domenica 30 gennaio 2011

raccontino di domenica

Ero da tempo immemore su quella giostra che girava ossessivamente su se stessa, attorno al suo perno.
Il giostraio regolava la velocità, e attorno la folla urlava e l'urlo si confondeva con le musiche assordanti che il giostraio imponeva.
Una giostra che andava col tempo aumentando di velocità, rendendo l'equilibrio precario e la concentrazione ai massimi livelli, fissi sul culo del cavallo davanti.
Non ricordavo affatto di essere salito sulla giostra, forse ci ero addirittura nato.
Poi qualcosa. Una disattenzione, la meccanica, un momento di stanchezza. Non so.
Volai fuori, ruzzolando malamente oltre il muro degli astanti, sbattendo più e più volte al suolo.
E alla fine mi fermai, provando a rialzarmi.
Ma la mia testa, abituata al vorticare della giostra, non sosteneva l'equilibrio.
Inciampavo, sbandavo paurosamente, urtando contro tutto, maledicendo quel tutto che mi arrivava addosso senza che potessi difendermi.
Tendevo la mano, imprecando, verso qualcuno, ma tutti gli occhi guardavano la giostra.
Poco alla volta ripresi l'equilibrio.
Poco alla volta, come un ubriaco che smaltisce la sbornia, rimisi a fuoco gli oggetti.
Poco alla volta trovai le distanze giuste, il passo tranquillo, il fiato misurato.
Imparando a considerare il silenzio come una vittoria e non una sconfitta.
Potendo scegliere i miei percorsi e le svolte da fare.
Sorridendo a chi era caduto e si era ritrovato
che godeva come me dell'impareggiabile fortuna
di essere caduto fuori dalla giostra.
Mi sedetti ascoltando il silenzio
e il tranquillo battere del cuore.
 

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