martedì 29 dicembre 2009

IL BASTONE E LA GARROTA - il prezzo della verità

INTRODUZIONE L’Italia è un Paese democratico nel senso che il cittadino è autorizzato a pensarla come vorrebbero i democratici. Il dissenso, o peggio ancora la VERITA’, sono duramente perseguibili e punibili. Quella che qui racconto è la mia storia personale, le mie esperienze - e i miei errori - professionali. Citerò a memoria nomi e cognomi, periodi, fatti e contesti, di cui sono stato protagonista, escludo quindi ogni “relata refere”. Nella consapevolezza del fatto che lo sport preferito di certa sinistra politica è il massacro mediatico del nemico, ed è dichiarato nemico chiunque non si allinei al pensiero unico – e al business a quello collegato - , lascio al lettore il piacere di mettere a confronto le panzane ufficiali rispetto alle semplici verità. Gilberto Borzini ITAVIA E ALITALIA Milano 1978. In Italia la crisi è violenta: esiste una crisi politica – Aldo Moro è stato da pochi mesi assassinato dai compagni che sbagliano delle BR -, l’economia è asfittica, il PCI incalza la DC, la disoccupazione segna tassi record anche nel nord del Paese, in particolare la disoccupazione giovanile. Siamo ancora immersi nei cosiddetti “anni di piombo” e ho 23 anni. Ho terminato il servizio militare, a Roma durante il sequestro Moro, e vanto – si fa per dire – una precedente esperienza lavorativa di quattro anni come animatore nei villaggi turistici del Club Vacanze. Un cliente, conosciuto durante gli anni di animazione, è rappresentante delle linee aeree ITAVIA spa a Milano. Lo incontro, lui mi manda a Roma per una selezione – che include la conoscenza delle lingue straniere – e poche settimane dopo vengo assunto come “promotore vendite”. La formazione interna è semplice: mi si da un elenco di agenzie di viaggio da visitare, un pacchetto di nuovi orari, e mi si dice “vai e vendi!”. La tecnica formativa di quei tempi prevedeva infatti l’immersione rapida nel mare con l’alternativa o nuoti o anneghi. Presto scoprii, meravigliandomi, che nuotavo piuttosto bene, e veloce. L’ITAVIA è una piccola, scalcagnata quanto aggressiva compagnia aerea, che rosicchia quote di mercato sui voli nazionali al gigante Alitalia, impedendo di fatto alla grande mucca di Fiumicino - a cui allattano i partiti di governo - di vivere in regime di assoluto monopolio. E’ la mosca che ronza sul naso della vacca, ed è una mosca con ottime prospettive di crescita. Giugno 1980. Il volo IH871 scompare dai radar sulla tratta Bologna Palermo. Voci interne ci informano immediatamente, la mattina dopo l’evento, che l’aereo è stato abbattuto durante uno scontro militare aereo che ha visto coinvolti aerei militari NATO, aerei francesi e uno o due jet libici. Il trauma, nel Paese, è elevato. Inizia immediatamente, coordinata da Alitalia, una campagna denigratoria contro Itavia i cui aerei vengono definiti senza mezzi termini “carrette del cielo”. Gli attacchi sono pesantissimi e coinvolgono articolisti di tutta la nazione che, senza sapere come è fatto un aereo, spiegano agli italiani che i DC9 dell’Itavia sono destinati a rottamarsi in volo. Per settimane il tam-tam è assordante e il calo dei passeggeri sui nostri voli altrettanto. Alitalia, carrozzone politico per eccellenza che costa decine di miliardi all’anno al contribuente italiano, punta a ottenere nuovamente il monopolio sfruttando con il massimo cinismo un disastro che ha ucciso 81 persone. La “pista” del conflitto aereo verrà aperta molto più avanti dalla magistratura. Ma questa è storia. L’attenzione nazionale viene radicalmente spostata il 2 agosto, con la strage di Bologna. Mentre l’ITAVIA chiude nella disattenzione generale a noi dipendenti viene offerta la possibilità di entrare in Alitalia mantenendo la qualifica ottenuta in ITAVIA. Se accettassi diventerei uno dei più giovani funzionari ALITALIA (e se avessi accettato oggi sarei un agiato pre pensionato). Ma accettare significa anche diventare un grasso e obbediente cane da salotto, mentre io sono un lupetto solitario. Scelgo una via personale di vita, e inizio a collaborare con il giornale di settore Guida Viaggi edito da Roberto Bertagni. 1981 MILANO – LONDRA La collaborazione con Guida Viaggi non è retribuita, per cui se da un lato posso scrivere i miei pensieri sul settore turismo e vettori, dall’altro devo lavorare. Entro così in un piccolo tour operator, specializzato in voli charter tra Milano e Londra. Impiego molto poco, frequentando gli uffici londinesi in Notting Hill – a quel tempo un brutto quartiere di una città malandata – a capire i meccanismi dei charter. Esiste un concentratore che opera prevalentemente con Monarch Airlines e saltuariamente con BWIA (British West Indies). Tutti gli operatori italo-inglesi fanno contratti individuali con i vettori per rotazioni charter, ma solo alcuni voli operano (concentrando i passeggeri) mentre i voli residui vengono fatturati ma non volati. Il sistema consente quindi agli operatori italiani di pagare all’estero – a società direttamente controllate o tramite il concentratore - i voli mai operati, con un notevole beneficio fiscale e un coerente accantonamento di fondi. Chi opera con Monarch generalmente deposita nelle banche