giovedì 17 febbraio 2011

MEDIORIENTE e CALIFFATO

Mentre noi italioti osserviamo l'ombelico del presidente del consiglio e i suoi sussulti il mondo vicino dell'Africa e del Medio Oriente sta vivendo un cataclisma politico capace di modificare strutturalmente la geo-politica.
Algeria, Tunisia, Egitto, poi Libia, Sudan, Yemen, Siria, ora Bahrein e Iran : le rivolte e gli scontri con il potere costituito ormai non si contano.
Molti individuano un parallelismo con quanto accadde nel 1989 nei Paesi satelliti dell'URSS : tutto iniziò in Polonia dove il Sindacato Solidarnosc, sostenuto da USA e Vaticano, promosse una catena di sollevamenti e di scioperi tali da incrinare il potere, estendendo successivamente la domanda di "democrazia" a tutto l'oriente europeo.
Solidarnosc costò centinaia di milioni di dollari e non è pensabile che il meccanismo oneroso del sollevamento popolare in medio oriente non abbia esso stesso alle spalle un grande finanziatore.
Non basta la rete (quanti di coloro che scendono in piazza hanno accesso o disponibilità al web ?) a spiegare la diffusione del malcontento; non basta il "desiderio di democrazia" perchè tutti manifestino contro polizia ed esercito come non hanno mai fatto in precedenza; la tempistica e l'uniformità degli eventi nelle diverse nazioni non sono, non possono essere, casuali.
Come per Solidarnosc la regia era condivisa tra gli Stati Uniti di Reagan e il Vaticano di Woytila, altrettanto è opportuno individuare chi manovra le piazze del medio oriente.
Forse si tratta della stessa mano che muove i fili di Wikileaks, i cui dossier mettono alla berlina le diplomazie occidentali, distraendo le attività dei governi implicati che spendono più tempo a litigare tra loro che ad organizzare un'azione, o una reazione, a ciò che accade in medio oriente.
Wikileaks come manovra diversiva, in pratica.
Certamente chi è il motore del sommovimento ha ben chiari gli obiettivi che non sono di pura destabilizzazione ma di riorganizzazione.
Una riorganizzazione che controlla tutti i punti strategici del commercio (Mar Ross, Suez, Aden, Golfo Persico, Mediterraneo) e "sbarra il passaggio" all'Europa, la accerchia come in un Risiko concreto.
Una riorganizzazione che controlla, o intende controllare, immense risorse energetiche e di materie prime.
Una riorganizzazione che dispone, o intende disporre, di manodopera giovane e a bassissimo costo.
Così come gli USA di Reagan cercarono e trovarono sponda nell'elemento culturale aggregante in Polonia (il cattolicesimo) per diffondere Solidarnosc, allo stesso modo chi soffia sul fuoco in medio oriente trova sponda nell'elemento aggregante religioso del mondo arabo.
I criteri, il sistema, sono identici, pur cambiando gli attori.
A "rivoluzioni" finite l'Europa avrà di fronte a sé un nord africa produttivo e aggressivo, le "tigri del mediterraneo" sostituiranno quelle asiatiche, i porti e gli scambi saranno gestiti da emissari di Pechino e il vecchio continente subirà un'aggressione "a tenaglia" composta da minacce jihadiste e ipercompetizione commerciale.
Intanto continuiamo a occuparci delle notti di Arcore.
 

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