lunedì 30 agosto 2010

STATO LAICO

Che religione e economia siano legate da un sacro vincolo è cosa nota a chiunque abbia studiato storia e a chi si occupi di geopolitica.
Dai Faraoni egizi in poi il "collante" del sistema economico, il suo sostrato connettivo sociale, è sempre stata la religione, comunque intesa.
I vari tentativi di conquista territoriale di canali e di roccaforti commerciali hanno sempre innalzato lo stendardo della conversione religiosa al credo del nuovo potere.
Fu così per i Babilonesi, gli Ebrei,i Persiani, e a maggior titolo fu così per l'Impero romano dopo Costantino,
Unico modello differente fu l'Impero romano antecedente Costantino, che lasciava libertà di confessione ai popoli conquistati, ma definiva il controllo attraverso uno straordinario presidio militare e fiscale.
Motivazioni fortemente economiche sono alla base della fondazione dell'Islam (acquisire il controllo dei commerci con l'oriente sottraendolo a cristiani ed ebrei, a favore delle carovaniere arabe), delle Crociate cristiane, delle ripetute guerre tra mondi cristiani e islamici.
La religione come collante culturale è stata usata nei colonialismi e imperialismi più recenti dagli americani, con i Peace Corps che anticipano regolarmente l'arrivo delle multinazionali USA nei luoghi di conquista.
Insomma, la religione è un modello applicativo culturale conforme allo schema economico del potere.
Anche per questo nei paesi islamici è forte il divieto di proselitismo per le altre religioni, cosa che nei paesi cristiani è, da pochi decenni, meno imperativa.
Gheddafi lo sa benissimo, ed è ovvio che predichi le meraviglie dell'Islam mentre annette preziose componenti economiche italiane al suo vasto impero economico.
Le grandi religioni, nessuna esclusa, sono state potentissime fino a quando hanno saputo impedire l'analisi diretta dei testi da parte dei credenti.
Il "moloch" cristiano fu assoluto quando i cristiani erano analfabeti e il verbo del signore era interpretato, in esclusiva, dai preti (il "latinorum" manzoniano è una buona conferma)..
Per l'Islam vale la stessa regola: i fedeli pendono dalle labbra dei "maestri", ma ben pochi credenti conoscono l'arabo antico o hanno la sufficiente preparazione culturale per individuare le straordiarie contraddizioni del libro sacro.
In pratica le grandi religioni campano sull'ignoranza e la paura dei fedeli.
Quando l'ignoranza diminuisce le religioni perdono consensi: è un fatto strutturale, statisticamente evidente.
Il grande scontro attualmente in corso, la guerra vera a cui stiamo assistendo, vede da un lato il mondo islamico, con poteri finanziari fortissimi concentrati in oligopoli di natura prevalentemente statalistica (laddove lo stato è determinato dal dominio di un clan prevalente, come in Arabia Suadita o negli emirati), e il mondo occidentale, dove l'economia liberista poggia su basi cristiano-protestanti di impronta anglicana-luterana e calvinista.
In questo gioco il cattolicesimo è, per sua natura e forma, più simile all'impostazione islamica che non all'anglicana-luterana.
Va da sé che ogni "setta" cristiana corrisponde a modalità economico-finanziarie, sviluppatesi nei secoli in Europa e spesso tradotte in sanguinari confronti bellici.
Ora dobbiamo decidere se vogliamo che i nostri valori sociali e il nostro modello economico liberista rimangano tali o no.
Se la risposta è sì abbiamo il dovere morale di respingere il modello islamico.
Se la risposta è no, lasciamoci invadere, lasciamoci convertire e affidiamoci all'inshallah di turno.
In Europa, per ora, solo la Francia, Stato laico per eccellenza, sta agendo coerentemente per conservare le proprie peculiarità e caratteristiche finanziarie, ma la Francia ha un ex impero coloniale da difendere e da sempre è abituata a trattare e a confrontarsi con il mondo islamico.
Gli USA applicano maldestramente le tecniche alla John Wayne: mostrano i muscoli e combinano grossi, irrimediabili pasticci.
L'Europa unita non sa che pesci prendere, stritolata dalla sua pochezza politica interna da un lato e la necessità di capitali freschi e energia dall'altro.
L'UE è come una bella donna caduta in miseria disposta a offrirsi per un matrimonio di convenienza pur di sfamare i suoi figli.
Se crediamo che il nostro modello economico e sociale debba essere mantenuto abbiamo un dovere politico che si attua in pochi passi, che altro non sono che l'applicazione delle regole che l'islam pone ai cristiani nei suoi territori :
1) controllo ferreo degli ingressi nell'ambito UE, con permessi di soggiorno collegati esclusivamente alla disponibilità provata di un lavoro;
2) negazione dei  ricongiungimenti  famigliari;
3) impedimento alla costruzione di luoghi di culto;
4) divieto di matrimoni misti, con perdita della cittadinanza e di tutti i diritti relativi per le donne che si convertono all'Islam;
5) divieto assoluto di azioni di proselitismo;
6) divieto assoluto di mostrare in pubblico elementi e accessori personali riconducibili a contesti religiosi (incluse le catenine con la croce cristiana)
Un'Economia laica e liberista necessita di uno Stato Laico e di una diffusa mentalità laica.
Laicità e religione sono in contrasto netto, così come i mondi culturali, e i relativi modelli, espressi dalle diverse confessioni.
La sopravvivenza del nostro impianto culturale ed economico dipende dalla capacità degli Stati di convertirsi rapidamente al laicismo.
Diversamente dovremo dare ragione entro breve a Gheddafi : l'Europa diverrà ben presto islamica.
E perderemo quel poco di libertà, figlia dell'Illuminismo e del laicismo, che abbiamo saputo conquistare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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