lunedì 28 giugno 2010

FERMARE LA GLOBALIZZAZIONE

Fermiamo la globalizzazione.
Fermiamo l'Unione Europea.
Fermiamo il mercatismo e la speculazione finanziaria.
Già che si siamo fermiamo il mondo e mettiamoci a pensare.
Dal 2001 al 2009 secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, il debito pubblico mondiale è cresciuto dal 58% del PIL mondiale al 120%.
La situazione, palesemente insostenibile, è di fatto collegata ai processi indotti dalla cosiddetta "globalizzazione".
L'Unione Europea attuale, non quella immaginata dai padri fondatori bensì quella sviluppata dai vari Kohl, Prodi e Ciampi, ovvero non da Statisti ma da ben pasciuti funzionari di Stato, è figlia da una parte della globalizzazione, e dall'altra della più tetra burocrazia.
Ricordo, era il 1978, che tornavo da un lungo viaggio in centro America, una zona del mondo dove il colore più tenue è il fucsia, e atterrai a Bruxelles, città del mondo dove il colore più acceso è il grigio.
Appresi che il Belgio era coltivato a mucche (sopra) e a patate (sotto) e che al di là della birra trappista non aveva molto da offrire a un viaggiatore.
Il fatto che la sede dell'UE sia stata posta a Bruxelles è emblematico.
La sua burocrazia ha il solo scopo di giustificare la propria esistenza e, di conseguenza, "norma" su una miriade di pochezze che hanno come ultima ricaduta la semplice complicazione delle procedure per secoli seguite non senza soddisfazione.
Globalizzazione e mercatismo, a loro volta, sono figlie della speculazione finanziaria, ovvero dei grandi manovratori di ingenti quantità di denaro più o meno esistente che necessitano di non avere confini per far muovere i loro adorati quattrini.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: ulteriore concentrazione delle ricchezze in un'oligarchia plutocratica e drastico impoverimento delle masse popolari.
E' vero: le vie dell'inferno sono lastricate da  buone intenzioni.
Ma quando si intuisce, o si scopre, l'effetto negativo prodotto dalle buone intenzioni è necessario fermarsi e, saggiamente, fare retromarcia.
Ricordo infine che la Grande Guerra fu il risultato di un tentativo di "globalizzazione" finanziaria e che la Seconda Guerra Mondiale celebrò l'ennesimo tentativo di Germanizzazione dell'Europa.
Non mi sembra che il panorama odierno sia tanto diverso da un pericoloso mix delle concause di allora.

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