domenica 16 gennaio 2011

RETAGGI & FANTASMI

Il matrimonio è un'istituzione contrattuale dove la parte cedente un bene ottiene un controvalore.
Nelle società patriarcali l'esigenza di disporre di figli per poter lavorare la terra o conservare militarmente il potere definì con il contratto matrimoniale il rapporto per cui una famiglia cedeva una femmina (necessaria per la riproduzione e l'allevamento) in cambio di beni e/o di accordi di aggregazione patrimoniale tra i clan coinvolti nel contratto.
A quel contratto si lega l'obbligo di fedeltà, dovendo necessariamente la femmina riprodurre la genìa del contraente e non quella d'altri.
Il valore della femmina era quindi connesso al patrimonio, tanto che nei casi di cessione della femmina da una famiglia meno abbiente ad una più abbiente si definì nella prassi lo strumento della dote, per cui il contraente acquisiva un valore patrimoniale che aggiunto allo scarso valore implicito della femmina poteva convincerlo a portarsi quell'estranea, inutile - fatto salva la procreazione - creatura in casa.
Su queste basi è facile affermare che nell'antropologia matrimoniale la "donna" non esiste; esiste la "femmina" come merce di scambio a valore variabile, dove il valore effettivo è quello del patrimonio famigliare del suo clan di provenienza.
Nella forma tradizionale è il padre della sposa che cede, previa contratto, la femmina allo sposo contraente, conducendola personalmente all'altare.
Che senso ha, dunque, il mantenimento della modalità contrattuale del matrimonio in una società dei servizi, del terziario avanzato, e comunque in una società come quella occidentale che attribuisce alla donna identiche caratteristiche e doveri e diritti rispetto al maschio ?
Che senso ha il mantenimento dell'istituto famigliare in una società che pone al centro del diritto l'individuo e non il clan ?
Per estensione che senso ha il concetto di "fedeltà" coniugale laddove il contratto matrimoniale è puro retaggio di una convenzione economica ampiamente superata?
Nella contemporaneità il problema non è più quello dell'equiparazione dei matrimoni, etero o omosessuali, alle unioni di fatto, bensì l'abolizione del contratto matrimoniale, un po' come quella del valore legale del titolo di studio.
Se al centro del contratto sociale l'occidente pone l'individuo e i suoi diritti naturali, il concetto stesso di contratto matrimoniale è desueto e incongruo.
 

Nessun commento:

Posta un commento