domenica 5 dicembre 2010

L'OCCHIO DEL SERPENTE

Per qualche migliaio di anni gli uomini si sono sforzati di rappresentare il mondo e i miti attraverso l'arte raffigurativa, prevalentemente con il disegno, parzialmente con la scultura. Quella del disegno, e successivamente della pittura, sembrano essere necessità primarie dell'essere umano, che dai graffiti di caccia neolitici ad oggi ha sempre esercitato l'arte quasi fosse un "bisogno" più che un hobby o una professione.
La filosofia protende a valutare quel bisogno con la tensione al comprendere la realtà, di appropriarsene riproducendola, anche se la riproduzione bidimensionale di una realtà multidimensionale appare poca cosa, un'ombra proiettata sulle pareti della caverna per dirla con Platone.
Tra le diverse forme artistiche svluppate dall'uomo vi sono due correnti a prima vista contrastanti.
Da un lato le arti visive (pittura, scultura, fotografia e sue evoluzioni), dall'altro la musica.
Le prime sono materiali, composte di particelle e atomi, la seconda è fatta di onde.
Le arti visive hanno sviluppato modelli e mode culturali lente nei cambiamenti, e alcuni dei modelli originari, basti pensare a Fidia, ancor oggi godono di interesse e apprezzamento; la musica gode di mode brevi, dai rapidi mutamenti, quasi rappresentasse lo stato d'animo e l'emozione del mondo rispetto al corpo-struttura delle arti visive.
La moderna psicologia ci avverte che l'arte, in particolare l'arte visiva, serve all'uomo non per rappresentare ma per definire la realtà che lo circonda, quindi non di riproduzione si tratterebbe ma di effettiva modellazione.
L'oggetto osservato quindi esiste in quanto percepito, elaborato e compreso dall'osservatore dal suo proprio punto di vista e nel rapporto tra osservatore e osservato, indipendentemente dalle qualità intrinseche dell'oggetto se non riportate alla relazione con l'osservatore.
Goethe si soffermò frequentemente su questo argomento, giungendo alle medesime conclusioni della psicologia contemporanea, pur in assenza del supporto scientifico determinato dalle recenti ricerche sui tessuti cerebrali e le interconnessioni neuronali.
L'occhio dell'uomo, e soprattutto il complesso sistema neuronale che capta, registra e interpreta ciò che l'occhio inquadra, trasforma ciò che osserva in ciò che è in grado di comprendere. La riproduzione di ciò che comprende, quello che chiamiamo "arte", rappresenta l'interiorizzazione, l'appropriazione semantica dell'osservato.
L'occhio del serpente è diverso.
Il serpente distingue oggetti animati e inanimati selezionando i diversi campi di calore, calore riflesso o calore (energia) prodotta da altri esseri.
Il serpente guarda l'uomo e vede una minacciosa mole di energia che si muove all'interno di un sistema di complessi energetici distinti, dove ciò che conta sono le quantità di energia e le dimensioni in cui si palesano.
I cani vedono il mondo con sfumature di grigio, i gatti ci vedono al buio: cani e gatti sono in grado di percepire le emozioni di chi li osserva, emozioni che ai loro occhi assumono evidentemente sfumature diverse di energia, quella che alcuni chiamano "aura".
Cani e gatti, e probabilmente moltissime specie animali, "leggono" l'energia-particelle e l'emozione-onda, una sincresi tra il visivo e il musicale di ogni altro da sè.
L'occhio dell'uomo, se non molto raramente, non è in grado di leggere l'aura, non sa leggere l'energia, deve rappresentare per comprendere.
L'occhio dell'uomo è cieco all'energia-particella e sordo all'emozione-onda, e si obbliga a interpretarne i segni esteriori per provare a comprenderli.
Sembra quindi che l'occhio dell'uomo sia il responsabile della trasformazione dell'energia in forma, dei campi energetici in modelli estetici e funzionali, esattamente come ora, mentre scrivo,  interpreto i segni che appaiono - le parole che scrivo - come forme rappresentative di idee , mentre in realtà sono un susseguirsi di campi energetici allineati secondo un modello pre-determinato da me appreso e interiorizzato, condiviso con la maggioranza dei miei simili.
Sostanza e forma dello scrivere, in questo caso, sono conciliabili solo se funzionali alla mia volontà, ma diversissime tra loro nella realtà.
Se proviamo ad osservare il mondo con l'occhio del serpente scopriamo di essere un agglomerato di energie all'interno di altri agglomerati di energie, ogni corpo un "sistema" energetico accerchiato da infiniti sistemi energetici.
Se osserviamo il mondo con l'occhio del serpente i concetti di forma, arte, estetica perdono istantaneamente il significato abituale, vanno rimodellati o forse semplicemente ignorati in quanto superflui, semplice frutto di una necessità rappresentativa determinata dalla caratteristica struttura neuronale della specie umana.
Ignorando la forma, l'arte e l'estetica non possiamo distinguere tra bello e brutto, non potremo discernere il bene dal male ma al più soffermarci sull'utile e il dannoso, cancellando in un attimo qualche secolo di filosofia morale e metafisica.
L'animale che non vede al buio, l'animale che non distingue l'aurea energetica, l'uomo insomma ha dovuto creare un criterio di rappresentazione per afferrare i limiti formali dell'apparenza che lo circonda, e su quella rappresentazione ha costruito una realtà immaginifica, le sue regole, i suoi precetti.
Il mondo come forma apparente che si traduce in estetica e da questa in morale, come una pelle morbida e setosa che nasconde, opportunamente, ghiandole, mucose, secrezioni e miasmi.
L'irrealtà come rifugio estetico e conforto salvifico, la rappresentazione come forma primigenia della volontà.
L'apparenza e l'interpretazione come elemento funzionale al superamento dell'orrore, come quello che produce un corpo spellato.
Cos'è dunque la realtà ?
Un caotico turbinio di masse e di energie che si incontrano e scontrano, si integrano e si scambiano nel continuo divenire o il modello formale che l'occhio dell'uomo ha nel tempo costruito ?
L'occhio del serpente conosce la realtà; l'occhio umano la trasforma e modella, modificandola a proprio beneficio.
La vita  vista con l'occhio del serpente è scambio di energia, acquisizione e predazione di energie terze per conservare la propria, fino a che una diversa e più forte energia non predi la propria, o fino a quando la propria energia complessiva non si esaurisca trasformandosi in altre modalità, in campi minuti di energia.
L'occhio del serpente osserva, l'occhio umano interpreta.
Il terzo occhio è l'occhio del serpente.
 

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