domenica 6 marzo 2011

SUGGESTIONI D'ARTE

Domenica 6 marzo. La prima tappa è al Micam, fiera della calzatura milanese. Mi domando a che punto si trova la fotografia pubblicitaria, e un settore modaiolo come la calzatura è un punto di riferimento. Giro i 5 padiglioni e mi annoio. La fotografia pubblicitaria è ferma alle suggestioni di Newton, roba di trent'anni fa. Raggiungo Milano all'ora di pranzo e visito la mostra delle scenografie e dei bozzetti di Alberto Savinio, grondante di surrealismo e metafisica. Mi sposto e entro nelle suggestioni di Shirin Neshat che presenta un film ,donne senza uomini, il cui titolo è allettante. L'artista iraniana – che vive a New York – racconta cinque storie di donne. La sala presenta venti schermi di media dimensione, su uno si proietta il film, su gli altri le immagini fotografiche del film. Bella idea. Ad ogni cambio di storia il pubblico si alza, prende la sedia e si sposta davanti a un altro schermo. Una trovata che ricorda i teatri off di Broadway ed è la cosa più dinamica del film, che ha il passo della "Medea" di Pasolini e le tinte de "la nave va" di Fellini. Però una genialata c'è: i maschi cattivi sono senza volto e quando Zarin, una delle protagoniste, vuole lavarsi la colpa di dosso in un Hammam si sfrega con tale disperazione da scorticarsi e sanguinare. Due elementi interessanti. Ma la domenica non è finita: entro nel Museo del 900. Sono le 14.30 ed è pieno di gente, soprattutto di ragazzi. Boccioni, Balla, Sironi, De Chirico, Picasso, Fontana: quattro piani di intensità che culminano con una vetrata che abbraccia il Palazzo reale, il Duomo, la Galleria e Piazza Diaz. Disegnato nel suo percorso di visita da un architetto ubriaco il Museo del 900 è spettacolare. Primo, perché raccoglie il meglio del meglio del'arte pittorica del secolo scorso; secondo perché è in centro, raggiungibile da tutti in metrò, mica come certi musei piantati in cima a un dirupo con la scusa di mettere qualcosa in un castello da ristrutturare.

 Altri elementi colpiscono: fuori il carnevale, una splendida giornata di primavera, ma il Museo è pieno, le audio guide sono terminate. Sento parlare soprattutto inglese, francese, tedesco, spagnolo e russo. Il Museo del 900 è già diventato attrazione internazionale, alla faccia di chi dice che con la cultura non si mangia. Milano pullula di turisti e macchine fotografiche. La mostra è zeppa di suggestioni, dal futurismo al cubismo - che cercarono di rendere dinamica la statica bidimensionale della pittura – all'astrattismo e il surrealismo – che uscirono dalla logica della pittura come  "riproduzione", fino al "materismo" – che rende anche la tela parte integrante dell'espressione artistica.

Con queste suggestioni ripenso alla fotografia pubblicitaria e capisco che la fotografia è ferma ai tempi di Giotto (esageriamo, di Mantegna) rispetto alle altre arti. Ha aumentato i pixel ma non ha innovato in creatività. Chi mi conosce sa che oltre ad organizzare la Mostra della Fotografia d'Autore, in cui si trovano proposte importanti di foto-pittura e foto-materica, sto cercando di impostare un progetto in cui il concetto stesso di "ripresa" viene alterato rispetto all'usuale, perché la fotografia è "vecchia"  e anche il cinema, effetti speciali a parte, dimostra la propria incapacità a definire un nuovo linguaggio, una nuova espressività.
Nel nuovo millennio vanno ricercati nuovi linguaggi espressivi. Impariamo dalla pittura dello scorso secolo. Certamente è di stimolo e aiuta.
Uscendo vorrei entrare alla Mostra degli Impressionisti, ma la coda in attesa è chilometrica. Percorro la Galleria e in una antica libreria espone Andrea Simoncini Gibson, un amico capace di creatività fotografica vera. Mi fa piacere. Milano risponde alla cultura, il pubblico risponde a Milano. Ed è successo.
Perchè con la cultura, caro Tremonti, si mangia. E ce n'è per tutti.


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Gilberto Borzini

paroladiborz.blogspot.com

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