venerdì 8 gennaio 2010

DAL PCUS AL PD

La trasformazione del vecchio Partito Comunista vorrebbe apparire come un modello innovativo di democrazia interna, mentre ricalca a chiare lettere il modello del Partito Comunista dell'Unione Sovietica dove vigeva il Primato della Segreteria.Vi segnalo, per mia totale condivisione, questa intervista di Marco Damilano con Arturo Parisi pubblicata da “L’Espresso”.D’Alema? «Un professionista del “se po’ fa”, ricalca Andreotti. Dovrebbe almeno avere il coraggio di dirci che le primarie, la democrazia dei cittadini, per lui sono tutte boiate». Bersani? «Apra un congresso che non c’è mai stato, perché il Pd è a rischio ». Sono passati appena due mesi dal congresso e nel Pd è di nuovo tutto in discussione. Qual è il peccato originale?«La verita’ è che quello che chiamiamo congresso e’ stato tutto fuorche’ un congresso. Bersani aveva esordito dicendo che un confronto incontradditorio tra i candidati avrebbe disorientato la nostra gente. Era meglio rinviarlo dunque a dopo il voto dei circoli. Un’offesaall’intelligenza. Il tutto si è ridotto a tre monologhi di circostanza, svolti prima dei tg dell’ora di pranzo.».Ma come, proprio lei, l’inventore delle primarie, rimpiange le liturgie di partito?«Di quei partiti ho molto rispetto ma nessuna nostalgia. Ma del confronto politico, sì, del valore che allora veniva dato alle parole, del sensostorico delle scelte, talvolta prossimo al dramma, ma sempre comunque lontano dalla farsa. Ricordo in una recente testimonianza di LucianaCastellina sulla sua espulsione dal Pci tutta la sua nostalgia per un tempo nel quale almeno ci si prendeva sul serio».Qual è la farsa in cui rischia di scivolare il Pd?«Ripetere che al congresso ha vinto una linea e che quindi non va rimessa in discussione. Peccato che questa linea nessuno abbia avuto il coraggio di esplicitarla ne’ prima ne’ dopo, anche se intanto una linea veniva evocata in sottofondo, una linea chiarissima. ».Quale?«Quella di Massimo D’Alema. E’ da mesi che mi aggrappo a una domanda: tutti sappiamo che D’Alema appoggia Bersani. Ma mi puo’ dire Bersani se appoggia la linea di D’Alema?»Come le ha risposto il segretario?«Prima del voto con il silenzio. Dopo il voto con le parole di D’Alema. Come temevo, vedo infatti D’Alema illustrare la sua linea a reti unificate,quasi che il segretario fosse lui».Qual è la linea D’Alema, oggi?«D’Alema parla chiaro, fin troppo: restituire ai partiti il loro ruolo centrale. Tornare alla democrazia della delega contrastando ogni tentazionedi democrazia diretta dei cittadini. Abbandonare ogni illusione sulla preminenza del progetto, ridare invece forza ai soggetti, cioe’ ai partitie ai capipartito, affidandosi alla loro saggezza e professionalita’. Il ribaltamento del cammino di questi anni. Il peggio e’ che a parole sipretende di continuare a professare anche l’opposto. Le primarie, si dice, sono nel dna del Pd, ma se poi si possono evitare, come in quasi tutte lesituazioni, meglio. Oppure i governi debbono fondarsi sul voto degli elettori, ma se poi si può evitare di scomodarli, come in Sicilia, ancorameglio…».Cosa dovrebbe fare D’Alema per sciogliere la contraddizione?«Vuole cambiare il modello? Bene. Abbia il coraggio di dirlo con chiarezza: “tredici anni fa a Gargonza, ho cercato di spiegarvelo con gentilezza.Visto che non capite, ve lo dico ora come meritate. Le primarie, la democrazia il maggioritario, la democrazia dei cittadini? Sono tutteboiate”. La ricreazione e’ finita.».È lo sfogo di un politologo, replicherebbe lui, ora deve tornare la politica…«Ma la crisi della politica è prima di tutto crisi dei politici. La realta’e’ che nemmeno D’Alema pretende piu’ di parlare a nome di un’aristocrazia,ma solo come espressione al più di una corporazione. Le virtu’ che mette in campo non sono le grandi virtu’ dei tempi delle grandi scelte, ma lepiccole virtu’ dei professionisti del “se po’ fa”, dei politici che sanno con chi e come si puo’ trattare su ogni cosa, quelli che ricalcano ilproprio profilo su quello di Andreotti. Ma Andreotti ha elaborato il suo realismo per conservare un potere che deteneva. Qui si pretende invece diimitarlo per conquistare un potere che non abbiamo.».Ecco Parisi, la solita Cassandra…«Io sento il peso di giornate che si consumano nella menzogna. La realta’ e’ che l’anno che e’ finito e’ stato segnato come mai dalla resa. La resaall’omologazione che tutti sono uguali. La resa all’idea che il Sud e’ il Sud ed e’ meglio farsene una ragione. La resa al fatto che l’Italia e’l’Italia e di piu’ non puo’ dare. E alle spalle non abbiamo più, come ai tempi dell’Ulivo, una società in crescita che sentiva la “Canzonepopolare”, come il canto di una marcia contro il blocco della vecchia politica. Oggi non dobbiamo solo liberare la società dal blocco dellapolitica, e non basta neppure rimuovere Berlusconi. La crisi è di una società più povera non solo sul piano economico, ma culturale, civile,morale. Nel pieno della sua crisi, perfino di quella privata, Berlusconi ha disvelato la crisi che coinvolge tutti. E noi del Pd pensiamo davvero cheuna cooperativa di professionisti, validata da una delega per di piu’ neppure esplicita, sia in grado di affrontare questa tempesta?». Gilberto Borzini tel. cell 3293081356 http://paroladiborz.blogspot.com

Nessun commento:

Posta un commento