini

SUM, ERGO NUMQUAM COGITO

Diciamo la verità: Cartesio è fuori moda. Insieme con Platone. Protagonisti di quella corrente di pensiero che vuole la superiorità della mente sul corpo, Plato e Descartes vengono polverizzati dalle Pupe, vero motore dell'audience. Altro che secchioni. Conferenze con Premi Nobel ? Incontri con vincitori del Reuters ? Numeri scarsi, per non dire esigui. Possibilità di streap - tease per lo Scudetto ? Stadi pieni. Il detto cartesiano, che se fosse stato coperto da copyright avrebbe reso billionari i suoi eredi, è semplicemente ribaltato. Il corpo sembra essere il passaporto per il benessere; la mente può attendere, al massimo partecipare a un concorso che promette sicurezza. I soldi, la fama, la celebrità, li assicura il corpo. La sicurezza, l'autostima, la fiducia, li garantisce il corpo. E quando ti capita di cogitare ti accorgi che propendi al pessimismo e al solipsismo, e che agli altri, in generale, la cogitatio disturba come un foruncolo inguinale. Perchè, come scrivevano Fo e Jannacci, "sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al Re..." Gilberto Borzini

lunedì 7 giugno 2010

MAXOPHONE

http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DzU_c2F9IO_Q&h=d4d8d per chi non conosce i Maxophone si può dire siano stati i "genesis" italiani degli anni '70questi sono i ricordi che condivido con albertoe forse aiuterà a capire l'emozione del ritrovarsiun abbraccio a tuttigil Gilberto Borzini

BASTA CON LA CASTA !

I Signori Magistrati indicono uno sciopero per il 1 luglio contro la manovra finanziaria che il Governo italiano sta varando, nel rispetto delle inidcazioni unanimemente definite all'interno dell'Unione Europea. I Signori Magistrati italiani appartengono ad una delle più formidabili Caste del Paese. Strapagati, con percorsi di carriera indipendenti dalla qualità o dal merito del loro lavoro, godono di uno dei peggiori indici di efficienza mondiali pur costando, come organizzazione complessiva, molto più dei loro colleghi europei. Insomma: lavorano poco, lavorano male, prendono un sacco di soldi, e in più si lamentano. A fronte della finanziaria avrei capito uno sciopero, anche duro, dei precari, di quelle persone dall'incerto presente e dall'oscuro futuro. Che a incrociare le braccia sia una delle categorie più ricche e potenti fa ridere e inorridire. Contro il governo si schierano caste e castine: i giornalisti (a cui ahimè appartengo) che spacciano la libertà di diffamazione con quella di informazione (a proposito, ma a che punto è il contratto nazionale ? sparito ? scomparso ? desaparecido ?); gli insegnanti che confondono l'ignoranza con la pedagogia in stile Montessori; i luminari della medicina, che prediligono la gestione privata delle cliniche alla salute del cittadino; gli amministratori locali, che sovrappongono il portafoglio personale alla cassa comune; i rettori universitari che cavalcano vecchi elefanti spacciandoli per potenti fuoriserie; Riemerge sempre l'italietta degli interessi particolari, dei poteri e dei sottopotentati delle categorie più svariate, ossia quell'italietta a cui si deve in gran parte la voragine del debito pubblico nazionale. Quell'italietta in cui prevale l'interesse personale e il tornaconto immediato, senza alcuna capacità di prospettiva comune. Mentre si chiacchiera di unità nazionale il paese è organizzato in Signorie, Comuni e Congregazioni di Mestieri. I Signori Magistrati italiani avrebbero potuto per una volta dare il buon esempio, ma hanno perso la loro occasione dimostrando finalmente di essere ciò che sono: una banda di orgogliosi, presuntuosi, saccenti, infingardi, irrispettosi, superbi lavativi. Gilberto Borzini

