giovedì 7 aprile 2011

Cervello lepre, mente tartaruga

"Il cervello lepre e la mente tartaruga" era il titolo di un interessante libro di Guy Clasxton. La tesi, oggi base di accurate ricerche scientifiche, è che il cervello sappia e agisca immediatamente, lasciando all'elaborazione mentale un criterio di consapevolezza che è successivo alla azione, non determinante l'azione.

Il tema non è per nulla banale, anzi  è centrale nella definizione della "personalità", del libero arbitrio, della coscienza e della responsabilità individuale.

Ma, come ben scritto da Capra ne "Il tao della fisica", la scoperta occidentale è in ritardo di un paio di millenni rispetto all'intuizione orientale.

La meditazione orientale  parte dall'assunto per cui solo l'eliminazione dei pensieri migliora la comprensione; nelle parole attribuite al Cristo "il paradiso è dei poveri di spirito" è implicita l'affermazione per cui per immergersi nel trascendente, per sentirsene partecipi, il pensiero e le sue articolazioni sono una zavorra, non un aiuto.

Un celebre motto buddhista recita "non cercare una soluzione, ricordala", come a dire che nella mente sono già presenti le risposte, mentre il pensiero volontario o cosciente stenta a trovarle.

In parole povere ciò che noi occidentali chiamiamo individuo, con tutto il carico di responsabilità soggettiva che gli attribuiamo, sarebbe una manifestazione dell'evoluzione in cui la biochimica neuronale disporrebbe già in origine di processi reattivo-adattativi alle circostanze esterne, processi che solo successivamente, soprattutto grazie alla capacità rappresentativa del linguaggio, tendiamo ad assumere come "pensieri soggettivi".  Il cervello agisce, la mente registra e rappresenta. Il cervello opera comunque, inconsciamente, e la mente si attribuisce la "responsabilità" dell'azione grazie all'elaborazione del linguaggio che è , nella sua essenza, rappresentazione .

D'altra parte qualcuno scrisse "in principio era il Verbo".

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