venerdì 25 giugno 2010

ELOGIO DEL FUTURISMO (e critica della lentezza)

In diverse città italiane vengono allestite mostre relative al periodo futurista, cosa he mal si concilia con il crescente "elogio della lentezza" che un po' ovunque si manifesta. Insomma, delle due l'una : o si assume che il futurismo sia stato un movimento importante, da rivalutare nei suoi elementi morali e filosofici, o se ne intona il "de profundis" e allora lasciamo perdere mostre, rassegne e bei discorsi impomatati.
Tanto per dire il futurismo mise al centro della sua impostazione l'elogio del "progresso", inteso come macchine rombanti, accelerazione delle azioni, incremento dell'adrenalina. La "dinamica" era il centro del progresso, con evidenti aberrazioni relative all'esaltazione della guerra e dei suoi fragori come emblemi di riferimento.
Che senso ha parlare di futurismo in un mondo, quello occidentale, in cui gli elettroni si muovono sempre più rapidamente e gli atomi sempre più lentamente ?
Ovvero: nel periodo della conoscenza diffusa dalla rete internet (dove viaggiano elettroni), gli atomi (i corpi e i gravi) si muovono sempre più lentamente.
Passi l'idea di "slow" che accompagna il cibo, ma che senso hanno le città a 30 all'ora ? le statali a 90 ? le autostrade a 130 ?
Confondere la "velocità" con l'uso sbagliato della velocità è una mistificazione.
Il problema, ad esempio sulle nostre strade, non è la velocità ma la NON CONSAPEVOLEZZA dello strumento, l'ignoranza delle regole fisiche e meccaniche che governano una massa metallica, il non rispetto degli altri: insomma il problema è morale e culturale, non fisico.
Al contrario di quanto spesso si pensa, e da quanto comunicato dai media, la causa principale degli incidenti non è la velocità, ma la lentezza. Qualche "tappo" che si crea tra la velocità media e l'abbattimento della velocità media. Un problema di disomotachicità (differenza tra velocità) e non di velocità in sè.
In un mondo in cui la diffusione della conoscenza viaggia alla velocità della luce, la velocità non può essere colpevolizzata, anzi al contrario.
Il problema vero, il dito dietro il quale si nascondono troppi intellettuali-profeti-assessori, è l'educazione e la consapevolezza.
Elementi, educazione e consapevolezza, che mal si conciliano con il principio di potere secondo il quale è più agevole governare una massa di pecore che un branco di cavalli.
Il futurismo ci vuole cavalli , l'elogio della lentezza ci vuole pecore.
E' ora di darci un taglio. Rapidamente, se possibile.
 
 
Gilberto Borzini

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