Scriveva Dante (canto XIX dell'Inferno) "Ahi Costantin di quanto mal fu matre, non la tua conversion, ma quella dote, che da te prese il primo ricco patre".
Dante si riferiva alla cosiddetta Donazione di Costantino che concedeva alla Chiesa di Roma il potere temporale, documento poi rivelatosi un falso costruito dai segretari di Silvestro I°, primo Papa con poteri temporali.
Quella terzina dantesca di solito non viene approfondita a scuola, anche perchè porrebbe gli allievi nella condizione di porre domande capziose che troverebbero risposta adeguata nell'ultimo libro di Umberto Eco che afferma, in sostanza, che tutti i giochi del Potere si basano su mistificazioni e contraffazioni documentali.
L'uscita del libro di Eco in un periodo di misfatti mediatici, di palate di fango su ogni avversario politico, di dossieraggi e calunnie non sembra affatto casuale.
Ma se nel passato gli atti contraffatti coinvolgevano i gruppi di potere e la poca stampa e i pochi lettori di quella stampa, oggi la mistificazione viene propagata anche e soprattutto attraverso i canali televisivi, prima fonte di informazione italiana, e sulla verità hanno facile gioco lo scandalo, l'indignazione temporanea, la sintassi della comunicazione televisiva.
Gioco facile, reso ancor più facile dalla bassissima capacità analitica e critica della maggioranza dei telespettatori, figli di un sistema scolastico che non insegna neppure ad analizzare e gestire informazioni di base (vedi ricerche OCSE sulle competenze linguistiche e scientifiche degli italiani).
La mistificazione mediatica, quindi, interviene pesantemente in un sistema "democratico" a suffragio universale, dove quell'universo è composto da una maggioranza relativa che non dispone di sufficienti capacità intellettuali per distinguere la mistificazione dalla verità, soprattutto quando la mistificazione è verosimile, e il verosimile è asso nella manica della retorica.
Siamo pertanto in pieno dilemma: la democrazia dovrebbe nutrirsi di ideali e contenuti, mentre la politica attuale offre aggressioni e mistificazioni propagandate attraverso i mezzi di informazione di massa. Può, su queste basi,sostenersi una democrazia ? O non siamo ormai calati da tempo in una "medio-crazia" ?
Appare purtroppo chiaro che la risposte sono: no, una democrazia non può sostenersi; sì, siamo in mediocrazia.
La mediocrazia ha in sé le dinamiche nel migliore dei casi dell'oligarchia, nel peggiore della tirannia.
E la democrazia, il suffragio universale, non dispone di anticorpi per respingere la mediocrazia se non l'intelligenza e le competenze analitiche e critiche individuali, elementi - come detto poco sopra - scarsi nella penisola.
Scatenare paure e passioni è mediaticamente facile: la paura dello straniero, del non conosciuto, è elementare, nota da sempre ad ogni Potere.
Far votare con la "pancia" e poi sventolare la volontà popolare a difesa del potere è gioco in corso e vulnus tremendo dell'agone politico.
In tempi siffati la storia insegna che o si istaurano tirannie o si scatenano rivoluzioni, ma le rivoluzioni sono promosse da chi ha tutto da guadagnare e praticate da chi non ha niente da perdere: difficilmente nell'Italia odierna troveremmo qualcuno che ritiene di non avere niente da perdere.
Quindi non resta che l'ipotesi della tirannia.
A meno che.
A meno che chi ancora può intervenire, e oggi c'è solo un'Istituzione che può farlo, non trovi il modo, anche stressando le forme e le regole, di resettare la situazione, ma qui si esce dal campo delle prassi di potere per entrare in quello della miracolistica.
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