delle Isole del canale, chi con BWIA approda nei Caraibi. In quegli anni fioriscono voli da Milano, da Bergamo, Torino, Treviso, Bologna e Roma per Londra: curioso... Naturalmente ogni tanto scrivo le mie riflessioni su Guida viaggi e altrettanto naturalmente gli operatori turistici che a breve costruiranno villaggi turistici ai Caraibi (raggiungibili comodamente con voli charter) non mi prendono in simpatia. Lascio la società, in cui poco dopo arriverà la guardia di finanza, e volo a New York. 1982 – 1983 NEW YORK CITY A Londra avevo conosciuto Robert Segelbaum, un ingegnere elettronico decisamente eccentrico che mi aveva illustrato una sua idea. Insieme costituiamo AIRHITCH, passaggio aereo, che sarà il primo operatore a produrre voli Last Minute e Low Cost tra gli USA e l’Europa. Il meccanismo è semplice: proporre ai vettori che ogni sera lasciano il JFK verso l’Europa di rilevare al prezzo di costo industriale i posti rimasti liberi e vuoti. Il vettore recupera i costi, quindi non viaggia mai in perdita, e il passeggero può volare a tariffe scontatissime. Quasi tutti i vettori ci danno l’OK, a condizione che l’offerta sia sviluppata solo fuori dall’alta stagione e solamente per gli studenti universitari. In un periodo in cui i voli costano mediamente 850 dollari offriamo ai nostri clienti tariffe di sola andata a 169 dollari. Il nostro ufficio è un bugigattolo davanti alla Columbia University, Robert e io condividiamo un modestissimo bilocale ai confini di Harlem: siamo gli unici bianchi in parecchie miglia quadrate. Sei mesi dopo abbiamo quattro dipendenti che dirottano telefonicamente i clienti verso i vari gate di imbarco. Io passo le giornate a mettere volantini nelle varie sedi universitarie, Robert ogni sera è al JFK. Nei momenti liberi giriamo NYC sulla sua moto Yamaha e andiamo a bere birra a Soho. Scopro che a New York se sei lì per lavorare e non rompere le scatole nessuno ti dice niente: alla Chemical Bank mi aprono un conto (e mi danno una carta di credito) a semplice presentazione del passaporto. 1984 -1990 MILANO Tra New York e Milano ho conosciuto una bionda da favola, californiana che vive in Svizzera. Era il 24 luglio del 1983. Ci sposiamo il 31 dicembre a Santa Barbara, California (un posto benedetto da Dio in persona). Lascio Robert, che successivamente svilupperà tutti i procedimenti on-line andando a governare AIRHITCH da una spiaggia di Bahamas mediante il suo Laptop, e rientro a Milano. I tour operator mi snobbano, ancora per la questione dei charter, e vengo assunto da una società alberghiera, Città del Mare spa, come rappresentante per il nord Italia, un nord Italia che va da Firenze a Vipiteno. Faccio centinaia di migliaia di chilometri, entro in tutte le agenzie di viaggio della mia area, il fatturato cresce prepotentemente, tanto che viene deciso di creare una nuova rappresentanza a Bologna, dimezzando la mia area di intervento. Continuo a scrivere per giornali di categoria (Guida Viaggi e Avinews) ponendo l’attenzione sia sugli aspetti istituzionali (associazionismo, federazione nazionale) che su quelli economici del settore. Avinews, rivista allora molto apprezzata e quotata, mi affida la redazione nord Italia. Entro sempre più a fondo nel “sistema” turistico e sviluppo, parallelamente, una società di servizi, Travel desk, che si occupa di consulenze e di ricerca di personale per il settore. Lavoro come un pazzo, ma ho un mutuo da 1.600.000 lire al mese e uno stipendio di 1.300.000. Per qualche mese gestisco anche l’ufficio stampa del leader dei viaggi in Turchia, scoprendo che il business vero non è vendere viaggi, ma tappeti ai turisti in Anatolia: i viaggi sono uno strumento di acquisizione dei clienti che compreranno tappeti. Scopro anche che un notissimo operatore di Torino vende vacanze in villaggi in Kenya in assenza dei villaggi, che devono ancora essere costruiti. Gli operatori in questione di arrabbiano e tolgono la pubblicità alle riviste con cui collaboro. La stessa cosa fa Alitalia, verso la quale ho il dente avvelenato dal 1980, di cui metto in evidenza, puntualmente, le criticità economiche, gli errori strategici, l’esosità tariffaria. In proposito avrò uno scontro diretto, piuttosto violento, con Nordio durante il congresso annuale degli agenti di viaggio a Marrakesh in Marocco, dove porrò domande piuttosto imbarazzanti relative all’acquisizione da parte di Alitalia dell’ungherese Malev. Appare ormai chiaro che sono un rompi scatole, che lotto contro i mulini a vento dei “poteri che contano” da una posizione di assoluta inferiorità. Il mio nome è noto nel settore, gli articoli molto seguiti, ma lavorare diventa sempre più complicato: mi sento un po’ come il Mino Pecorelli del settore. Ma gli anni duri devono ancora arrivare. Un giornalista del periodico Taxi di Milano è amico del direttore generale di Città del Mare, per cui lavoro. Entrambi sono iscritti al PCI (città del mare è del gruppo UNIPOL assicurazioni, e questo spiega e giustifica l’appartenenza politica). Il giornalista propone di “lanciare” un viaggio di gruppo mediante la testata, il direttore generale acconsente. Ma il giornalista, poco dopo, viene da me e mi chiede una modesta tangente per ogni passeggero, e gli rispondo che il conto economico non la consente. Informo la direzione del periodico di questo elemento, il giornalista mi querela. Il mio direttore generale mi dice che in caso di processo non mi difenderà. 