OLTRE BECCARIA

Giovanni Paolo II scriveva in Evangelium Vitae "la misura e la qualità della pena devono essere attentamente valutate e non devono giungere alla misura estrema della soppressione del reo". Più o meno quello che predicava Giovanni Beccaria con un paio di secoli di anticipo. La cosa curiosa è data dal fatto che la pena capitale, così come le altre pene detentive, è sempre stata interpretata dai suoi fautori come un "deterrente", ovvero l'esempio dato dalla morte di un uomo avrebbe dovuto far astenere altri potenziali rei dal compiere azioni violente. Come ampiamente dimostrato né la pena capitale né le pene detentive risultano essere deterrenti efficaci. Si sa , la detenzione può essere un business: negli USA le carceri sono gestite da privati e il lavoro dei carcerati rende plus-valenze interessanti. Si sa, costruire carceri può rivelarsi un ottimo affare edilizio. Si sa, il sistema penale è una fucina di pubblico impiego. Quindi, per dirla in soldoni, si baratta la libertà di un individuo per fare affari. Perché se la questione è "togliere dalla società" chi delinque, allora va benissimo la pena capitale. Si risparmiano un sacco di soldi. Se la questione è "impaurire o intimorire il reo" le carceri non sortiscono un grande effetto. Se la questione è "redimere e permettere un sano reinserimento nella società" le carceri non servono a nulla. Se la questione è "punire il reo" allora è sufficiente la limitazione della libertà (realizzabile con congegni elettronici, senza troppe spese). Quindi il problema carcerario è sì un problema numerico (le carceri di tutti i paesi sono sovraffollate) ma anche e soprattutto una questione culturale che, come tutte le questioni culturali, hanno bisogno di un tasto "reset" per essere analizzate al di fuori delle abitudini, dei preconcetti e dei pregiudizi. Per gli Stati c'è un imponente risvolto amministrativo, economico e di pubblico impiego che l'intera materia coinvolge. Il tema non è affatto banale e tanto meno semplice, ma certamente andrà affrontato prima che troppa parte dei territori divengano "circondariali". Gilberto Borzini

ALBERTO, COSA RESTA DEL TEMPO ?

Ieri sera ho digitato un nome su FaceBook. Ne è uscita una foto in cui gli occhi della persona che cercavo, occhi azzurri, da husky che difende il suo pasto, mi hanno fatto trasalire. Con Alberto abbiamo trascorsi gli anni straordinari dell'adolescenza, anni fatti di musica, di impegno politico, di primi amori, di prime vacanze da soli. Con Alberto, soprattutto, suonavamo: lui era più bravo. La prima esibizione in pubblico la facemmo insieme (tremavo come un girino). A casa sua regnava uno spirito libero, di cultura diffusa ma senza didattica. Sua madre ascoltava Brassens e gli autori francesi. Noi scoprivamo Mozart (infiniti gli ascolti del Don Giovanni) e i Chicago, Hendrix , i Led Zeppelin, Emerson-Lake & Palmer. Cantavamo per strada le canzoni di Battisti e De Andrè a due voci. Scrivevamo canzoni, entrammo insieme in CBS, e in sala di registrazione. Poi la scuola, insolente matrigna, ci divise. Era il 1972. Lui passò al professionismo musicale e io seguii la pedagogia austro-ungarica di mia madre che mi voleva istruito e indifferente al talento, scappando presto nei villaggi Vacanze a fare l'animatore, più bella cosa assà che studiare Kant. Ci ritrovammo una volta, nell'ascensore che conduceva al consolato USA di Milano, era il 1983: io con mia moglie (carinissima, anzi bella), lui con una "cosa" che sembrava uscita da Vogue: lì non sapevamo bene cosa dire, ma si sa che gli ascensori sono inadatti a convenevoli e ricordi. Così sono stato travolto da un torrente di immagini, ricordi, ricordi di emozioni. Avrei voluto scrivergli Ciao Alberto, ti voglio bene ! Ma so che voglio bene al ricordo della nostra amicizia e delle nostre età: quel signore con gli occhi da husky che mi guarda su Facebook potrebbe non avere nulla a che fare con ciò che eravamo, anzi quasi certamente è un altro. Volevo raccontargli con un messaggio cosa mi era accaduto negli ultimi 35 anni, e mi sono accorto che la questione non va posta sul COSA abbiamo fatto, ma sul COSA RIMANE nel nostro spirito delle esperienze che si sono susseguite. Quel che resta del tempo è un film di piccole azioni quotidiane, necessariamente destinate a sbiadire ? Oppure la capacità di condensare le esperienze in un "senso", un'emozione, una filosofia da bar ? Forse le esperienze servono a farci scoprire i nostri punti di forza e di debolezza, ad apprezzare i primi e a superare i secondi. Forse le esperienze servono a definire cosa davvero dia un senso all'essere, non il denaro e neppure la passione, forse la condivisione, la compassione e la serenità. Le esperienze sono un mezzo e non un fine, ma il fine è spesso difficilmente individuabile. Così raccontiamo le esperienze, un modo semplice per apprezzarci o compatirci. Così riesumiamo le esperienze, che ben pochi hanno voglia di ascoltare. Così raccontiamo le esperienze, per illuderci di avere vissuto. Gilberto Borzini

