venerdì 4 giugno 2010

ANNOIATI A MORTE

Uno degli elementi che appaiono più ricorrenti in chi osserva i discorsi in "chat" è la NOIA. Da che l'uomo esiste il problem dell'occupazione del tempo, dell'evitare la noia, è un affare serio. Persino Adamo si rivolse al Signore chiedendogli di avere compagnia. Il Signore creò Eva, e da allora Adamo ebbe un bel po' da fare. Poi la noia tornò. Con il benessere economico, con la crescita del desiderio di possesso, col miglioramento delle condizioni sanitarie, con la musica a tutto volume, con internet, la noia tornò e la fece da padrona. Molti si svegliano guardando terrorizzati il tempo vuoto davanti a loro. Altri sono più fortunati e hanno un lavoro,un impiego, che però - generalmente - maledicono alzandosi dal letto. Giunti al lavoro passano il tempo-lavoro ad annoiarsi o a criticare il lavoro, la società, il capo. Dopo di che si annoiano. Tornano a casa e si annoiano. Escono per non annoiarsi. Vanno in un posto dove la musica supera le parole; si dimenano; bevono. E si annoiano. La dimensione della noia è il fenomeno più preoccupante di questi tempi di benessere e di paura di perdita del benessere. Ed è una dimensione culturale, figlia di una sottocultura del disimpegno, della vacatio-mentis, del tutto-subito in cambio di nulla. Dell'egoismo estremo. Gilberto Borzini

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