mercoledì 23 dicembre 2009

LA COSTITUZIONE DEL RETROVISORE

Immaginate di guidare veloci tenendo gli occhi puntati sul retrovisore, e solo casualmente - di tanto in tanto - guardare la strada davanti a voi.Riuscite a stabilire se quello sia il modo più coerente per andarsi ad impastare contro qualche ostacolo ? Credo di sì.Lo scenario politico attuale è la rappresentazione operativa della metafora sopra esposta.Guidiamo una macchina potente, in una strada veloce, in mezzo a una nebbia fittissima, avendo per "ancoraggio" e "punto di riferimento" un cartello scritto sessantacinque anni fa, che cerchiamo ostinatamente con lo sguardo nello specchietto retrovisore.John Bentham, straordinario quanto eccentrico filosofo del XIX° secolo, passò la sua esistenza a combattere contro le mistificazioni e le assurdità che si nascondevano dietro ai "miti" della costituzione britannica e dei primi Stati Uniti. Ovviamente John Bentham era molto poco apprezzato dall'establishment di quei Paesi, e anche Karl Marx non esitò a definirlo "privo di qualunque consapevoleza storica". Ma cosa invocava Bentham ?Il predominio della Demorazia, ovvero il Potere Supremo del voto popolare.Nella sua logica la Democrazia, che voleva globale, eleggeva i propri rappresentanti a sostegno delle proprie necessità e, di conseguenza, governava.Ancora, per Bentham, il Governo eletto democraticamente doveva essere libero da lacci e lacciuoli rappresentati dagli "equilibri" di potere costituzionalmente definiti. Sostenenva infatti che "nessuno strumento, quando le forze interne si bilanciano, produce alcun movimento". Per Bentham, in pratica, l'equilibrio dei poteri poteva condurre esclusivamente ad una asfissia politica, al blocco decisionale, al semplice mantenimento dei poteri definiti, senza alcun riguardo per le reali necessità di cambiamento espresse dagli elettori.Bentham scriveva, e argomentava, tra il 1780 e il 1795.A distanza di oltre due secoli, in Italia, si discute delle stesse cose.
Gilberto Borzini

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