DIO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI

Secondo indiscrezioni la Procura di A. avrebbe iscritto in Signor Dio nel registro degli indagati per "non avere tempestivamente informato le autorità" dell'imminente terremoto "pur avendone avuto conoscenza". Le stesse fonti ci informano di ulteriori accertamenti che la Procura ha richiesto sull'indagato e in particolare: a) sulle numerose abitazioni che uno Stato estero (tale Vaticano) mette a disposizione, gratuitamente, del signor Dio; b) sulla irreperibilità dello stesso indagato che risulta senza fissa dimora; c) sulle false generalità e le molteplici identità assunte dall'indagato in diverse parti del globo; d) sull'omissione di soccorso che reiteratamente il Signor Dio perpetua in ogni tragica calamità. E' evidente, aggiunge la nostra fonte, che la posizione penale del Signor Dio è particolarmente delicata. Il maggior problema, in questo momento, della Procura dell'A. risulta essere la notifica al Signor Dio dell'avviso di garanzia, senza la quale, come noto, difficilmente il percorso giudiziario potrà essere efficace, puntuale, rapido ed efficiente. Gilberto Borzini

venerdì 4 giugno 2010

POVERO RATZY

Era ovvio che assumendo il nome di Benedetto, fondatore degli ordini monastici in Europa, il cardinale Ratzinger si ponesse l'obiettivo di un rinnovato dialogo tra le confessioni del vecchio continente, forse anche di un rilancio della centralità europea nel nuovo mondo multipolare che si andava formando durante la sua elezione. Dopo il carismatico e "planetario" Giovanni Paolo II, che riuscì a conciliare le difficoltà finanziarie dell'impero vaticano con un rilancio positivo dell'immagine della chiesa cattolica, Bennedetto XVI si è dato un orizzonte più ridotto, di taglio strettamente continentale. L'operazione, si può oggi dire, è tragicamente arenata negli scogli della globalizzazione. Non solo la chiesa cattolica è minoritaria su scala mondiale (praticamente assente nel continente più popoloso, l'Asia, scarsamente diffusa in Africa malgrado la positiva azione misionaria troppo spesso lasciata a se stessa da Roma, il Vaticano è maggioritario in centro america, sud america e europa mediteranea) ma anche in Europa non se la passa molto bene. Nel vecchio continente, infatti, esistono molteplici confessioni non casualmente legate a diverse capacità economiche: Cattolicesimo, maggioritario in Italia, Spagna, Portogallo, Polonia, Irlanda e Francia (4 su 6 Paesi indicati oggi a rischio default finanziario) Protestantesimo, maggioritario in Inghilterra, Germania, Danimarca, Olanda, Svezia, Norvegia, Finlandia (Paesi ad economia forte) Ortodossia, diffusa in Russia, Romania, Grecia (un Paese in default, uno in bilico, l'altro tenuto in piedi dal Gas). Nelle altre parti del mondo dove il cattolicesimo è maggioritario le cose non vanno molto meglio. Le Filippine sono allo sbando, i Paesi del centro e sud america, con l'eccezione del Brasile di Lula e del Cile post Pinochet, hanno economie marginali, la Nigeria è squassata da una guerra intestina trentennale. Insomma: la "morale" cattolica mal si adatta all'economia moderna e, peraltro, non sembra mai essersi accompagnata ad alcun modello economico dominante. Un motivo va probabilmente individuato nelle caratteristiche del potere papale dal medioevo ad oggi, riassumibili come segue: a) ipocrisia (cardinali e papi hanno sempre avuto amanti, concubine, figli e nipoti di cui tutti sapevano e nessuno parlava); b) nepotismo e familismo (per oltre 500 anni i pezzi grossi del vaticano hanno foraggiato gli interessi di famiglia e non quelli collettivi); c) economia sommersa (operare "nel nome di dio" per favorire processi di colonizzazione di carattere imperialista, ovvero slegati alle realtà culturali dei territori acquisiti o controllati, con masse ingenti di denaro messo a disposizione da investitori tutt'altro che indifferenti alle finalità produttive); d) mantenere il popolo in condizioni di necessità e bisogno, per meglio controllare le masse. Si noti come queste caratteristiche si possano comodamente sovrapporre a quelle delle diverse popolazioni in cui il cattolicesimo è dominante. Mentre l'Unione Europea cerca un baricentro e un senso storico-politico la sua divisione confessionale (e quindi etico-morale) si dimostra lancinante. In quanto organizzazione politica ed economica l'U.E.necessita di laicizzarsi, o quanto meno di contrastare fortemente l'etica cattolica sopra espressa. I Paesi protestanti usano l'arma della svalutazione morale (scandalo pedofilia) per incrinare la credibilità cattolica. Gli Ortodossi di Mosca evitano accuratamente di allearsi con una organizzazione che interpretano come decadente, o morente, nel medio periodo. La Cina a stento riconosce diplomaticamente il Vaticano. Ampi strati di popolazione cattolica, soprattutto in Francia ma anche in Spagna e marginalmente in Italia, voltano le spalle al Vaticano e ai suoi diktat morali. Ratzinger si è dato un compito irraggiungibile in un contesto storico, economico e politico fortemente in contrasto con le concezioni e la cultura vaticane. Povero Ratzy: che sia lui il Pietro Secondo che porterà alla scomparsa della sua chiesa ? Gilberto Borzini

