Nel non lontano 1975 frequentavo l'indirizzo psicologico della facoltà di filosofia a Milano.
Tra le varie teorie la psicologia di allora definiva l'omosessualità come una devianza, come una malattia.
Pochi giorni fa un Sindaco di una cittadina veneta, sconvolta da un esagerato fenomeno di prostituzione omosessuale "open air" lungo il Piave, ha candidamente affermato che "sono malati e bisogna aiutarli a curarsi".
Apriti cielo ! le cataratte del politically correct si sono spalancate, con un diluvio di giulebbe sul povero sindaco, colpevole di avere detto la verità.
Perché la verità non va più di moda. La verità è politicamente scorretta. La verità non garantisce voti.
Quindi tutta la mia solidarietà al sindaco, e la dovuta compassione ai malati.
Tra i miei amici c'è chi sostiene che l'attuale, consistente sviluppo dell'omosessualità sia una forma che la natura ha intrapreso per ridurre lapopolzione umana sul pianeta, come succede anche tra i ranocchi e in altre specie, in cui la sessualità è strettamente legata alle condizioni ambientali.
E' una teoria, che fa pensare ad un pianeta vivente che "pesa" gli equilibri e interviene a riportare ordine tra le specie.
Potremmo allora dire che la natura è la madre suggeritrice della pornografia online, che riduce la ricerca dell'accoppiamento e favorisce la dispersione onanistica del seme maschile. In entrambi i casi si ottiene una riduzione delle copule eterosessuali a fini, o con esiti, riproduttivi.
Nessuno, ovviamente, potrebbe mai sostenere questa seconda tesi, mentre la prima ha un nucleo di possibilità.
Perchè l'omosessualità, ci piaccia o no, è devianza rispetto alla pulsione naturale che prima che sessuale è necessità riproduttiva.
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