martedì 18 ottobre 2011

IL TUTTO E IL NULLA

IL TUTTO E IL NULLA

Esiste un parallelo sconcertante tra filosofia, politica e arte: un "continuum" che ha caratterizzato gli ultimi due secoli ed è ora destinato ad una profonda trasformazione.

Con la Rivoluzione francese (1789) inizia l'ascesa della borghesia, industriale e commerciale. E' un processo economico che abbraccia l'emersione dell'Illuminismo e dell'Idealismo, filosofie che traggono spunto dalle medesime premesse ma che giungono a conclusioni profondamente dissimili. In una si afferma la Ragione dell'Intelletto, al netto delle gerarchie sociali, mentre nella seconda il finalismo ideale è prevalente rispetto al puro intelletto. Una forma borghese, la prima, che tende a liberarsi dall'oppressione dello Stato, una forma diversa, la seconda, che tende a formare lo Stato borghese. Concetti a cui anche la musica si affianca. Con Beethoven, inizialmente incompreso dall'aristocrazia, la borghesia trova il suo momento musicale, trasformando l'autore, fino ad allora appartenente alla congrega degli artigiani, in artista, in figura ideale. Beethoven, Schumann, Wagner, Brahms, Chopin  e via fino a Mahler e Richard Strauss offrono alla borghesia un modello artistico di riferimento, unitamente ad un linguaggio tecnico-teorico-ideale musicale di riferimento. Un linguaggio che si basa sull'attesa (creata dalla melodia e dall'armonia) e dalla risposta all'attesa, definita dall'evolversi della struttura sinfonica o concertistica. Un linguaggio che il pubblico comprende e apprezza.

In quel mondo complesso, in cui società, economia, filosofia e arti seguono percorsi paralleli, si inserisce nel 1848 il pensiero marxiano, che tende a interpretare fino alle estreme conseguenze la curva delle possibilità di sviluppo e di trasformazione che lo scenario economico-politico-sociale dell'epoca individua. Marx affermerà che il comunismo è la conseguenza logica dello sviluppo del capitalismo borghese. Marx non cambia il linguaggio della filosofia, non trasforma le regole della tecnica o della teoria socio-politico-economica. Volendo individuare un parallelo con la musica Marx sta alla filosofia come Stravinsky sta alla musica. Ma ecco che su entrambi i lati del campo, quello filosofico e quello musicale, entrano nuovi attori. In filosofia politica giunge Lenin, in musica Schonberg. Entrambi sviluppano i temi originali attribuendo però alle rispettive aree di competenza la necessità di abbattere la tecnica, la teoria, la struttura.

A Lenin seguono una moltitudine di autori, a Schonberg segue Werner che spiega benissimo la teoria della dodecafonia, ma non riesce a vendere un brano. Nella musica dodecafonica mancano le regole dell'attesa e della risposta, regole auree del successo della musica classica. In assenza delle quali il pubblico reagisce negativamente.

Le due teorie, il comunismo leninista e la dodecafonia, conquistano un pubblico estremamente limitato, in quanto tale estremista e intimamente convinto della propria superiorità intellettuale. Quelli che non capiscono la dodecafonia si rifugiano atterriti nelle braccia solide di Beethoven, Bach, Mozart, mentre gli amanti della contemporaneità li tacciano di revisionismo, di imbecillità, di non saper riconoscere la genialità. Come fanno i leninisti con chi non professa le medesime opinioni politiche.

Il novecento si spende nel dualismo (rossi e neri, guelfi e ghibellini, classici e contemporanei). La musica dodecafonica non decolla, rimane incomprensibile ai più; le strutture statali comuniste crollano sotto il proprio stesso peso. Nella società di inizio millennio che vede scomparire rapidamente sia la borghesia che il proletariato intesi in termini "marxiani" ecco apparire nuove forme musicali pop, basate su strutture semplice, comunicabili, quasi della parole d'ordine in forma di  riff. Nella rete si definisce una nuova classe sociale, un quarto stato dotato di potere d'acquisto e di competenze variegate, un quarto stato figlio di mamma borghesia e papà proletariato di cui disconosce drasticamente la parentela. Sul fronte politico-filosofico ecco apparire la democrazia diffusa attraverso la rete: parole semplici, slogan essenziali, concetti facilmente comunicabili in tutte le lingue mediante il web.

Società, filosofia, arte, politica, economia seguono sempre - sempre sia chiaro - percorsi paralleli.

Forse possiamo capire il mondo che si sta strutturando  attraverso l'attenta analisi dello scenario musicale e della rete. Forse, e il dubbio è pertinente, stiamo osservando uno dei più grandi cambiamenti che la Storia dell'Uomo ricordi.

tel 3924775808

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