domenica 15 agosto 2010

BRANCHER, VERDINI E IL SOTTOBOSCO BERLUSCONIANO

Poche settimane fa Aldo Brancher, noto al pubblico per il ruolo avuto nelle scorribande transattive che avevano per oggetto Banca Antonveneta, quisquilia che portò all'arresto di Fiorani (Banca popolare di Lodi) e alle dimissioni di Fazio (Governatore di Bankitalia), diventava ministro di un ministero fantasma.
Indagato e invitato a presentarsi in tribunale, opponeva un ridicolo impedimento istituzionale, dopodichè si presentava in aula dimettendosi, contestualmente, da ministro.
Poche settimane fa Denis Verdini dava i numeri in piazza a Roma (siamo più di un milione ...!) indicando una non indifferente capacità nella manipolazione dei numeri; capacità che oggi Bankitalia gli contesta nella conduzione della Banca di cui è presidente, con una sfilza di malaffari tali da costringere il Ministro Tremonti a commissariare il Credito Cooperativo fiorentino.
Verdini, lo ricordiamo, è il coordinatore del PDL, ovvero colui che sceglie, materialmente, i candidati alle diverse liste elettorali del PDL, il selezionatore dei peones della Camera e del Senato.
Non è passato troppo tempo dallo scandalo che ha coinvolto il Capo della Protezione Civile, relativo agli appalti sospetti per i lavori della Maddalena, e alle sconce affermazioni degli appaltatori per la ricostruzione in Abruzzo, con il solito condimento di  volubili escort.
La memoria è ancora fresca relativamente al caso Giacomo Caliendo, sottosegretario alla Giustizia, incriminato con richiesta di arresto per collusione con la camorra e indagato per le attività di spionaggio operate nei confronti del Presidente della Regione Campania.
L'insipienza dell'opposizione consente a questo governo di sviluppare fenomenali interessi privati ai danni dell'interesse pubblico.
L'apatia dell'opinione pubblica, e una consistente azione di disinformazione costantemente operata dalle TV controllate dal presidente del consiglio, favoriscono il malcostume dilagante.
Il Presidente del Consiglio non può, a meno che non si chiami Bokassa o Pol Pot o Mengistu, affermare che dietro l'azione di Bankitalia ci sono le procure rosse, reiterando un ritornello che suona come un disco rotto.
Bankitalia è un'istituzione essenziale, un pilastro che non può essere ridicolizzato, tanto meno dal presidente del consiglio.
Tanto meno da "questo" presidente del consiglio che, pluri-indagato, pluri-imputato e non sempre scagionato, si permette di affermare che gli altri, non lui, sono colpevoli di interessi privati e corruttele
Emerge con sempre maggior chiarezza un inquietante sottobosco che circonda il governo, fatto da affaristi, speculatori, piccoli manovratori di interessi ai limiti della legalità, da ex piduisti "in pensione", in un quadro che definire allarmante è poca cosa.
I reiterati attacchi al Presidente della Repubblica, i dossier contro il Presidente della Camera, il tentativo di ridicolizzare la Corte Costituzionale, la costante opera di sputtanamento mediatico degli avversari, non possono più essere interpretati come "episodi", ma rappresentano un obiettivo: delegittimare il sistema costituzionale per imporre qualcosa di diverso.
Ma se il "qualcosa di diverso" è la sublimazione della Banda Bassotti, allora è meglio tenerci il sistema così com'è.
 
 

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