martedì 18 maggio 2010

LA FEDE E LA STIMA

L'Inter di Mourinho ha vinto Campionato e Coppa Itala. Onore al merito. Bravi (brava la società, bravi i giocatori, bravo l'allenatore) tutti. Ora, da italiano, mi auguro vinca anche la Champions. Me lo auguro soprattutto da milanista (una di quelle forme di appartenenza che si formano nella più tenera età e permangono indipendentemente dal corso che segue la propria esistenza). Me lo auguro in particolar modo per Mourinho, un non-italiano a tutto tondo che dimostra la propria non-italianità in tre modi: 1) dice quello che pensa (non è ipocrita) 2) fa quello che dice di pensare (è razionale e conseguente) 3) studia sempre per migliorarsi (viene dal "merito" e non dalla "politica") Le tre cose messe insieme, naturalmente, creano scandalo e pregiudizio in un Paese ipocrita per cultura come l'Italia, in un Paese dove si raggiungono posizioni elevate attraverso le relazioni e non il merito come in Italia, in un Paese dove si è orientati ad un linguaggio politico e non schietto come l'Italia. Per questo, malgrado la mia "fede" milanista stimo moltissimo Mourinho. Ovviamente il Grande Mou è orientato a lasciare un ambiente ostile come quello del calcio italiano, un ambiente governato da interessi d'impresa con relativi intrecci, spregiudicato nelle relazioni con gli arbitri-giudici, comunicato da una geremiade di scribacchini (non riesco a definirli giornalisti, scusate) e commentatori di dubbia qualità giornalistica ma di indubbia appartenenza ambientale. Altri ottimi professionisti hanno lasciato l'Italia, da Capello ad Ancelotti a Mancini. Altri si tappano le orecchie e perseguono i propri obiettivi come l'eccellente Ranieri, vituperato in casa Juve e bravissimo in casa Roma. Il caso Ranieri, come quello di Leonardo, evidenziano come in Italia le pochezze delle società vengano attribuite all'allenatore, quasi sempre incolpevole. E' mai possibile che lo stesso individuo sia una schiappa in una società e un genio in un'altra ? Evidentemente no. La Juve - a secco di quattrini e di idee - acquista ectoplasmi di giocatori (Diego, Iaquinta, Amauri) e la squadra non gira. Il Milan - dove prevalgono esigenze di cassa visto il debito stellare - manda in campo un gerontocomio lento e prevedibile, e solo la classe dell'allenatore e dei "brasiliani" in campo consente di raggiungere un insperato, e a mio avviso (tifoso milanista, ricordate ? ) immeritato, terzo posto. Insomma: il mondo del calcio è davvero specchio della società italiana. Essere bravi non basta. Essere bravi attira invidia e ostilità. Essere bravi e sinceri ti fa odiare. Perchè in Italia siamo Guelfi e Ghibellini, siamo Pro o Contro, siamo Rossi o Neri, e non sappiamo guardare alle cose senza il paraocchi del pregiudizio. Perchè in Italia la politica non è mediazione ma interesse privato, perchè la ragione viene molto dopo la furbizia e il merito è sempre sospetto. E allora, per il bene della nazione, Viva Mourinho ! Gilberto Borzini

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