lunedì 4 gennaio 2010

BUON ANNO

Il 2010 potrebbe essere ricordato come l'anno della svolta.Pakistan, Afghanistan, Iraq, Somalia, Sudan e Yemen sono teatri di guerra in cui la teocrazia di ispirazione musulmana contende il potere al modello "democratico" occidentale.L'Iran vede svilupparsi lo stesso conflitto ma in una logica, per ora, interna, destinata con ogni probabilità ad estendersi in un più ampio contesto.Da che mondo è mondo non esiste una "teocrazia" rispettosa dei diritti umani.Da che mondo è mondo quando qualcuno parla "in nome di Dio" generalmente non ha buone intenzioni e non preannuncia la libertà democratica.Il conflitto perdurante tra due modelli di società, una teocratica e dispotica, l'altra laica e liberale, è salito troppo di livello per pensare che conflitti armati locali possano risolvere lo scenario generale.La posta in gioco, tanto per essere chiari, è il dominio planetario.Gli USA cercano di arginare militarmente e localmente il nemico, ma l'anima profonda americana ( profondamente bacchettona e altrettanto convinta - come il mondo islamico - di essere "in missione per conto di Dio") condiziona le scelte strategiche e tattiche per concludere positivamente il conflitto.L'Europa non conta nulla : con la presidenza spagnola dell'UE dovrà confrontarsi soprattutto con la disoccupazione spagnola, mentre la forte presenza, politicamente condizionante, del Vaticano determina più una ricerca di dialogo - e di compromesso - con l'avversario che non una soluzione.Russia, Cina e India hanno punti di forza economici tali da poter negoziare, da vincitori, con le parti in causa chiunque vinca.Le "guerra", pertanto, riguarda USA e UE contro teocrazie islamiche.L' Islam combattente ha per obiettivo centrale gli USA, convinto com'è che l'UE non rappresenti un problema non avendo una politica comune e seguendo, comunque vada, il destino degli USA.Gli USA non hanno una strategia di lungo periodo, né forse la forza economica per impegnarsi in una strategia di quella portata.Ma la posizione di "stallo" è insostenibile per entrambi e questo potrebbe indicare nel 2010 l'anno della svolta.Lungi dall'accontentarsi del predominio in Medio Oriente e in gran parte dell'Africa, l'Islam combattente punta a mettere in ginocchio l'economia USA e a rimandare a casa le multinazionali che si sono ingrassate, negli ultimi secoli con le risorse medio-orientali.La guerra affonda le sue radici fin dalla conquista di Bisanzio da parte degli Ottomani, passando per la pirateria contro le Compagnie delle Indie per arrivare al boicottaggio delle operazioni dei Peace Corps come della Halliburton, ed è una guerra che non accetta mediazioni o compromessi.Se nel "mondo dell'economia globale" non si possono più immaginare porti "cristiani" e porti "musulmani", come nel 1600 e 1700, quando pirati e flotte islamiche contendevano ai vascelli reali europei rotte e mercanzie, la globalizzazione stessa implica che i porti siano tutti o cristiani o musulmani, e per porti intendiamo, oggi, tutti gli elementi che compongono un'attività economica.Di qui l'analisi: i due contendenti non hanno più fiato se non per uno scontro finale.Quello che può salvare l'occidente è la frammentazione del mondo islamico e le sue permanenti quanto imponenti conflittualità interne.Ma qualora l'Islam trovasse un punto di accordo l'occidente si troverebbe in serissime difficoltà. Comunque, Buon Anno. Gilberto Borzini tel. cell 3293081356

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