sabato 23 aprile 2011

VISTO DA MARTE

 

Pochi giorni fa in Sardegna un giudice ha condannato un cinquantenne a 1 anno di reclusione e 25mila euro di risarcimento per avere toccato il sedere di un'amica. Non conosco i fatti, non conosco gli antefatti, non so quale dose di aggressività sia stata eventualmente posta nell'atto. Non so nulla, ma sono sbalordito. Il rispetto, ovviamente, è dovuto. Sappiamo però anche bene che tra amici il contato fisico è, spesso, dimostrazione stessa dell'amicizia. I ragazzini si prendono a botte, gli amici si abbracciano e si baciano, il contatto fisico è, evidentemente, interiorizzato come apertura e assenza di difese. Tra amici, si intende. Da coetaneo del reo appartengo ad una generazione che ha vissuto la liberazione sessuale degli anni '70, e ammetto che l'appartenenza a questa categoria possa essere un'aggravante generica. Ma ritengo anche che oltre al rispetto dovuto sia necessario un po' di "granu salis" nell'affrontare le tematiche. Tutto iniziò una ventina d'anni fa quando i marmocchi iniziarono a minacciare i genitori che, in caso di sberla, avrebbero chiamato Telefono Azzurro per denunciarli. Minacce spesso poste in atto, con relativi percorsi giudiziari dei genitori. Poi fu proibita la reprimenda ai maestri di scuola e persino i sergenti dell'esercito vennero obbligati a dare del Lei alle reclute. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: l'eccesso di "correttezza politica" ha portato ad uno sbandamento consistente della società sotto il profilo educativo e comportamentale. Il rispetto del corpo delle donne è una cretinata: il rispetto va dato alla Persona, cosa che include il suo corpo, ma non può essere distinto e separato. Credo di avere accarezzato decine di amiche senza mancar loro di rispetto. Certo: c'è modo e modo e, ripeto, non conosco come si siano svolti i fatti che hanno portato ad una sentenza come quella di cui ho scritto all'inizio. Ma 1 anno di carcere per una mano sul sedere, a colpo d'occhio, mi sembra un'assoluta esagerazione.

 

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