1991 – 1998 I MIEI ANNI IN SICILIA Nel 1991 vivevo a Milano, dove sono nato, e rappresentavo una grande struttura alberghiera di proprietà dell'Unipol Assicurazioni, all'epoca molto vicina agli interessi del PCI e del minoritario PSI. Nel Novembre venivo nominato direttore marketing dell'hotel (816 camere, 2200 posti letto, 36 ettari di terreno a picco sul mare) accettando contrattualmente l'obbligo di residenza presso la struttura stessa. La struttura, Città del Mare, si trova a Terrasini, provincia di Palermo, località in cui era attivo il Maresciallo dei Carabinieri Antonino Lombardo, confinante con un altro paese, Cinisi, in cui Gaetano Badalamenti aveva ordinato l'esecuzione di Pippo Impastato. Tutti i dipendenti, esclusi due dirigenti - uno dei quali ero io - erano originari del territorio, ovvero di Cinisi, Terrasini, Montelepre, San Giuseppe Jato. Dopo poche settimane, in fase di ambientazione, conobbi il dr. Mario Evola, veterinario e proprietario del Club La Staffa, centro ippico di Cinisi. Con lui, democristiano di ferro e parte attiva della corrente di Salvo Lima, trovai un accodo per far lavorare mia moglie, appassionata di cavalli, nel maneggio interno dell'hotel, affidato in gestione al fratello di Mario, Giuseppe Evola. Conobbi anche il maresciallo Lombardo che spesso, la domenica, si fermava a pranzo nel ristorantino vista mare dell'hotel, gestito da due simpatici personaggi - che chiamavamo scherzosamente il gatto e la volpe - originari di Bagheria che avevano vissuto diversi anni fuori Italia, uno a Londra l'altro a Duisburg. Lombardo parlava molto con il gatto e la volpe, che come cuochi non valevano molto, ma in compenso avevano occhi e orecchie sempre attenti. Il 23 maggio 1992 mi sto recando a Palermo, utilizzando l'autostrada che da Terrasini, attraverso Capaci, porta nel capoluogo siciliano. Sei minuti dopo l'autostrada esplode portandosi via le vite di Falcone, della moglie e della scorta. Il 19 luglio 1992 la seconda strage, in via d'Amelio, uccide Borsellino e la sua scorta. Superfluo dire che la stagione turistica, in Sicilia, è totalmente compromessa: l'hotel che dirigo viene "invaso" dai carabinieri inviati dallo Stato a presidiare il territorio. Tra questi un giovane tenente, Antonio Giordano, che sarà tra quelli che con il Capitano Ultimo arresteranno Totò Riina. E' una sera di settembre quando Antonio mi chiede la disponibilità a collaborare con loro in forma riservata. Mentre l'Italia politica è sconquassata da Mani Pulite, la Sicilia è tramortita dagli attentati, e anche il gruppo per cui lavoro si riorganizza. I "siciliani" ottengono dalla sede di Bologna che avvenga una riorganizzazione: i due dirigenti non indigeni, me incluso, vengono rimpiazzati da dirigenti sicilani. Esco dai ranghi di Città del Mare nel febbraio 1993. Nel gennaio, intanto, Antonio Giordano ha contribuito all'arresto di Riina (15 gennaio 1993) in una villa di via Bernini. Attraverso le conoscenze avviate all'interno del Club La Staffa di Cinisi sono in contatto con Bruno Montalbano, simpatico e giovane ingegnere, figlio di Giuseppe Montalbano, proprietario dell'Hotel Club Torre Macauda di Sciacca (AG). Bruno mi presenta al padre e Giuseppe mi affida la direzione commerciale del suo Hotel a Sciacca. Montalbano è discendente del primo parlamentare siciliano dello Stato Italiano, un ex garibaldino, e non nasconde le sue simpatie politiche per la sinistra. Lavoro un anno, ma il miliardario Giuseppe Montalbano fa molta fatica a onorare le mie parcelle. Eppure è proprietario non solo dell'hotel, ma di un immenso parco a Santa Margherita Belice e di un'impresa di progettazione ingegneristica che si trova a Capaci, a meno di 100 metri dal punto in cui Brusca attiva il detonatore che ucciderà Falcone. L'impresa di progettazione ha moltissimi appalti durante il governo di Ciancimino su Palermo e smetterà totalmente di progettare dopo l'arresto di Siino, considerato la mente della distribuzione degli appalti per conto di Ciancimino stesso. Particolare sorprendente, il Montalbano è anche proprietario della Villa di via Bernini in cui si nasconde Riina al momento della cattura. Nel maggio 2009 Montabano è condannato a 7 anni e 6 mesi per concorso esterno. Nel Club la Staffa di Cinisi, dove ho conosciuto i Montalbano, si allena anche il giovane Di Matteo, che troverà una morte orribile (strangolato e sciolto nell'acido) nel 1996 per mano di Brusca (o di Spatuzza). La collaborazione con Giuseppe Montalbano e con Torre Macauda si interrompe alla fine del 1994, essenzialmente perché non riesco a essere retribuito. Nello stesso periodo il Maresciallo Antonino Lombardo deve andare negli USA a persuadere Don Gaetano Badalamenti a venire in Italia per deporre. L'accordo con Badalamenti era stato avviato da Falcone e le parole di Don Tano avrebbero completamente sconfessato l'impianto accusatorio di Tommaso Buscetta, impianto che imputava alla DC di Andreotti e di Lima la gestione politica della cupola. Poco prima del viaggio previsto (12 ottobre 1994) la trasmissione televisiva Samarcanda si occupa di Terrasini e in quell'occasione Leoluca Orlando Cascio sferra un durissimo attacco al Lombardo. Il Maresciallo Antonino Lombardo si suicida il 5 marzo 1995. L'amico tenente Antonio Giordano, quello che mi chiese di entrare nei servizi e partecipò all'arresto di Riina, viene trasferito a Palmi. Morirà pochi anni dopo in un poco chiaro incidente di volo in deltaplano. Inizio allora (fine 1995) a collaborare con un'agenzia che organizza charter dalla Francia ed è esclusivista alla commercializzazione delle strutture alberghiere della ITA Hotels spa. ITA è un gruppo che fa capo all'avvocato Ponte, amico di Salvo Lima, e possiede 9 alberghi e villaggi: tra gli altri l'Excelsior di Palermo, il Saracen di Capaci (Isola delle Femmine), due 4 stelle a Taormina. Le strutture alberghiere, però - con l'esclusione dell'Excelsior, difettano tutte nel servizio. Centinaia di milioni vengono spesi nell'organizzazione di voli charter, abbondantemente contribuiti dalla regione Sicilia, per portare turisti negli alberghi del gruppo ITA. L'agenzia con cui collaboro dispone anche di propri uffici a Parigi e promuove costantemente l'attività nelle principali fiere turistiche europee. Dopo la morte di Lima la società non ha risorse da inserire nella conduzione operativa degli alberghi. Nel 1997 l'avvocato Ponte passa a miglior vita, il suo impero si frantuma sotto il malgoverno dei suoi figli (acerrimi nemici l'uno dell'altro) e l'agenzia con cui collaboro inizia a perdere colpi. Nel 1998 rientro dalla Sicilia. Intanto l'Italia è profondamente cambiata. Gli uomini che hanno combattuto Cosa Nostra ( il capitano Ultimo, Mori, Di Donno, il tenente Canale, considerato da Borsellino «mio fratello» e cognato di Antonino Lombardo) vengono portati in giudizio. Il mio rientro nel nord Italia deriva dal fatto che l’Università di Torino, facoltà di economia, mi ha affidato una docenza presso la Scuola Universitaria di Management d’Impresa a Pinerolo. Una “cattedra”, dopo anni di insegnamento ai master della Scuola Internazionale di Scienze Turistiche in Roma e alla Scuola Superiore del Commercio di Milano, è per me un evento tanto inatteso quanto gratificante. Lasciare la Sicilia non mi costa troppo sacrificio e la nuova opportunità che mi viene offerta potrebbe aprirmi nuove strade. Col senno di poi sarei rimasto in Sicilia, ma gli sviluppi – come in genere il futuro - mi erano ignoti. 1998 – 2002 PINEROLO e TORINO Insegno e scrivo, scrivo e insegno. Il corso di Marketing del Turismo è abbondantemente partecipato nella Scuola Universitaria di Pinerolo. Il Preside della Scuola è il prof. Umberto Bocchino che all’inaugurazione dell’anno accademico legge con passione una lettera a lui indirizzata dal suo amico personale, e Presidente della Camera, Luciano Violante. E’ opportuno precisare che la segnalazione del mio nominativo per la cattedra vacante era giunta al direttore della Scuola Universitaria, dr. Claudio Serini, dall’allora Presidente della FIAVET Piemonte (Federazione italiana agenti di viaggio) Carlo Bortott, titolare di TorViaggi, ex Italturist e convinto dirigente del PCI poi PDS. Bortott aveva avuto modo di conoscermi, e ritengo apprezzarmi, collaborando con me in qualità di direttore marketing di Città del Mare, tanto che propose la mia candidatura anche per la direzione di Turismo Torino, l’ente locale di promozione turistica, nel percorso di avvicinamento di Torino alle Olimpiadi invernali. Turismo Torino, invece, scelse Josep Ejarque, uno che aveva contribuito al rilancio turistico di Barcellona e all’organizzazione della città spagnola delle Olimpiadi: fu una giusta scelta, e Josep rimane per me un grande professionista e un amico. Va anche detto che a ridosso delle Olimpiadi a Josep fu tolto l’incarico, questo perché i meriti dovevano essere tutti torinesi e lui, bravo o no, non fa parte delle “famiglie che contano” nella capitale subalpina. Carlo Bortott, che evidentemente mi vuole molto bene, suggerisce il mio nome anche per una consulenza di marketing al Laboratorio Didattico Ambientale di Pracatinat, presieduto dal Senatore Lorenzo Giannotti (ex PCI poi PDS) e diretto da Boris Zobel (ex PCI poi PDS). La consulenza per me rimane un mistero arcano, risultandomi subito evidente che a Pracatinat si fa politica e non si vuole fare marketing. Per salvare capra e cavoli la consulenza confluisce nella presidenza di un gruppo di lavoro che ha per tema lo sviluppo di forme di turismo sostenibile e le modalità di accoglienza al turismo nel territorio. Il gruppo di lavoro è articolato: parliamo per mesi, dibattiamo ogni due settimane e, mensilmente, sottostiamo ad un “audit” operato da un funzionario del Gruppo Abele che sta bene attento a che non si faccia marketing, ma si sviluppino i diversi gradi di sostenibilità (turistica, ambientale, economica) cercando un adeguato compromesso tra le svariate esigenze del territorio. E’ uno di quei lavori “politici” che io, uomo essenzialmente pratico, non amo particolarmente. Metto allora in contatto il direttore di Pracatinat, Zobel, con il direttore della Scuola Universitaria, Serini, sperando che i due – che hanno un linguaggio politico