Apprezzo moltissimo le analisi di Luca Ricolfi, un uomo che prima di parlare, o di scrivere, studia i numeri e i fatti.
Un uomo che dalle analisi trae opinioni di buon senso, a volte aspramente critiche anche nei confronti del proprio orientamento politico.
Il che ne fa una mosca bianca in un Paese di Guelfi e Ghibellini a priori.
In un periodo in cui nel PD si discute aspramente sul come rifarsi il look al logo, argomento che agita le notti degli elettori di sinistra, dei assintegrati e dei senza lavoro effettivi e potenziali, Ricolfi traccia un eccellente quadro di sprechi e di resposabilità.
Mi rimane però una domanda da porre allo studioso:
se nel nord del Paese i servizi pubblici essenziali (trasporti, scuole, ospedali, anagrafe, raccolta rifiuti) funzionano e le Regioni possono essere considerate virtuose, e nel sud della penisola gli stessi servizi essenziali (trasporti, scuole, ospedali, anagrafe, raccolta rifiuti) non funzionano si tratta di un problema economico, di un elemento finanziario, di un argomento politico o di un fattore culturale ?
Se si trattasse di un irregolare funzionamento di uno dei settori potremmo appellarci all'economia, alla redistribuzione finanziaria, alla gestione politica, ma quando tutto il sistema mostra voragini e non lacune, allora il criterio è culturale.
Il sud della penisola, con alcune eccellentissime eccezioni, non ha la cultura della cosa pubblica, non ha la cultura del diritto (a cui sovrappone quella della magnanima concessione, del favore), non ha la cultura del rispetto della persona (a cui sovrappone l'adorazione del ruolo).
Non modificandosi l'aspetto culturale tutti i buoni propositi politici, economici e finanziari finiscono inevitabilmente nel nulla.
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