giovedì 6 gennaio 2011

ANARCHICI SOSPETTI

Chi ha l'abitudine al cinismo ha osservato come tra gli atti di terrorismo più eclatanti e le speculazioni finanziarie corra un nesso evidente.
Alcune fondazioni internazionali, infatti, hanno tempestivamente disinvestito prima dell'attacco alle torri gemelle così come prima del massacro di Bombay, successivamente reinvestendo e capitalizzando fortune miliardarie, contando inoltre sulle disfatte finanziarie dei competitors.
Lungi dal pensare che i terroristi "operativi" non siano animati da principi per loro etici o morali esiste però la consapevolezza che i loro manovratori abbiano mire diverse, estendendo la guerra dal campo guerreggiato agli schermi borsistici.
Quindi bisogna chiedersi che lavoro fanno i cosiddetti anarchici che mandano per posta plichi esplosivi alle ambasciate.
I casi sono due: o sono puri idealisti, ma allora gli obiettivi non si spiegano, o sono fessi, nel senso che non hanno capito come si gioca.
Se fossero idealisti avrebbero bersagli etici straordinari da colpire:
gli avvocati, rei di speculare sulle disgrazie altrui e di non avere alcun codice etico; i preti, rei di manipolare le coscienze e di vivere alle spalle della società senza produrre alcunché; i banchieri e gli industriali, rei di affamare il popolo; i bancari, rei di servilismo nei confronti dei banchieri; i giornalisti, rei di scrivere il verosimile e non il vero, e comunque servi del potere e non cani da guardia; le forze dell'ordine, rei di repressione nei confronti degli emarginati dal potere; i politici, rei di qualsiasi cosa uno possa pensare.
Colpendo anche a caso una di queste categorie base gli anarchici adempirebbero al loro compito etico-istituzionale.
In alternativa dovrebbero operare su grandi dimensioni di attacco: parlamenti, consigli regionali, banche, multinazionali, generando svalutazioni d'immagine e di credibilità, come fa il terrorismo internazionale, capace di abbattere i listini azionari e di lucrare sulle oscillazioni ante e post attacco.
Non agendo né in un verso né nell'altro, ma limitandosi a spedire video cassette farcite di polvere pirica, cosa diavolo cercano di ottenere ?
Possibile che gli anarchici non si siano accorti dei grandi cambiamenti e del fatto che azioni considerate dimostrative negli anni '70 oggi non mettono neppure a disagio l'opinione pubblica ?
A meno che.
A meno che gli anarchici non siano affatto tali e servano esclusivamente per far dire a qualcuno che esiste un pericolo.
A meno che quel qualcuno abbia buon gioco nell'evocare i fantasmi.
Allora, in questo caso, si potrebbe capire cosa sta accadendo in un periodo in cui chi detiene il potere reputa conveniente suggerire al popolo uno scambio di "sicurezza contro libertà".
L'accanimento mediatico nel seminare paura è coerente con questo teorema: complotti, ipotesi di attentati, ammazzamenti e sparizioni sono il leit-motiv di questo decennio.
Le libertà si vanno effettivamente restringendo, con controlli da grande fratello operati con video camere, tracce di telefonini, pagamenti con carte di credito, telepass.
La sicurezza, al contrario, latita. Basta pensare all'efficienza delle forze dell'ordine che trovano dopo diciassette anni un cadavere nel sottotetto di una chiesa, che non avrebbero trovato Sarah se lo zio non avesse reso il telefonino, che non trovano Yara e non sanno più a che santo votarsi.
Anarchici sospetti.
Anche nel 1969 la pista anarchica fu la prima ad essere sbandierata dopo la strage di piazza fontana a Milano.
Sappiamo come è andata sviluppandosi la faccenda.
Come diceva il Divo Giulio: "a pensar male si fa peccato...."
 
 

Nessun commento:

Posta un commento