comune – trovino un modo per collaborare. Ma il dialogo decade presto. Zobel vorrebbe un grande studio fatto gratis, Serini desidera che Pracatinat entri, pagando, nel consorzio universitario di economia aziendale, il CUEA, ma i due non raggiungeranno alcun accordo. Il CUEA, in cui vengo cooptato quale consigliere d’amministrazione, include aziende che finanziano la Scuola. Dalla scuola ricevono studi, personale-studenti in stage semestrale, corsi orientati alle loro specifiche esigenze. In sostanza – ma ci metto un po’ a capirlo – la mia cooptazione nel CUEA significa “trova sponsor nel tuo settore”. Mi do da fare, ma il mondo dei tour operator è lontano da Pinerolo (a Milano hanno già lo IULM e la Bicocca con cui collaborare, a Venezia la Cà Foscari, a Rimini un’ottima facoltà) e non riesco a cavare un ragno dal buco. Il settore alberghiero a Torino è dominato da due attori che fanno già parte del consorzio, tanto che i docenti delle discipline tecniche sono funzionari dell’hotel Concorde o del gruppo Turin Hotels. Non trovo sponsor, e la cosa da molto fastidio al Preside e al Direttore. Ricevo inoltre dal direttore della Scuola Universitaria l’indicazione di non essere esigente agli esami. La cosa mi sorprende e chiedo lumi al Vice Preside della Facoltà di Economia, Prof. Cilavegna, che ho conosciuto nella mia qualità di Presidente del Lions Club Torino Collina. Le parole di Cilavegna, durante un pranzo informale all’hotel Concorde di Torino, mi aprono finalmente gli occhi. Nel frattempo sono accadute alcune cose. L’Assessore ai trasporti della Regione Piemonte, William Casoni di AN, mi ha affidato alcuni incarichi consulenziali in successione. Il primo riguarda la definizione di una nuova viabilità nelle “valli olimpiche”. Il mio studio analizza in particolare un nuovo percorso in destra orografica del Chisone, che tende a scavalcare i centri abitati in sinistra orografica, per raggiungere Oulx e da lì gli impianti sportivi in quota. Lo studio viene approvato, con somma arrabbiatura del centro Pracatinat che si è apertamente schierato contro le Olimpiadi di Torino e, soprattutto, contro ogni forma di inquinamento che la manifestazione olimpica imporrà al territorio. Naturalmente anche in Università non piace la mia consulenza, sia perchè offerta ad una Regione politicamente di centro destra, sia perchè non coinvolgo nella ricerca la struttura universitaria. Il secondo studio affidatomi da Casoni riguarda il tessuto economico della Valle di Susa e della Valle Chisone, e rientra in un più ampio sistema di analisi delle ricadute socio-economiche dell’evento Olimpico e, in prospettiva, della prevista linea ferroviaria ad alta velocità Torino Lione. Lo studio finale supera le 500 pagine ed evidenzia nei dettagli le criticità esistenti, la polverizzazione del tessuto produttivo, la necessità di un ripensamento sistemico. I malumori in Università crescono, per le stesse ragioni di cui sopra, ma un terzo studio – operato per conto del Comune di Oulx – fa saltare i nervi. Oulx, infatti, sa che le Olimpiadi produrranno un notevole incremento dei transiti diretti a Sauze e a Sestriere, ma vuole intercettare i turisti per ottenere dei benefici economici dall’evento senza sopportarne solamente i danni ambientali. Insieme con un architetto valdostano, da tempo consulente del Comune, sviluppo un progetto che prevede: - lo spostamento della stazione ferroviaria di Oulx di 1500 metri verso l’uscita autostradale; - un ampio parcheggio per i veicoli provenienti dall’autostrada; - un centro di interscambio modale per cui chi arriva a Oulx in auto o in treno trovi un centro di accoglienza e assistenza e un “trenino delle nevi” che colleghi direttamente il parcheggio-stazione fino ai campi di gara di Sauze. Il progetto entusiasma la sindaco del Comune di Oulx e la sua maggioranza, in quanto il progetto vedrebbe abbattuti i flussi di traffico veicolare (si parla di 6 milioni di vetture in meno all’anno) e aumentare gli introiti dai diritti di parcheggio. La minoranza, che punta ad un parcheggio veicolare nella zona opposta di Oulx e ad una seggiovia di collegamento con Sauze, si mette di traverso. Non conta il fatto che il parcheggio che la minoranza vorrebbe sia in area esondabile della Dora, e non conta neppure il fatto che per raggiungere il parcheggio i veicoli dovrebbero attraversare il paese, con il loro carico inquinante. Una agguerrita campagna di disinformazione accompagna le indagini geologiche necessarie alla progettazione. Lungo il percorso del “trenino delle nevi” affiorano rocce verdi, possibili contenitori di amianto, e il percorso stesso si svilupperebbe lungo una paleo-frana. Con l’architetto valdostano presentiamo il progetto anche alla Fiera di Rimini, durante una kermesse organizzata dalla nazioni unite in materia di sostenibilità ambientale, ma il progetto – alla fine – viene respinto soprattutto per gli interventi della Provincia di Torino (politicamente contraria alla giunta regionale). Oulx continuerà ad essere inquinata e il centro di interscambio logistico resta un’aspirazione. Questo progetto, che coinvolge sistemi di trasporto con modelli economici, pubblica amministrazione e interessi economici territoriali, avrebbe