mercoledì 17 novembre 2010

IL SOSPETTO

Gentile Direttore,
una breve informazione prima di passare al contenuto tematico.
Negli anni '90 vivevo in Sicilia, tra Terrasini e Cinisi. Conobbi per motivi lavorativi il maresciallo Antonino Lombardo, divenni amico del tenente dei carabinieri Antonio Giordano (che prese parte all'arresto di Totò Riina), frequentavo il maneggio di Cinisi (La Staffa, dove si allenava Giuseppe di Matteo, il bambino sciolto nell'acido da Brusca) dove conobbi, e ne diventai consulente, l'ing. Giuseppe Montalbano, il proprietario dei terreni in cui venne arrestato Riina nonchè, fra le altre, dell'azienda vicina al punto da cui lo stesso Brusca azionò l'esplosivo che uccise Falcone a Capaci, azienda che, chissà come, si aggiudicava molti appalti pubblici.
Per finire fui consulente di una società partecipata dall'avvocato Ponte a Palermo, illustre figura locale molto vicina a Salvo Lima.
Mi occupavo di turismo, ma disponevo anche allora di occhi e orecchie.
Vengo al punto.
Più volte sul mio blog ho sostenuto la tesi, che è una pura tesi speculativa di carattere induttivo, secondo cui i recenti grandi successi ottenuti dal Governo nel contrasto alla malavita organizzata non potessero essere altro che il frutto di uno scambio: le cosche vincenti stavano cedendo allo Stato le cosche perdenti, ottenendo in cambio il governo dei territori di provenienza (Sicilia, Calabria e Campania).
Naturalmente la tesi si fonda anche su alcuni elementi pratici:
1) le mafie "evolute", a partire da quelle statunitensi, da tempo si sono trasformate in imprese alla luce del sole, operando in forma lobbistica più che gangsteristica;
2) la formulazione "federalista" attualmente in discussione cede il Governo dei territori a chi ha migliori capacità di convincimento (modalità associative, cooperative di lavoro, peso economico, controllo del territorio) riducendo al minimo l'intervento Statale, visto più come ragioniere contabile che non come compartecipe;
Lo Stato centrale, peraltro, risparmierebbe miliardi di euro se potesse formalizzare la terziarizzazione del controllo del territorio a chi, storicamente, lo sa fare: il problema delle mafie, dai tempi di Al Capone, è fargli pagare le tasse.
Banalizzando: se un'organizzazione estorsiva del pizzo si trasforma in agenzia di assicurazioni fa più o meno lo stesso lavoro, però paga le tasse e lo Stato non ha nulla da dire.
Ripeto, la mia è solamente una teoria deduttiva, che però si basa su due altri convincimenti, privi naturalmente di prove:
a) possibile mai che i clan mafiosi siano diventati stupidi d'un botto e che si facciano pizzicare ovunque ?
b) possibile mai che le nostre Forze dell'Ordine abbiano fatto un salto di qualità così sostanzioso nella lotta al crimine organizzato, mentre le volanti non hanno i soldi per fare il pieno e le investigazioni criminali non sembrano all'altezza di CSI o di BONES ?
Quindi, quando ho sentito il contenuto dell'intervento di Roberto Saviano non mi sono affatto sorpreso, anzi: mi sono detto, finalmente qualcuno toglie le ragnatele, anche se nelle mie teorie immaginavo che la 'ndrangheta in Lombardia cercasse appoggi più negli ambienti della CDO che con la Lega, visti i diversi pesi e poteri delle due realtà territoriali.
Non mi sorprende lo sdegno di Roberto Maroni, che immagino in assoluta buona fede sia personale che di ruolo, e credo anzi che gli accordi che il discorso di Saviano paventa non siano frutto del pensiero leghista ma di un livello governativo differente che, pare, nel passato avrebbe avuto modo di ricevere qualche aiutino dal moloch finanziario siciliano.
Naturalmente le mie sono teorie di fantapolitica, induttive e senza prove.
Però... Antonino Lombardo si suicidò a Palermo (ricorda Samarcanda? Buscetta ? il sindaco Orlando in tv ?);  Antonio Giordano morì in Calabria in un curioso incidente di volo a vela; chi guidò l'azione dell'arresto di Riina (Mori e il Capitano Ultimo) sono processati a Palermo: insomma, il sospetto di qualche cosa di contorto mi pare legittimo.
Lei cosa ne pensa ?

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