ANNOIATI A MORTE

Uno degli elementi che appaiono più ricorrenti in chi osserva i discorsi in "chat" è la NOIA. Da che l'uomo esiste il problem dell'occupazione del tempo, dell'evitare la noia, è un affare serio. Persino Adamo si rivolse al Signore chiedendogli di avere compagnia. Il Signore creò Eva, e da allora Adamo ebbe un bel po' da fare. Poi la noia tornò. Con il benessere economico, con la crescita del desiderio di possesso, col miglioramento delle condizioni sanitarie, con la musica a tutto volume, con internet, la noia tornò e la fece da padrona. Molti si svegliano guardando terrorizzati il tempo vuoto davanti a loro. Altri sono più fortunati e hanno un lavoro,un impiego, che però - generalmente - maledicono alzandosi dal letto. Giunti al lavoro passano il tempo-lavoro ad annoiarsi o a criticare il lavoro, la società, il capo. Dopo di che si annoiano. Tornano a casa e si annoiano. Escono per non annoiarsi. Vanno in un posto dove la musica supera le parole; si dimenano; bevono. E si annoiano. La dimensione della noia è il fenomeno più preoccupante di questi tempi di benessere e di paura di perdita del benessere. Ed è una dimensione culturale, figlia di una sottocultura del disimpegno, della vacatio-mentis, del tutto-subito in cambio di nulla. Dell'egoismo estremo. Gilberto Borzini

S.O.S.SALVAILCULO.COM

A volte capita che qualche stupido prenda a schiaffoni per strada un estraneo. La legge, la legge ordinaria, prevede che prendere a botte qualcuno sia reato. Far male agli altri è un reato.Quindi basterebbe applicare la legge, quella ordinaria, per stabilire ragioni e torti.Invece no. In questo Paese che oggi festeggia il primo maxi-broglio elettorale della sua storia bisogna sempre fare confusione, creare comitati, associazioni, leggi ad personas, tutelare interessi particolari che a lungo andare intralciano il normale scorrere normativo.Come si discusse per le "quote rosa", con le candidate tutelate al pari della foca monaca, bisogna porsi qualche domanda.E' necessario creare una normativa a maggior tutela degli omosessuali ?E' utile creare il WWF delle Checche ?Favorisce l'integrazione la definizione dell'Oasi del Busone ?Stimola al dialogo la Riserva del Frocio Sapiens ?Si guarda con maggior favore all'Isola dei Culoni ?O non è meglio che tutti i cittadini siano uguali davanti all legge ?Quando andavo all'università la psicologia definiva l'omosessualità una devianza, una malattia: molta acqua è passata sotto i ponti e tutti fingiamo di dare per scontato che non sia più così.Ma attenzione: l'applicazione esasperata del "politically-correct" produce omofobia, e l'omofobia è molto più diffusa di quanto non si voglia ammettere.Per ridurre l'omofobia non serve creare norme di sostegno alla casta dei pederasti.E' sufficiente applicare la legge che esiste. Gilberto Borzini

ARMAGEDDON

Ora che Israele ha definitivamente gettato la maschera.Ora che la pietà per la Shoah viene messa a dura prova dalle pratiche politiche di Israele.Ora che il grande Muro costruito da Israele segrega e affama i Palestinesi.Ora che ogni trattato è stato disprezzato.Ora che gli insediamenti israeliani in territori palestinesi proseguono.Ora che pacifisti e portatori di sostegni umanitari vengono accolti come nemici armati.Ora che il tempo sembra sospeso, cosa potrà fermare l'Armageddon ? Gilberto Borzini

CRIMINE CONTRO L'UMANITA'

Il disastro ambientale che si sta consumando nel Golfo del Messico non può essere trattato alla stregua di un incidente e la BP non può essere condannata ad un semplice risarcimento danni.Le dimensioni del dramma sono apocalittiche: il petrolio riversato nel mare, oltre a compromettere il sistema delle "Keys" e delle coste statunitensi, rischia seriamente di essere deviato verso il Mar dei Caraibi. Un incommensurabile patrimonio naturale è compromesso insieme a interi sistemi di vita e di economia umana.Ciò che sta accadendo al largo della Louisiana è un crimine contro l'umanità, e come tale va trattato. Gilberto Borzini