sabato 11 settembre 2010

LA NAUSEA

Una scorpacciata di cose di cattivo gusto non può che avere un risultato fisiologico: la nausea.
Un mese trascorso ad acoltare e leggere colpi bassi e lotte accanite per uno strapuntino di potere determina lo stesso effetto.
Nausea, repulsione rispetto all'argomento.
L'osceno livello raggiunto dalla partitica italiana tra agosto e oggi non ha eguali nella storia nazionale, e come sempre i polveroni alzati in un mese normalmente dedicato a ritemprare le energie assume, col senno di poi, un altro significato.
I contendenti hanno molte cose da nascondere, da far dimenticare.
Berlusconi ha un governo che zoppica vistosamente: l'unico ministero che produce risultati visibili è guidato da Maroni, gli altri sembrano essere inattivi, con l'esclusione del ministero della giustizia (impegnato a combattere politicamente la magistratura e a risolvere le rogne di Berlusconi) e dell'istruzione (impegnato in una riforma ideale sulla carta e catastrofica nell'applicazione).
Anche il ministero della sanità fa parlare ogni tanto di sè: prima con le campagne di vaccinazione per una pandemia che non c'è, poi per le ripetute follie in sala parto sparse democraticamente sul territorio nazionale: possibile che i medici siano impazziti tutti e nello stesso momento ?
C'è poi il Ministero di Tremonti, uomo PDL così vicino alla Lega da far emergere il sospetto che il ministro giochi per sé e non per la squadra.
In pratica nel governo funziona solamente una parte, quella affidata agli uomini della Lega, mentre la sezione di competenza di Forza Italia ha per obiettivo il tenere in piedi il Capo, con obiettivo secondario la frantumazione dello Stato Sociale costruito nel dopoguerra.
I ministri ex AN brillano per l'inazione, capitanati da un La Russa più preso dall'interpretazione del ruolo che dall'agire politico.
I casi imbarazzanti si moltiplicano, e sono messi sotto silenzio le trame della Cricca, i massaggi di Bertolaso, i dossier campani, gli interessi privati di Verdini, l'appoggio esterno alla mafia di Dell'Utri, le cenette con Carboni,le amichette del Presidente,  giusto per ricordare i più noti.
Sul fronte scissionista è chiaro l'obiettivo di minimizzare "l'affare Montecarlo", per nulla chiarito, spostando l'attenzione su idealità dell'etica politica. Fiumi di belle parole a Mirabello, ma resta il fatto che il nulla tenente cognato di Fini vive a Montecarlo, in casa ex AN venduta a società fantasma offshore e gira in Ferrari, e che la suocera dello stesso Fini ha contratti milionari con la RAI a fronte di una dubbia professionalità curriculare.
In questa situazione di assenza istituzionale, che ricorda vagamente l' 8 settembre 43, Federmeccanica straccia il CCNL vagheggiando un ritorno al cottimismo (più produci più ti pago) di stampo cinese. La scusa, come sempre, è quella della globalizzazione.
Quello che non si dice è che le aziende italiane producono male non per colpa degli operai ma perchè spesso organizzate in modo inefficace e inefficiente rispetto alla concorrenza europea.
Ma è più facile scippare gli operai dei loro salari e delle garanzie che ripensare i modelli produttivi e fare nuovi investimenti in ricerca e sviluppo.
In questo tourbillon di nefandezze ecco tornare alla carica l'antico motto "panem et circenses" dell'impero romano.
Mentre il grande business dell'expo 2015 di Milano mette il silenziatore alle infiltrazioni della 'ndrangheta, nella città ex capitale morale accade qualcosa di palesemente poco morale. Inter e Milan vanno a braccetto verso il monopolio del mercato calcistico, e dei ghiotti interessi televisivi ad esso collegati.
E' in corso un grande business che triangola tra Milano, Spagna e Inghilterra, con riciclaggio di stelle cadute (Ibrahimovich ex Inter al Milan, Kaka ex Milan all'Inter, Balottelli ex Inter a Mancini e poi al Milan) dove il sospetto è che gli stessi nomi iscritti più volte a bilancio delle rispettive squadre servano in qualche modo a risistemare i bilanci in virtù della legge salva calcio voluta da Berlusconi, con fiumi di denaro virtuale che si spostano nelle capitali della finanza europee, in un percorso carsico che prima o poi ne farà sparire una parte.
In questa chiave di lettura si capiscono meglio le esternazioni estremamente aggressive della dirigenza juventina (fuori dai giochi milanesi per antica incompatibilità industriale) e il crollo finanziario dell'Impero dei Sensi (la Roma, colpevole di giocare diversamente nel mondo immobiliare, fagocitata da Unicredit e, per default, da Gheddafi socio maggioritario di Unicredit).
Da che Berlusconi è in politica non c'è più alcun settore che non sia stato travolto dagli interessi economici e finanziari del Presidente del Consiglio, un Presidente che utilizza tribune internazionali non per elogiare il Paese che governa ma per criticare Magistratura e Istituzioni del suo Paese: neppure Videla aveva raggiunto livelli così infimi.
Quando un Governo si trasforma in un comitato d'affari non può non mettersi in movimento una rivolta, una reazione.
Un timido, primo avvertimento è emerso a Torino durante la Festa del PD, ed è chiaro che si tratta della punta dell'iceberg.
Per risolvere questa angosciosa situazione ci sono solo due modi: il primo è tornare alla politica, il secondo è resettare il quadro anche a suon di sganassoni.
E siccome la politica è assente si può esser certi che in autunno voleranno schiaffoni pesanti.
 
 

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