fatto molta gola all’Università, ma anche in questo caso la commissione è stata affidata alla mia persona e la direzione dell’Università comincia a pensare ad un modo per allontanarmi. Il pretesto lo fornisco facilmente io con un’intervista rilasciata al periodico “Campus”, edito da Class Editori (con la quale collaboro sul quotidiano Italia Oggi), nella quale riporto il sunto delle conversazioni avute con Cilavegna. a) le università si sono strutturate negli anni ’70 sull’onda delle iscrizioni dei baby-boomers nati negli anni ’50; b) oggi le iscrizioni sono molto inferiori, ma i costi rimangono invariati, anzi crescono; c) le università insegnano meno e peggio producendo laureati di primo livello inadeguati ai processi lavorativi: d) gli studenti rientrano per ottenere una laurea di secondo livello, anch’essa insufficiente; e) gli studenti partecipano ai Master post universitari. In sostanza l’università sostiene i propri costi prolungando artificialmente la vita scolastica degli studenti, mediante un abbassamento delle competenze. Il sistema è voluto, tende a “spennare” gli studenti. Campus pubblica l’intervista ad inizio anno accademico e qualcuno vorrebbe farmi a fettine. La mia colpa ? Avere detto la verità. IL PROGETTO FRANDY Negli stessi anni progetto anche “FRANDY”, uno studio che ha per obiettivo l’abbattimento delle barriere architettoniche nei pubblici esercizi di Torino, considerato che la città ospiterà anche le Para Olimpiadi per atleti disabili. Propongo il progetto al TOROC, che mi smista alla direzione delle Para Olimpiadi gestita dall’amabile Tiziana Nasi. Il progetto piace, però non ci sono fondi: il TOROC è già impegnato sul fronte ospitalità per gli atleti disabili con una casa per sportivi a cui partecipano i Lions Club. No money, no Party. Stessa risposta da Università, Comune, Provincia e Regione: i problemi dei disabili servono solamente a fare chiacchiere e a lanciare pensieri buonisti, le soluzioni non interessano. Finalmente, dopo qualche peripezia, la Camera di Commercio di Torino finanzia il progetto, tramite l’associazione ambientale Scholè Futuro presieduta da Mario Salomone (PDS). La cifra è irrisoria, ma consente di svolgere un’analisi dei locali pubblici torinesi in materia di accessibilità e servizi. Il risultato è interessante: - oltre il 60% dei locali pubblici del centro città non dispone di accesso per disabili; - oltre il 70% dei locali pubblici non ha servii igienici adeguati alla disabilità; - oltre il 15% dei locali pubblici non ha servizi igienici interni. Per una città che ospiterà le Olimpiadi per gli atleti disabili non c’è male. L’associazione dei pubblici esercizi manifesta la sua aspra contrarietà rispetto ala nostra analisi. Nessun lavoro di adeguamento farà seguito alla ricerca. INTANTO AL GIST... GIST è acronimo di Gruppo Italiano Stampa Turistica, un’associazione di giornalisti del settore emanazione della Federazione Italiana Stampa Turistica. Essendo uno che scrive dal 1980 su periodici di settore, ed essendo abbastanza conosciuto, raccolgo l’invito a partecipare al Gruppo nel 2001. Per partecipare, però, bisogna essere iscritti all’ordine dei giornalisti e all’associazione regionale degli stessi. Seguo le procedure per iscrivermi e, prima ancora di ricevere la tessera dell’Ordine, vengo eletto segretario regionale piemontese del GIST. In quella qualità partecipo anche al consiglio nazionale, che ha sede in Milano, presieduto in quell’epoca dal giornalista televisivo Riccardo Venchiarutti, entrato – si dice - in RAI in quota parte ai democristiani di Martinazzoli e di sicura appartenenza politica “progressista”. Il consiglio è composto da persone di diverso orientamento politico: la maggioranza è di sinistra, la minoranza è composta da 4 giornalisti (Stefano Passaquindici de il Giornale, Sabrina Talarico, Giulio Biasion e io). Negli ultimi anni il GIST ha perso molti associati, migrati al NEOS, e deve riaffermare la propria missione. Il consiglio si divide tra “marchettari”, quelli che scrivono sempre e comunque bene delle destinazioni e delle organizzazioni turistiche, facendo gonfiare gli introiti pubblicitari dei rispettivi periodici, e quelli che mettono il naso nei risvolti negativi del turismo di massa (inquinamento, ricadute sociali negative, sfruttamento della mano d’opera eccetera). Ovviamente faccio parte dei rompi scatole. Organizziamo anche due conferenze in cui le tematiche ambientali e sociali hanno rilievo, una ad Albarella e l’altra alle Stelline di Milano. Nella seconda, alle Stelline, il geografo Corna Pellegrini propone di costruire delle città d’arte finte dove far andare i gruppi scolastici e il turismo di massa per evitare i danni da inquinamento (e da ignoranza). La proposta è scioccante, il GIST si schiera contro il turismo di massa. Passa meno di un mese e il segretario della FNSI (Federazione nazionale stampa italiana) invita il Presidente del GIST, Venchiarutti, ad allontanarmi in quanto sono stato eletto senza disporre della sufficiente anzianità di iscrizione all’ordine. Venchiarutti esegue. Il GIST torna in mano ai marchettari. ALTA VELOCITA’ La collaborazione con la Regione Piemonte prosegue e vengo nominato Segretario del Tavolo