mercoledì 26 maggio 2010

INCULATIO POPULARIS

Per dirla alla Montalbano-ZIngaretti in questi ultimi giorni mi sento particolarmente "pigghiatu p'u culu" dall'establishment politico nazionale. In Europa tira un'ariaccia fetida, tra borse che precipitano, banche che implodono, disoccupazione a go-go, euro in discesa libera. E l'establishment, mentre prepara una sodomanovra (ovvero una manovra irta di sodomia) chiacchiera fino a notte fonda sul bavaglio da mettere a giornali e editori. Certo, si dirà, sono cose diverse. La commissione che predispone il bavaglio non è la stessa che manovra la sodomisura. Giusto, ma non mi sconfinfera neanche un po'. Non mi convince l'attenzione data al bavaglio più che al tracollo, e non vorrei che alla fine, già che si è fatto un bavaglio, si trovi il modo per allargarne i contenuti, zittendo finalmente quegli sporchi bastardi comunisti, passati dal ciclostile alla stampa che conta, rei di far sapere ai contadini cosa succede in città. Così, magari, il Re potrà continuare a dire che tutto va bene e che la crisi è colpa del tabaccaio che non ha fatto uno scontrino da 2 euro (porco maiale evasore), senza indagare troppo a fondo se le grandi imprese - sostenute dai contributi pubblici e da una fiscalità che consente di pagare poco e quasi sempre altrove - non siano altrettanto, se non di più, responsabili delle falle nei conti pubblici. Per frortuna, dal punto di vista del Re, arrivano i mondiali di calcio, così le masse trinariciute e cerebrolese saranno intorpidite dalle contumelie lippiane e non assalteranno i fornai per sfamare i famigli (cosa che invece si rende probabile in mezza Europa meridionale e orientale). La "finanziaria" in arrivo è una sleppa da 25 miliardi (50milamiliardidilire, ndr) coerente con l'inculatio popularis (che non è un'enciclica) ai danni di possibili pensionandi e pubblici dipendenti (rei questi ultimi di avere votato quasi in massa per i comunisti). Mentre passa l'inculatio iocundis passa il bavaglio alla stampa e si propone un sano ritorno all'apertura scolastica del 1 ottobre (ricordate i remigini ?) senza però fornire alle mamme e ai papà uno spazio extrascolastico dove far stare i bambini a settembre (dice la Gelmini, andate in vacanza a settembre così risparmiate. A Gelmì, ma quale vacanza...!). Il tutto mentre i parlamentari non trovano il tempo per onorare i soldati caduti in Afghanistan, costretti come sono a rientrare a casuccia dopo tanto sudore e fatica. Insomma, pare, a me personalmente, a me che sono di destra (ma tanto) che tiri aria di svaccamento, di improvvisazione, di recita a soggetto, di farsa, di operetta, di teatro dei pupi dove Arlecchino e Pulcinella vengono bastonati a non finire da un Pantalone che se la ride e recita sempre una sola battuta:" va tutto bene, ci vuole ottimismo !" mentre il pubblico canta i versi celebri di Fo e Jannacci: "E sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al Re fa male al ricco e all'Imperatore diventan tristi se noi piangiam!" Gilberto Borzini

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