domenica 26 dicembre 2010

LETTERA APERTA AL PONTEFICE

Caro Ratzinger,
mi sorprendo che Lei si sorprenda.
Può darsi che diciassette secoli di potere assoluto abbiano dato un po' alla testa, e che la sindrome di onnipotenza che pervade il Vaticano impedisca di osservare il mondo che cambia.
Mentre fate finta di niente, il mondo non si è affatto scordato delle centinaia di migliaia di morti violente che il potere temporale della chiesa ha provocato, delle forzate conversioni nelle americhe centrale e meridionale, dei ghetti ebraici, delle repressioni sanguinose dei cosiddetti eretici, dei roghi delle imputate di stregoneria, del colonialismo ante-litteram che prese il nome di crociate, della "santa" inquisizione, dell'indice dei libri.
Il mondo non si è affatto dimenticato della presa del potere in Roma, generata su un falso documento imperiale, dei secoli di nepotismo vaticano, dai papi avvelenatori e avvelenati, dei pontefici corrotti e lussuriosi, di un Vaticano che imponeva Imperatori e Re, fino a che Martin Lutero ed Enrico VIII si presero la briga di separare i poteri, di una chiesa che ha regolarmente fatto quello che predicava come peccato, fino agli indimenticabili, tenebrosi  pasticci finanziari che vedono collegato il nome del cristo a quelli di noti esponenti del malaffare.
Caro Ratzinger,  questo odierno è un mondo che anela alla spiritualità, ma che è altrettanto maturato nella consapevolezza e nella conoscenza, cose che la chiesa ha sempre osteggiato, un mondo che diffida di teologie alquanto bizzarre per non dire astruse che sconfinano frequentemente in riti che più pagani non si può. Un mondo che conosce i riti e le teosofie antecedenti la vostra, da cui avete colto a piene mani per costruire il mito dei miti, la mistificazione delle mistificazioni, un sistema di potere che predica la mansuetudine e l'ignoranza per meglio governare.
Non bisogna essere certo fanatici fondamentalisti di altre religioni per osservare la crisi che attanaglia il cristianesimo, ormai preda di una schizofrenia che incrocia, confonde e sovrappone rispettabili aspetti etici con insostenibili sistemi temporali.
Non sorprende allora che in altri sistemi, in altre culture, quello che viene proposto dalla sua chiesa venga visto con estremo sospetto, che la bonarietà delle parole venga interpretata come la lusinga del lupo all'agnello.
Per secoli i monaci convertitori sono stati l'anteprima dello sfruttamento coloniale europeo.
Per decenni i cristianissimi "peace corps" americani sono stati l'avvisaglia dell'imperialismo statunitense.
Perché mai, oggi, la predicazione cristiana dovrebbe aver cambiato prospettiva ?
Oggi Lei chiede dialogo e rispetto, dimenticando le migliaia di persone che hanno supplicato, nei secoli, inascoltate, pietà e clemenza.
Non basta, caro Ratzinger.
La sua chiesa sarà credibile solo se rinnegherà completamente e integralmente il proprio passato, solo se cesserà il potere temporale, economico e finanziario, solo se applicherà alla lettera il dettato di misericordia e di soliderietà, rinunciando ai fasti e alle ricchezze in favore dei bisognosi del mondo.
 
 
 

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