tecnico-politico regionale per l’alta velocità Torino-Lione, ovvero una delle bretelle più contestate nel panorama nazionale dei trasporti. Il mio ruolo è quello di cercare una mediazione tra le esigenze dei promotori l’opera (società delegata la Lyon-Turin ferroviaire) e le amministrazioni locali che governano la protesta rispetto all’opera considerata invasiva e pericolosa negli assetti idro-geologici del territorio. Parallelamente il mio rapporto con l’Università tende alla sua conclusione: dopo tre anni di docenza so già che la richiesta di nuovo contratto, da parte della direzione, non sarà presentata. Mi restano solamente dei compiti istituzionali da portare a termine. Ma di questo parlerò nel prossimo capitolo. L’Alta Velocità Torino Lione è un progetto ingombrante, molto complesso e di straordinaria difficoltà. Lo sarebbe comunque, tecnicamente parlando, anche se non fosse osteggiata dall’ostilità territoriale. E’ un progetto che divide anche la politica: nella sinistra esistono pareri opposti e contrastanti tra istituzionalmente favorevoli e – sotto sotto – contrari. A nessuno politico, infatti, fa gioco andare contro i NO TAV che rappresentano per molti un bacino elettorale significativo. TIMORI E TUMORI Mentre in ambito regionale prosegue lo scandalo dell’ Amianto, con l’Eternit di Casale Monferrato in prima fila tra gli imputati, le problematiche relative alla presenza di amianto nelle montagne della Valle di Susa diventano uno dei più consistenti elementi di supporto alle opposizioni al progetto ferroviario. I timori possono essere risolti solamente mediate attente operazioni di carotaggio, ma le stesse vengono boicottate ed impedite dal movimento NO TAV capeggiato, all’epoca, dal Presidente della Comunità Montana Bassa valle di Susa Antonio Ferrentino. Mentre il tavolo di confronto prosegue senza esclusione di colpi, la sindaco di Condove afferma che negli ultimi anni sono andati progressivamente aumentando i casi di tumori linfatici nel suo territorio. Approfondendo la questione scopro un documento dell’ARPA che informa i sindaci di Bruzolo e di San Didero dei tassi di inquinamento da diossina prodotti da due fucine dell’acciaieria locale, ex Ferrero. L’inquinamento registrato è di 900 volte superiore al tasso previsto dalla Legge. Domando ai sindaci il motivo del non intervento, e la risposta è che la chiusura dell’impianto significherebbe la perdita di troppi posti di lavoro e, nel contempo, la perdita delle risorse erariali che consentono la sopravvivenza amministrativa dei due comuni. Sbalordito inoltro alla Procura di Torino la copia del documento ARPA, ma la Procura non indaga. Chiedo allora a LTF (Lyon Turin Ferroviaire) la disponibilità, in termini progettuali, ad acquisire la struttura industriale, bonificarla, e impiegare gli addetti nei lavori di costruzione e manutenzione del nuovo tracciato ferroviario. LTF accetta l’ipotesi, ma la comunità locale rifiuta l’accordo perchè “i nostri operai non diventeranno i servi di LTF”. Quindi Condove, sottovento rispetto all’acciaieria, si terrà i suoi tumori in crescita, alla faccia della salute pubblica. Ancora a Condove si lamenta l’ipotesi di tracciato ferroviario che passa su terreni dove dovrebbe sorgere un nuovo complesso residenziale. Progetto in via di approvazione, forte della parentela tra impresario edile e sindaco. Alla fine si “scopre” che la zona è in piena paleo-frana, il che dovrebbe impedire qualsiasi forma di attività, edilizia o mineraria. Il sospetto che dietro al NO TAV non ci siano problemi di salute ma problemi di interessi – forti – privati si fa sempre più strada. Ma la polemica si estende. In una trasmissione su PrimAntenna dove sono invitato nella mia qualità di Segretario, partecipa anche Beppe Gandolfo, corrispondente del TG5 dal Piemonte. Gandolfo sostiene che fare buchi nelle montagne è pericoloso, e lui lo sa perchè quando fa montagne di sabbia al mare con suo figlio gli viene difficile fare gallerie. Gandolfo manifesta il suo antagonismo all’opera con ragionamenti molto discutibili e terminiamo la trasmissione guardandoci in cagnesco. POLPETTA AVVELENATA La polpetta avvelenata mi viene servita l’ultimo giorno di frequentazione della Scuola Universitaria di Management di Impresa. Sono convocato nella commissione di laurea. Nessuno dei miei studenti si diploma in quella sessione. Uno studente, Roberto Francini, presenta un’interessante lavoro sulle politiche di prezzo alberghiere, “yield management”, e il suo relatore è un funzionario della Turin Hotels. Ascoltato il Francini chiedo al suo relatore di poter utilizzare la tesi per una mia pubblicazione. Informalmente il relatore mi da l’assenso e, pochi giorni dopo, mi invia per e-mail due capitoli della tesi, dove non si individua il nome dello studente. La e-mail contiene solamente in allegato i due capitoli. Mesi dopo riprendo in mano la tesina, la rielaboro parzialmente e la inoltro a Job in tourism, dorso del quotidiano Italia Oggi, come case-history. Il direttore del dorso trova molto interessante il lavoro e decide di dargli un’ampia evidenza. Immediatamente dopo la pubblicazione il Francini “scopre” il suo lavoro sulla versione online di Job in tourism e mi cita per plagio. Del