lunedì 23 agosto 2010

L ' INESISTENZA DEL TEMPO

Il tempo non esiste. Ognuno crea il suo tempo. Il tempo si misura in chilometri percorsi dalla luce, perchè tempo e luce, tempo e spazio, sono la stessa cosa.
La faccenda si semplifica con le convenzioni: che ora è si domanda in un punto preciso del tempo-spazio, anche perché nello stesso momento, solo qui da noi sulla terra, ci sono 24 ore diverse e quattro stagioni in corso. Ma siamo abituati alle convenzioni, non indaghiamo più a fondo.
Diverso ancora è il tempo-mentale.
I bambini hanno una prospettiva infinita, il loro tempo-mentale è parametrato al tempo-vissuto: per loro cinque anni sono un'eternità, un ragazzo di venti un vecchio.
Il tempo-mentale, quindi, risponde alla formula T = Ti/tv  dove il tempo è uguale al risultato frazionario di tempo ipotizzato diviso tempo vissuto.
Dalla formula deriva il fatto che maggiore è il tempo vissuto  (Tv) minore sarà il risultato, laddove 1 (uno) è quasi sempre un risultato irraggiungibile in vita.
La grafica del tempo-mentale è quindi una curva che tende all'asindoto (da 80 in origine a tendente allo zero ).
La velocità percepita del tempo è coerente con l'accelerazione di un grave posto sulla curva della grafica del tempo-mentale, roba da chilometro lanciato, facilmente calcolabile grazie alle teorie di Newton
Quindi per i bambini il tempo non passa mai, per gli adulti il tempo vola.
Probabilmente la media ponderata dei tempi-mentali di tutti gli esistenti determina il concetto di tempo convenzionale, che è un'illusione banalmente legata alla rotazione sul proprio asse di un consolidato materico orbitante attorno a una stella.
Per resistere all'accelerazione del tempo-mentale bisogna entrare nell'orbita del "durante permanente", evitando con cura concetti fuorvianti come passato e futuro. Dimenticare il passato può anche essere terapeutico, più complesso è non tentare di pianificare il futuro, almeno nella nostra organizzazione sociale.
Per fluire correttamente nel "durante permanente" sarebbe meglio trovare una foresta, una savana, una colonna, un iceberg, ma la globalizzazione ha intaccato i tempi di tutti i continenti, non se ne esce, non ci si salva. Lo stile di vita occidentale non prevede il pensiero del "durante permanente", in nessuna forma.
Ti ricaccia costantemente sul vertiginoso scivolo della grafica del tempo-mentale. Brutta cosa.
Per l'occidente sembra che il tempo sia una quantità costante e determinata, dove chi corre di più trasmuta il tempo in denaro, e dove bisogna correre come pazzi, perchè anche gli altri corrono e rosicchiano il tempo che invece potremmo rosicchiare noi. Un tempo forma-di-formaggio dove vince chi si rimpinza più degli altri.
E poi non sappiamo come "ammazzare" il tempo: nel momento in cui ci troviamo privi di impegni, costrizioni, corse, improvvisamente il tempo appare come una nebbia gelida, un pericoloso vuoto, un nulla, un toast senza farcitura, un panino senza ripieno. Quindi bisogna farcirlo, condirlo, rimpinzarlo, o alla peggio ucciderlo, come si fa con un nemico.
Perchè il tempo è un nemico, un nemico subdolo che non si mostra, ma lascia il segno.
Il tempo, per puro paradosso, non è mai puntuale.
Il tempo è convenzione. Il tempo non esiste. Il tempo siamo noi.
 

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