mercoledì 30 giugno 2010

ESTETICA, RAPPRESENTAZIONE E SOCIETA'

Come noto il Simposio di Platone rappresenta al lettore una società in cui i dotti filosofi sono in larga misura maschi omosessuali.
Nella patria della cultura occidentale di duemilacinquecento anni fa solo gli adepti di quelle confraternita potevano ambire a importanti cariche istituzionali.
Nei testi omerici l'amore tra gli eroi combattenti è alla luce del sole.
In compenso due divinità essenziali erano femmine: Atena, dea della Sapienza e Diana, dea della caccia.
Venere era in disputa con Eros, quest'ultimo rappresentante dell'amore ideale, mentre a Venere era lasciato il ruolo della passione carnale..
I miti greci erano maschi, forti e muscolosi, e molto raramente si riscontra nell'arte rappresentativa dell'epoca un paradigma di "bellezza" femminile.
Fidia, il grandissimo scultore, raffigura giovinetti.
La questione del paradigma della bellezza è interessante, intrigante e, se vogliamo, inquietante.
Nella società ellenica le ragazze, per trovare marito, portavano una dote; il che fa pensare che il loro ruolo nella società fosse piuttosto ininfluente.
Delle due l'una : o c'era un eccesso di offerta di ragazze da marito, e in quel caso la dote rappresentava il valore aggiunto, oppure un maschio voleva essere pagato per portarsi in casa una rottura di scatole.  Santippe, bisbetica e polemicissima moglie di Socrate, insegna.
La questione della domanda e dell'offerta, mutatis mutandis, si ripropone nelle distese desertiche delle carovaniere che seguiranno la fede di Maometto.
Considerando il fatto che i cammelli sono un po' "naive" come amanti, in quelle contrade le femmine si scambiano con capi di bestiame (generalmente capre, i cammelli erano troppo costosi e preziosi: vengono proposti oggi alle turiste solo perché ci sono le jeep e i cammelli sono in saldo).
Ma quando cambia il paradigma dell'estetica, della bellezza ?
Quando passa dalla rappresentazione maschile a quella femminile ? E soprattutto perché ?
E' noto che fino a Caravaggio e Michelangelo i modelli sono maschili, un po' perché riprendono obbligatoriamente i temi della mitologia o delle sacre scritture, ma anche perché - evidentemente - la società persiste nel considerare la donna come un grazioso complemento, un utile passatempo, adatto per lo più, in società, a cantare, suonare e riprodurre eredi.
Nel frattempo la società è di molto cambiata. Al di fuori dell'omosessualità di geni come Leonardo o della bisessualità di maestri come Caravaggio la società civile è generalmente eterossessuale osservante (anche perché la Chiesa punisce severamente la sodomia dei borghesi).
Il genere femminile più raffigurato è la Madonna, vergine per definizione, seguita da alcune madonne, gentildonne raffigurate per ossequio ai famigli potenti.
Il primo forse a intravedere la possibilità di un cambiamento di genere è Botticelli con la Primavera.
Da allora è un fiorire di matrone panzute e grassocce, spesso inseguite da satiri priapisti nei boschi, ma non si può certo affermare che sia cambiato il paradigma della bellezza; piuttosto è mutato il concetto estetico e si è radicalmente trasformato il linguaggio rappresentativo passato da temi sacri a tematiche assolutamente profane che poggiano sulla mitologia arcadica pur di disporre di un pretesto per rappresentare le passioni umane.
In questa "terra di mezzo" della rappresentazione estetica il ruolo femminile nell'aristocrazia assume forte rilevanza.
Madri, mogli, concubine e soprattutto amanti divengono sia "status symbol" sia, soprattutto, consigliere e confidenti, ma anche spie di respiro internazionale.
La donna, quindi, fa carriera ma più come escort di gran lusso per gli aristocratici che nella società civile.
Forse è Goya il primo a magnificare la rappresentazione estetica attraverso il corpo femminile, in una società che tenta di liberarsi dall'oppressione dell'Inquisizione.
Quindi si potrebbe dire che l'estetica al femminile nasce per reazione alle infinite proibizioni morali del cattolicesimo più bigotto.
Ma non ci siamo ancora.
Solo nel '900, con l'invenzione della fotografia la donna assurge pienamente al ruolo di  paradigma della bellezza e dell'estetica, soprattutto la donna taglia 42.
Se quindi nel Simposio di Platone si magnificava la pratica dei giovinetti all'interno di un'elite culturale molto ristretta e il paradigma dell'estetica era orgogliosamente maschile, solo con la diffusione di massa della raffigurazione femminile questa diventa paradigma estetico.
E qui dovremmo riprendere la distinzione che Platone fa dell'eros (aulico e sublime, ideale e idealizzato, quindi platonico) con le "passioni", che riguardano la plebe, che vengono a volte liberamente e pubblicamente consumate nelle vie attorno all'Agorà da schiavi e naviganti, passioni che rimndano a Venere..
La fotografia, popolarizzando vieppiù  l'arte raffigurativa, sposta l'asse, il paradigma dell'estetica dal maschile al femminile.
Gli sviluppi della fotografia, cinema e televisione, rotocalchi e ora internet, rinforzano il nuovo paradigma socialmente convenuto.
Contestualmente all'affermarsi del nuovo paradigma, e parallelamente all'imporsi di modelli pornografici - che sono devianze o sviluppi del paradigma stesso - emerge in occidente una nuova, prepotente crescita dell'omosessualità maschile.
C'è sicuramente un collegamento strutturale tra modelli sociali, culturali, estetici e comportamenti sessuali.
L'arte, come sempre, ne è sia portavoce che anticipatrice.
 
 
 
 
 

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