Francini non ricordo il nome, in udienza sostengo la mia buona fede, basandomi sulle parole del relatore e sulla ricezione del testo – incompleto – per posta elettronica. Il Rinvio a giudizio viene pubblicato da La Stampa, con evidenza, mentre in Regione sto riscrivendo il contratto di servizio tra Regione Piemonte e Trenitalia: un contratto innovativo che prevede il riconoscimento dei diritti dei pendolari, i relativi rimborsi e, soprattutto, un calo del costo per la Regione, a parità di servizi erogati da Trenitalia, di ben 23 milioni di Euro. L’Assessore ai Trasporti, Borioli (DS), firmerà il contratto senza la mia presenza, lamentando la riduzione del portafoglio. La Regione non si avvarrà più dei miei servizi di consulenza. Il giudice del tribunale di Torino, lo stesso che segue il caso Eternit, non mi presa attenzione. Quando il relatore depone e dichiara di non avermi mai trasmesso nulla ne chiedo l’incriminazione per falsa testimonianza, ma la mia richiesta viene respinta. Quando chiedo di acquisire il mio vecchio hard-disk per rintracciare la corrispondenza la mia richiesta viene respinta. Vengo condannato ad una ammenda elevatissima, molto distante dai massimi previsti dal codice, ricorro in appello e poi in cassazione, ma il dispositivo – guasto dall’inizio e formalmente corretto – non viene modificato. Nessuna attenuante, ero colpevole prima ancora che il processo si avviasse. Il Francini viene assunto dall’associazione albergatori di Torino. A sentenza di Cassazione Beppe Gandolfo mi dedica un servizio da gogna mediatica sul TG5 (1’54’’) ripetendo più volte il mio nome e presentando la mia fotografia. La Stampa di Torino, il Monferrato di Casale e altre testate mi dedicano spazi superiori a quelli normalmente destinati ad assassini, truffatori, violentatori, senza esitare di sparare nome, cognome, fotografia e, uno, anche l’indirizzo. Una tale risonanza per un reato minore appare decisamente sospetta, una condanna “politica” tesa a mettere in imbarazzo quella parte politica che nel tempo mi ha dato fiducia e importanti incarichi. Penso che il plagio di Philip Collins, che fece milioni di sterline copiando la canzone Agnese dolce Agnese, ha avuto minor rilevanza del mio, la cui pubblicazione fu a titolo gratuito. Penso che chi ha strombazzato il mio nome ai quattro venti, esponendomi ad una vera gogna mediatica, abbia agito senza la sufficiente attenzione. Penso inoltre che il Francini farà molta fatica ad ottenere il suo indennizzo, considerando che da quando la questione è esplosa ho perso tutti – dicasi tutti – gli incarichi e non dispongo delle risorse economiche per far fronte all’ammenda. Penso che la sinistra politica piemontese si sia finalmente tolta una grande soddisfazione togliendosi di torno un rompi scatole che ha più volte smascherato i suoi intrallazzi riverniciati di buone intenzioni. Penso che un Paese come il nostro potrebbe essere governato da chi considera il bastone e la Garrota utili strumenti per eliminare l’opposizione. Penso che in Piemonte esista una forte coesione tra politica, affari e magistratura, tesa a produrre un sistema coercitivo e anti-popolare. Mi rincresce per Gramsci, che affermava che “la verità è sempre rivoluzionaria”: i suoi seguaci odierni non vogliono avere a che fare con la verità. GILBERTO BORZINI Docente e consulente di Marketing e organizzazione aziendale opera sia nel settore dell’economia privata che nella pubblica amministrazione. All’attività accademica (Università di Torino, facoltà di Economia dal 1998; Università di Bergamo, facoltà di Sociologia nell’ A.A. 2002-2003) affianca quella formativa per quadri e dirigenti di impresa nelle aree marketing, change management e team building (International Labour Office – O.N.U. – Torino , Scuola Internazionale Scienze Turistiche – W.T.O. – Roma, Scuola Superiore del Commercio – Milano). Specializzato nell’individuazione e attivazione di modelli economici innovativi è stato consulente dell’Assessorato Trasporti Regione Piemonte dove ha ricoperto per tre anni, 2001 – 2004, l’incarico di Segretario del Tavolo Tecnico Politico per la Torino – Lione, con ruolo di mediatore tra gli interessi locali e quelli strategici nazionali, successivamente operando per lo sviluppo dell’efficacia e dell’efficienza nel sistema dei trasporti pubblici regionali (2005 – 2007). Incarichi ricoperti Consigliere d’amministrazione Consorzio Universitario di Economia Aziendale, Torino (2000 – 2002); Consigliere nazionale e segretario regionale Piemonte del GIST (Gruppo Italiano Stampa Turistica – Federazione Nazionale Stampa Italiana) 1998 - 2000; Presidente Lions Club Torino Collina 2001 - 2002; Consigliere d’amministrazione Easy Nite srl in Torino; Consigliere d’amministrazione Consorzio Viaggi e Vacanze, Falconara AN (2003); Presidente del Consiglio d’Amministrazione Freenet Network srl (rete composta da circa 300 agenzie viaggi) 2004 - 2006; Attualmente titolare di Good Food sas, distribuzione prodotti alimentari tipici, B.Invest srl (società agro alimentare in Husi – Romania), Rio Grande Real Estate Ltd (Santa Barbara USA), è Membro della Consulta Nazionale del Turismo del PDL (Roma).

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