Politica deriva dal greco Polis tekne, e significa "metodo di gestione degli interessi generali della collettività".
Partitica deriva dal latino Pars-partis e significa "schieramento, gruppo di interesse".
Il guaio dell'Italia odierna è che esiste troppa partitica e troppa poca politica.
Ma anche all'interno degli schieramenti "geograficamente individuati" - destra e sinistra - esistono visioni della politica diametralmente opposte.
Una rimanda all'idealismo socialista, l'altra al liberismo.
Per la prima il ruolo centrale della vita collettiva è rappresentato dallo Stato e, di conseguenza, dalle sue Istituzioni che includono immensi centri di potere non-elettivo (magistratura, forze dell'ordine, esercito, burocrazia).
Lo Stato è, per la destra sociale, prevalente rispetto al cittadino, così come lo è per gli altri schieramenti che a quell'idealismo socialista fanno riferimento.
Per la destra liberale, figlia dell'Illuminismo francese, il Cittadino è al centro del sistema, e l'organizzazione statuale deve semplicemente rappresentare il sistema, l'organizzazione, l'ordinamento, derivante da un diritto civile consensualmente determinato tra i cittadini.
La differenza è strutturale, immensa e per nulla secondaria.
Ovvio pertanto che tra Gianfranco Fini, rappresentante della destra sociale italiana per antonomasia, e i catto-socialisti del PD, Presidente Napolitano incluso, possa esistere maggiore affinità che tra lo stesso Fini e Berlusconi, leader di un liberismo a volte eccessivamente darwiniano.
E' però fondamentale sottolineare che in democrazia vince la maggioranza e che la maggioranza degli italiani da quindici anni sostiene il concetto liberale di Berlusconi, forse dando più fiducia al modello che alla persona.
Gli italiani, esclusi quelli che fanno parte della "burocrazia statalista" che gestisce, non eletta da alcuno, il potere, desiderano uno Stato snello, non interventista, insomma un "coordinatore intelligente" più che un "amministratore con pieni poteri".
Su questa già di per sé virulenta competizione, che è competizione politica, si sovrappone l'elemento partitico, che collega a tutti gli schieramenti, nessuno escluso, evidenti gruppi di interesse economico.
E siccome noi italiani siamo "mafiosi" nel DNA, ovvero siamo sempre pronti a favorire (nell'ordine) i famigliari, le amanti, gli amici, i soci, gli alleati e, di conseguenza, l'idea di un appalto o di un concorso trasparente non ci sfiora quasi mai,- tranne quando perdiamo - ecco che la partitica prevale rispetto alla politica.
Unico elemento certo è che così, con un equilibrio da guerra fredda tra i due concetti politici, non si va da nessuna parte.
E per chi si ritiene "di destra" scegliere a quale destra fare riferimento può addirittura rivelarsi imbarazzante, tanto più che l'elettore ha recentemente perso la possibilità di scelta del candidato. Con grande gioia di tutte, ma proprio tutte, le segreterie partitiche.
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