venerdì 4 giugno 2010

POVERO RATZY

Era ovvio che assumendo il nome di Benedetto, fondatore degli ordini monastici in Europa, il cardinale Ratzinger si ponesse l'obiettivo di un rinnovato dialogo tra le confessioni del vecchio continente, forse anche di un rilancio della centralità europea nel nuovo mondo multipolare che si andava formando durante la sua elezione. Dopo il carismatico e "planetario" Giovanni Paolo II, che riuscì a conciliare le difficoltà finanziarie dell'impero vaticano con un rilancio positivo dell'immagine della chiesa cattolica, Bennedetto XVI si è dato un orizzonte più ridotto, di taglio strettamente continentale. L'operazione, si può oggi dire, è tragicamente arenata negli scogli della globalizzazione. Non solo la chiesa cattolica è minoritaria su scala mondiale (praticamente assente nel continente più popoloso, l'Asia, scarsamente diffusa in Africa malgrado la positiva azione misionaria troppo spesso lasciata a se stessa da Roma, il Vaticano è maggioritario in centro america, sud america e europa mediteranea) ma anche in Europa non se la passa molto bene. Nel vecchio continente, infatti, esistono molteplici confessioni non casualmente legate a diverse capacità economiche: Cattolicesimo, maggioritario in Italia, Spagna, Portogallo, Polonia, Irlanda e Francia (4 su 6 Paesi indicati oggi a rischio default finanziario) Protestantesimo, maggioritario in Inghilterra, Germania, Danimarca, Olanda, Svezia, Norvegia, Finlandia (Paesi ad economia forte) Ortodossia, diffusa in Russia, Romania, Grecia (un Paese in default, uno in bilico, l'altro tenuto in piedi dal Gas). Nelle altre parti del mondo dove il cattolicesimo è maggioritario le cose non vanno molto meglio. Le Filippine sono allo sbando, i Paesi del centro e sud america, con l'eccezione del Brasile di Lula e del Cile post Pinochet, hanno economie marginali, la Nigeria è squassata da una guerra intestina trentennale. Insomma: la "morale" cattolica mal si adatta all'economia moderna e, peraltro, non sembra mai essersi accompagnata ad alcun modello economico dominante. Un motivo va probabilmente individuato nelle caratteristiche del potere papale dal medioevo ad oggi, riassumibili come segue: a) ipocrisia (cardinali e papi hanno sempre avuto amanti, concubine, figli e nipoti di cui tutti sapevano e nessuno parlava); b) nepotismo e familismo (per oltre 500 anni i pezzi grossi del vaticano hanno foraggiato gli interessi di famiglia e non quelli collettivi); c) economia sommersa (operare "nel nome di dio" per favorire processi di colonizzazione di carattere imperialista, ovvero slegati alle realtà culturali dei territori acquisiti o controllati, con masse ingenti di denaro messo a disposizione da investitori tutt'altro che indifferenti alle finalità produttive); d) mantenere il popolo in condizioni di necessità e bisogno, per meglio controllare le masse. Si noti come queste caratteristiche si possano comodamente sovrapporre a quelle delle diverse popolazioni in cui il cattolicesimo è dominante. Mentre l'Unione Europea cerca un baricentro e un senso storico-politico la sua divisione confessionale (e quindi etico-morale) si dimostra lancinante. In quanto organizzazione politica ed economica l'U.E.necessita di laicizzarsi, o quanto meno di contrastare fortemente l'etica cattolica sopra espressa. I Paesi protestanti usano l'arma della svalutazione morale (scandalo pedofilia) per incrinare la credibilità cattolica. Gli Ortodossi di Mosca evitano accuratamente di allearsi con una organizzazione che interpretano come decadente, o morente, nel medio periodo. La Cina a stento riconosce diplomaticamente il Vaticano. Ampi strati di popolazione cattolica, soprattutto in Francia ma anche in Spagna e marginalmente in Italia, voltano le spalle al Vaticano e ai suoi diktat morali. Ratzinger si è dato un compito irraggiungibile in un contesto storico, economico e politico fortemente in contrasto con le concezioni e la cultura vaticane. Povero Ratzy: che sia lui il Pietro Secondo che porterà alla scomparsa della sua chiesa ? Gilberto Borzini

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