sabato 14 agosto 2010

L'ACCORDO

 
I recenti arresti di personaggi di spicco delle varie cosche mafiose hanno tutta l'aria di essere sono il frutto di un accordo politico: le cosche vincenti cedono i "perdenti" allo Stato, mentre i vincenti si riorganizzano in limpidissime SPA, o entrano in capitali di società prevalentemente finanziarie e assicurative.
Continueranno a chiedere il pizzo ma cederanno uno scontrino assicurativo e potranno nominare i loro consiglieri, alla luce del sole, nelle stanze dei bottoni.
Identica cosa fu fatta negli USA degli anni '60 con il processo di cleaning della mafia e il suo ingresso trionfale nel mondo del potere ufficiale (congresso, wall street, magistratura).
Mario Puzo non scriveva sciocchezze ma fatti. Sindona, Calvi &Co. erano il legame tra Mafia e Vaticano, in Italia e negli USA.
L'America di allora era debitrice alla mafia per l'ingresso in Sicilia (e un mare di finanziamenti occulti).
L'Italia di oggi riconosce ai clan vincenti l'esclusiva sul controllo e la gestione del territorio, oltre a ghiotti appalti nazionali, riducendo i costi statali (militari, forze dell'ordine) e aumentando la sicurezza (chi vuoi che sbarchi se al posto della GDF o dei CC trova Cosa Nostra ad aspettarli?).
La normativa recentemente varata relativa alle vendite all'incanto dei beni sequestrati ai mafiosi, normativa che non prevede il divieto ad altri mafiosi di aggiudicarsi le aste, dovrebbe far aprire gli occhi.
Non è casuale che proprio oggi sia stato deciso il sequestro di beni per 800 milioni di euro all'ex re della sanità siciliana, condannato a 15 anni di reclusione.
Il sequestro poteva, anzi avrebbe dovuto, essere definito molti anni fa. Va bene eseguirlo oggi quando si sa chi potrà incassare il premio.

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