martedì 30 marzo 2010

QUEL GALANTUOMO CHE DIFENDE I VALORI

1) Si ritrova a cena sul Mar Nero con una serie di inquietanti personaggi bulgari tra i quali uno, il boss mafioso Ilia Pavlov, che verrà ammazzato da un killer pochi mesi dopo. 2) Si ritrova a convivio pure con Vincenzo Rispoli, presunto boss della ’ndrangheta di Legnano, successivamente arrestato. 3) Altra nota cenetta col funzionario del Sisde Bruno Contrada nove giorni prima che fosse arrestato per mafia, questo in una caserma in cui si ritrova pure con altri pezzi grossi dei servizi segreti più un responsabile della Kroll Service, la cosiddetta «Cia della finanza». 4) Due anni orsono si ritrova a fare due comizi ad Amantea, in Calabria, con Franco La Rupa, già allora indagato per brogli elettorali e condannato per abuso, poi riarrestato con l’accusa di aver ricevuto aiuti elettorali alle regionali del 2005 da parte della ‘ndrangheta capeggiata da Tommaso Gentile, infine in attesa di giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa. 5) Nel 2004, alle comunali di Foggia, appoggia Riccardo Leone (Sdi) che vantava condanne definitive per ricettazione, rapina continuata, resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata, furto continuato e furto in concorso, evasione, danneggiamento continuato e violenza privata continuata, oltre ad aver passato due anni in un manicomio giudiziario. Un altro candidato appoggiato da Di Pietro, Domenico Padalino, vantava due condanne definitive per furto, oltraggio a pubblico ufficiale, inosservanza dei provvedimenti dell’autorità e resistenza a pubblico ufficiale, oltre a essere indagato per porto abusivo d’armi. 6) Il capogruppo regionale dell’Italia dei valori in Campania, due anni fa, si vede ritirare più volte il certificato antimafia dalla Prefettura. 7) Il proprietario della Aster - azienda che il giovane Di Pietro sorvegliava negli anni Settanta - anni dopo è stato condannato per associazione mafiosa a 3 anni e 6 mesi per lo scandalo della scalata del casinò di Sanremo. Durante Mani pulite, Di Pietro lo chiamò «il mio maestro». 8) L’appuntato della polizia Roberto Stornelli, amicone di Di Pietro quand’era vicecommissario in via Poma a Milano e col quale si divertiva a sparare nei boschi, poi cooptato nella squadra di Mani pulite, nel 1996 è stato condannato a tre anni per corruzione. 9) L’ex commercialista di Di Pietro, l’uomo che redigeva il suo 740, il primo febbraio 1996 fu arrestato a margine di un’indagine su un giro di squillo. 10) Un poliziotto della scorta personale di Di Pietro, nell’autunno sempre del 1996 fu arrestato a margine di un’indagine su un giro di puttane. 11) Il segretario personale di Di Pietro quand’era magistrato a Bergamo, il maresciallo Giuseppe Di Rosa, nel 1985 fu arrestato per concussione mentre incassava una mazzetta da dieci milioni: quel giorno stesso Di Pietro si trasferiva a fare il pm a Milano. 12) Il celebre imprenditore Giancarlo Gorrini, l’uomo da cui Di Pietro si fece svendere una Mercedes d’occasione a prezzo ridicolo, uno da cui Di Pietro accettò un «prestito» di cento milioni senza interessi più decine o centinaia di milioni - cifra imprecisata - per ripianare i debiti di gioco dell’amico Eleuterio Rea, più pacchetti di pratiche legali per la moglie Susanna, più un impiego per il figlio Cristiano - due volte - alla Maa assicurazioni, più omaggi vari tra i quali ombrelli, agende, penne e cartolame vario e uno stock di calzettoni al ginocchio e alcuni viaggi in jet privato per delle partite di caccia in Spagna e in Polonia, questo Gorrini, insomma, mentre Di Pietro accettava tutto questo - durante Mani pulite - era inquisito per bancarotta fraudolenta e già condannato per appropriazione indebita. 13) Il celebre costruttore Antonio D’Adamo, altro uomo da cui Di Pietro accettò altri cento milioni senza interessi, una Lancia Dedra per sé e la moglie, più l’utilizzo stabile di una garçonnière dietro piazza Duomo, più l’utilizzo saltuario di una suite da 5-6 milioni al mese al Residence Mayfair di Roma, più consulenze legali per la moglie Susanna, più consulenze legali per l’amico Giuseppe Lucibello, questo D’Adamo, insomma, aveva già le sue società inquisite dall’inchiesta Mani pulite (filone chiuso nel ’91, riaperto nel ’92) e sarebbe presto finito sotto processo per turbativa d’asta e corruzione. 14) Altri amici nonché dispensatori di favori e case del giro socialista e democristiano (da Paolo Pillitteri ai cassieri Sergio Radaelli e Maurizio Prada, l’architetto Claudio Dini, l’imprenditore Valerio Bitetto e altri ancora) nel 1992 sono finiti quasi tutti in galera. Da qui l’ovvia domanda: ci è o ci fa ? Gilberto Borzini

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