martedì 29 giugno 2010

DEI OMERICI E SCARAMANZIE MONDIALI

Onestamente non se ne può più di vedere giocatori e allenatori che invocano il buon dio con il segno della croce prima di giocare, mentre giocano, quando per caso segnano e quando finiscono la partita.
Onestamente non se ne può più di pensare a un dio praticamente omerico che segue le sorti individuali, magari con un aiutino a questo o a quell'eroe.
Onestamente fa ridere che entrambi gli schieramenti, dal coach al magazziniere, invochino lo stesso dio omerico perchè guidi alla vittoria la propria squadra.
Onestamente è fastidioso che dopo un eventuale gol si osservino tributi al dio omerico con indici e sguardi rivolti a un cielo (che forse è sopra, ma forse è sotto ancorchè certamente in alto).
Sorprende che i laici o gli altri appartenenti a diverse confessioni non abbiano già manifestato contro quegli atteggiamenti, figli non di una fede ma di una scaramanzia, la stessa scaramanzia (scambiata per fede) che faceva bagnare con l'acqua santa il terreno di gioco da un nostro coach.
Visto che si tratta di scaramanzia, e non di fede, allora tanto vale darsi una pacca sul sedere, toccare il gobbo, grattarsi gli ammenicoli, titillare un corno rosso, fare le corna all'avversario, battere le pentole davanti alla porta, esaminare i visceri dei volatili, bere pozioni magiche fornite dallo sciamano, suonare le vuvuzuelas per intontire l'avversario: hanno lo stesso significato e, se non altro, non corrono il rischio della mistificazione con qualcosa, la fede, che dovrebbe essere una cosa seria.
Da laico, onestamente, non ne posso più dei riti scaramantici.
 

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