giovedì 10 febbraio 2011

GIOCHI PROIBITI

Quello che osserviamo è un gioco di potere. Nè più né meno.
Da un lato uno schieramento composto da un partito personale - partito azienda con a capo un tycoon che difende i propri interessi, alleato con un partito che ha per obiettivo il controllo politico delle regioni più ricche del Paese.
Dall'altro lato una pluralità di partiti che rappresentano interessi diversi, dal pubblico impiego alle cooperative sociali.
Il partito azienda è gestito dal tycoon imponendo obiettivi normativi coerenti con le sue molteplici imprese, sovrapponendo gli organigrammi aziendali a quelli politici, e ha come obiettivo la paralisi istituzionale, ampiamente osservabile nell'inoperosità parlamentare, favorita dalla contrapposizione istituzionale.
Gli altri partiti, i cui rappresentati vivono di contributi pubblici, assunzioni mirate, assistenzialismo, contratti super-tutelati, stentano a trovare un indirizzo politico sia perché le ideologie sono tramontate, sia perché incapaci di proporre un "sogno collettivo" in carenza di denaro pubblico spendibile, con un welfare in crisi asfittica.
L'appello alla morale e all'etica fanno poca presa su un elettorato che, pur di non mettere in discussione le proprie poche certezze e risorse, accetterebbe Caligola e Nerone come diumviri nazionali.
Diversamente etica e morale trovano terreno di coltura su quell'elettorato che non ha nulla da perdere se non le proprie insicurezze, le varie precarietà incalzanti.
L'opposizione vorrebbe un ritorno allo "status de quo" - ovvero come funzionava la macchina pubblica fino al 1994,  la maggioranza si appiglia allo "status quo" ovvero come funziona oggi.
Nessuno dei due schieramenti ha progetti per superare l'attualità.
Coerentemente con le logiche di potere la maggioranza mente, imbroglia, fa pieno uso della propaganda, offre "circenses" televisivi, tende ad addormentare le coscienze.
Coerentemente con la tradizione l'opposizione abbaia ma non riesce ad essere credibile, non rappresenta un progetto alternativo, tanto meno alle coscienze addormentate.
I programmi televisivi di approfondimento politico hanno percentuali di ascoltatori quasi sempre minimi e quando arrivano a toccare "share" a due cifre quelle due cifre sono sempre poca cosa rispetto all'universo elettorale, ovvero non sono in grado di modificare le abitudini, gli schieramenti, le prese di posizione.
Il passaggio dalla politica al gossip rappresenta la punta dell'iceberg della contrapposizione in atto, e ben poco importa se, quando, quanto, con chi e come il presidente del consiglio si intrattenga per soddisfare il proprio eros, prassi consolidata in ogni ambito di potere in ogni periodo storico.
Il "superamento del berlusconismo" dovrebbe coincidere con il "superamento del contribuzionismo" sul versante delle relazioni tra politica e società civile.
Caduto Berlusconi quale progetto di innovazione, di cambiamento, di riorganizzazione sociale ed economica ha in mente l'opposizione ?
Se il progetto è quel poco che abbiamo visto durante i due governi Prodi forse è meglio non fare nulla, commissariare le istituzioni, chiudere per ferie, farsi annettere dalla Germania.
Il vero problema non è la signora Minetti al Consiglio Regionale della Lombardia.
Il vero problema è l'assenza di progettualità della politica intera.
 

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