mercoledì 1 settembre 2010

SBARACK OBAMA

7 anni di combattimenti. 4 mila morti.
Questo il rendiconto della presenza statunitense in Iraq.
Provate a dire ad alta voce "BANG - UNO", "BANG - DUE" e andate avanti fino a quattromila... non è divertente.
Innumerevoli e anonime le vittime irachene.
Sere fa ho rivisto "The deer hunter", in italiano Il Cacciatore, strarodinario film di Michael Cimino, con un altrettanto fantastico cast: il Vietnam, la fuga apocalittica, l'assalto all'ambasciata USA di chi voleva sfuggire a un destino certo e atroce.
Parallelismi, somiglianze che le guerre si portano addosso.
Oggi Barack Obama sbaracca le truppo dall'Iraq, e promette di fare la stessa cosa il prossimo anno in Afghanistan.
E' dai tempi della guerra in Corea che gli USA prendono legnate su tutti i fronti, forse non sarebbe male prendere in considerazione l'idea che il mondo, e la geopolitica, sono cambiati e che la guerra non è più la prosecuzione della politica con altri mezzi.
Il medio oriente torna a infiammarsi.
L'occidente osserva inebetito la debacle del proprio sistema economico.
Centinaia di migliaia i posti di lavoro a rischio.
Interi "sistemi paese" dal destino incerto, intere classi lavoratrici con i sogni spezzati
Barack Obama, il marketing-dream della politica americana, affronta il rischio del collasso economico USA tagliando le immense spese belliche avviate in tempi di vacche economiche meno magre delle attuali.
Barack Obama scopre l'acqua calda, affermando che per rivitalizzare l'economia bisogna sostenere la classe media (annichilita da un ventennio di predominio della finanza e della speculazione bancaria, ovvero dagli amici dei presidenti).
Barack Obama sbaracca dall'Iraq, ma la sua presidenza coincide con lo sbaraccamento complessivo dell'American Dream.
 

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