Il modello di crescita abbarbicato alle rigidità di calcolo del PIL risulta adatto esclusivamente per comprendere che l'occidente ha passato la mano ad altre potenze emergenti, contro le quali la resistenza sembra vana se combattuta con le stesse armi della produzione industriale.
Peggio, ovviamente, sarebbe resistere con le armi vere.
Quindi l'occidente in declino deve cercare una exit-strategy dall'impasse in cui si trova, una nuova modalità di relazione sociale, culturale ed economica diversa e innovativa rispetto alle dinamiche fordiste a cui è ancora culturalmente legato.
Nei suoi molto libri Jeremy Rifkin tratteggia diverse possibilità, in grado di unificare un modello energetico basato sull'idrogeno a modelli produttivi basati non sullo sfruttamento intensivo bensì sulle produzioni integrate a scarto zero.
Secondo questo modello si otterrebbe una riduzione del PIL (che peraltro stiamo osservando) con una contestuale e maggiore riduzione dei costi di produzione e, contemporaneamente, una migliore condizione ambientale, quella che talvolta chiamiamo "qualità della vita".
Ovviamente è opportuno ridurre alcuni tipi di consumo, ovvero intraprendere un percorso di sobrietà che non sembra essere nelle corde della maggioranza della popolazione.
Produzione energetica diffusa e privata, produzione agricola di prossimità, processi di produzione integrati a smaltimento zero, sono cardini di un modello di sostenibilità percorribile per fare in modo che il paventato medioevo prossimo venturo si trasformi in un nuovo rinascimento.
Nel processo trasformativo ci sarebbero alcune vittime eccellenti, come le imprese della grande distribuzione organizzata o le banche internazionali, scollegate dal tessuto locale.
Ma la scelta che dobbiamo compiere è una scelta di civiltà, ovvero la capacità di individuare e percorrere il futuro che vogliamo lasciare alle nuove generazioni piuttosto che attendere che i cattivi frutti della globalizzazione sottraggano il futuro a chi ne ha, o pretende di avere, diritto.
Non mi risulta che dopo la proposta di Obama di virare verso la "green economy" l'occidente si sia dato un programma coerente.
Non mi risulta che le università si siano attrezzate per attivare processi di ricerca di innovazione sistemica.
L'occidente sembra impaludato, in preda a una crisi di panico.
Un vecchio sportivo ingrassato e imbolsito che passa il tempo guardando la tv, imprecando contro tutto e tutti senza muovere un dito, senza alzarsi dalla poltrona.
L'obeso occidente può imporsi una dieta salutista, dimagrire rinunciando agli eccessi, energizzarsi e trovare nuovi stimoli, costruire il futuro.
Le intelligenze non mancano.
E la volontà ?
Piombare in un oscuro medioevo o risvegliarsi in un nuovo rinascimento dipende solo da noi. Adesso.
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