sabato 31 luglio 2010

LA RIVOLUZIONE D' OTTOBRE

La frattura consumata tra Fini e Berlusconi ridisegna lo scenario politico facendo riemergere inquietanti fantasmi.
Molti lettori sono troppo giovani per ricordare i moti neofascisti di Reggio Calabria degli anni '70, nati col pretesto dello spostamento da Reggio a Cosenza della sede regionale, ma figli dell'esasperante situazione economica, politica e sociale del meridione.
Se i finiani hanno una posizione storicamente meridionalista, e raccolgono consistenti preferenze in Lazio, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, gli stessi finiani rappresentano corpi dello Stato essenziali quali i lavoratori del Pubblico Impiego, l'esercito, la polizia, buona parte della magistratura.
Il ministro Brunetta chiama gli elettori finiani con appellativi quali "fannulloni, imbroglioni, pasticcioni"; il principale  alleato di Berlusconi, la Lega, considera il meridione una sanguisuga, un pozzo senza fondo, una fabbrica di delinquenza, una malattia da cui staccarsi anche a schioppettate.
Mentre Tremonti sforbicia i finanziamenti e commissaria la sanità calabrese (e prossimamente quella pugliese) il Governo, col ministero delle attività produttive ancora ad interim al presidente del consiglio, non preme a sufficienza su FIAT mettendo a serio rischio il futuro industriale di Pomigliano d'Arco e di Termini Imerese, insieme con il futuro dei suoi lavoratori.
La frattura consumata tra Fini e Berlusconi assume allora un significato durissimo, di scontro frontale, tra una politica nazionale, finiana, e una politica nordista, leghista e berlusconiana.
In questo quadro la lega cercherà di accelerare il più possibile la riforma federalista, che sarà interpretata dal meridione come una manovra egoistica, secessionista e razzista. Il meridione non potrà stare a guardare: trattato come pezza da piedi, privato di finanziamenti, immiserito, depauperato, deindustrializzato, disoccupato, non starà immobile. Il meridione è anche armato e molti "gruppi di pressione" hanno interesse a soffiare sul fuoco della rivolta, a mettere in seria difficoltà lo stato romano.
L'ex MSI non ha perso la memoria della piazza di Reggio Calabria, ma stavolta, quarant'anni dopo, i riottosi avranno di fronte i loro "fratelli del sud" in divisa che potrebbero assumere atteggiamenti non di repressione, ma di sostegno e appoggio, come accadde nella rivoluzione d'ottobre quando la marina prima e l'esercito poi si schierarono a fianco dei rivoluzionari comunisti.
Area test degli equilibri sarà il Piemonte, regione dall'alta immigrazione e dalla scarsa capacità di integrazione, dove se si rivoterà per le regionali le scelte elettorali operate dalla massa immigrata di origine meridionale avranno un peso rilevante, ricollocando la Lega in spazi più angusti tra il Ticino e il Piave.
La situazione è incandescente, al limite dell'esplosivo, inchiavardata su una crisi economica molto più dura di quanto la stampa di regime voglia far apparire.
L'autunno in arrivo rischia di essere memorabile.

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