Il Parlamento è chiuso per assenza di lavoro.
L' Unione Europea delle Banche e degli interessi statali ha partorito il rifiuto tedesco a farsi garante dei debiti degli Stati deboli.
Goldman Sachs, il principale istituto finanziario mondiale, ha posizionato i suoi uomini ai vertici delle banche centrali, manovrando e governando il collasso finanziario più colossale della storia, impossessandosi, per ora definitivamente, del controllo delle economie su scala globale.
Debito pubblico finanziato dagli istituti di credito e diritto di signoraggio sull' emissione di valuta rendono le banche centrali, aziende private, padrone del mondo.
In questo scenario, e non attraverso schemi ideologici, va inquadrato l'attuale sfarinamento italiano, come quello belga o il corrispondente spagnolo.
Non è casuale che in barba all'impoverimento della popolazione gli interventi statali puntino al rifinanziamento delle banche, perno dell'esistenza degli Stati stessi.
Nel caso italiano i partiti sono divenuti meri rappresentanti di interessi di categoria, dissociati e disgiunti dalle questioni ideologiche dei secoli pregressi, e il loro agire ne è perfetto rappresentante.
La Lega di Bossi ha un solo obiettivo: governare le regioni ricche e produttive, fare del lombardo-veneto una "tigre europea", mettere le mani e tenerle a lungo nella pasta economica di un territorio ancora capace di intrapresa.
Alleato della Lega è il populismo di Berlusconi, che media altri interessi, primo fra tutti quello delle varie mafie del meridione che, in caso di federalismo alla Bossi, riceveranno in premio il Governo delle loro Regioni di appartenenza, convertendo le loro imprese da oscure a legittime, assoggettandosi al pagamento dell' IVA per reincamerare gli importi in ruolo di governo locale.
Altre pesanti cordate competono: gli interessi del Vaticano, finanziari e immobiliari, la rete tentacolare della CDO di Formigoni, attivissima nell'edilizia e nella sanità, il sistema delle cooperative, i forti complessi di interesse delle forze armate e del pubbligo impiego comunque inteso.
Ogni categoria di interesse, ogni ragnatela di rapporti finanziari e speculativi, ha i suoi rappresentanti partitici, che giocano la propria partita in termini di conflitto e non di mediazione politica.
La deflagrazione è imminente.
La fine della politica, sostituita con l'attuale Camera delle Corporazioni, promette tensioni e scontri di alta portata.
Ma è possibile modificare questo scenario, evocativo di scenari orwelliani inquietanti ?
Probabilmente sì.
La geografia amministrativa esistente, disegnata in Regioni e Province coerenti solo sulle cartine mute delle mappe, è un primo limite al cambiamento.
Coerenza vorrebbe il ripristino delle Contee, aree limitate per coerenza economica e produttiva, dove il governo abbia specifiche competenze.
Necessità vuole che la ricchezza prodotta permanga sul territorio, con banche di credito cooperativo, con mutualità di categoria, fuori dai giochi speculativi della finanza globalizzata.
Politica vuole che i cittadini partecipino, come in Svizzera, alle decisioni, con consultazioni frequenti e rapide sui temi di maggiore rilevanza.
Per abbattere i danni della globalizzazione si può solo tornare alla centralità del locale.
Questa è la rivoluzione copernicana d'inizio millennio, senza la quale e fuori dalla quale la completa cessione delle armi alla finanza internazionale sarà inevitabile
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