venerdì 24 dicembre 2010

SULLA SEMPLICITA'

"Non è nelle cose straordinarie che si trova l'eccellenza. Chi si eleva per raggiungerla se ne allontana. Il più delle volte ciò che si deve fare è abbassarsi."
Così scriveva Pascal  nell' Art de conférer.
Il malessere dell'occidente, il disagio spirituale in cui si è inabissato, è forse figlio di una ricerca esasperata, e con questo mistificatoria, dell'eccellenza.
Da un decennio circa leggiamo ottimi romanzi scandinavi che rappresentano una società drammaticamente immersa nel disagio, con un numero impressionante di suicidi, e nella violenza, soprattutto verso le donne, col più alto tasso d'Europa di aggressioni, minacce e delitti compiuti da maschi nei confronti delle femmine. Un'apparente, formale società del benessere sotto il cui velo si sviluppa un profondo malessere indviduale e sociale; una società formalmente capace di integrare, devastata da un razzismo fattuale, da segregazioni operate col sorriso mellifuo dell'assistenza sociale.
Se quanto scrive Pascal è giusto, supportato dal detto popolare secondo cui "il meglio è nemico del bene", il modello sociale va ridisegnato partendo dall'abolizione delle ideologie della contrapposizione, quelle che affermano che "noi" abbiamo ragione e gli altri no, ma soprattutto abolendo gli atteggiamenti della "superiorità" intellettuale caratteristici dell'intelligentia dal dopoguerra ad oggi.
Dobbiamo mettere nuovamente al centro della cultura il modello umano rinascimentale, capace di rappresentare il bello e il giusto nella semplice perfezione delle geometrie, nell'esaltazione della sacralità del corpo umano e del rapporto con la natura, nella concretezza del colore, abbandonando all'incomprensione l'incomprensibile contemporaneità iperrealista o surrealista, davanti alle cui opere solo sedicenti intellettuali fingono estatiche comprensioni.
Tornare alle narrazioni degli archetipi e dei miti fondanti, staccando la spina ai video giochi, e alla loro violenza gratuita utile esclusivamente a gratificare un sé asociale.
Dobbiamo "abbassarci" a modelli di umana sobrietà e non provare a elevarci come Icaro sulle ali di pensieri tanto svettanti quanto impraticabili, formalmente ineccepibili, politicamente corretti e incapaci di costruire quella solidarietà che l'appartenenza - non la sussistenza - infonde.
La semplicità è figlia di una maestria assoluta, la complessità spesso nasconde l'incompetenza: ogni forma d'arte esplicita questa affermazione.
Il malessere dell'occidente non deriva dalla complessità sociale, ma dall'alterità culturale con cui l'intellettualismo ha forgiato la classe dirigente.

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